Maria Assunta Oddi

Non lasciarmi andare

disegno di Antonella Oddi

Prefazione di Romolo Liberale

GdC
editrice
Avezzano 2010

Copyleft © Emilioweb settembre 2011

Aprì il mio cuore

Aprì il mio cuore

alla bellezza eterna

il tuo incidere soave e onesto

al limitar degli anni miei innocenti

attimi lieti di giochi e di trastulli.

 

Sicché ancora nell'aspro tempo

del dolore e dei travagli

t'avvicini mesta con trascorse tenerezze

ad ispirare amore.

 

Come zeffiro di primavera

nel cielo incerto del tardo inverno

sorride luce l'aria novella

ad asciugare col velo diafano

di lacrime e rugiada

i tuoi e i miei svagati occhi

perle d'ora rilucenti

sul far della sera.

 

Se i tuoi pensieri fossero

candida carezza a rimestare

desideri silvestri

se sulle labbra disadorne

un sorriso di gelsomino selvatico

ponesse lo splendore dei puri

se le tue pupille tornassero

fulgide di lieta commozione

al mistero della vita

senza futili pene saresti

di nuovo pronta a generare i tuoi figli

madre per sempre.

(pp. 11-12)


Se il bruco

Se il bruco vive

nel boccio più caro

in oblio profondo

sognando fruscio d'ali

non s'arrende il desiderio

di risanarti perché nessuno

può saccheggiare amore

al cui sol pensare

si strugge il tempo

che ardendo langue

in versi eterni

come fiamma di candela

al tremolare dell'aria.

(p. 13)


Dov'è l'audacia

Dov'è l'audacia

del volo di Icaro

ad aprire l'aria

densa di vapore

con battere d'ali?

Nel balzo bruciò

l'ardente sole di piume

che come remi spezzati

affondarono senza lacci

nel vortice azzurro.

 

Se non concessero

gli dei alla passione

assediata dall'ombra

d'Orfeo ed Euridice

gioviale concordia

nemmeno il mio canto

d'amore affranto

potrà destare

memorie di vita.

 

La trama del destino

s'arrende ad inenarrabili leggi

ma non alla tenace

caparbietà nell'invocare

il tuo caro nome.

(p. 14)


DI LÀ DAI VETRI

Raggomitolata

come un gatto domestico

al modo dolce

davanti al focolare

ascolto il rumore

d'obliqui ruscelli

nella pioggia che batte

grigia di là dai vetri.

 

Assorta nell'aria stravolta

e decrepita sulla fiamma afra

di tenero abete penso

che sarebbe ragionevole

non desiderarti più

gettare acqua nella passionel

Oh agognato oblio!

 

Anche il cielo immoto

fuori dalla stanza

tornato sereno

ascolta arreso

la mite allegria del silenzio

che ancora parla con te.

(p. 15)


VIAGGIO

Come vela solitaria

solcherò tenace

rivolo nel fiume

i lucenti mari del sud

fino all'estrema

frontiera orientale

col fiato in gola

a cercar le tre melegrane

per te madre.

 

Nei flabelli di verde tenero

occhi di granato incandescente

aprono il cuore ai semi d'oro

specchiati sullo sguardo assonnato

di un cielo smorzato di stelle.

 

Ametiste d'eterna bellezza

lucerne arroventate di bucce

luminose come crisalidi

vegliano il mistero

della mtamorfosi d'atomi

in stille d'acqua e briciole di frutto.

 

Un solo morso e il sogno

grandioso e rutilante

della vita rinasce

tenero e brillante

sulle tue amate gote

tornate rosate

da un'altra givinezza.

Per te madre le tre melagrane.

(p. 16)


LE DUE LUNE

Lieta sarei

se potessi mettere

in fuga il male

e con la sua pena

le fosche paure

dei giorni.

 

Un salto estatico

nella vaghezza di un bimbo

smarrito nel sogno

di un volo tra terra e cielo.

 

C'è qualcosa di meraviglioso

nel conservare buoni pensieri

al levare del nuovo sole.

 

Prodigiosa cascata di suoni

argentino canto del pettirosso

sull'incanto delle due lune.

(p. 18)


Per rischiarare

Per rischiarare la notte

che porta via il mio cuore

su code d'ombra

è la tua vita

fiamma che arde

chiarore d'anima pura

pensiero loquace

canto sussurrato

angelica grazia

di celata gaiezza

tra capriole di nebbia.

(p. 19)


L'amore

Inalba di luce diafana

la terra oscura

che come ombra

addormentata tra stelle

riposa sull'orma

invisibile del cosmo.

Reca immensità di grappoli

pane fragrante di mughetto

acqua pura che mesce

dalle rocce infrangibili

sulla bocca altera

d'effimera giovinezza

desiderio di baciare.

Con passo di danza

sull'orlo dell'ultimo astro

trabocca sale e viole

accarezza la madreperla

dell'animo segreto

che aperto sulle ali

azzurrate di vanessa

sorride bellezza

accidia d'eterno.

Lievito del mio sangue

mancamento tremulo

d'estasi ed ebbrezza

ti abbandoni tenero

dentro le mie braccia

come mansueto bambino

che abbraccia con la madre

il mondo intero.

Un brivido

m'avvampa

e frange voci notturne

sullo scialle chiaro

del sole nascente.

Tra nuvole erranti

tempo perduto

e sinuose spirali di ricordi

annodano spole di luce

sulla sponda dell'alba.

(pp. 20-21)


San Lorenzo

Tu mi guardi e dai tuoi occhi

son fatta nuova creatura

come terra che rinverdisce

foglie e fiori alla novella primavera.

 

Magie di sorrisi

tra luccichii dei campi

sono teneri pensieri d'amore

rigati da stille di chhiari frammenti

a squarciare l'ardesia gelata d'ombra

con l'ultimo desiderio.

 

Sull'aia solcata d'immenso

ignaro il cuore afferra

la meraviglia dello stupore.

 

Ora con passi di seta chiara

come giada smagliante fora

l'argilla opaca del campo.

 

Nel tuo sguardo gioioso

accendo doni di miele e torno

ad essere creatura fanciulla

in libera uscita a violare nidi

nascosti tra i rovi di biancospino

a planare sullo smeraldo dei prati.

 

In silenzio l'attesa sperpera tempo

e libera voli voglie e sospiri.

Chissà se al cielo importa quale sogno

sta rischiarando le mie pupille?

 

All'improvviso nascondimento

della notte dietro le nubi

nessun filo d'erba oscilla

nessun bagliore sulle palpebre

assonnate trema mistero.

 

Oltre il buio un filo

di rapide galassie mi circonda

a sollevare il cancello delle ciglia

sgomento nei vaporosi labirinti

dei memorie feconde.

(pp. 22-23)


Canto in te

Canto in te, o madre celeste,

tutte le madri del mondo

nell'incanto inatteso che ti rese genitrice

del tuo creatore a svelare

l'universo nel mistero materno.

 

Dolcissima grazie per l'impeto

in piena delle tue lacrime

gocce di nuvola, perle d'amore

a consolare ogni vivente

con doni di grazie.

 

A lode tua ogni pensiero

strugge la mente sazia

solo di rimirarti tra le stelle

perché dimora il cielo

sul tuo viso di chiaro giglio.

 

Canto in te, o madre celeste,

tutte le madri del mondo

caldi grembi dove verdeggia

l'anima degli angeli.

Nei bimbi senza nome

senza casa né pane e amore

vedi il tuo Dio

e si compiace la gloria

degli innocenti.

 

S'apre disfatto al tuo apparire

lo scrigno del tempo

che s'adorna d'ogni fiore aperto

a diadema sull'alba nuova

a rivelar speranze d'eterno amore.

(p. 24)


Vita lunga a te

Innocente come il tempo

è il tuo lieto guardare

che accarezza nei miei anni

sembianze familiari di abbracci.

 

Come è dolce il ricordo

della primavera quando

l'inverno già bussa alle porte

col soffio gelato di muti albori.

 

Vita lunga a te!

Che gioconda sorridi

al tuo oggi e al mio

domani con spensierata

incoscienza.

 

Vita lunga a te!

Luce intatta di stelle

che brucia eterna

il mistero della notte.

(p. 26)


Hai fatto

Hai fatto del mondo casa mia

dolcissima madre

che apri l'universo nell'orto

dell'amore senza fine.

 

Oh morire tra ruscelli di viole

come languida sirena

nell'onda che va nell'onda che viene

senza vani rimpianti

vivente tra viventi.

 

Durerà ancora il sogno

nelle aurore fiammeggianti

dopo di te con te

per sempre teneramente

tra le braccia di Dio.

 

Sai che oltre il mistero

delle lucenti serafini

c'è il tuo sguardo

stupenda armonia di note

a rendere amabile

tutto il resto.

(p. 27)


Sei tanto bella

Gentilezza di poesia

era già prima in te

cosparsa di fresche fiorite

sul mirto sacro

d'aurata fragranza.

 

Angelo esiliato

a ricordare il cielo

che dorme entro le braccia

strette in croce

immota pace.

(p. 31)


DI DOLCEZZA

Di dolcezza piango

quando mi perdo

sollevato da impeto

intriso di gioia

nei tuoi occhi ridenti

e penso che per vivere

tanto mi basta.

 

Nel luccichio dello sguardo

sfreccia il mondo intero

con lieto rumore

sul sogno ardente

di trascorse primavere

quando il sole splendeva

come primula lucente...

 

...ad incontrare l'animo.

(p. 32)


LUCCICA

Luccica l'argento

dei tuoi capelli

sull'aria triste

e innocente del volto

malinconia struggente

e ancora vive frenesia

con mani ansiose di giochi.

(p. 33)


NEL VEDERTI

Nel vederti così umile e mesta

nessuno può percepire

l'incantevole splendore

del tuo magnanimo volto

che al sol mirarlo

resta facile oltre misura

innamorarsi della vita.

 

Ogni volta che ti incontro

tra le quotidiane cure

è come se una giovinetta

mi passasse accanto di corsa

lasciandomi dell'aria smossa

una carezza leggera

di cielo terso.

(p. 34)


AVVINGHIATA

Avvinghiata ai vecchi muri

del borgo come pendula vitalba

oscillo talvolta pensieri

sull'altalena del cielo

sognando la libertà

odorosa e sanguigna di un volo

sulla bocca della primavera.

(p. 35)


BRIVIDO DI SETA

Brivido di seta

è il tuo abito

che il vento avvolge

intorno a te

con immenso fruscio

di limpido ranuncolo.

 

Mi fermo a guardarti

e tendo le mani sulla veste

a fermare la trama in volo

che impiglia con dita tremule

di bimba il mio cuore.

 

(p. 36)


IL VAGO TUO SORRISO

Volo bianco di gabbiani

cascata d'argentini suoni

armonioso canto d'usignolo

donati per amore al mondo

che non sarà mai più lo stesso

adornato di un altro fiore

e di una stella nuova.

(p. 38)


INNOCENZA

Delicata fragilità di giglio

nella morsa di gelo

smorzata luce

d'alba acerba

s'irraggia sottovento

sul candore del cielo

con tremulo riso di nube.

(p. 39)


E ORA

E ora che sei tornata

bambina anch'io

vorrei essere con te

fanciulla nuova

compagna di tempi sereni.

 

Prenderti per mano

e condurti nel giardino

della paterna tana

ad annusare il viola

pallido del lillà

oltre le siepi di bosso.

 

A te che prima

apristi il mio cuore

all'inebriante prodigio

della bellezza festosa

come un raggio di sole.

 

Oh madre della rassegnazione!

Mai più ci sarà

lieta spensieratezza

del tempo andato

se non nella memoria

che già vacilla sulla nebbia

come stella cadente

scampata al naufragio.

(p. 43)


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