Rosario Perpetuo   

Lettera del direttore 1 luglio 2003

Associazione...

Cari lettori,

è vero, ci sono dei periodi in cui il cammino spirituale sembra rallentare, adagiarsi e cercare delle pause; tutto ciò può essere normale. Prima di partire per il meritato riposo annuale, occorrerebbe però fare una breve riflessione.

         Quando queste soste, questi rallentamenti, questa astenia dello spirito si protragono nel tempo, è assolutamente necessario riprendere fiato il più velocemente possibile per non cadere vittime di uno dei veleni più nocivi e dannosi per la vita spirituale: la tiepidezza. Come riconoscere i sintomi di un atteggiamento tiepido nei confronti di Dio?

         I principali segni possono essere: la mancanza della voglia di pregare e di dedicare dei momenti della giornata esclusivamente a Dio, l'inclinazione alla vanità, al pettegolezzo, al giudizio, alla superbia, la mancanza di pietà, il disordine interiore, la facilità con cui ci si distrae durante la messa, durante l'Ora di Guardia o in qualunque altro momento di preghiera; l'incostanza, l'impulsività, la presunzione e, non ultimo, un atteggiamento incoerente e dissonante con quanto si va predicando in giro.

         Altri sintomi più o meno evidenti della tiepidezza possono essere: un senso di noia esistenziale, di scontentezza, di apatia generalizzata che "tarpa le ali ad ogni entusiasmo, ad ogni novità, ad ogni sana inventiva". Certamente ognuno attraversa momenti nella vita in cui ansie, preoccupazioni, scadenze e delusioni, influiscono non poco sul rendimento dello spirito.

         Anche la sfera psichica ogni tanto va in tilt e viene sopraffatta da mille pensieri, turbata da eventi che possono lasciare dei segni profondi nella nostra interiorità, ma è proprio in questi casi che si deve evitare quel nefasto "lasciarsi andare" in cui si rischia di far spegnere quella luce di Dio in noi che è la fede; una luce che deve rimanere sempre accesa, nonostante tutto.

         Che rimedi possiamo mettere? Innanzitutto imparare a diventare veramente umili.

         L'umiltà "abbassa facilmente la febbre della superbia e della presunzione". Ma attenzione! C'è una bella differenza tra il fare l'umile ed esserlo effettivamente. L'esempio più chiaro l'abbiamo nell'umiltà di Maria. Lei è stata veramente umile verso gli altri e soprattutto verso Dio di cui si è fidata interamente.

         Dunque, per sconfiggere la tiepidezza e l'aridità dello spirito, è necessario rientrare in sintonia con noi stessi e confidare nella misericordia infinita di Dio, mantenendo sempre viva nel nostro cuore un parola d'ordine che costituisce il carburante della vita spirituale: la perseveranza. Chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato (Mc 13,13).

         Auguro a tutti una buona estate e Vi do appuntamento per il prossimo mese di Settembre. Tutti benedico.

P. Juan Carlos Pacheco Ceballos OP

S. Maria Novella


Ora di Guardia
nuova edizione
con i "Misteri della Luce"

Rosario Perpetuo