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3. Vademecum amministrativo dei provinciali

venerabatur librum, osculabatur quandoque, maxime si erat codex evangelicusProviamo ad articolare una bozza di sintesi sul Liber privilegiorum provincie Romane OP: intenti e tempi di confezione, sviluppi, destinatari, uso, abbandono.

a) Secondo/terzo decennio del Trecento: messa in cantiere del libro e realizzazione del suo nucleo originario, i Privilegia, base legale del governo dei provinciali della provincia Romana. Decenni della massima floridezza della popolazione conventuale; subito dopo, i primi sintomi di crisi, a partire dal 1340 l'avvio del crollo demografico. Sul primitivo corpo legislativo raccolto in sei fascicoli, ff. 35-93, vien elaborata una prima, quindi una seconda e definitiva tavola repertoriale, ciascuna rinchiusa entro un proprio fascicolo, 3° e 4°, ff. 13-34. Non molto tempo dopo accede l'attuale ultimo fascicolo ff. 94-105, regesti papali relativi al monastero romano San Sisto; materiale non censito nelle tavole.

b) Intorno a questo corpo di diritto papale, ben presto il libro vien crescendo, per addizione di materiale catalogistico e documentario, in sussidio al governo dei provinciali. Entro gli anni '30, si approntano prospetti delle pubbliche istituzioni: province, conventi della provincia Romana e loro contribuzioni, monasteri sottoposti alla giurisdizione dei provinciali, libri di provincia e loro concessionari. Il tutto entro il quinione ff. 3-12  reale primo fascicolo della costruzione fisica del libro, se sorvoliamo il bifolio di guardia. Complemento catalogistico  -  dobbiamo arguire  -  previsto dal progettatore del libro, perché una medesima scrittura libraria verga sia la Quantitas contributionis in f. 12v, ultimo del 2° fascicolo, sia le tavole dei Privilegia nei due fascicoli susseguenti; qualunque fosse la tecnica di confezione, ovvero la reale sequenza tra fascicolazione scrittura e rilegatura, che non siamo in grado di raggiungere.

c) In questa fase ed entro il quarto decennio del Trecento il libro ha di fatto raggiunto la sua piena fisionomia, e definito il rapporto struttura-uso. Gl'incrementi successivi sono di sviluppo omogeneo e prevedibile, in gran parte attesi.

In spazi rimasti fortunosamente liberi si sono inserite addizioni sporadiche e annotazioni disorganiche; frastornano il lettore moderno in prima lettura ma non stravolgono l'impianto del libro.

d) Un'assenza significativa. Nessuno spazio, nel manuale dei provinciali, riservato alle fraternite dell'ordine della Penitenza aggregate ai domenicani: fratres vel sorores de Penitentia beati Dominici, de ordine seu habitu fratrum Predicatorum. Che pure avevano nel priore provinciale, insieme col maestro generale, l'istanza superiore di giurisdizione (Regula fratrum et sororum ordinis de Penitentia beati Dominici (1285), ed. Meersseman, Dossier 155 § 57-58). In una fase di vasta diffusione nei territori conventuali dell'Italia mediana. Nella prassi corrente i provinciali delegavano in tutto i priori locali? nominavano propri vicari? 

■ Il caso segnalato in Quel che la cronaca conventuale non dice..., MD 18 (1987) 311-12, implica dirette competenze giurisdizionali, coperte dal priore conventuale. Attuale segnatura del doc.: ASF, Notar. antecos. 3143 (già B 2129), ff. 15v-16v: 24. XII.1319.

Tardivamente: «fr. Antonius Nardi de Viterbio magister, fuit factus magister et prior mulierum de tertio habitu et quod eas ad habitum recipere possit…» (AGOP IV.3, f. 52r: 4.VI.1474).

Troppo estesa la rete delle fraternite per trovar accoglienza nel Liber privilegiorum? Un po’ dell'una e po’ dell'altra ragione. Ma in radice il sostrato mobile della configurazione giuridica di tali fraternite entro le compagini ecclesiastiche: frastornante rapidità nel mutare referente istituzionale di "appartenenza e obbedienza", spesso per ricaduta della concitata politica cittadina. Instabilità fisiologica, in parte condivisa anche dai monasteri femminili. Materia instabile e refrattaria alla solidità delle pubbliche istituzioni che ha in vista il vademecum di governo Liber privilegiorum.

e) Priori provinciali nell'arco di formazione del Liber privilegiorum; taluni di loro dovettero esser coinvolti nella progettazione, messa in cantiere del libro, e originaria fisionomia rifinita sull'uso.

1319-22 Giovanni Boccanera da Spoleto

1322-26 Matteo di Orso degli Orsini da Roma

1326-28 Tramo di messer Corrado dei Monaldeschi da Orvieto

1328-30 Giovanni da Poppi (pr. Arezzo), figlio del convento fiorentino (il Casentino superiore, allora, distretto della repubblica fiorentina)

1330-32 Giovanni dei Porcari da Roma

1333-38 Piero di messer Ubertino degli Strozzi da Firenze (1345-56 secondo provincialato)

1338-39 Giovanni dei Porcari da Roma

1339-41 Andalò da Ozzano (Bologna), originario della prov. Lombardia inferiore (A. D'Amato, I domenicani a Bologna, Bologna 1989, I, 257-58), nominato vicario dal capitolo generale, poi provinciale eletto

1341-42 vicariati ed elezioni contestate, nel corso della grave crisi 1339-44 che investe il vertice del governo provinciale; all'anno 1344 si arrestano gli Atti dei capitoli provinciali a noi pervenuti

1342-44 Andrea di Vanni del Gallo da Firenze.

f) Natura e ragioni reali dei dissidi al vertice della provincia negli anni 1339-44 restano tuttora in ombra. Protette dalla reticenza della cronica provincialium del Liber privilegiorum e delle consorelle Cr Pg ff. 20r-21r e Cr Ov 42b-43a, ed. 61-63. Restituiamo tuttavia la semantica della forma, entro cui gli atti ufficiali rinchiudono il dissidio; ché testi in circolazione offuscano finanche la superficie giuridica che dettava le regole del gioco: secundum antiquarum constitutionum consuetudinem venerabilem vicarium (?) Andream… imponere provincialem (Necr. I, 65; I, 388). Leggi: «Hic <scil. fr. Iohannes de Pilastris de Florentia, † 1347> existens de numero electorum provincialis in conventu Senarum <nov. 1342> una cum duobus aliis antiquioribus inter electores, secundum antiquarum constitutionum tenorem, venerabilem virum fratrem Andream de Gallo ibidem concorditer electum, in priorem provincialem Romane provincie confirmavit» (Cr SMN n° 321).

Precedenti: provinciale eletto in Perugia 1341, vacante il maestro dell'ordine (tra decesso di Ugo de Vaucemain † 6.VIII.1341 ed elezione di Gerardo de Daumar maggio 1342): «Hic <scil. fr. Ubertinus de domo de Phylippa de Vacchareccia> in discordia in priorem provincialem Romane provincie electus licet a minori parte, per confirmatores tamen [non tantum di ed.] confirmatus, per summum pontificem depositus est» (Cr SMN n° 376; si ricordi che il cronista fiorentino redige la notizia in contemporanea col decesso, luglio 1348). Brano del capitolo generale 1343 riletto nel testimone B (origine fiorentina), con presunzione di precedenza per l'antroponimia dell'area:

«Cum in provincia Romana in capitulo provinciali Perusii celebrato <1341> fratres Dominicus de Collaçone, Petrus de Tructa [non Fructa] et Andreas de Sancto Antonio, electum in provincialem a minore parte longe confirmaverunt in provincialem et electum a maiori parte cassaverunt indebite, et similiter in provincia Aragonie…, predictos sex fratres confirmatores et casssatores dictarum electionum citamus perhemptorie ut ipsi compareant personaliter ad sequens capitulum generale» (AGOP XIV A 1 (xiv, provenienza fiorentina), f. 327v = MOPH IV, 290/1-12).

a) Domenico da Collazzone, fl. 1288-1341. MOPH XX, 372b. Collazzone (oggi pr. Perugia) era nel territorio settentrionale della dioc. di Todi (RD Umbria II, 43a), verosimilmente nella predicazione todina. Non compare né in Cr Ov né in Cr Pg.

b) Pietro di Giovanni della Trotta da Viterbo, fl. 1292-1343: AFP 65 (1995) 209 n. 129.

c) Andrea da Santo Antonio, perugino. Sul suo nome s'interrompe (1345 ca.) Cr Pg f. 60r. MOPH XX, 273/20. Tutt'e tre i casssatores appartengono al territorio politico del Patrimonio.

A fronte di queste, e poch'altre testimonianze contestuali (sufficienti tuttavia a sottrarre il conflitto a mero errore di procedura)[10], possiamo individuare Constitutiones OP dist. II c. 3, lectio 5-6: dispositivo di procedura dei confirmatores e cassatores in caso d'elezione durante la vacanza del magistero dell'ordine, in uno stadio evolutivo della legislazione domenicana anteriore al 1348, e suoi immediati emendamenti. Do il testo costituzionale in vigore nel 1316-17:

Biblioteca Apostolica Vaticana, Borgh. 242 (xiv1), membr., 345 x 253, ff. 107. Silloge di regole religiose; Giovanni papa XXII (1316-34) ha vergato di propria mano note marginali nelle carte finali, relative alla regola OFM. Cf. A. Maier, Codices Burghesiani Bibliothecae Vaticanae, Città del Vat. (Studi e testi 170) 1952, 290-92. Const. OP ff. 8r-18v: conosce 18 province in II, 4-5 (1303); ha emendamento costituzionale 1308 in I, 20 (MOPH IV, 32/3-6), 1316 in II, 5 (MOPH IV, 87/20-26); non ha emendamenti successivi.

Annoto soltanto l'addizione confermata dal capitolo generale 1328: «Quod si magister ordinis sive capitulum generale aliquem fratrem illius provincie vicarium instituerit in eadem, volumus ipsum vicarium in predicta electione vocem habere» (MOPH IV, 177/23-27); disposizioni sugli aventi diritto al voto attivo, che precedono immediatamente quelle qui di seguito riportate.

Constitutiones OP, dist. II c. 3, De electione prioris provincialis, BAV, Borgh. 242, f. 13va-b:

§ 5. Tres autem priores conventuales qui primitus habitum nostri ordinis susceperunt, disquirant et requirant vota fratrum. Unus autem de illis duobus electoribus illo anno in socium prioris conventualis ad provinciale capitulum eligatur, si tunc fuerit celebrandum. Quod si electores vel eorum alterum impediri contigerit ante quam iter ad eundum ad electionem arripuerint, conventus alium vel alios possit eligere loco ipsorum qui fuerunt impediti. Idem dicimus de socio prioris conventualis euntis ad capitulum provinciale electo.

§ 6. Statuimus ut prior provincialis in capitulo generali a magistro et diffinitoribus premissa diligenti examinatione confirmetur vel amoveatur. Poterit nichilominus eum magister ordinis confirmare vel amovere. Quod si ordo magistrum non habuerit, tres de ipsis electoribus aliis ab electo, qui primitus habitum nostri ordinis susceperunt, ipsum confirmandi et conpellendi ad officium habeant potestatem. Quod si non concordaverint, duorum sententia prevalebit. Si vero electum non confirmaverint, ab eisdem electoribus ad electionem iterum procedatur, et ad tres antiquiores secundum formam predictam confirmatio pertinebit. Si autem magistrum ordinis mori vel amoveri contigerit ante quam electio ad ipsum pervenerit vel quam electum confirmet, in hoc casu tantum ad vicarium ordinis confirmatio pertinebit. Si vero post confirmationem, ante quam ad electum confirmatio ipsa pervenerit, magistrum mori vel amoveri contigerit, nichilominus confirmatio suum sortiatur effectum.

■ Il brano «Si autem magistrum ordinis mori vel amoveri… nichilominus confirmatio suum sortiatur effectum» è addizione costituzionale 1303: MOPH III, 320/1-8.

Il capitolo generale 1343 prima, poi efficacemente quello del 1346 aveva avviato l'iter d'un emendamento costituzionale, definitivamente confermato nel 1348. Stante la vacanza della suprema magistratura dell'ordine, il provinciale eletto vien confermato non più da membri del collegio elettivo (normativa del 1258, MOPH III, 90/8-16)  -  conferma risultata paludosa nell'area[15], macchinosa nel percorso  -  ma da un'istanza esterna, dal vicario dell'ordine.

Iter costituzionale: MOPH IV, 285/17-24 (1343 incoatio), 293/23-29 (1344 approbatio); nessun cap. gen. nel 1345 a motivo del decesso di maestro Pietro de Baume-les-Dames; 307/6-8 (1346 incoatio), 313/2-4 (1347 approbatio), 322/7-10 (1348, «et hec habet tria capitula»). Un esemplare caso d'esercizio costituzionale dell'ordine, con riscontro esterno e in risposta a dissidi in corso ai vertici amministrativi delle province.

Il corpo centrale di § 6, sopra in corsivo, risultò così semplificato: «(…). Poterit nichilominus eum magister ordinis confirmare vel amovere. Quod si ordo magistrum non habuerit, ad vicarium ordinis confirmacio pertinebit. Si vero post confirmationem…». Sull'esemplare di costituzioni in vigore intorno al 1333, Siena Bibl. comunale F.VI.3, ff. 127r-162r (xiv med), l'aggiornamento non s'è accontentato d'espungere o di chiudere tra va-cat il brano abrogato dal capitolo 1348 ma l'ha efficacemente eraso, ed integrato al margine il sostitutivo ad vicarium ordinis confirmatio pertinebit (f. 145r).

■ Leggibile in edizioni che fotografano le costituzioni degli anni 1358-63: G.R. Galbraith, The constitution of the dominican order, 1216 to 1360, Manchester 1925, 231; W. Hood, Fra Angelico at San Marco, New Haven - London 1993, 285a; pp. 279-90 riproducono BNF, Conv. soppr. J.IX.24, ff. 153-207v (non Conv. soppr. J.IX.8: p. 322 n. 1); «Whatever the exact date of the manuscript, the text is close to that used by Fra Angelico <† 1455> and his brethren… in the mid-fifteenth century», p. 279 senza motivare. No di certo. Il testo di II, 4-5 conosce 18 province (post 1303), ignora Trinacria 1378 e Dalmatia 1380-88; II, 7 non ha addizione costituzionale 1363 (MOPH IV, 398/10-18), né II, 17 del 1374 (MOPH IV, 426-27); assente II, 18 (1402); mentre II, 3 reca addizione 1357 ed emendamento 1358 (MOPH IV, 375/30-36, 382/11-18). Conv. soppr. J.IX.24 tramanda costituzioni in vigore negli anni 1358-63; anteriori d'un quindicennio a quelle di BAV, Vat. lat. 7658, ff. 139r-184v (1375 ca.). La datazione d'un ms non data le opere da esso trasmesse!

«Secundum antiquarum constitutionum tenorem», diceva il cronista fiorentino nella biografia di Giovanni dei Pilastri, deceduto tra settembre 1347 e aprile 1348. Tra cadenze temporali sorprendentemente raccorciate. Perché qualsiasi costituzione, foss'anche di "ier l'altro", era antiqua constitutio a petto di quella "ora" vigente. Contrariamente alle nostre assuefazioni lessicali e bibliografiche.

g) Nella cancelleria provinciale prestano servizio frati esperti in diritto, ars dictaminis, copia professionale. Francesco di Bernadino da Orvieto, in religione dal 1287, deceduto il 12.VI.1329: «Hic quia fuit dotatus bonitatibus et gratiis pluribus, extitit in romana curia sotius procuratoris nostri ordinis longo tempore necnon cum priore provinciali nostre provincie ex eo quod in sua scriptura et dictamine gratus illis erat».

Cr Ov 73; in ed. 106 leggi Franciscus Bernadini non Bernardini; ricompare Berradini in assimilazione progressiva caratteristica dell'area (G. Rohlfs, Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti. Fonetica, Torino 1966, 340): Bolsena 4.I.1318, «fr. Franciscus Berradini de Urbeveteri, fr. Iohannes Matthei <Caccia> de Urbeveteri» OP (ed. G. Sansedoni, Vita del beato Ambrosio Sansedoni da Siena, Roma 1611, 230), sebbene a monte potesse avere il formalizzato Bernardinus (M. Rossi Caponeri - L. Riccetti, Chiese e conventi degli ordini mendicanti in Umbria nei sec. XIII-XIV. Archivi di Orvieto, Perugia 1987, 77: 9.XII.1294).

Bonfantino di Pazzo dei Bonfantini da Firenze, in religione dal 1288, † marzo 1338: «Fuit etiam bonus dictator et scriptor, propter quod et multorum provincialium sotius extitit, literarum conventus compositor et scriptor» (Cr SMN n° 280). Lotto di messer Ottavante dei Rigaletti da Firenze, in religione dal 1310, † 6.VI.1348: «Hic Bononie de studio iuris civilis receptus ad ordinem. Aliquandiu fuit de sotietate fratrum peregrinantium inter gentes; tandem reversus Florentiam, cum esset pulcer dictator et scriptor, plurium provincialium sotius factus est» (Cr SMN n° 348, dove in ed. correggi anche consumatis in ordine annis xxxviij, non XXXVII). Lo ritroviamo, fra Lotto, collettore delle contribuzioni conventuali alle casse provinciali (MOPH XX, 318/19: 1339; 330/4-5: 1340).


[10] MOPH XX, 330/10-26 (1341), 338/19-24 (1341), 340-41 (1342), 341/12-30 (1342 con riferimento a CP 1341), 342-43 (1342); IV, 283/25-32 (1342), 304/3-16 (1344).

[15] Non necessariamente perché dal basso, visto che aveva retto per ben novant'anni, piuttosto perché nel Trecento inoltrato i processi selettivi del ceto dirigente sembrano turbati da pressioni esterne, consortili o signorili, sia laiche che ecclesiastiche.


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