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ASMN I.C.102 corale F |
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Peto Domine ut de vinculo improperii huius absolvas me aut certe desuper terram eripias me [= Tob. 3,15], ne reminisceris delicta mea vel parentum meorum neque vindictam sumas de peccatis meis [= Tob. 3,3] (corale F, ff. 11r-12r, resp. in 1° noct., dom. III sept.). |
«Thobias ait: Quale gaudium hoc erit, qui in tenebris sedeo et lumen celi non video? Cui angelus inquit: Forti animo esto, in proximo est ut a Deo cureris» (ff. 10v-11r, ant. ad Magn.; = Tob. 5,12). «Qui irasceris et propitius eris...» (16r, resp. in 2° noct.). «Exaudi Domine orationem nostram et converte luctum nostrum in gaudium» (19r, ult. vers. in 3° noct.; cf. Esth. 13,17). Lezioni dal libro di Tobia, anche nelle ferie della settimana. Sulla palla della copertura rotonda dell'edificio posa un volatile (poco visibile nella riproduzione), coda verso il volto del sottostante Tobia il vecchio. Tob. 2,10-11: «contigit autem ut quadam die fatigatus a sepultura, veniens domum iactasset se iuxta parietem et obdormisset, ex nido hirundinum dormienti illi calida stercora inciderent [insiderent] super oculos eius fieretque caecus». Cecità curata, Tob. 11,13-15. |
Cecità e visione.
Solitudine ed estraniamento in terra straniera. Tribolazioni e tedio della vita. Memoria del peccato, tra disperazione e implorazione di perdono, conversione, appello al Dio misericorde. Dio sì di misericordia, ma anche dell'ira e della punizione. Al punto di far desiderare d'andarsene. Icona di grande fascino e suggestione. Il miniatore sembra non rinchiudersi entro i termini liturgici, e provoca suggestioni d'oltranza. Tobia padre, già cieco ora vedente, canta l'inno delle meraviglie di Dio (Tob. 13). |
Adaperiat Dominus (corale F, f. 20v, resp. in 1° noct., dom. I oct.). |
Adaperiat Dominus cor vestrum in lege sua et in preceptis suis et faciet pacem in diebus vestris (f. 20v, resp. in 1° noct., dom. I oct.). A sinistra della miniatura, scrittura in minuscola documentaria coeva annota istruzioni per il miniatore, prima parola resecata da rifilatura della carta: <??> ad fratres cum maie(state). |
Testo di
II Maccab.1,4: «Vi dia, il Signore, una mente aperta ad intender la sua legge e i suoi comandi, e volontà di pace». Responsori e versicoli ripetuti per tutte le domeniche d'ottobre. Lezioni tratte dai libri I e II Maccab. Scorro le lezioni; non m'imbatto in testi che rendano pù evidente ragione dei fratres nell'icona f. 20v |
Vidi Dominum sedentem super solium excelsum et elevatum, et plena erat omnis terra maiestate eius (corale F, f. 30v, resp. in 1° noct., dom. I nov.; cf.Is. 6,1.3). Historia ripetuta tutte le domeniche di novembre fino alla prima d'Avvento. Tutte le lezioni sono tratte dal profeta Ezechiele. | Maestà del trono divino. Il miniatore deve aver dato forma alle parole d'Isaia, 1° responsorio: «Io vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato; i lembi del suo manto riempivano il tempio... Tutta le terra è piena della sua gloria» (Is. 6,1.3). | |
Invenit se Augustinus longe esse a Deo in regione dissimilitudinis (corale F, f. 62r, resp. in 1° noct., s. Augustini ep. et conf.; 28 ag.). |
«Aperuit Augustinus codicem apostolorum et coniectis oculis ad primum capitulum legit: "Induimini dominum Ihesum Christum" [= Rom. 13,14]; et statim quasi infusa luce securitatis ab eo omnes dubietatis tenebre diffugerunt» (60r-v, ant. in 1° noct.). «Factum est ergo presbiter, monasterium clericorum mox instituit et cepit vivere secundum regulam sub sanctis apostolis constitutam» (74v-75r, ant. in laudibus). Tra i testi liturgici nessuna esplicita menzione di san Domenico, raffigurato nella lunetta inferiore. Domenico assunse per il proprio ordine la cosiddetta Regula Augustini. |
«Tutto eccitato, ritornai dove avevo posto il volume dell'Apostolo nell'atto di alzarmi. Lo afferrai, lo apersi e in silenzio lessi il primo versetto che mi cadde sotto gli occhi: «Non nella crapula e nell'ubriachezza... e nell'invidia: rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo, e non prendetevi cura della carne nelle concupiscenze» [Rom. 13,13-14]. Non volli leggere altro, né altro occorreva. Subito, appena finito il versetto, come per una luce rassicurante infusa nel mio spirito, tutte le tenebre dell'incertezza scomparvero» (Agostino, Confess. VIII,12). |
Hodie nata est beata virgo Maria ex progenie David per quam salus mundi credentibus apparuit (corale F, ff. 86v-87r; resp. in 1° noct., in Nativ. sancte Marie Virg.). Festa della Narività di Maria, 8 settembre. | Scena inf.: Il nome di Anna, madre di Maria, proviene da fonti extracanoniche, diffuse dalla Legenda aurea di Iacopo da Varazze († 1298). Festa liturgica di sant'Anna (26 luglio, grado totum duplex) introdotta nel santorale domenicano solo nel 1465 (MOPH VIII, 292/11). | |
Dulce lignum dulces clavos dulce pondus sustinuit. Que digna fuit portare pretium huius seculi (corale F, f. 101r-v; resp. in 1° noct., in Exaltatione sancte Crucis). «O crux gloriosa o crux adoranda o lignum pretiosum et admirabile signum per quod et diabolus est victus et mundus Christi sanguine redemptus» (103r-v, resp. in 1° noct.). |
Legno dolcissimo: ha reso teneri i chiodi e leggero il corpo crocifisso. E legno glorioso: vince il male e reca salvezza. Come dar segni alla metafora del linguaggio di fede? Una corona, corona di gloria, a tracolla dei bracci superiori della croce; tre chiodi deposti sulla base. Sfondo ricamato simula cielo blu e stellato. Non ti pare uno straordinario esito estetico? |
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Factum est silentium in celo dum committeret bellum dracho cum Michaele archangelo, audita est vox milia milium dicentium: Salus honor et virtus (corale F, ff. 116v-117r, resp. in 1° noct., s. Michaelis archang.). | Si fece silenzio in cielo, e fu battaglia tra Michele arcangelo e il dragone ... «Hic est Michael archangelus princeps militie angelorum, cuis honor prestat beneficia populorum» (119r, resp. in 1° noct.). |
Frammentaria nei testi biblici (Dan. 10,12-21; Giuda 9; Apoc. 12,7-10) la figura di Michele (= "Chi come Dio?") campione e principe della milizia angelica; "gonfaloniere de l'oste celestiale" volgarizzarono i fiorentini. Elaborata ed epica la versione popolare che approda alla liturgia. Sedimentatasi in Iacopo da Varazze OP († 1298), Legenda aurea; in volgarizzamento fiorentino (XIV sec.), ed. A. Levasti, rpt Firenze (Le Lettere) 2000, 189-96. | |
Hic est Martinus electus Dei pontifex, cui Dominus post apostolos tantam gratiam conferendi dignatus est...» (corale F, ff. 167v-168r; resp. in 1° noct.). Ancora militare, taglia con la spada metà della propria clamide per un povero nudo; gli appare il Cristo che ha preso le spoglie del povero: "Indosso la veste ritagliatami da Martino"! (lezioni e legenda). | san Martino di poco inferiore agli apostoli? pari? superiore? | |
Nobilis et pulchra prudens Katherina puella flagrat amore Dei (corale F, f. 201v, resp. ad mat., s. Caterina d'Alessandria verg. et mart.). | Nobile bella letterata, Caterina disputa con re Massimino e coi filosofi del regno d'Alessandria, difende e conferma la fede in Cristo, torturata alle ruote e decollata. Sepolta sul monte Sinai. Molto popolare nella tradizione domenicana. | |
Absterget Deus omnem lacrimam ab oculis sanctorum et iam non erit amplius neque luctus neque clamor (corale F, f. 245v, resp. in 1° noct., in communi plurimorum martirum). | «Tergerà Dio ogni lacrima dagli occhi dei santi, non ci sarà più né lutto né lamento» (Apoc. 21,4). Ufficio del comune dei martiri. | |