Maria Assunta Oddi

Poesie inedite

(dall'autrice, settembre 2004; agosto 2012)

Copyleft © Emilioweb 2004, 2012

Inviatemi dall'autrice, settembre 2004:

VERGINE MADRE

Vergine madre e del tuo figlio figlia

non vide la terra e il cielo

ne più la vedra tal meraviglia.

Per noi gente mortale affaticata

dal tempo del dolore e degli affanni

sei la redenzione del Divino Verbo.

L'esempio della tua bontà

è desiderio amoroso che apre le porte

d'oro del paradiso facendo dei peccatori

con il materno perdono della clemenza

angeli eletti e anime beate.

S'oscura il sole vinto dalla luce

dei tuoi occhi ricolmi di ogni venerabile

stella nella gloria del creato.

Dal tuo grembo immacolato

umile spoglia di donna sbocciò

il Natale mistero di martirio e di speranza

nella fresca brezza della cometa d'oriente

per far del mondo intero e del suo travaglio

una valle di pace che attende il tuo ritorno.

    (luglio '04)


LODE A MARIA

Di note alate e d'umiltà vestita

che nell'aree vola in alto come

i vapori di un lago terso e cilestrino

è la tua immagine, amabile Maria,

al comparir del sole ai primi albori.

Beata e tenera fanciulla di Giudea

a noi mortali non è dato salire

dove tu brilli come faro tra gli ardui

bastioni dei monti a guidar benevola

dal cielo audace e altero

il nostro periglioso navigar.

Un sospirar di palpiti frementi

sul tuo virgineo seno è l'amore

che a noi ti lega come madre ai figli.

Datrice di gioia eterna grazie al candido

fiore della tua innocenza l'universo

s'immerge nel sorriso stupendo

di un bambino a rinnovar la vita

dalla penombra di una grotta

con l'incanto di un prato a primavera.

    (luglio '04)


AL DI Là DEL TUO SGUARDO

Al di là del tuo sguardo

dalle volubili congiunture esistenziali

si snoda il senso della fiducia

nel materno sostegno,

o Beata Vergine.

Parola lucente dell'amore divino

taciuta e nascosta nel cuore

di ogni essere umano dimora

feconda di ogni letizia

come seme nel prato

come lievito di pane

come chiarore diafano

di lucciole sognanti

che mai s'oscura.

Nel giorno sei il silenzio

che germoglia meraviglie

sui giardini inediti del cielo

con il corallo fiorito

degli odorosi oleandri.

Quando scende la sera

nei ciechi labirinti

delle strade senza uscita

ti cerco, consolatrice instancabile,

nel luccichio delle stelle

sul ventaglio delle nubi

nel vento che smuove le ombre.

Come volo di pettirosso che s'alza

nello splendore dell'aurora

canta il tuo sorriso sulla mia anima

che indugia come bimbo rannicchiato

tra le tue braccia palpitanti fatte

tenera culla profumate

di madre soave di teneri affetti.

    (luglio '04)


Eclissi

Nel breve istante di un battito di ciglia,

l'ombra della luna come arco d'ala

ha coronato il sole nero

dell'anello di diamante.

Un brivido di tenebre

ha percorso la terra attonita

che ha tremato al primo tramonto.

Il giorno finalmente tornato a splendere

negli infiniti sospiri di fine millennio

tra le metropoli multietniche

ha posato il perno della vita

nella patria del cuore umano.

Ora la sera tacita e misteriosa

traina a larghe falcate di luce

il carro dell'Orsa Maggiore

come un cavaliere crociato

che canta storie d'amore

alle piccole divinità

dei boschi e delle case,

agli alberi e alle fonti.

    (25 settembre '04)


PER GLI ANGELI DI S. GIULIANO

La frangia chiara,

come messe matura,

cade sul tuo volto

con piglio puerile.

Ed io tendo la mano

a ravvivare quel biondo

che nasconde i tuoi occhi

ai miei nella cortina

improvvisa di sonno.

Sulle dolci tue labbra,

che era peccato solo sfiorare,

mutevoli come schiuma del mare,

lucenti come perle rosate,

la terra che trema

ha poggiato un profumo

più profondo dell'ombra.

S'infiorano corone d'alloro

per il tuo funerale.

Ma il sole con le mie

stanche braccia

non si rassegna

a tale dolore

e t'accerchia di vita

per lambire il nulla

con l'ala leggera

di un passero

su cui ride l'incanto

della primavera.

Vado scerpando il mio lutto

perché germoglio sei

del ramo più alto,

perché ho sognato di te

come si sogna di primula

smossa di vento tra l'erba.

Mio tesoro dicevi,

e lo sono,

più di ogni scrigno

di paradiso,

ovunque tu sia,

alzerò le mani verso di te

per spiccare il volo

e non lasciarti mai solo.

Tu dormi e tutta la notte

il mio cuore ha gridato

nelle tempie con pensiero

ch'assorda, il tuo nome

per condurlo vivo

all'aurora.

0 tenero mio fanciullo,

se andrai coi compagni

nel giardino segreto

dove tu mai hai giocato,

so che ritornerai da me,

un giorno,

con parole d'amore.

    (25 settembre '04)


PORTATORI DI GRANO

Siamo poveri hanno detto

ma abbiamo canfora e sandalo

per i nostri morti sotto le tende.

Hanno detto che la vita da noi

è breve ma pochi sanno dove

fioriscono preziose orchidee

e rossi rododentri accesi

come i tramonti tra le vette.

Pochi sanno che i nostri cuori

sono leggeri come voli di farfalla.

Ci chiamano luridi ma colonne

interminabili di gente procedono

a piedi scalzi dai quattro punti

del mondo a purificare l'anima

nel fiume sacro a ogni Dio.

Per noi abitanti di Calcutta

gli stranieri sono avari

perfino di sorrisi.

Ma venite o portatori di pane

per i nostri figli affamati

e non andrete via a mani vuote.

Se saprete udirla la nostra voce

fraterna e forte come il suono

di tam tam raduna pacifici

pensieri e narra leggende millenarie.

Venite o portatori di pane

non verremo a mani vuote.

    (25 settembre '04)


Dall'autrice, consegnatemi in Luco 13 agosto 2012
(suoi ospiti a cena, io e mia sorella Nora!):

GRANI DI MAIS

Mentre sfogliavi

le foglie accartocciate

delle pannocchie ricolme

di chicchi come grani

di rosari spezzati

ricordi

parlavi di me

con le tue amiche

e l'amore riluceva

dai tuoi occhi

semi aranciati

raggi scintillanti

dell'ultimo agosto.

    (a Nora... con affetto e stima, Luco 13 agosto 2012)


ABRUZZO

Gentile e ospitale

nido di pace

incastonato tra cime superbe

mondo antico

racchiuso tra fiumi

d'usanze secolari

riscatto di chi partì

oltre oceano dai bastimenti

e di chi rimase a salutare

col cuore sferragliato

da treni in corsa.

Giano bifronte

di cascate e boschi

terra di emigranti

d'asceti e poeti

di gente semplice e forte.

Ai piedi del corno grande

la transumanza millenaria

verso i prati del sud.

Ho imparato dagli avi ad emigrare

pian piano da me

per giungere al mondo.

Odore di latte appena munto

pane sfornato profumo

randagio del lardo

e del formaggio raffermo

del rosso audace del vino

e del sugo speziato

nel canto delle giovani donne

chine al lavoro dei campi.

Tra le lupinelle e i

filari di viti

l'alito afro dei contadini

con la schiena curva nel travaglio.

L'Abruzzo è come lanciare

un urlo nell'aria

aspettare il ritorno dell'eco.

L'arrivo dell'inverno

innevato e il ritorno

tenero d'erba novella

l'acceso trionfo dei papaveri

e l'aria disfatta dell'autunno.

Ho imparato dagli avi

ad emigrare pian piano da me

per abbracciare i miei fratelli.

    (a padre Emilio... con affetto vero e stima, Luco 13 agosto 2012)


 

disegno di Antonella Oddi

fine!


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