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Rosario Perpetuo   

 

 

In queste pagine riferiamo alcune note storiche dell’Associazione del Rosario Perpetuo e ne ricordiamo alcune finalità, certi che una maggiore conoscenza dell’Associazione orienti ad una più intensa e fruttuosa partecipazione degli iscritti.


  IL ROSARIO PERPETUO:
società di mutuo soccorso spirituale.

 La storia del Rosario Perpetuo si inserisce in quella del Rosario in genere, quale ramo di un unico albero. Le associazioni o gruppi del Rosario Perpetuo, infatti, sono da considerarsi come un’indovinata forma di vivere la devozione del Rosario, iniziata nel secolo XVII.

Oggi indichiamo il Rosario Perpetuo come: “Un’Associazione laicale e apostolica di preghiera con il Rosario”. Gli associati che formano i numerosi gruppi diffusi in tutta Italia e molti anche all’estero, s’impegnano a fare mensilmente “L’Ora di Guardia” che consiste nella recita e contemplazione dei Misteri del Rosario. L’impegno preso dagli associati, singolarmente o in gruppo, è coordinato dalla Direzione Nazionale, che ha sede in S. Maria Novella di Firenze, in modo tale che 24 ore su 24 di ogni giorno venga, da alcuni iscritti, recitato il Rosario. Da qui il nome di «Associazione del Rosario Perpetuo».

L’inizio della storia dell’Associazione del Rosario Perpetuo è legata al periodo della peste del secolo XVII e all’idea-forza della “mutuabilità” della preghiera, predicata da alcuni domenicani.

Ispirandosi alla dottrina della «comunione dei santi» e sull’esempio concreto delle cooperazioni operaie del tempo, ripetendo l’esperienza del beato Alano de la Roche[1] per la formazione delle Confraternite del Rosario, i domenicani Petronio Martini a Bologna e P. Timoteo Ricci († 1643) a Firenze ne furono zelanti propagatori[2].

Come Alano, circa due secoli prima, aveva voluto che ogni iscritto alle sue Confraternite partecipasse ai meriti e ai benefici spirituali delle preghiere di tutti gli altri membri, così i Padri Petronio e Timoteo si adoperarono a far sì che ogni nuovo socio, isolato dagli altri per evitare il contagio della peste, fosse invece strettamente unito a tutti gli altri soci, con la preghiera del Rosario la cui recita era spartita tra loro per tutte le ore della giornata.

Quel principio fondamentale che metteva in comune tutti i meriti dei singoli membri, veniva riproposto e permane ancora oggi come elemento essenziale nell’Associazione del Rosario Perpetuo: quando uno prega, facendo la propria Ora di Guardia, deve avere presente tutta la famiglia degli iscritti[3].

Ne segue che mentre nella nostra ora mensile di preghiera ricordiamo tutti coloro che, come noi, hanno dato la loro adesione, così in tutte le altre ore del mese, siamo ricordati al Signore dalla loro preghiera mariana.

Per l’attuale grande numero degli iscritti, oggi l’impegno di preghiera richiesto è per un’ora sola al mese ed è sufficiente perché tutte le ore del mese siano coperte con la recita del Rosario: ore di preghiera che vengono chiamate “Ora di Guardia” in ricordo dell’ “una sola ora” richiesta da Gesù nell’Orto degli ulivi ai suoi apostoli prediletti.

Invitando a pregare gli uni per gli altri la nostra Associazione, anche oggi potrebbe chiamarsi: «Società di mutuo soccorso spirituale», tuttavia preferiamo fare risaltare la perennità della stessa preghiera a lode della Madonna che l’Associazione riesce a realizzare e perciò viene chiamata: «Associazione del Rosario Perpetuo».

Ricordiamo tutto questo perché se l’Associazione ha potuto incontrare grande favore e diffondersi straordinariamente e rinascere anche quando, per vari motivi socio-politici, è stata dissolta, lo si deve proprio a questa idea-forza della “mutualità” dei meriti e della preghiera tra i soci. Preghiere e meriti che l’Associazione applica volentieri anche a suffragio dei nostri cari defunti.

Numerosi documenti storici ci parlano del grande fervore dei fedeli nell’accogliere l’Associazione e la sua finalità. Leggiamo negli Atti del Capitolo Generale dei Domenicani del 1644: «Il saluberrimo esercizio del Rosario Perpetuo viene accolto ovunque con plauso, con devozione e copiosi frutti»[4].

Gli stessi Papi lo raccomandano ai fedeli, lo arricchiscono di indulgenze e favori spirituali. Sappiamo di Papa Urbano VIII che volle iscriversi (1647) e prendere anche lui la sua Ora di preghiera[5]: scelse il 22 di ogni mese dalle ore 23 alle 24. Ancora oggi possono lucrare l’indulgenza plenaria coloro che recitano il Rosario, “nell’ora loro assegnata”, concessa da Alessandro VIII (1656)[6].

Presto non ci fu città in Italia che non avesse accolto il Rosario Perpetuo e anche in Spagna, Francia, Belgio e in altre nazioni ci furono zelanti propagatori. Nuovo impulso ebbe l’Associazione quando invalse l’usanza di recitare continuamente il Rosario dinanzi al SS. Sacramento esposto sull’Altare[7]: usanza iniziata da Giovanni Ricciardi di Altamura († 1674). A Tolosa, in Francia, erano collegate tra loro tutte le chiese della città in modo che quando in una terminava la recita del Rosario, iniziava in un’altra.

Nel 1716, dopo la vittoria dell’imperatore Carlo VI sui Turchi, per richiesta dei Domenicani, la festa del Rosario della prima domenica di ottobre venne estesa a tutta la Cristianità da Papa Clemente XI che riconobbe ufficialmente che quella vittoria era stata ottenuta nella festa di S. Maria ad Nives (5 agosto) e mentre gli iscritti alle fraternità del Rosario pregavano, percorrendo in processione le vie di Roma[8].

Leggendo le cronache del tempo si nota come alla volontà di superare le sofferte vicissitudini a cui la Cristianità era sottoposta corrisponde sempre un nuovo zelo nella recita del Rosario da parte dei gruppi rosariani. I predicatori ricordano ai fedeli quanta forza contiene questa devozione del Rosario per ottenere l’aiuto di Dio e favorire le virtù e i Papi la raccomandano e l’arricchiscono con nuovi privilegi.

Agli inizi dell’800, durante lo sfascio e l’ondata di ateismo portati dalla rivoluzione francese e poi dalle conquiste napoleoniche, Paolina Jaricot tentò con successo a Lione (1826) lo stesso metodo di preghiera del Rosario Perpetuo affidando ad ogni ragazzo un mistero del Rosario e unendoli così fra di loro: nasceva il “Rosario Vivente” che entrò a far parte della grande Famiglia Rosariana con la partecipazione ai beni spirituali dell’Ordine Domenicano[9].

In quel periodo dava vigore al movimento rosariano, specie in Francia, il grande predicatore di Notre Dame, P. Domenico Lacordaire, che difese con coraggio la devozione al Rosario. È in questo periodo che si avverano a Lourdes le apparizioni della Madonna (1858) che chiedeva la preghiera del Rosario. Molte Confraternite, in Europa, introducono la devozione dei Quindici Sabati in preparazione alla festa della Madonna del Rosario, in ottobre. In quegli anni la Vergine è invocata, con il Rosario, particolarmente per la buona riuscita del Concilio Vaticano I (1870).

Intanto il 13 febbraio 1876, il laico domenicano Bartolo Longo, con la guida spirituale di P. Alberto Radente, con la forza del Rosario fondava a Pompei, assieme alla costruzione del bel Santuario, uno dei Centri Rosariani più rinomati del mondo.

Dopo Pio IX (1868), che concesse particolari indulgenze a coloro che «partecipano al pio esercizio del mese del Rosario», abbiamo Leone XII che è chiamato “Papa del Rosario” per le 12 encicliche che ci ha lasciato proprio sul Rosario. È a questo Papa che dobbiamo l’invocazione: “Regina del Sacratissimo Rosario” introdotta nelle Litanie lauretane ed è a lui che dobbiamo, agli inizi del ‘900 la rinascita dell’Associazione del Rosario Perpetuo che anche in Italia stava avvenendo per lo zelo di P. Costanzo Becchi († 1930) domenicano di S. Maria Novella di Firenze[10].

Le apparizioni avvenute nel 1917, a Fatima in Portogallo, da parte della B. Vergine che si presentava come la “Regina del S. Rosario”, si possono considerare come una conferma della validità, sempre attuale, di questa preghiera, perfino tra i ragazzi.

Fu proprio a tre ragazzi, infatti, che si rivolse allora la Madonna perché con il loro Rosario si ottenesseda Dio la salvezza delle anime e la sospirata pace nel mondo.

Il “Rosario Vivente” riunisce i ragazzi per la recita giornaliera di un mistero del Rosario ciascuno e anche la nostra rivista ha sempre dedicato loro molta attenzione. Oggi il “Rosario Vivente” è stato esteso anche alle famiglie che si impegnano singolarmente alla recita giornaliera di un mistero del Rosario, in collegamento tra loro, in modo da formare una corona intera vivente. Si direbbero, questi, piccoli gruppi missionari di preghiera che, impegnati nella vita, portano il messaggio evangelico nelle famiglie e nelle comunità sociali. Sono germogli e primizie di cui, certo, non ci si può accontentare, ma che preparano e fanno maturare impegni maggiori.

Raccomandiamo alle zelatrici del Rosario Perpetuo di cercare di formare, presso il loro gruppo, anche il Rosario Vivente: possiamo offrire loro, per lo scopo, del materiale utile.

Il Concilio Vaticano II sembra non essersi interessato del Rosario e delle Associazioni. Nel messaggio, dei Padri Conciliari alle famiglie, il Rosario è indicato come una pratica tradizionale a cui i genitori devono fare ricorso “mentre preparano i loro figli ad un imprevedibile futuro”.

Dopo il Concilio, di fatto, Paolo VI ci donava la “Marialis Cultus” e dopo di lui, Giovanni Paolo II ci ha lasciato il “Rosario della Vergine Maria”. Sono due lettere apostoliche che oltre a incrementare la recita del Rosario, ce ne “raccontano” la natura biblico-teologica: il Rosario è il compendio del Vangelo. Con il Rosario, naturalmente, sono benedette tutte le Associazioni che lo praticano e lo difendono. I nostri gruppi del Rosario Perpetuo - se ne facciano un punto d’onore – siano sempre in prima fila.

I Domenicani, “cultori e propagatori di così salutare devozione”[11], da parte loro, considerando solo il periodo intorno al Concilio Vaticano II, hanno celebrato ben cinque Congressi internazionali del Rosario[12]: sono segno di quanto sia forte e vivo l’amore dei frati di S. Domenico per questa preghiera e per le sue confraternite. La sede nazionale del Rosario Perpetuo è a Firenze presso la bella basilica di S. Maria Novella.

A cura di P. Eugenio Zabatta op, 19/11/2011

rosario.perpetuo@tiscali.it

 


[1] Alano de la Roche (1428-1475), domenicano bretone, si può considerare fondatore della forma attuale del Rosario. A lui si deve la prima Confraternitta del Rosario che fondò a Douai nel 1470.

[2] Cf G. DEMORA, Gioiello del Rosario,  Crema 1647.

[3] Cf Alani Rupensis, De ortu et progressu Psalterii … Forum Corn. 1848, p. 88.

[4] Atti C.G., Monum. OP., XII, p. 115.

[5] DEMORA, Gioiello cit.; Cf Acta S. Sedis … pro Societate SS. Rosarii. II, Lugduni 1891, pp.1356-1360.

[6] Bullarium OP., VI, pp. 180, 191.

[7] In occasione del Congresso Eucaristico del 1927, per richiesta dei Domenicani, Pio XI concedeva l’indulgenza plenaria a coloro che recitano il Rosario dinanzi al Santissimo (4 sett.).

[8] Acta S. Sedis, cit., II, pp. 775-787.

[9] Fu il P. Maestro Generale Tommaso Cipolletti che accolse il Rosario Vivente nella Famiglia Domenicana (1836): cf  A. D’AMATO, La devozione a Maria nell’Ordine Domenicano (ESD), BO 1984, p. 94.

[10] Abbiamo la lettera di approvazione di Leone XIII al P. C. Becchi, del 28 marzo 1901).

[11] PAOLO VI, Marialis Cultus, n. 43.

[12] A Fatima 1954; Tolosa 1959; Roma 1963; 1967; 1976.


rosario.perpetuo@tiscali.it


Ora di Guardia
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con i "Misteri della Luce"

 

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