▲ 4. Refettorio |
|
|
Alessandro Allori, Ultima cena
(1584),
antico refettorio di SMN |
|
|
|
|
Iacopo da Varazze OP († 1298), Legenda aurea, de sancto Iacobo Apostolo, LXIII; ed. critica a c. di G.P. Maggioni, Firenze
(Ed. del Galluzzo) 1998 |
traduz. ital. EP
|
Iacobus iste apostolus uocatus est Iacobus Alphei, scilicet filius, Iacobus frater domini, Iacobus minor et Iacobus iustus. Iacobus Alphei dicitur non tantum secundum carnem, sed etiam secundum nominis interpretationem: Alpheus interpretatur doctus uel documentum (…).
Frater quidem domini dicitur ex eo quod simillimus sibi fuisse perhibetur,
adeo ut plerique in eorum speciem fallerentur. Vnde, cum Iudei ad capiendum Christum pergerent, ne forte Iacobum in persona Christi caperent, a Iuda, qui Christum a Iacobo tamquam eorum familiaris optime discernebat, signum osculi acceperunt. Hoc etiam testatur Ignatius in epistola ad Iohannem euangelistam sic dicens: 'Si licitum est mihi apud te, ad Iherosolime partes uolo ascendere ut uideam illum
uenerabilem
Iacobum qui cognominatur iustus, quem referunt Christo Ihesu simillimum facie, uita et modo conuersationis ac si eiusdem uteri frater esset gemellus. Quem, dicunt, si uidero, uideo et ipsum Ihesum secundum omnia corporis eius lineamenta'.
Vel dicitur frater domini, quoniam Christus et Iacobus, sicut a duabus sororibus descenderant, sic a duobus fratribus, scilicet Ioseph et Cleopha, descendere putabantur.
Non enim dicitur frater domini quia fuerit filius Ioseph sponsi Marie de alia uxore, sicut aliqui uoluerunt dicere, sed quia erat filius Marie filie Cleophe. Qui quidem Cleophas fuit frater ipsius Ioseph, licet magister Iohannes Beleth dicat quia Alpheus, pater ipsius Iacobi, fuit frater Ioseph sponsi Marie. |
Questo Iacopo apostolo è denominato Iacopo di
Alfeo ossia figlio di Alfeo, Iacopo fratello del Signore, Iacopo Minore, Iacopo il Giusto. È detto Iacopo d’Alfeo non solo per filiazione ma anche a motivo del significato del nome; Alfeo significa dòtto o insegnamento (…).
È detto poi fratello del Signore perché a lui tanto somigliante che molti li confondevano. Cosicché quando i giudei mossero ad arrestare il Cristo, per non catturare Iacopo invece del
Cristo, concordarono con Giuda il segnale del bacio; Giuda ben distingueva il Cristo da Iacopo essendo familiare d’entrambi. Lo testimonia anche Ignazio [= sant’Ignazio d’Antiochia,
† 107 ca.], che così scrive nella lettera a Giovanni l'evangelista: «Posso
esprimerti un desiderio? Vorrei tanto venire a Gerusalemme per vedere il venerabile Iacopo detto il Giusto; si dice che tanto
somigli a Cristo Gesù
nel volto nella vita nel comportamento da sembrare suo gemello uterino. Vederlo - mi si dice -
è come vedere Gesù in persona, con tutte le sue sembianze».
Oppure è detto fratello del Signore perché Cristo e Iacopo, come discendevano da due sorelle, così li si ritenevano discesi da due fratelli, ossia Giuseppe e Cleofa.
Non lo si dice fratello del Signore perché figlio di Giuseppe, sposo di Maria, avuto da altra moglie - come taluni hanno sostenuto - bensì perché figlio di Maria figlia di Cleofa, costui a sua volta fratello di Giuseppe; sebbene a detta di Giovanni Beleth così si chiamerebbe perché Alfeo padre di Iacopo era fratello di Giuseppe sposo di
Maria. |
Meglio leggere, della Legenda aurea, non la traduzione ma il volgarizzamento fiorentino del Trecento, quello che di fatto circolava tra chi "grammatica" (= latino) non sapeva. Pittori inclusi.
«Jacopo: questo apostolo è chiamato Jacopo d'Alfeo, cioè figliuolo d'Alfeo; è chiamato Jacopo fratello del Signore e Jacopo minore e Jacopo giusto. Jacopo d'Alfeo è detto, non solamente secondo la carne, ma eziandio secondo la interpretazione del nome. Alfeo è interpretato: ammaestrato, ovvero ammaestramento, ovvero fuggitìo,
ovvero cavaliere. è detto Jacopo d'Alfeo perché fu ammaestrato per scienza che gli fu espirata; è detto ammaestramento, perché ammaestrò gli altri; è detto fuggitìo dal mondo per lo spregiò; è detto cavaliere uno perché si riputòe umile.
Fratello del Signore è detto, però che si dice ched elli sì li fue molto simigliante, intanto che molti credeano, ed erano ne la sua fattezza ingannati. Onde quando gli giuderi andavano a prendere Cristo, acciò che li giuderi per errore non prendessono san Jacopo in luogo di Cristo, ricevettero da Giuda il segnale del bascio; imperò che Giuda, come famigliare di
loro, discernea troppo bene Cristo da san Jacopo. E di ciò dà testimonianza santo Ignazio ne la Pìstola la quale e' manda a santo Giovanni Evangelista, ove dice così: "Sed elli m'è lecito, io voglio venire a te in Gerusalem, per vedere quello venerabile Jacopo il quale ha soprannome Giusto; il quale raccontano che fu molto simigliante a Cristo
jesù nel volto e ne la vita e nel modo di conversare, come fosse nato binato d'uno medesimo corpo fratello carnale. Che dicono, che s'io vedrò lui, sì vedrò esso Jesù, secondo tutte le regole del suo corpo".
Ovvero ch'è detto Jacopo fratello del Signore, imperò che secondamente che Cristo e san Jacopo discesero da due serocchie, così si credea che fossoro discesi da due fratelli, cioè da Gioseppo e da Cleofa.
E non è elli detto fratello del Signore perché fosse figliuolo di Giuseppo, sposo di santa Maria, d'un'altra moglie, come altri vogliono dire; ma che credea figliolo di Maria, figliuola di Cleofa, il quale Cleofa fu fratello di quello Gioseppo, avvegnadio che 'l maestro Giovanni Beleth dica che Alfeo, padre del detto Jacopo, fosse fratello di Gioseppo, sposo di
santa Maria. E ciò non si crede che sia vero. Sì che gli giuderi chiama[va]no fratelli coloro che s'appartenevano da l'uno lato e da l'altro del parentado; ovvero ch'è detto fratello del Signore per la prerogativa e per la eccellenzia di santitade, per la quale sopra tutti gli altri apostoli fu ordinato vescovo di Gerusalem» (ed A. Levasti, rpt Firenze (Le Lettere)
2000, I, 274). |
|
-
Questa tradizione patristico-medievale raccolta da Iacopo da Varazze interpreta “fratello del Signore” in chiave di rassomiglianza fisica, e salvaguarda di conseguenza la verginità di Maria (Gesù primogenito-unigenito). Gli esegeti moderni propendono per reale consanguineità (Mt 13,55; Gal. 1,19, qui formalmente
asserita), e interpretano “fratello = cugino”.
-
Iacopo di Alfeo o Iacopo il Minore, antica festa liturgica: santi Filippo e Iacopo apostoli, 1 maggio (distinguilo da Iacopo il Maggiore, festa 25 luglio, figlio di Zebedeo e fratello di Giovanni l'evangelista; "figli del tuono" per il carattere impetuoso: Mr 3,17; 10,35; Lc
9,54).
-
Con la tradizione dell'esemplarità evangelica s'incrocia un testo pseudo-aristotelico (gli pseudo sono i più letti!) dalla vasta circolazione, specie nella riscrittura latina (anonimo del IV sec.): Aristotele, Fisiognomica. Anonimo latino, Il trattato di
fisiognomica, a c. di G. Raina, Milano 1993. Oggetto dell'arte fisiognomica: «ex qualitate corporis qualitatem animi considerare atque perspicere / scoprire gl'interiori sentimenti della persona umana dalle sue caratteristiche fisico-anatomiche» (De physiognomonia §2, p. 124). Guida precipua alla ritrattistica pittorica; che si proponeva "mores animumque effingere", raffigurare personalità e
sentimenti; il moti dell'anima. Col contributo delle compilazioni "de vitiis et de virtutibus", dall'accentuata curiosità al
sostrato fisiognomico, non escluso animale, della condotta virtuosa e viziosa.
-
Il percorso conoscitivo della fisiognomonìa (variante dòtta di "arte fisiognomica") parte dai tratti somatici per giungere ai sentimenti dell'animo; l'esemplarità cristica annuita dall'iconografia di Iacopo il Minore fa il percorso inverso: imitazione del Cristo genera rassomiglianza fisica.
-
Iconografia "esemplare" non taumaturgica. Accoglie dunque - controparte della
progessione temporale - la fase "specchio": san Martino riconosce il volto del Cristo apparso sotto il volto del povero nudo, cui aveva donato metà della propria tunica (lezioni liturgiche e
Legenda del Varazze). Effetto riflesso, che potrebbe aver
distribuito l'esemplarità cristica, sotto il pennello del pittore, in più e molteplici trapassi iconici, prima di pervenire alla mèta ultima del volto del Cristo.
-
Gli storici dell’arte hanno rilevato nelle “ultime cene” la rassomiglianza fisica (pressoché costante, almeno nei secoli di mezzo) tra Gesù e uno degli apostoli, cioè Iacopo d'Alfeo detto il Minore? hanno fatto ricorso al testo di
Iacopo da Varazze, guida canonica alla fantasia dei pittori, per illustrare le ragioni
del pennello? o per aggirare la casualità dell'alter ego?
-
Avevi mai notato, tu, tale rassomiglianza? Forse dobbiamo affinare l’occhio per vedere quanto era familiare agli antichi, insospettato a noi.
-
Talvolta apposite scritte nella predella inferiore delle “ultime cene” assicura l'dentità degli apostoli: cenacolo in Sant’Apollonia (FI) di Andrea del Castagno (1440-50 ca.); (scuola?) di Pietro Vennucci detto il Perugino (1490-95? inizio ’500?) nel monastero Santo Nofri di Fuligno, via Faenza (FI). Tace i nomi degli apostoli il Ghirlandaio nei tre cenacoli del territorio fiorentino.
-
Leonardo da Vinci, cenacolo di SM delle Grazie in Milano (1488-98). AA. VV., Il Genio e le Passioni. Leonardo e il Cenacolo. Precedenti, innovazioni, riflessi di un capolavoro,
Milano (Skira) 2001: ampia ricerca, molte riproduzioni sul tema. Non vi
trovo (se non mi è sfuggito) annotazione circa somiglianza Gesù / Iacopo il Minore, che pure interessava la riflessione fortemente incentrata su rappresentazione fisiognomina delle “passiones animi”: elaborate da Leonardo il trattatista, raffigurate da Leonardo il pittore. Iacopo riconoscibile nel penultimo alla destra di Gesù (punto di vista Gesù capotavola e
celebrante), nella copia del Giampietrino (ib. pp.190-91). In p. 193 n° 54 si
dice che questo è "testa di Giacomo Minore", ma non si fa parola della somiglianza con Gesù, sottolineata perfino dal medesimo taglio e colore della tunica! Quasi un secondo Gesù visto di profilo. Come marcatamente "affratellati" sono i frattelli Pietro e Andrea, figli di Giovanni da Betsaida: medesimo profilo, capigliatura brizzolata, semicalvizie. Iacopo il Maggiore e suo fratello Giovanni Evangelista, figli di Zebedeo, siedono rispettivamente a sinistra e a destra di
Gesù ("nel tuo regno, falli sedere uno alla
tua destra e l'altro alla tua sinistra", aveva osato chiedere la
loro intraprendente madre: Mt 20,21).
Per
contrasto, Giuda, la massima dissimilitudine.
-
«somiglianza di Giacomo il Maggiore con
Gesù»! (AA. VV., Il Genio e le Passioni 44a): accenno senza sviluppo, ed errato quanto a identificazione dell'apostolo
-
«In ambedue <patene argentee del VI sec.>, curiosamente, le figura di Cristo è ripetuta due volte»
(ib. 64b). Non impossibile, in linea di principio, specie in caso di strati simbolici del pane (Pane!) eucaristico. Non se ne dà riproduzione. Una rilettura attenta del caso potrebbe scogliere il dubbio:
Cristo due volte, oppure Cristo e Iacopo il Minore?
-
«si permette una citazione diretta, esplicita, dal Giacomo minore della Cena vinciana, la cui posa a braccia aperte e bocca spalancata torna tale e quale...»
(AA. VV., Il Genio e le Passioni 156b; cf. 178a in fine): la posa descritta è dell'apostolo alla sinistra di Gesù, qui identificato con Iacopo il Minore; mentre
altri nel medesimo volume lo dicono ripetutamente e concordemente Giacomo il Maggiore, cioè l'irruente "figlio del tuono".
-
La
similitudine fisica del discepolo traduce icononicamente l'imitazione evangelica del maestro Gesù?
-
E quando fosse l'amico a tradire? «Se fosse insorto contro di me un avversario, da lui mi sarei nascosto.
Ma sei tu, mio compagno, tu mio amico e confidente! Ci legava una dolce amicizia...» (Ps. 55/54,13-15). Saprà mai un pittore, dialetticamente appassionato ai moti
dell'animo, dar forma a rassomiglianza fisiognomica
che dissimula propositi di tradimento? A un Giuda rassomigliante a Gesù?
Emilio Panella
OP
Firenze SMN
|
|
@ |
|
|
|
| | |