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La prima volta che i genitori e qualche fratello vennero a trovare Angela quasi mi commuovevo per il grande amore che mostravano per la figlia, come fosse l’unica speranza per loro, riponevano tanti sogni in lei.

Sollevo la testa dal cuscino, ancora insonnolita, e vedo a fianco a me, nel letto di Angela qualcuno che non è lei, ha i capelli neri, ma non riesco a vederle il volto perché è girata dall’altro lato. Nel frattempo sento una gran confusione provenire dal soggiorno. Mi vesto in un baleno ed entro in cucina: la casa è invasa da persone. Erano partiti il mattino alle cinque con due macchine, il papà, la mamma, la nonna, due zii e alcuni fra sorelle e fratelli di Angela. Non avevano chiuso occhio durante la notte precedente per l’agitazione di dover  affrontare il viaggio, e, una delle sorelle stava riposando nel letto di Angela.

L’amore di questi genitori, che non hanno nulla eppure hanno tutto, é smisurato. Ci riempirono la casa di ogni cosa, tutti prodotti caserecci. Angela cerca di risparmiare su ogni cosa, anche sul riscaldamento. Venendolo a sapere la mamma si arrabbiò tanto dicendo che la salute è la prima cosa e che non le sarebbe mai dovuto mancare nulla, lei non doveva preoccuparsi, doveva stare solo tranquilla.

Sembrano persone d’altri tempi per il modo di pensare e per l’abbigliamento. Due dei fratelli e un loro amico, della mia stessa età, sono vestiti in modo scandaloso, pettinature e mocassini con le campanelle davanti, non ne vedevo simili da anni.

Il pomeriggio siamo usciti tutti insieme e, passeggiando per le strade del centro, si stupivano di ogni cosa. Restavano allibiti di fronte ai negozi e ai prezzi delle vetrine, di fronte al modo di vestire dei ragazzi che passavano, insomma sembravano provenire da un altro mondo, lontano anni luce dal nostro, eppure sono solo due ore di macchina.

Quando i suoi vennero a sapere che non usciva mai per non perder tempo e per stare in casa a studiare ci rimasero malissimo, lei era là anche per divertirsi, conoscere gente nuova e non doveva preoccuparsi del denaro.

Andando all'università, uscendo con persone differenti ti rendi conto di come tutto è strano. Persone benestanti e che hanno una certa disponibilità sono tirchi da morire, non cacciano i soldi nemmeno per un caffè, fanno caso pure agli spiccioli; altri, che, pur  avendo  poco, cercano comunque di condividere quel nulla.

La semplicità, la bontà, l’onestà di queste persone mi sconvolge. Non hanno nulla, ma hanno ciò che conta di più: un cuore enorme.

Angela sembra venire da un altro pianeta, ha l’ingenuità e l’inesperienza di un pulcino il cui guscio si è appena schiuso, non ha idea di cosa ci sia là fuori, perché finora è stato protetto. Per Angela è assurdo andare in disco e rientrare a tarda notte, non lo ha mai fatto, nel suo paese chi lo fa è considerata una poco di buono. Non vede l’ora che venga la domenica per andare a messa e uscire di casa, vestirsi elegante e fare la passeggiata in piazza, ingioiellandosi con tutte le collane e anelli che ha. Non c’è nulla di sbagliato in questo, ma non dovrebbero essere le uniche cose che le rendono piacevole la vita.

“Angela, ho invitato un po’ di amici stasera a cena, se per te va bene”. Mi guarda come se avesse visto dietro di me un leone pronto a sbranarla, e per il terrore non ha il coraggio di parlare, poi una smorfia e un timido suono nasale.

“Allora sei d’accordo?”

“Tanto io non ci sono, vado da Maria a studiare”, è la sua risposta un po’ titubante.

“Come a studiare? Ma se hai dato l’esame ieri e non abbiamo nemmeno festeggiato? È un modo come un altro per stare tutti insieme e divertirci un po’, ti prego, fallo per me, lo so che lo vuoi anche tu”.

"No, ho già deciso, grazie".

Che delusione, pensavo che sarei riuscita a convincerla e invece, no.

Maria è la prima amica che ha conosciuto qui, una gatta morta. Ho un sesto senso per le persone, riesco subito a percepire la falsità della gente, e questa Maria, sotto l’aspetto di ragazza ingenua e timida è una vera opportunista, peccato che Angela ancora non lo capisca. Scrocca cene e pranzi ogni giorno e col cavolo che ci ha invitate una volta da lei, comunque, la cosa che non digerisco sono i suoi sguardi di disapprovo e di presa in giro.

“Ok, Angy, ci vediamo più tardi, non fare tardi a studiare e non ti stancare”.

A casa c’è un po’ di gente, mangiamo, chiacchieriamo e ci divertiamo a raccontare barzellette o aneddoti accaduti un po’ strambi.

“Drin, drin”  un mio amico apre la porta e si trova davanti Angela.

La sua carnagione bianchissima diventa subito rossiccia, come se una vampata di calore l’avesse avvolta. Nel vedere tanta gente resta un po’ imbambolata, e, dopo un attimo di titubanza passa in mezzo a noi vergognosa con la testa bassa e va in camera. Aspetto che esca da un momento all’altro, ma di Angela nemmeno la traccia.

Apro la porta della camera all’improvviso e, senza volerlo mi accorgo di averle appena dato uno strattone. Mi guarda come una bimba che ha appena rubato i biscotti ancora caldi che la mamma invece ha detto di non mangiare. È là, dietro la porta immobile, non sa cosa dire.

“Hei, che fai, vieni con noi, i miei amici vogliono conoscerti”. Sembra non stare in sé dalla gioia, ma come al solito non si scompone più di tanto, fa trasparire un sorrisetto di timida approvazione.

Da allora io ed Angela siamo diventate molto amiche, guai a chi ci separa, lei è più aperta, più spontanea, inizia ad  uscire con me e i miei amici. Si diverte, ride e io ne sono felicissima. Sai quando una persona cambia dal giorno alla notte?

Ho un rispetto smisurato per lei, per il senso di responsabilità in tutte le cose che fa. Per me ha un affetto enorme e io ricambio con tutto il cuore. Devo molto ad Angela e alla sua famiglia. Grazie a queste persone ho capito che l'umiltà e la bontà sono essenziali, ti fanno vivere meglio, con serenità e tranquillità.

Questi anni trascorsi a Pescara sono stati ineguagliabili, a parte l’inizio un po’ duro per entrare pienamente nel meccanismo universitario, in quanto sei tu che devi gestirti, non c’è nessuno che ti controlli.

Non ci sono i genitori che 'ti rompono le scatole' costringendoti a studiare, a mangiare, ad andare a letto presto di notte e a svegliarti presto al mattino. D'altro canto, senza di loro si rischia davvero di scambiare il giorno con la notte.

I week end passati fuori mi danno una carica eccezionale. Non riesco a studiare e basta, ogni tanto devo evadere. Dopo un po’, vivere nello stesso posto, frequentare sempre la stessa gente diventa monotono e deprimente, quindi ho bisogno di cambiare aria.

Fra noi studenti c’è l’abitudine di farci visita, così ogni tanto parto e vado a trovare le mie amiche a Roma, a Teramo, a L’Aquila anche perché basta poco per raggiungerle. Altre volte vado a Bologna -dove studia Paola una mia carissima amica- ma non così spesso, che mi scoccia spararmi un viaggio di cinque ore in treno, benché adori questa città, è multirazziale come Roma, ma non così caotica.

Ogni città ha determinati giorni della settimana dedicati alle serate universitarie, e, in diversi locali si balla, ci si diverte e si fa festa fino a tarda notte, addirittura fino al mattino seguente. Usciti dal locale si va a fare colazione e, non c’è nulla di più appagante di un cappuccino e un cornetto ancora caldo da mettere sotto i denti dopo un’intera notte a ballare e dopo aver speso molte energie.

Talvolta non basta una sana colazione prima di andare a dormire.

Il languorino è talmente forte da essere sedato solo con un appetitoso piatto di spaghetti.

In genere si va tutti a casa nostra dato che è enorme.

Da  primavera inoltrata, o comunque quando il tempo lo permette ci posizioniamo sul nostro terrazzo, è immenso, gira tutt’intorno la casa, stando seduti si vede proprio davanti uno scorcio di mare azzurro e una palma enorme.

Chiudi un attimo gli occhi…

li riapri, ti estranei dal resto…… patapluff, sei a Beverly Hills.

Poi, quando in estate inoltrata la stagione è iniziata a pieno ritmo senti sulla pelle la musica latina dello stabilimento di fronte ed è piacevole stare lì, sulla spiaggia baciata dal sole, accarezzata dalla leggera brezza che ti sfiora la pelle, senza pensare a nulla, solo trasportata dal ritmo caliente di salsa e merengue.

Ma, il drin drin del telefono o lo scampanellio fanno presto a riportarti alla realtà non deludente, ma totalmente diversa da quella in cui ti eri appena calata.

Studiare all’università è bello. Tra le altre cose conosci tanta di quella gente, così, per caso e, alcune di queste persone ti restano dentro per sempre. Certi loro atteggiamenti, parole, modi di dire, espressioni dialettali, gesti, sorrisi, diventano parte di te. Con alcuni si instaura un rapporto così sincero che stenti quasi a comprendere.

Così, per caso ti ritrovi a parlare con perfetti sconosciuti, ma coi quali hai così tanto in comune che ti senti capita come mai prima e ti sembra di conoscerli da sempre.

Per carattere faccio amicizia molto facilmente. Sono una gran chiacchierona, molto vivace, parlo sempre ad alta voce, quasi grido. Mi capita anche per strada di chiacchierare da sola, mi faccio il promemoria delle cose da fare per non dimenticare nulla visto che sono un po’ sbadatella. Penso spesso ad alta voce, a casa, però, è ammesso, tanto nessuno mi sente, ma gli estranei pensano che soffra di qualche squilibrio, anche perché, quando mi rendo conto di essere osservata, non riesco a trattenermi e rido da sola, come una matta. No, non sono matta, ho solo la testa fra le nuvole.

Uno dei primi ragazzi che ho conosciuto è Francesco, un amico di Angela, il quale all’inizio non mi piaceva molto, robusto, capelli neri molto folti, direi quasi scapigliati, trasandato, senza un minimo di cura nel vestire. Da quando lo conosco porta sempre i soliti mocassini orrendi le cui suole fanno un fastidiosissimo rumore e lo stesso giubbino. Indossa solo maglioncini, perché dice che non gli si crea di stirarsi le camicie. A prima vista pensi che è uno bruttino, trascurato, ma se lo rifletti ha un bel viso, peccato coperto dalla barba incolta, si stressa a radersi continuamente, quindi lo fa una volta al mese, se va bene. Ma pensandoci bene, meglio così, la barba maschera le guance grassocce che s'infuocano alla vista di qualche ragazza, per non parlare se gli rivolgono la parola. A quel punto inizia anche a balbettare. I capelli mossi sono leggermente lunghi da coprirgli gli occhi, sarebbe molto più alto se non andasse in giro sempre curvo, come fosse sofferente. Frà è una delle prime persone che ho conosciuto, é amico d’infanzia di Angela, dello stesso paese. Mi fa subito una brutta impressione, "sì, figurarsi, io, uscita di casa per incontrare gente nuova, bella e brillante, cosa devo farci con quello?"

Se viene a casa, cerco di essere gentile con lui quanto basta, ma nulla di più.

Quando è seduto a parlare con Angela lo osservo, è impacciato nel parlare, molto timido e goffo, se per sbaglio qualcuno fa qualche allusione particolare lui diventa rosso come un peperone e abbassa gli occhi. Il viso a parte la folta barba, è coperto da una couperose, è tutto rossiccio, il naso è a patata, grosso, la fronte bassa, gli occhi color nocciola sbiadito. Mi fa un po’ pena. Quando lo incontro per strada, faccio finta di non vederlo. Se è proprio inevitabile lo saluto e poi, con una scusa scappo via temendo che debba restare sola con lui e per questo non ci ho mai parlato più di tanto, a parte i soliti convenevoli.

Mi scoccia un po’ quando viene a casa a trovarci, soprattutto quando Angela non c’è, perché ci ha provato sia con me che con le mie amiche. Ogni tanto invita qualcuna di noi ad uscire tranne Angela, forse perché è del suo stesso paese e la conosce da bambina.

Spesso mi ha chiesto di uscire insieme e di andare a cena fuori. Non ci sarebbe niente di male ad uscire con un amico, ma con lui non mi va proprio, è pesante e poi sono strasicura che ci proverebbe.

Francesco è la contro figura di Alessandro, un mio amico di Pescara, bellissimo, alto, scuro di carnagione, super palestrato, viso splendido, fronte alta, spaziosa, spalle e testa sempre tese. Sciolto nel parlare, un vero incantatore, il suo italiano perfetto non ha nessuna cadenza pescarese o peggio ancora inflessioni dialettali. Tutto ciò che dice sembra averlo già sperimentato, qualsiasi argomento è ben conosciuto da lui. Cinema, arte, spettacolo, musica, nulla lo trova impreparato.

È molto gentile. Pensavo non ci fossero più persone che ti cedono il passo, che ti aprono la portiera, che ti fanno accomodare tendendoti la sedia.

È sempre premuroso, si preoccupa per tutto. Spesso passa a casa per salutarmi, per accertarsi che vada tutto bene, ed è capitato che si sia incontrato con Francesco – il grezzone- io e le mie amiche lo chiamiamo così, non è cattiveria, ma lo è veramente. Sono due ragazzi diversi, viaggiano su due  lunghezze d’onda completamente opposte. E appunto, quando s’incontrano, si sentono entrambi in imbarazzo, perché non sanno cosa dirsi, di che parlare.

Allora capisco che Ale inizia a scalpitare perché vuol andar via. Così usciamo e capita spesso di fermarci ai giardinetti sotto casa, c’è un po’ di verde, tutt’intorno panchine che, se si è fortunati, capita di trovare libere. Nel primo pomeriggio sono occupate da noi studenti che, dopo il caffè usciamo un attimino per prendere un po’ d’aria e rilassarci prima di affrontare un altro pomeriggio di studio. Ma questa sosta anziché rigenerarci ci mette una 'papagna' –mi piace molto questo termine, lo usa sempre un mio caro amico molisano e lo uso anch’io perché mi fa pensare a lui, sempre pieno di spirito e di verve, e poi rende perfettamente l’idea.


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