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(iv) f. 6r: Isti sunt libri quorum proprietas spectat ad Romanam provinciam.

Una medesima mano scrive originariamente rubriche i-iv (tutto entro l'attuale 2° fascicolo)  nel caso di Isti sunt libri, l'intera lista libraria della pagina. Collaziona A, N, P, coda inferiore di g (qui in verità chiude in sottorigo più economicamente girando dal basso in alto  nelle liste conventi e monasteri il maggior spazio a disposizione le consente più ampia curva calligrafica a chiusura in basso?)  complemento a destra della sezione superiore di l, b. Redazione della lista libraria confinata entro gli anni '30 del Trecento  concorde con le liste dei conventi e monasteri, che vogliono anch'esse il medesimo decennio.

ff. 6r, 4v, 5v: Sottoscrizioni autografe dei provinciali alla lista dei libri della provincia. Mani diverse, coeve all'attestazione, dal 1342 al 1411  tutte scrivono minuscola documentaria.

Rubrica e sottoscrizioni studiate specificamente più oltre.

(v) ff. 6v-8r: Cronicha magistrorum ordinis.

Un'unica mano, anch'essa in minuscola documentaria ma diversa dalle precedenti (confronta g, prolungamenti sottorigo), avvia sia Cronicha magistrorum ff. 6v-7r (blocco n° 1-16 fino a Ugo de Vaucemain, «obiit Moiijcxl», di fatto † agosto 1341) che Cronica provincialium f. 11r-v (fino a Stephanus de Cumba e Iohannes de Sancto Iuvenali, 1369-70 ca.;  ignoro ripassi e minuscoli complementi d'altre mani); e a ff. 31r-32r trascrive la bolla di Benedetto XII, Avignone 17.VI.1335. Nota S maiuscola, g, nota tironiana 7, x. Lavora nel medio Trecento. La sottoscrizione autografa «Ego fr. Stephanus de Cumba…» (1370) alla lista libraria di f. 6r non sarebbe retrocessa a f. 5v se f. 6v non fosse già stato occupato da scrittura.

Una seconda mano redige (a inizio Quattrocento?) le notizie n° 17-24 dei maestri dell'ordine, da Geraldus de provincia tholosana (1342) a Thomas de Firmo… electus… in Utino M°cccc°j°, cui altra mano appende Obiit Ianue Mccccxiiij die xviiij martii. Altri aggiornano fino al n° 27 (1450).

(vi) ff. 8v-9v: Cardinales ex ordine Praedicatorum assumpti.

Rubrica aggiunta tardivamente, da un'unica mano quattro-cinquecentesca. Si riserva due righi per ogni nominativo, con indicazione del titolo cardinalizio e luogo di sepoltura. Arresta il lavoro a n° 24 Iohannes de Ragusio († 1443).

ff. 10v, 32v-34v, 105v. Utilizzando queste carte interstiziali delle rubriche e ancora bianche, nel 1380 fra Giovanni dei Maiensi da Viterbo vi raccoglie notizie catalogistiche sul convento viterbese Santa Maria in Gradi; arruffate e commiste, hanno riscosso credito superiore al merito. In Viterbo il libro era depositato in quegli anni: «et librum hunc reposui in capsa communis librarie» (f. 32v). Per breve tempo, se Domenico da Peccioli (Pisa) e Iacopo degli Altoviti fiorentino vi lasciano ripetute testimonianze autografe del loro provincialato (1378-88). Sullo scorcio del Quattrocento fra Giovanni Nanni da Viterbo chiosa di proprio pugno le note del Maiensi, in ricerca fervida e finanche allucinata delle origini mitiche della propria città; il libro ancora in Viterbo a seguito del viterbese Ludovico d'Angelo?, provinciale nel decennio 1484-94 (f. 12r n° Lx).

Cronaca antica di Santa Maria in Gradi di Viterbo..., AFP 65 (1995) 189-214. Su Giovanni Nanni (ib. 197-204) integra con E. Fumagalli, Un falso tardo-quattrocentesco: le pseudo-Catone di Annio da Viterbo, AA. VV., Vestigia. Studi in onore di Giuseppe Billanovich, Roma (Storia e lett. 162) 1984, I, 337-63 (mia cartella, Iohs Nannis de Viterbio).

(vii) ff. 11r-12r, 10r: Cronica provincialium Romane provincie.

Chi avvia la rubrica (vedi sopra Cronicha magistrorum ordinis) perviene fino a Stephanus de Cumba e Iohannes de Sancto Iuvenali, intorno agli anni 1369-70. Semplice lista nominativa e numero seriale di successione; qualche tentativo si riscrittura e minuti complementi posteriori. Altre mani, passando dalla nuda lista nominativa a breve notizia cronografica dal n° 50 (1437), proseguono in f. 12r; esauriti anche gli spazi marginali della carta, retrocedono a f. 10r. Il tutto protratto fino a inizio Cinquecento, provinciale n° Lxiiij fr. Sebastianus Angeli de Perusia (1510-15).

(viii) f. 12v: Quantitas contributionis que singulos conventus contingit hec est. In primis:

<Quantitas contributionis singulorum conventuum>

1) < *  * >um Sancte Anne de Sardinia florenos decem[85]
2) Conventum Sareçanensem florenos tres
3) Conventum Pisanum florenos quindecim
4) Conventum Lucanum florenos novem
5)  Conventum Pistoriensem florenos sex
6) Conventum Pratensem florenos sex
7) Conventum Florentinum florenos viginti
8) Conventum Sancti Miniatis florenos tres
9) Conventum Sancti Geminiani florenos tres
10) Conventum Senensem florenos quindecim
11) Conventum Aretinum florenos septem
12) Conventum Castellanum florenos quatuor
13) Conventum Cortoniensem florenos quatuor
14) Conventum Perusinum florenos quindecim
15) Conventum Eugubinum florenos octo
16) Conventum Tudertinum florenos octo
17) Conventum Narniensem florenos sex
18) Conventum Mevenatem florenos quatuor
19)  Conventum Fulginatem florenos quatuor
20) Conventum Spoletanum florenos septem
21) Conventum Reatinum florenos septem
22) Conventum Urbevetanum florenos undecim
23) Conventum Viterbiensem florenos undecim
24) Conventum Sancte Marie super Minervam florenos quindecim
25) Conventum Sancte Sabine florenos quatuor
26) Conventum Ananinum florenos quinque
27) Conventum Tyburtinum florenos tres
28) Conventum Terracenensem florenos quatuor
     

Un'unica mano, regolatissima libraria primotrecentesca, verga l'intera lista Quantitas contributionis (a chiusa del quinione ff. 3-12) e le tabule al primitivo nucleo del codice ovvero ai Privilegia ordinis. I conventi di Quantitas contributionis (in senso geografico nord-sud) includono San Miniato (1329-30), San Gimignano (1329-31), Terracina (1318), le più recenti istituzioni. Originariamente anche <Convent>um Sancte Anne de Sardinia, primo della lista  successivamente in parte eraso e barrato. Cagliari, convento formale 1310, passa tra 1333 e 1338 alla provincia d'Aragona, a seguito dell'annessione dell'isola al regno aragonese, come stabilito sopra a proposito della lista conventuale di f. 4r  ignorato dalla susseguente nuova contribuzione del provinciale Piero degli Strozzi. Non compare Priverno (1343). Quantitas contributionis fotografa la geografia conventuale della provincia Romana del 1330-35, insieme con la capacità contributiva dei singoli conventi  redatta anteriormente, benché di poco, alla lista conventuale di f. 4r che ignora il convento sardo.

Fiorini 217 il gettito totale previsto per le casse provincializie. I contribuenti più ricchi: Firenze 20 fiorini, Pisa Siena Perugia Ninerva 15, Orvieto Viterbo 11, Lucca 9 ecc. I territori conventuali suddivisi in tre collettorie facenti capo rispettivamente alla Minerva di Roma, Perugia e Firenze  contributo da devolvere in due soluzioni annuali, Natale e Pasqua (MOPH XX, 318/12-19: 1339; 329-30: 1340; 348/19-25: 1343). A continuazione del rigo rubricale Quantitas contributionis, ma oltre l'area scrittoria verso il margine destro, si legge flor(eni) ccvi (ccvii?). Son venuti meno nel frattempo i 10 di Cagliari? Lo aggiunge altra mano (confronta i nessi di flor. e la s finale), libraria trecentesca anch'essa. La medesima che sul margine sinistro apre in colonna una tassazione ridotta, Quantitas nove contributionis quam diminuit magister Petrus. flor(eni) clxvi, con notazione numerale rispondente al convento della lista preesistente. Sorvola il primo  -  il cagliaritano passato nel frattempo all'Aragona  -  e inizia ritassando il secondo, Sarzana ij, poi Pisa xij, ecc. La registrazione della nuova tassa sul nostro codice suppone il magistero in teologia del fiorentino Piero degli Strozzi (magister Petrus), conseguito in Parigi febbraio-marzo 1342 (Piana 50. MOPH XXII, 140 n. 4); a favore dunque dei tempi del suo secondo provincialato 1345-56. Ma a rigore non si può escludere che la disposizione amministrativa, adottata sullo scorcio del primo provincialato di Piero 1333-38, fosse stata riportata con qualche ritardo sul Liber privilegiorum; ignora anch'essa infatti il convento Priverno (1343).

■ Per gli estremi del secondo provincialato ignora Masetti, Monumenta I, 330, e vedi Necr. I, 505-11  SOPMÆ IV, 239. Volterra 2.V.1356, Filippo Belforti vesc. di Volterra: «patri fr. Petro de Strocis de Florentia, sacre theologie magistro ac in Romana provincia fratrum ordinis Predicatorum priori provinciali, amicho karissimo»  lo sollecita ad appoggiare presso Simone <da Langres> maestro dell'ordine domenicano la richiesta d'assegnare un religoso in socio a fr. Paolo <dei Bilenci> da Firenze OP vesc. calcedonense, coadiutore di Volterra  consegni la lettera per Simone «fratribus vestris euntibus ad capitulum generale traddatis et imponatis eisdem ut sollicitudine debita eas assignent et responsivam procurent cum obtentu gratie supradicte» (Volterra, Bibl. Guarnacci ms 5832 (LII.6.6), Registrum omnium literarum dni Philippi de Belfortibus episcopi vulterrani, ff. 95v-96r).

(ix) ff. 13r-20r (I), 25r-30v (II): Tavole ai Privilegia ordinis. Tavola I inizia su f. 13r, primo dell'attuale 3° fascicolo  tavola II inizia su f. 25r, primo del 4° fascicolo. A fine del singolo lapidario regesto, si annota Bullat(um) Pisis Perusii ecc., oppure magister ordinis, procurator: convento o ufficiale che serba esemplare della lettera pontificia; autentico o autenticato, «sive sint cum bulla papali seu alias in autentica forma» stando alle minuziose istruzioni sui privilegia dettate ai priori dal capitolo 1343 (MOPH XX, 343/11-24), e come riscontriamo nei testimoni diplomatici.

Esempi. «Quod episcopi lucanus senensis perusinus et reatinus sunt conservatores privilegiorum nostrorum quo ad fratres Romane provincie. Bullatum Senis et Luce. Benedictus. Clxxvj» (f. 19v), relativo testo f. 87r-v. Un esemplare della bolla (proveniente da convento OP) ASV, Fondo Domenicani n° 135 (Bened. XI, Laterano 10.III.1304) «venerabilibus fratribus lucano senensi perusino et reatino episcopis salutem. Super egenum nuper intendentes…». Cf. ASF, SMN 16.IV.1311: «Frater Rogerius miseratione divina senensis episcopus et iudex delegatus ac conservator a sede apostolica deputatus fratribus OP in Romana provincia privilegiorum et immunitatum… (a testimonianza alla fine incorpora la bolla Super egenum di Bened. XI, 10.III.1304)… Datum Senis in aula episcopali anno Domini 1311, indict. IX, die 16 aprelis». Anche Arch. di Stato di Rieti, Raccolte e miscell., S. Domenico n° 9 (Siena 10.VI.1306) incorpora Bened. XI, 10.III.1304.

ASV, Fondo Domenicani n° 143 (Orvieto, cap. provinciale 1344): «Universis presentes licteras inspecturis notifico ego fr. Andreas de Gallo, fratrum OP in Romana provincia prior provincialis indignus, me recepisse licteras in<* *>lusi tenoris munitas sigillo pendenti reverendi patris fratris Petri magistri ordinis nostri, quarum tenor talis est»  maestro Pietro de Baume-les-Dames a sua volta, dal cap. gen. Le Puy-en-Velay 23.V.1344, attesta autenticità e notifica ai frati lettera di Clemente VI, Avignone 6.II.1344. «In quorum omnium premissorum et robur testimonium atque fidem, sigillum nostrum in pendenti duximus apponendum. Datum in Urbeveteri in nostro provinciali capitulo anno quo supra».

Numerazione seriale delle bolle raccorda tavole con testo  guida alla consultazione e al rapido reperimento di quanto compendiato nel regesto.

(x) ff. 35r-104v: Privilegia ordinis. Silloge dei diplomi papali concernenti l'ordine dei Predicatori e relativi privilegi, con speciale interesse all'area amministrativa della provincia Romana, specie per i monasteri affidati alla cura della provincia. Mani molteplici al lavoro di trascrizione, tutte in minuscola documentaria di primo Trecento.

Lettere secondo ordine cronologico di papato (con qualche irregolarità, ff. 74v ss) a partire da Onorio III (1216-27). Includono Benedetto XI (1303-04) e l'incipiente papato di Clemente V, Lione 11.I.1306 (f. 80r-v); Celestino V divide la provincia Romana creando quella del Regno, 1.IX.1294 (ff. 88r-89r); ancora Clem. V, dalla sola data topica Lugduni (1306), sono quelle rubricate 189-191 (ff. 92r-93r). Mentre l'ultima di questo blocco originario n° 192 Clemens episcopus dilecto filio Armengaudo militi (f. 93r-v) e ultima censita dalla tabula (f. 30v: Responsio data petenti consilium), va identificata Clem. IV da Perugia 19.IV.1266 (bolle di questo papa in ff. 63v-70r). Dopo stacco di mezzo rigo a fine lettera ad Armengaudo (= Ermengaudus Leuterii Castrensis (Castres, Tarn) OP, † 1286: MOPH XXIV, 292a: 1271-86), la stessa mano aggiunge: «Ambo isti scilicet pater et filius ordinem nostrum intraverunt et professi sunt, et filius vivebat adhuc anno Domini M°c°c°c°v° in augusto» (f. 93v). E qui, su f. 93v ultimo di fascicolo 10°, si arresta il primitivo blocco di lettere pontificie ff. 35r-93v. Limite documentario della compilazione coincidente col trasferimento della sede papale ad Avignone. La mezza carta rimasta bianca sarà tardivamente utilizzata da altra mano per una inserzione volante, Bened. XII, Avignone 12.VII.1335.

Attuale ultimo fascicolo, quinione ff. 94-105, fisicamente alquanto difforme dai precedenti. I ff. 98r-103r tramandano in regolare minuscola trecentesca un blocco omogeneo di regesti pontifici relativi al monastero romano San Sisto; anch'essi privilegia, nel lessico del tempo:

«et quia sic aprobatus fuit de mangna honestate et sincerissima vita, venerabilis pater magister et prior provincialis nostre provincie voluerunt ipsum <scil. fr. Hugolinum de Aviriano seu de Arce † 1344> habere curam super monasteria nostra in quantum se extendunt privilegia ordinis ad spiritualia, scilicet ipsas informandas et corrigendas ut sibi videretur expediens esse» (Cr Ov 86, ed. 120-21). Poco dopo «Fuit etiam prior in Tibure, Cortone et Ananie»: Corneto di ed. 121, anziché Cortone, crea un convento inesistente.

Fino a Benedetto XI (15.XII.1303): ed. VL.J. Koudelka, Le «Monasterium Tempuli» et la fondation dominicaine de San Sisto, AFP 31 (1961) 72-81. Materiale, c'è da credere, non facente parte della primitiva silloge pontificia del codice: per la difformità fisica del quinione, non del tutto rimossa dalla rifilatura; perché né prima né seconda tavola ne censiscono il contenuto; perché, dettato da differenti criteri documentaristici, non riproduce le lettere papali ma ne redige sostanzioso regesto del dispositivo legale. Quinione sopravvenuto però di buonora. Potrebbe avere a monte la compilazione di Benedetto da Montefiascone degli anni 1315-18 (Koudelka, Le «Monasterium Tempuli»… 42-43). Una copia del lavoro di fra Benedetto appesa successivamente al prontuario dei provinciali quale appendice documentaria del monastero romano? Le carte eccedenti rimaste bianche furono riempite da mani di poco posteriori con lettere dei papi Innocenzo VI (1358), Giovanni XXII (1317, 1325), Urbano V (1367), da metà f. 103r a f. 104v  chiuse in f. 105v dalle note memoriali 1380 di Giovanni dei Maiensi.

E ricordiamo altre inserzioni estemporanee che sfruttano pagine di transizione:

a) ff. 20v-21r (Martino V, Firenze 19.II.1420), mano quattrocentesca;

b) ff. 21v-22r (Martino V, Roma 9.IV.1426), mano cinquecentesca; 

c) ff. 31r-32r (Bened. XII, Avignone 17.VI.1335) della stessa mano trecentesca che avvia la Cronicha magistrorum ordinis ff. 6v-7r;

d) un'unica mano tardo-trecentesca trascrive f. 93v (Bened. XII, Avignone 12.VII.1335), ff. 94r-97v (Clem. VI, Avignone 24.IX.1346), f. 97v (Giov. XXII, Avignone 14.II.1317).


[85] Entrata parzialmente erasa e barrata. Numerazione seriale mia.


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