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⌂ La schiavitù legale in Firenze |
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da G.A. Brucker, Firenze nel Rinascimento, |
8 marzo 1364
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Legalizzazione di schiavitù in provvisione governativa a noi pervenuta, quella fiorentina del 1364, ma non la prima assoluta. Perché transazioni notarili di molto anteriori testimoniano legale pratica del commercio degli schiavi; la forma iuris del negozio notarile è quella della vendita o locazione, identica a quella relativa a beni materiali (G. Masi, Formularium florentinum artis notariae (1220-1242), Milano 1943, 102-03: § De venditione hominum), cui sopravvengono residui di figure giuridiche della servitù feudale della gleba, di fatto esauritasi in Firenze con l'affermazione dei nuovi ceti comunali già a inizio '200 (E. Fiumi, Fioritura e decadenza dell'economia fiorentina, Firenze 1977, 104-19: La questione dei servi fuggitivi). Nuova e diversa schiavitù quella ratificata nel 1364 in rapporto al mondo "esterno" e "non cristiano". L'impasto lessicale "villanus-servus-sclavus" laddove ancora sopravviva, indistinzione tra servitù e schiavitù, è di volta in volta sciolto con sicurezza dalla tipologia notarile del negozio legale. Mentre per l'approvigionamento degli schiavi dall'Oriente euro-asiatico e Maghreb operano prevalentemente le piazze di Genova e Venezia. A. Sapori, Studi di storia economica, Firenze 1955, I, 562-66; II, 1324a. Firenze 8.IV.1281: Lambertuccio da San Severino loca (= dà in affitto) al fiorentino Catello degli Ubriachi lo schiavo Martino (oriundo della Schiavonia) e suoi servizi per la durata di anni 15 al prezzo di fiorini d'oro 6, e garantisce contro fuga. ASF, Notar. antecos. 11250, f. 64v: «Lambertuccius condam Actonelli de Sancto Severino locavit, concessit et dedit Catello
vocato Catellino condam Segne de Ebriacis suisque heredibus… ad 15 annos proxime venturos unum suum servitorem de genere sclavorum nomine Martinum et eius opera et servitia, et apprehendens ipsum Martinum per manum dextram... misit et tradidit et dimisit eum in manibus dicti Catelli»; s'impegna inoltre a garantire Catello in caso di fuga di Martino; dichiara «se pretii nomine recepisse et habuisse a dicto
Catello» fiorini d'oro 6. Venezia 6.X.1395, testamento del fiorentino Baldassarre di Simone degli Ubriachi: «Item lascio la Lena mia schiava franca e libera, si veramente ch'ella debba servire» (R.C. Trexler, The Magi enter Florence: The Ubriachi of Florence and Venice, «Studies in Medieval and Renaissance History» n. s. 1, old s. 11 (1978) 200-01). Caso pisano. Pisa 23.V.1397. Donna Iacopa, vedova di Albizzo da Vico, vende a Ciurlo del fu Cristoforo da Pratovecchio abitante in Peccioli la schiava Lena, 38enne tartara o greca, al prezzo di fiorini d'oro 25. | «vendidit… sclavam unam de progenie tartarorum seu de progenie grecorum nomine Lenam annorum 38 vel circha… nomine certi pretii flor. 25 auri» (ASF, NA 1996, fasc. I, f. 30v: 23.V.1398). Lucca 7.II.1518, testamento di Tommaso di Iacopo Bernardi da Lucca. «Item lasso a Madalena mora schiava li sia data la libertà et facta libera a ogni voluntà di Chiara mia donna et a lei stia a liberarla et in oltra li sia dato ducati cinque d'oro larghi» (Epistolario di fra Santi Rucellai, MD 34 (2003) 358). |
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peccati d'omissione di predicatori e teologi? |
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