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h) A cavallo dei decenni 1360 e '70 si avviano nel nostro Liber privilegiorum concise cronache dei maestri dell'ordine ff. 6v-8r e dei provinciali romani ff. 11r-12r, 10r. Tutto dentro il 2° fascicolo. Materiale cronachistico, al pari di quello conventuale, per natura aperto agl'incrementi. Si utilizzano carte lasciate bianche per gli sviluppi a venire. Risultate tuttavia insufficienti, cosicché talune integrazioni posteriori o retrocedono o saltano carte in cerca di spazio disponibile, spezzando la sequenza topo-cronografica della crescita. 

i) Materiale catalogistico. Ma non neutro. Sottoposto a scrutinio paleografico e a riscontro esterno può svelare sedimenti grafici di storie civili e ecclesiastiche d'ampia portata. Conflitti giurisdizionali e interferenze padronali nel corso delle istallazioni di conventi e monasteri, in intreccio di competizione multipla; capovolgimenti amministrativi di ricaduta dall'egemonia politica o dalla pressione diplomatica; reciproche contestazioni di legittimità, alla deriva d'una respublica christiana in dissoluzione. Elia Raymond, per la nostra Cronicha magistrorum ordinis f. 7v, maestro dell'ordine dal 1367 al 1380. Lo stile cronografico proclama lo schieramento in atto con la geopolitica d'obbedienza romana; per la quale il governo avignonese d'Elia 1380-89 non è mai esistito. Negli interstizi della neutralità catalogistica risuonano apostrofi di antimagister e antiprovincialis. «Fr. Thomas de Firmo.. conservavit ordinem in libertate sua, licet multam habuerit repugnantiam» (f. 7v). Incompromessa superficie della lettera, che non dissimula del tutto l'aggravante del terzo papato, d'elezione pisana 1409, col quale si ritrova Tommaso; dissidenti i riformati veneti, sull'autorità postuma di maestro Raimondo da Capua († 1399): «Hic ordinavit quod in qualibet provincia esset unus conventus in quo possent morari fratres volentes servare regulam et constitutiones ordinis nostri» (f. 7v). Dove la discrezione sul primo quindicennio del Quattrocento rasenta copertura, se non è pudore dello smarrimento: indefinito provincialato di Federico Frezzi da comporre con gli esiti reali della nomina episcopale; Bartolomeo degli Acerbi che fa sapere agli amici riformati «qualiter provincialis romanus vult tenere provincialatum usque ad consecrationem suam» (Tommaso d'Antonio da Siena OP, Tractatus de ordine fratrum et sororum de Paenitentia sancti Dominici (1402-07), ed. M.H. Laurent et F. Valli, Firenze 1938, 83, lettera Roma 10.II.1404); susseguente elezione dello stesso Acerbi giugno 1404, confidenzialmente data per certa due mesi prima dal riformatore fiorentino Giovanni di Domenico (M.-T. Casella - G. Pozzi, B. Giovanni Dominici OP. Lettere spirituali, Friburgo 1969, 177 «e debesi elegere il nostro frate reverendo padre degli A<cerbi>»; Tommaso d'Antonio da Siena, Tractatus…, ed. cit., 87: «noveritis, sine fallo, fratrem Bartholomeum, vicarium Ytalie, nostre Romane provincie priorem futurum…» (lettera Firenze 27.IV.1404); nomina papale (luglio 1409), non elezione, d'un secondo provinciale Leonardo dei Dati, concorrente per alcuni anni con l'Acerbi.

j) Tra fine Quattro e primo Cinquecento si ritaglia spazio per una nuova rubrica, il catalogo dei cardinali dell'ordine ff. 8v-9v. Più frutto del gusto di complemento catalogistico che risposta a reali esigenze dei provinciali. Per costoro il libro aveva digià esaurito i propri servizi.

k) Progettato come sussidiario legale e amministrativo dei provinciali (soci e vicari), con loro viaggia, formato tascabile. Un vero vademecum dei provinciali romani. Che vi lasciano fitte attestazioni autografe, a testimoniare l'uso continuato del libro lungo due secoli interi. Ultima in assoluto quella di Sebastiano d'Angelo da Perugia, in carica 1510-15. Durante qualche sosta nei conventi, intermedia alla peregrinanza dei provinciali, il libro raccoglie materiale disorganico ed estraneo ai suoi scopi: le note viterbesi di Giovanni dei Maiensi (1380) e relative chiose di Giovanni Nanni (ultimo decennio del '400). Disorganico anche in rapporto all'incipiente storiografia conventuale, che ha appreso a metter su in proprio la cronica fratrum, libro rigorosamente costruito e vero raccoglitore della memoria conventuale.

l) In verità non tutti i rami del ricco prontuario restano vivi fino all'abbandono definitivo del libro. Come continuare ad aggiornare l'enorme e crescente corpo delle bolle papali senza far esplodere fisicamente uno strumento leggero e portatile? La lista delle contribuzioni, destinate a rapidi aggiornamenti, non trova séguito sulle carte del libro (Masetti, Monumenta I, 326 leggeva «in antiquo Codice Contributionum Provinciae» dell'archivio conventuale di Perugia; cf. ASPg, CRS, S. Domenico, Miscell. 62-64, solo appunto da catalogo archivistico). Perfino l'essenziale lista dei conventi cessa d'esser metodicamente aggiornata nel secondo Quattrocento (le controverse giurisdizioni degl'insediamenti riformati sfidano la versatilità dello strumento?).

Quella dei monasteri "sub cura provincialium" si estingue ancor prima, non varca il 1400; benché anch'essi talvolta debitori di tributi antichi, tenacemente inseguiti dalla contabilità provinciale.

■ ASF, SMN 31.V.1298: «priora monasterii et conventus de Ripolis comitatus Florentie,… capitulum totum et universitas dicti monasterii,… constituerunt… procuratores… ad petendum et recipiendum… a fr. Nicolao de Prato priore provinciali fratrum Predicatorum Romane provincie, executore testamenti… bone memorie patris dni Ugonis <de Billiomo OP 28.XII.1297> ostiensis episcopi cardinalis,… 300 florenos auri quos… dns Ugo prefatus legavit seu ordinavit quod, secundum consilium prioris provincialis dicti ordinis Romane provincie supradicte, de bonis suis darentur alicui monasterio dicti ordinis…, quod monasterium ad dandum annuatim capitulo provinciali dicte provincie 12 florenos auri se perpetuo obligaret… Actum in ecclesia dicti monasterii de Ripolis…». Soluzione di 300 fiorini fatta da «fratre Ugone de Losanna penitentiario domini pape», Roma 31.V.1298 (ib., seconda pergamena).

ASF, CRS, S. Iacopo a Ripoli 3 n° 137 (25.IX.1330; in Firenze in occasione del CP dell'anno?): «Noverint universi presentes licteras inspecturi quod ego fr. Guillelmus, prior fratrum OP de Perusio, fateor et assero me recepisse viii florenos auri de summa xii florenorum quos monasterium sororum de Ripolis tenebatur dare capitulo provinciali Perusii celebrato <1328> pro anima domini Ugonis cardinalis, et dico michi esse solutum ex integro, remictens eis residuum propter devastationem rerum et incomoda que passa sunt illis diebus, de assensu fr. Iannocti prioris urbevetani, tunc vicarii provincie; nec volo quod ab alio possint de cetero molestari. In cuius testimonium sigillum mei prioratus duxi presentibus apponendum. Anno Domini M°ccc°xxx° die xxva septembris». Sul retro traccia sbiadita del sigillo. Giannotto da Orvieto, priore nella città natale, diventato vicario di provincia ope legis (cf. Constit. OP II, 4; II, 7) al decesso del provinciale Giovanni da Poppi ( Perugia 23.I.1330: Cr SMN n° 258) fino ad elezione del nuovo provinciale.

Orlandi, Necr. II, 437-38: (Firenze 15.X.1354) «Io frate Ghisello da Santo Miniato del’ordine de’ frati P(re)dichatori, sindico e prugolatore [= procurator!] de convento di Santo Iacopo Apostolo di Santo Miniato, sì dico e confesso e scrivo di mano mia ch’io abbo auto e ricieuto in mia mano dalle monache de· monestero di Santo Iacopo da Ripoli, dentro alle mura di Fiorença abitano, fiorini d’oro dusciento sesanta p(er) lo convento de’ frati P(re)dichatori di Santo Miniato, e detti cclx fiorini aveano auti le dette monache dalla provincia Romana, ed era obbrigato lo detto monestero di dare alla provincia ongni anno xij fiorini d’oro p(er) una pietanza a’ chapitolo provinciale. E io fr(ate) Ghisello, sì chome sindico e prugolatore dee detto convento, auti li detti fiorini d’oro, obbrico lo detto convento alla detta provincia e chapitolo di dare e pagare ongni anno dodici fiorini d’oro. E detti fiorini d’oro io ricevi e ebbi dentro da detto monestero di mano di suora Andrea delli Ardingheli priora, presente le monache…»; leggo riproduzione fotografica del doc. in Necr. I, 528bis, Tav. XXII. Ghisello da San Miniato, converso?: MOPH XX, 276/5 (1332); MD 18 (1987) 232 n. 7, 300b n° 63 (Firenze 1333 tra i procuratori eletti).

Un'inserzione sporadica utilizza sì ff. 20v-21r, intermedi alle due tabule, per Copia privilegii monialium Sancti Petri Martiris de Florentia (Martino V, Firenze 19.II.1420); ma nessuno inserisce il nuovo titolo San Pietro Martire (1418-20) nella lista dei monasteri f. 5r, che pure dispone d'ampi spazi bianchi nell'area destra della pagina.

ASV, Reg. Later. 203, ff. 201v-203r (Martino V, Mantova 18.XII.1418); Reg. Suppl. 139, ff. 282v-283r (Martino V, Firenze 19.II.1420). Necr. II, 151-52. ASF, Archivio del catasto 603, ff. 54v-57v: Munistero di Santo Piero Martiro (sic) di Firenze dentro alla porta di San Piero Ghattolino (1427-29).

E nessuno depenna quello perugino San Giorgio, non più sotto la cura provinciale dal 1419-20, come ben sapevano frati eminenti, fequentatori del nostro libro.

ASV, Reg. Suppl. 136, ff. 87r-88v: Martino V, Firenze 22.XII.1419, accoglie la supplica della priora e monache «monasterii Sancti Georgii prope Perusium ordinis sancti Augustini, sub regula et secundum instituta OP viventium», d'unirsi a quello benedettino San Tommaso Apostolo e vivere «sub regula et professione beati Benedicti».

ASPg, Corporaz. relig. soppr., S. Domenico, Miscell. 5, f. 27r (tra maggio e luglio 1420 nella successione delle ricordanze): «Conventus Sancti Dominici de Perusio fecit syndicum et procuratorem me fr. Bartholomeum de Acerbis de Perusio ad compromittentum in dominum Matheum Feliciani doctorem utriusque iuris de omni lite et contraversia (sic) vertente inter conventum perusinum ex una parte, et monasterium Sancti Thome Apostoli et monasterium Sancti Georgii de prope Perusium ex alia parte, occasione cuiusdam unionis facte inter monasterium Sancti Thome Apostoli et monasterium Sancti Georgii». Atto di quietanza e di fine lite, ib. f. 29v bis (7.II.1421).

Saturazione fisica del codice, specie del fascicolo destinato al materiale catalogistico; indipendenti sillogi dei privilegia ordinis (origine del Bullarium: cf. D. Planzer, De Codice Ruthenensi miscellaneo in Tabulario Ordinis Praedicatorum asservato, AFP 5 (1935) 99-123; Die Tabula privilegiorum ordinis fratrum Praedicatorum…, AFP 10 (1940) 222-57), presto a stampa; moltiplicazione e specializzazione dei libri amministrativi (ricordanze, libri delle contribuzioni ecc.): mettono fuori corso il Liber privilegiorum provincie Romane.

m) Uscito dall'uso, il Liber privilegiorum rimane nell'archivio conventuale di San Domenico di Perugia. Lì verosimilmente depositato dal suo ultimo utilizzatore, il provinciale Sebastiano d'Angelo da Perugia:

«lxiiij. frater Sebastianus Angeli de Perusia, sacre theologie profexor, fuit ab omnibus unanimiter electus in provintialem Romane provintie anno Domini M°ccccc°x° in capitulo provintiali Cortonii celebrato in festo sancto Pentecosten xviiij mai, et per rev.mum generalem magistrum Tomam de Vio de Cayeta Rome confirmatus die < .  . >» (f. 10r).  = 31.V.1510 (MOPH XVII, 153 § 205), qui spazio in bianco

Al pari del suo registro provincializio (1510-15), oggi ASPg, Corporaz. relig. soppr., S. Domenico, Miscell. 140 ins. 6. E in Perugia Timoteo di Nicolò Bottoni († 1591), Reginaldo Boarini (1781), Pio Tommaso Masetti (1864), leggevano il Liber privilegiorum (AFP 65 (1995) 190, 193). Passato all'Archivio di Stato cittadino in occasione delle soppressioni ottocentesche.

n) Chiosa lessicale. "Cronica provincie, provincialium…" insinua alle nostre assuefazioni semantiche prodotti letterari fortemente strutturati, costruiti intorno a nuclei biografici, dilatati a persone e istituzioni sussidiarie in rapporto satellitare, dentro il modello prosopografico. Esemplare la Cronica ordinis, scandita sulla periodizzazione dei maestri dell'ordine, e diffusa alla lettura corrente perché appesa ai testi normativi. Al contrario, il nostro Liber privilegiorum ci dice inequivocamente, in sintonia con Cr Pg e Cr Ov, che era cronica anche una nuda lista nominale, nulla più che un catalogo dei provinciali. Guida semantica da rammentare, quando volessimo o rappresentarci le cronache perdute o individuare le smarrite; se non addirittura riconoscere quelle da tempo sotto i nostri occhi.

Cronice provincie o provincialium non pervenute. O non individuate. Fra Ugo dei Borgognoni da Lucca († 1322) «composuit provincie cronicam», attesta Simone da Cascina 1402 (AFP 12 (1942) 203; SOPMÆ II, 253  IV, 122). Riferisce il cronista pisano (1390-1403): «Quod in cronica provincialium Romane provincie, que inter secreta scripta provincie reservatur, sic me legisse recordor: fr. Synibaldus de Alma <fl. 1253-81> qui numquam silentium, postquam fuit in ordine, fregit» (Cr Ps f. 8v, n° 38). Cr Pg f. 61r, sezione cinquecentesca: «Hunc et septem alios sequentes repperi in quodam libro provincie Romanae»; f. 63r: «Magister Leonardus de Mansuetis de Perusia… non modo Romanam provinciam gloriose rexit, existens in ea provincialis prior <1443-50>, ut ex chronicis patet huius provinciae, sed ex sua eximia scientia et virtutibus magister sacri palatii fuit…».

■ Più posato studio meriterebbe la silloge provincializia trasmessa da Roma, Bibl. Vallicelliana F.28 (xiii-xiv), membr., 195 x 135, ff. 185, in specie ff. 179-185: d'una sola mano corsiva documentaria di medio Trecento, diversa dalla restante libraria del ms; "Cronica romana" è titolo convenzionale proposto da H.Ch. Scheeben (Accessiones ad historiam Romanae provinciae saeculo XIII, AFP 4 (1934) 99-143, testo 102-23).

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