1. Facciata |
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La sezione inferiore della facciata fu ricoperta di marmi bianchi e verdi nel 1350 con fondi lasciati da Turino del fu Baldese del popolo San Pancrazio (testamento 22.VII.1348, † 1349), affidati all'amministrazione di fra Iacopo di Banco Passavanti († 1357) e in subordine di fra Michele di Buto di Baldo (OP 1335, † 1394). In quella circostanza furono fatti i sei avelli o arche tombali, i due portali laterali gotici e l'ornamentazione marmorea a riquadri e archetti, fino al primo cornicione. ► (1325) 200 fiorini d’oro «in constructione muri anteriorís ecclesie SMN ex latere platee nove» (ASF, CRS 102 n° 105, ff. 13v-14v; cf. ASMN I.A.3, f. 9v) |
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(1349-51) Giovanni Boccaccio, Decameron (ed. V. Branca, Torino 1980 rpt 1996) VIII 9, 81. 91: «A voi si convien trovar modo che voi siate stasera in sul primo sonno in su uno di quegli avelli rilevati che poco tempo ha si fecero di fuori a Santa Maria Novella, con una delle vostre più belle robe indosso, acciò che voi per la prima volta compariate orrevole dinanzi alla brigata (...).
Partitisi adunque costoro, come notte si venne faccendo il maestro trovò sue scuse in casa con la moglie; e trattane celatamente la sua bella roba, come tempo gli parve, méssalasi indosso se n'andò sopra uno de' detti avelli; e sopra quegli marmi ristrettosi, essendo il freddo grande, cominciò a aspettar la bestia». |
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Vetrata dell'occhio della facciata realizzata intorno al 1365. Al centro campeggia l'Incoronazione della Vergine, schiere d'angeli danzano e suonano tutt'intorno; profeti nellla cornice esterna; qui, nei due tondi sottostanti la barra diametrale orizzontale, quattro ricci tra due barre trasversali: arme dei Ricci (cf. ASMN I.A.11, f. 153v). Fra Miniato di Lapo da Firenze (OP 1321, † 1376) «fecit enim fieri pavimentum totius ecclesie nostre, tabernaculum corporis Christi quod est post altare maius, faciem ecclesie cum O de vitro pro anima Tedaldini de Riccis» (ASMN I.A.1, f. 50v, ed. n° 489). |
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«Tedaldinus de Ricciis posuit et dedit, seu sui executores scilicet <* *> Gerrioççus de Ricciis et Bartholomeus de Simonettis vocatus Masbinus, comunitati Artis Lane de Florentia anno 1365 florenos auri sexcentos, de quibus a dicta Arte debet habere annis singulis in perpetuum florenos auri triginta quinque. De quibus triginta quinque florenis, floreni viginti debent esse nostri conventus; qui solvuntur in duabus paghis, una in kalendis ianuarii et alia in kalendis iulii sive augusti. De quibus 20 florenis debent fieri in conventu nostro duo anniversaria et due pictantie pro anima dicti Tedaldini, isto videlicet modo quod habita pagha cantetur missa sollempnis pro anima sua, in qua missa et super suam sepulturam ponant<ur> candele in bona copia et fratres vadant (…). Et nota quod dicti executores cum fr. Minate expenderunt de pecunia dicti T(edaldini) in muro frontispitii ecclesie florenos C et in oculo vitreo magno florenos iijc» (ASMN I.A.3, f. 38v; testo molto evanito, letto con lampada Wood). |
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Tra 1458 e 1470 fu rivestita la parte restante, su disegno di Leon Battista di Lorenzo degli Alberti (1404-1472), per munificenza di Giovanni di Paolo Rucellai. Iscrizione nel frontone del timpano: IOHA(N)NES ORICELLARIUS PAV(LI) F(ILIUS) AN(NO) SAL(VTIS) MCCCCLXX . = Giovanni di Paolo di messer Paolo dei Rucellai, n. 1403, 1428 sp. Iacopa di messer Palla di Nofri Strozzi, † 1481, autore (1457 ss) dello Zibaldone (ed. A. Perosa, London 1960: BiblDom XI.58). L'Alberti, innestandosi sulle strutture gotiche, realizzò portale centrale e parte superiore della facciata, armonizzando gli elementi preesistenti con quelli rinascimentali. Per raccordare poi la navata maggiore con le laterali notevolmente più basse, ideò le due volute capovolte (quella di destra fu rivestita di marmi solo nel 1920). Elegante il fregio araldico marmoreo della "vela con sartie al vento", tra le bande alterne bianche e verdescuro dei due pilastri estremi della facciata; medesimo nella facciata del palazzo e della loggia Rucellai, nonché nel "Santo Sepolcro" di San Pancrazio. «Giovanni di Paolo portò sul cimiero la fortuna entro una nave, in atto di stendere una vela ai venti; impresa evidentemente allusiva alla prosperità commerciale cha aveva fatto grande la sua casa...; e si trovano effigiate... nel frontone della loggia (Rucellai), nella facciata di SMN, e negli altri monumenti che rimangono di questa casa» (L. PASSERINI, Genealogia e storia della famiglia Rucellai, Firenze 1861, 3; BiblDom XI.77). Cf. ASMN I.A.11, f. 79v, onde in figurazione angolare stilizzata. A.F. Verde - E. Giaconi, Epistolario di fra Santi Rucellai, MD 34 (2003) p. VII. |
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Le tre lunette delle porte furono dipinte da Ulisse Ciocchi nel 1616-18. Quella centrale rappresenta san Tommaso d'Aquino in preghiera davanti al crocifisso: sullo sfondo la processione del Corpus Domini (che ebbe inizio in SMN). Le laterali ritraggono due personaggi veterotestamentari tradizionalmente riletti in allegoria eucaristica: Aronne con la manna, a destra (cf. Esodo c. 16); Melchisedech con i pani, a sinistra (Gen. 14,18; Ebrei c. 7 ). |
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Sui lati della facciata, a sinistra armilla equinoziale in bronzo, a destra quadrante astronomico in marmo, opere del domenicano fra Ignazio (Pellegrino al secolo) Danti da Perugia (OP 1555, † Alatri 1586), astronomo e cartografo granducale (1572 e 1574). Il sole rappresentato sul timpano è lo stemma del quartiere SMN: «campo azurro e uno sole con razzi d'oro», dalla riforma amministrativa del 1343 (Giovanni Villani, Nuova cronica XIII, 18, 43-45). Le fiancate delle navate non sono sostenute da contrafforti né da archi rampanti né da catene di ferro, ma solamente da esili speroni che, a guisa di lesène, dal tetto discendono sulle navate piccole e, dalle pareti di queste, fino a terra. |
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Gli avelli, o arche sepolcrali, che si vedono sulla facciata, continuano lungo la parete orientale esterna della chiesa, e tutt'attorno nel recinto del cimitero sulla via detta appunto via degli Avelli. Questi avelli, appoggiati alle pareti perimetrali esterne della chiesa e del cimitero, sono formati da un cassone, nel quale veniva sepolto il defunto, e da un arco gotico a bozze bianche e nere, i cui lati hanno per base le parti terminanti del cassone. Nel vano dell'arco alcune famiglie avevano fatto dipingere figure di santi per i quali avevano particolare devozione. |
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Nel terzo avello lungo la parete destra della chiesa, cominciando dalla facciata, venne sepolto il celebre pittore Domenico di Tommaso di Corrado Bighordi detto Ghirlandaio, e sotto l'arco una volta era dipinto il suo ritratto al naturale. Registro della Compagnia San Paolo: «Domenico di Tommaso di Churrado Bighordi dipintore, detto del Ghirlandaio, morì sabato mattina a dì XI di gennaio 1493/4... Sotterrossi sabato sera in SMN tra le 24 e l'una ora. Fusse grandissimo danno perché era uomo di chonto per ogni parte di sua qualità, e dolse molto gieneralmente». |
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18.IV.2006. Iniziamo
a montare ponteggi davanti la facciata, pressoché completa recinsione, per
grossi restauri della medesima. Previsti 2/3 anni di lavoro! Abbiamo chiesto
che lascino passaggio per la porta principale della chiesa e accesso agli
avelli per la cappella della Pura.
27.V.2006. Pressoché terminato l'imponente ponteggio, tutto metallico; copre l'intera
facciata fino alla cuspide del timpano. Bravi gli operai, parlano lingua
slava (albanesi?).
14.XII.2007. Stanno rimuovendo l'impalcatura, e ricompare la
facciata, ripulita e restaurata. Splendida! |
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AA. VV., L'uomo del Rinascimento. Leon Battista Alberti e le arti a Firenze tra ragione e bellezza, Firenze (Mandragora Ed.) 2006. In particolare III.3: La facciata di SMN, pp. 195-215. S. Bartolini, I fori gnomonici di Egnazio Danti in SMN, Firenze (Polistampa) 2006. S. Bartolini, Gli strumenti astronomici di Egnazio Danti e la misura del tempo in SMN, Firenze (Polistampa) 2008. |