Arch. di Stato di Perugia, Corporaz. relig. soppr., S. Domenico, Miscell. 66 (xiv-xv), ff. 105 (non 106): Liber privilegiorum provincie Romane. Silloge di bolle papali che regolano diritti e privilegi dell'ordine dei Predicatori, con estensione preferenziale a conventi e monasteri del territorio della provincia Romana. Avviata entro il primo quarto del Trecento e aggiornata successivamente. Esemplare a disposione dei provinciali romani, che vi lasciano preziose sottoscrizioni (fino ai primissimi anni del Cinquecento) man mano che si succedono nella carica. Nel 1380 il viterbese fr. Giovanni dei Maiensi vi annota, utilizzando talune carte bianche, notizie d'un certo interesse per il convento di Santa Maria in Gradi: f. 10v, tra la Cronica dei maestri e cardinali dell'ordine e la Cronica provincialium Romane provincie; ff. 32v-34v, fra tabula (ff. 25r-30v) e testo (ff. 35r ss) delle bolle ma a seguito dell'inserzione (ff. 31r-32v) della lettera di Benedetto XII Pastor bonus diligens operosus, Avignone 17.VI.1335; f. 106r (=f. 105v non 106r) a fine codice.
Una segnalazione del Liber privilegiorum, con parziale trascrizione delle note di Giovanni, approdò tra le miscellanee a disposizione degli storici dell'ordine nel 1781 per mano di Reginaldo Boarini , che lo leggeva in Perugia ma firmava da Camerino 5 aprile 1781 (dunque decenni dopo il primo volume, e unico, degli Annales del Mamachi).
AGOP XIV lib. C, I, pp. 596/1-14. Nelle pp. 596/2, /15-16, interventi di Pietro Antonio De Pretis OP (lavora nel primo ventennio dell'Ottocento). In p. 596/2 annota: «Bisogna veda detta Cronica dal principio sino alla pag. 207»; dal riscontro dei rinvii fatti qui e in pp. 596/15-16, risulta che «detta Cronica» è la Cronologia Gradensis (1706) del Salmini, AGOP XIV lib. C, I, pp. 159-424, della quale diremo più oltre. Autografi del De Pretis: AGOP XIV.17 (a. 1822); XIV.21 (a. 1820).
La compilazione fu ampiamente messa a frutto dal Masetti (1864), a lungo in Perugia prima del trasferimento a Roma, e via via da altri: Indices generales, AFP 51 (1981) 471b.
Note di Giovanni dei Maiensi nel Liber privilegiorum:
(f. 10v) In uno quinterno capse ita scribitur sicut nos de prioribus huius conventus posuimus, et in illo invenies sic in fine additum: Anno M°cc°lx inchoata est disputatio contra patarenos et anno sequente convicti et combusti…25
Et subdit in fine: Preter supradictos magistros priores de Viterbio a beato Iacobo usque ad magistrum Franciscum de Tuscanella et magistrum Ildebrandinum fuerunt plusquam centum magne fame magistri. Sed illos non nominat, et ideo numerus priorum usque ad me posui ut potui M°ccc°lxxx. (Questo f. 10v scritto successivamente alla lista priorale di ff. 33r-34r, dal tratto più sciatto, incolonnamento approssimativo).
(f. 32v) Ego magister Iohannes de Viterbio de Mayensibus, episcopus Fescennii sive Civite Castellane, hec scribo ad perpetuam rei memoriam.
Memoria quod monasterium Sancti Galgani de Senis constructum fuit… Et ego magister Iohannes de Maiensibus presens fui et ad perpetuam rei memoriam manu propria scripsi. Et anno M°ccc°lxxx factus sum episcopus Civite Castellane et librum hunc reposui in capsa communis librarie, in quo descripsi propria manu multos patres antiquos qui in libris corrosis dicte capse sunt scripti et minantur ruinam.
(ff. 33r-34r, più oltre testo integrale) Priores conventus Sancte Marie ad Gradus de Viterbio.
Primus fr. Iacobus Placentinus…
41. Ego magister Iohannes de Maiensibus fui prior et electus episcopus eodem anno M°ccc°lxxx. Et ita fui secundum hoc xli prior ex magistris; sed secundum veritatem fui xlvus27, quia exemplar ex quo hec sumpsi dimictit unum et28 quatuor, qui scribuntur in quinterno capse librarie…
(f. 34v) Dicta pulcra que in capsa habentur.
Beatus Iacobus primus provincialis: Neque sol… (termina in tronco sull'ultima rubrica annunciata «Nicolaus Sconciliatus» † 1363; la riga seguente, «In fine etiam sunt alique alie sententię et editiones priorum», è giunta di mano tardo-quattrocentesca).
(f. 105v, non 106r) Magister Iohannes de Rubeis fecit compositiones super totam loycam… (frati scrittori e altre Dicta pulcra).
■ Trascrizioni: Reginaldo Boarini (1781), AGOP XIV lib. C, I, pp. 596/5-8 = ff. 33r-34r; Masetti, Monumenta I, 361-74 = ff. 10v, 33r-34v; Käppeli, Un catalogo… , AFP 15 (1945) 145-48 = f. 105v non 106r.
Difficile credere - per le ragioni esposte più oltre - che la nota del Maiensi (non "Cronaca di S. Maria in Gradi di Viterbo": AFP 15 (1945) 148n) circa "fra Giovanni da Colonia" possa illustrare fatti e persone che stanno dietro i quesiti del capitolo generale Parigi 1269 e il De secreto di Tommaso d'Aquino (EL 42, 475b).
Non interessa qui dibattere la tenuta testimoniale delle notizie, e delle loro fonti, trasmesse da Giovanni dei Maiensi, specie di quelle a lui remote (l'impiego sciolto del titolo "magister", di contro al rigore legale delle scritture coeve, sconcerta e sollecita cautela; terzo priore sarebbe «mag. Guylielmus de Vado Trossano … episcopus de Mutina anno M°ccxl» (f. 33r), il secolare Guglielmo Sabaudo;
■ vescovo di Modena 1222-33, card. Sabinense 1244-51: HC I, 7, 353. A. Paravicini Bagliani, Cardinali di Curia e "familiae" cardinalizie dal 1227 al 1254, Padova 1972, I, 186-97; id., I testamenti dei cardinali del Duecento, Roma 1980, LI-LII. Gugliemo «amicissimus» dell'ordine dei Predicatori e familiare di s. Domenico: MOPH I, 334b; «Analecta OP» 22 (1935-36) 39, 42.
Il topomimo «Trossanae vadus» lo si ritrova sotto la penna erudita di Giovanni Nanni da Viterbo OP († 1502): AA. VV., Annio da Viterbo, Documenti e ricerche, Roma (Consiglio Naz. delle Ricerche) 1981, 167 r. 2. Le varianti grafiche vadus/guadus si alternano nelle fonti diplomatiche viterbesi.
Iacopo vescovo di Ferentino sarebbe Iacopo Panfilia: «magister Iacobus Pamphilie de Cercinis, adolescens et eruditus gramaticam ingressus est ordinem et missus Coloniam omnibus prestitit. Composuit plura et fuit prior M°ccc°xiiii° valde iuvenis, post episcopus ferentinas» (f. 33v).
■ SOPMÆ II, 332. Il Maiensi pasticcia e fonde due frati in uno: a) Iacopo da Viterbo, vescovo di Ferentino nel secondo Duecento (ASV, Reg. Vat. 29A, f. 199r marg. d., f. 201v marg. s.: «Iacobo ferentinati (episcopo)», autunno 1276; HC I, 246), come tale censito quale primo vescovo domenicano del convento viterbese da Giovanni Caccia da Orvieto, che scrive tra 1346 e prima metà del 1348 (Cr Ov p. 38, ed. 51); b) Iacopo di Panfilia da Viterbo, nel CP sett. 1338 ancora studente in logicalibus: MOPH XX, 300/ 8.
Tempi e toponimi attribuiti a questo o a quel frate incontrano concorde resistenza dal ricco fondo diplomatico del convento e dagli Atti dei capitoli provinciali; "edidit, composuit" suona più topos eulogico del frate dotto anziché censimento del lascito letterario, talvolta promozione di nota di possesso ad inscrizione d'autenticità. Interessa invece prender atto della totale estraneità di tali note al genere letterario che è la cronica fratrum; dalla cronaca conventuale che al decesso d'un frate figlio del convento redige una breve biografia o elogium, in successione cronologica dei decessi su successione fisica della carte d'un codice; stando, abbiamo detto, alle cronache conventuali di riferimento, quali la fiorentina di Santa Maria Novella, perugina, orvietana, pisana e senese. Memorie frammentarie e disparate sugli albori del convento o fatti remoti ed estranei («Memoria quod…» è tipico incipit dei libri conventuali della medesima area che si denominano Liber memoriarum, Liber recordationum, Libro delle ricordanze), lista dei priori, lista degli uomini illustri per dottrina o scritti. Senz'intenzione alcuna d'avviare in proprio un sistematico "libro di memorie conventuali". Là dove tra i fascicoli del Liber privilegiorum della provincia Romana trova fortuitamente carte bianche, lì Giovanni trascrive le proprie note. Perfino interferendo con gli aggiornamenti previsti dalla compilazione. La sezione Cronica provincialium Romane provincie, originariamente avviata a f. 11r, comprime nel residuo margine inferiore di f. 12r-v i nominativi (59) magister Marianus de Roma (1482) e (60) frater Ludovicus de Viterbio (1484); non c'è più spazio per le registrazioni a venire, cosicché il provinciale seguente, (61) frater Valentinus de Camereno (1494), retrocede a f. 10r, visto che f. 10v era stato utilizzato un secolo prima dal Maiensi; e ha da reiterare la rubrica «Sequitur cronica provintialium Romane provincie ab anno 1494» (f. 10r marg. sup.) per ristabilire i raccordi.
"Note memoriali" sul proprio convento e suoi frati, quelle di Giovanni dei Maiensi da Viterbo (SOPMÆ IV, 159). Denominiamole così, convenzionalmente, con lessico descrittivo, ma non ingiurioso.
Che cosa sa di Giovanni dei Maiensi il più documentato cronografo del convento viterbese e raccoglitore della cronachistica precedente, Francesco Maria Salmini? Cronologia Gradensis (1706) c. 14 (de illustribus filiis conventus):
Fr. Ioannes de Maiensibus Viterbiensis dum esset prior huius conventus Gradensis anno 1308 factus fuit episcopus Civitatis Castellanae. De isto aliqua scripsit Thimoteus Bottonius Perusinus in suis centuris, et mag. Annius in libro de antiquitate et rebus Etrurie asserit familiam Maiensem esse vetustissimam inter familias viterbienses.
■ Cf. AA. VV., Annio da Viterbo, Documenti e ricerche, Roma 1981, 177 n. 140 dalle Antiquitates (1494-98 ca.) di Giovanni Nanni da Viterbo OP: «In iugis nostris Cyminiis Maiae oppidum deletum est, ubi Maiae muros dicimus, a quo Maia et Maiensis vetustissima Viterbensis familia». Il contesto è la celebrazione delle origini mitiche della città; l'eponimo è Maia, madre di Hermes, ovvero Mercurio, fondatore del pacus Viterbius (ib. p. 88). AGOP XIV lib. C, I, p. 245. In I. Taurisano, Hierarchia ordinis Praedicatorum, Romae 1916, 85 n. 4, si legge che il Salmini «deprompsit ex chronica» del Maiensi l'articolo su Rainono da Viterbo. No, obiettano le varianti testuali; e lo stesso Salmini indica l'informatore, «Timoteus Bottonius in suis centuriis» (AGOP XIV lib. C, I, p. 247).
Nulla circa le note storiche sul convento dei Gradi. «Anno 1308»: così rubricato anche in margine sinistro, in luogo di 1380. E perché ricorrere agli Annali perugini (1577-78 ca.) del perugino Bottoni per un illustre personaggio del proprio convento viterbese? «(1380) Maestro Giovanni de Maiensibus di Viterbo, essendo priore di S. Maria in Gradi, fu fatto questo anno vescovo di Civita Castellana» (Timoteo Bottoni, Annali di San Domenico di Perugia: Perugia, Bibl. comun. Augusta 1150, ad a. 1380; correttamente porta 1380 anche relazione Boarini 1781: AGOP XIV lib. C, I, pp. 596/5.8.9). Il Bottoni trascriveva correttamente, 1380, dal Liber privilegiorum (finito a Perugia insieme con l'ultimo provinciale documentatovi?, il perugino Sebastiano d'Angelo 1510-15). L'articolo sul Maiensi arriva al Salmini non direttamente dal Liber privilegiorum ma tramite le cronache cinque-secentesche dei Gradi. Ad esse l'inchioda l'errore congiuntivo "1308"; banale lapsus d'inversione 1380 ↔1308, c'è da credere, dopo che l'originale romano M°ccc°lxxx fosse stato ridotto in economia a numeri arabi; ma che nessuno poteva emendare senz'accesso alla fonte. Né d'altronde è credibile un errore poligenetico nella data annuale (M°ccc°lxxx > 1308), visto che le carte del Liber privilegiorum portano non una ma più volte «M°ccc°lxxx», e sempre in cifra romana. Parimenti il contributo «vetustissimam inter familias» risalente a Giovanni Nanni da Viterbo OP, viene estratto dal medesimo pozzo delle cronache tardive.
Fra Giovanni del'antichissima famiglia de' Maiensi da Viterbo, essendo priore del convento nel 1308 fu eletto vescovo di Civita Castellana. Ex Bottonio et antiquo manuscripto
raccoglie Giacinto dei Nobili nella Cronica compendiata (1616-18 ca.: APR, F.IV.11, p. 49; quanto in corsivo è integrazione di mano coeva) dalla sua più ampia Cronica Sanctae Mariae ad Gradus de Viterbio (quest'ultima leggeva il Salmini, per noi perduta).
Sull'altro versante i repertoristi domenicani danno voce alla diffrazione della degradazione in atto: «Pater F. Io. Maynesius… dum Viterbij in conventu S. Mariae ad Gradus Prioris onus sustineret, a Martino Papa IV civitatis Castellanae in Urbis districtu episcopus creatus est, in qua dignitate vixit laudabiliter usque ad annum milles. ducentesimum octogesimum octavum». Proprio così, 1288! Che invoca un Martino IV (1281-85) contro un Urbano VI (1378-89); o contro l'antipapa Clemente VII (1378-94).
■ V.M. Fontana, Sacrum theatrum dominicanum, Romae 1666, 170b. Nessuna menziona in id., De Romana provincia ord. Praed., Romae 1670, c. 6 (scrittori). Bullarium ord. fratrum Praed., Romae 1729-40, II, 4-5: «anno 1285: F. Johannes Mainesco, vel Maynesius, ex Priore Coenobii S. Mariae ad Gradus Viterbien., Episcopus Civitatis Castellan. (…). Ughellus…, Fontana…, Cavalerius…»; intendi: F. Ughelli, Italia sacra, Romae 1644-62; Venetiis 1717-22; G.-M. Cavalieri, Galleria de' sommi pontefici, patriarchi, arcivesc., vesc., dell'ord. de' Predicatori, Benevento 1696.
Evanisce, presso i cronografi del convento viterbese, il contributo di Giovanni dei Maiensi alla storia del proprio convento, una volta che il Liber privilegiorum prov. Romane non sarà più disponibile in loco. Soprattutto - per quel che specificamente c'interessa - nessuna tradizione locale, quale sarebbe stata una cronica conventuale coeva, è là ad alimentare controllare e all'occasione correggere notizie e tempi. Come accade invece coi diplomi conventuali. Questi assicurano ai cronografi tardivi il corretto anno 1362 di fr. Angelino di Cola, o Nicola, da Viterbo, contro l'anticipazione d'un secolo tra le mani del Maiensi; probabile vittima (lui o chi l'ha preceduto nello spoglio, «exemplar ex quo hec sumpsi») d'un M°cclxxii nella bozza previa in luogo di M°ccclxxii; errore che regola di conseguenza la stesura dell'elenco numerale/cronologico dei priori.
■ Giacinto dei Nobili, Cronica compendiata di Santa Maria in Gradi di Viterbo (1616-18 ca.), APR F.IV.11, p. 15; F.M. Salmini, Cronologia Gradensis (1706), AGOP XIV lib. C, I, pp. 189, 207. Cf. Kaeppeli, Dalle pergamene 248 «Angel(in)us Cole (Nicolai) Palmerii de Viterbio». Vl.J. Koudelka, Il convento di S. Sisto a Roma O.P. negli anni 1369-81, AFP 46 (1976) 12. S. Pagano, L'archivio del convento dei SS. Domenico e Sisto di Roma, Città del Vaticano (Collect. Arch. Vat. 36) 1994, 106 (ASV, SS. Domenico e Sisto 191).
ASPg, CRS, S. Domenico, Miscell. 66, f. 33r, priore n° 10 «mag. Angelinus Cole Veiuçi… rexit conventum anno M°<cc>lxxii», seguito dal n° 11 «mag. Ravianus… prior M°cc°lxxix». Temo che la voce Angelinus Colae di SOPMÆ I, 75 sia un tributo pagato alla sovrastimata attendibilità di Giovanni dei Maiensi.
Quanto all'episcopato del Maiensi, esso resta a tutt'oggi offuscato dai conflitti dello scisma incipiente, tra l'incerta documentazione dei registri pontifici, specie d'Urbano VI (1378-89). Poiché le lotte egemoniche in Viterbo e Patrimonio nell'ultimo ventennio del Trecento fecero altalenare la città e il suo territorio tra le due obbedienze papali, con preferenza di quella avignonese (AA. VV., Annio da Viterbo…, Roma 1981, 222-24; I. Ciampi, Cronache e statuti della città di Viterbo, Firenze 1872, 36-41: aa. 1370-90). La testimonianza autografa del Maiensi tuttavia permette almeno di contestare l'omonimia che ha coperto un unico «Giovanni da Viterbo OP» vescovo di Civita Castellana (pr. Viterbo) ininterrottamente dal 1367 al 1388, identico al vescovo ribelle di ottobre 1377, come trasmette HC I, 190 e nota 5 (per il resto si sopprima l'episcopato «Joannes Magnesi OP 1270 ca.», che il moderno repertorio raccoglie dalla tradizione degli antichi catalogisti).
■ Un indistinto Giovanni da Viterbo OP è difatti nominato vescovo di Civita Castellana da papa Urbano V, Avignone 20 aprile 1367:
ASV, Reg. Aven. 164, f. 93v (Urbano V, 20.IV.1367): «Dilecto filio Iohanni de Viterbio electo Civitatensi salutem. (…). Postmodum vero dicta ecclesia Civitatensi per obitum ipsius Stephani episcopi, qui extra romanam curiam diem clausit extremum, vacante, nos… demum ad te ordinis fratrum Predicatorum professorem in sacerdotio constitutum, religionis zelo conspicuum, literarum scientia preditum,… duximus oculos nostre mentis. Quibus omnibus debita meditacione pensatis, de persona tua… eidem Civitatensi ecclesie… providemus teque illi preficimus in episcopum et postorem (…). Datum Avinione xij kalendas maii anno v°». Regestato in Urbain V, Lettres communes (École française de Rome) VI, 385 n° 20586 (20.IV.1367): «Johanni de Viterbio, O.F.P. professori, presbyt., de eccl. Civitaten. [lege: Civitatis Castellan.] ad S.R.E. nullo medio subjecta, per obitum ext. Rom. cur. Stephani pastore carente et antea a papa reservata providetur». Senza specificazione dell'ordine religioso in RD Latium 485a (aa. 1368-70).
Penitenziere papale «in Urbe» nel 1367 e 1369: Urbain V, Lettres communes VI, 372 n° 20514 (29.VII.1367, Reg. Aven. 164, f. 157v) «… per Johannem, episc. Civitatis Castellan., tunc in Urbe penitentiarium…»; VIII, 59 n° 23277 (25.III.1369), Reg. Aven. 170, f. 257): «… per Johannem, episc. Civitaten. [lege: Civitatis Castellan.?], tunc penitentiarium pape in Urbe…». In entrambi i casi a proposito d'una prebenda in una chiesa viterbese.
Transfuga e istigatore alla ribellione contro la sede apostolica nei «territori direttamente sottoposti alla chiesa romana», fatto ricercare tramite vescovi del regno d'Ungheria da papa Gregorio XI (Anagni 3 ottobre 1377), alla vigilia dello scisma:
Au. Theiner, Vetera monumenta Slavorum meridionalium, Romae 1863, I, 332: Gregorio XI, Anagni 3.X.1377, ordina ai vescovi di Pécs ed Eger («Quinqueecclesiensi et Agriensi episcopis», in Ungheria) di far catturare e inviargli sotto scorta il vescovo di Civita Castellana. Ha infatti notizia «quod Iohannes episcopus Civitatiscastellane, mente stolidus, corde cecus,… tamquam iniquitatis filius in matrem seviens ac periurii et prodicionis crimina commictere non formidans, contra eandem ecclesiam matrem suam ac sedem apostolicam, que eciam ipsum tanto ditavit honoribus ut eum ad pontificalis dignitatis apicem sublimaret, continuus et manifestus rebellis existit ac suis perversis et detestandis persuasionibus nonnulla civitates et castra ac alia loca eidem romane ecclesie immediate subiecta, ab eiusdem ecclesie devocione subtraxit et ea contra eandem ecclesiam rebellare procuravit et fecit». Lo riteniamo, in assenza d'altri dati distintivi, il medesimo Giovanni da Viterbo OP nominato vescovo di Civita Castellana in aprile 1367. Impossibile identificarlo tra i molteplici omonimi del convento viterbese: Kaeppeli, Dalle pergamene 252-54.
Nel 1380, due anni dall'apertura dello scisma, vescovo di Civita Castellana viene eletto («electus», «factus»), come sappiamo, Giovanni dei Maiensi (eletto dal capitolo canonicale e confermato dal papa romano Urbano VI?). Nel 1388 il papa avignonese Clemente VII rivendica il proprio diritto di nomina, vacante com'è la sede a causa della morte di «Giovanni vescovo di Civita Castellana» (il nostro Maiensi? l'omonimo precedente?), deceduto anteriormente al 18 marzo 1388. Nomina Gemino da Viterbo OFM in marzo 1388, non senza nascondersi le probabili resistenze locali: ASV, Reg. Aven. 253, f. 31r-v (Clemente VII, Avignone 18.III.1388): «Dilecto filio Iohanni tit. Sancti Ciriaci in Termis presbitero cardinali salutem. (…) Dudum siquidem bone memorie Iohanne episcopo Civitatiscastellane romane ecclesie immediate subiecte presidente, nos cupientes eidem ecclesie cum vacaret… provisionem… specialiter reservandam… Postmodum vero predicta ecclesia per obitum dicti Iohannis, qui extra romanam curiam diem clausit extremum, vacante, nos… per dilectum filium Geminum de Viterbio ordinis fratrum Minorum professorem… committimus quatinus provideas… Contradictores per censuram ecclesiasticam appellatione postposita compescendo, non obstantibus si… a dicta sede indultum existat quod interdici suspendi vel excomunicari no possint (…). Datum Avinione xv kalendas aprilis anno decimo». Quindi in settembre 1390 Antonio «de Castronovo» OP: ASV, Reg. Aven. 262, f. 16v (Clemente VII, Beaucaire, dioc. Arles, 4.IX.1390) incarica Giovanni cardinale di San Ciriaco di provvedere alla chiesa di Civita Castellana nella persona di Antonio «de Castronovo» OP; «per obitum Iohannis episcopi eiusdem vacanti atque iterum per obitum Gemini electi antequam obtinere potuerit huius sedis corporalem investituram».
25 Cf. Mariano d'Alatri, L'inquisizione francescana nell'Italia centrale nel secolo XIII, Roma 1954, 43-46, 65.