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Inviatemi dall'autrice, settembre 2004:
VERGINE MADRE
Vergine madre e del tuo figlio figlia
non vide la terra e il cielo
ne più la vedra tal meraviglia.
Per noi gente mortale affaticata
dal tempo del dolore e degli affanni
sei la redenzione del Divino Verbo.
L'esempio della tua bontà
è desiderio amoroso che apre le porte
d'oro del paradiso facendo dei peccatori
con il materno perdono della clemenza
angeli eletti e anime beate.
S'oscura il sole vinto dalla luce
dei tuoi occhi ricolmi di ogni venerabile
stella nella gloria del creato.
Dal tuo grembo immacolato
umile spoglia di donna sbocciò
il Natale mistero di martirio e di speranza
nella fresca brezza della cometa d'oriente
per far del mondo intero e del suo travaglio
una valle di pace che attende il tuo ritorno.
(luglio '04)
LODE A MARIA
Di note alate e d'umiltà vestita
che nell'aree vola in alto come
i vapori di un lago terso e cilestrino
è la tua immagine, amabile Maria,
al comparir del sole ai primi albori.
Beata e tenera fanciulla di Giudea
a noi mortali non è dato salire
dove tu brilli come faro tra gli ardui
bastioni dei monti a guidar benevola
dal cielo audace e altero
il nostro periglioso navigar.
Un sospirar di palpiti frementi
sul tuo virgineo seno è l'amore
che a noi ti lega come madre ai figli.
Datrice di gioia eterna grazie al candido
fiore della tua innocenza l'universo
s'immerge nel sorriso stupendo
di un bambino a rinnovar la vita
dalla penombra di una grotta
con l'incanto di un prato a primavera.
(luglio '04)
AL DI Là DEL TUO SGUARDO
Al di là del tuo sguardo
dalle volubili congiunture esistenziali
si snoda il senso della fiducia
nel materno sostegno,
o Beata Vergine.
Parola lucente dell'amore divino
taciuta e nascosta nel cuore
di ogni essere umano dimora
feconda di ogni letizia
come seme nel prato
come lievito di pane
come chiarore diafano
di lucciole sognanti
che mai s'oscura.
Nel giorno sei il silenzio
che germoglia meraviglie
sui giardini inediti del cielo
con il corallo fiorito
degli odorosi oleandri.
Quando scende la sera
nei ciechi labirinti
delle strade senza uscita
ti cerco, consolatrice instancabile,
nel luccichio delle stelle
sul ventaglio delle nubi
nel vento che smuove le ombre.
Come volo di pettirosso che s'alza
nello splendore dell'aurora
canta il tuo sorriso sulla mia anima
che indugia come bimbo rannicchiato
tra le tue braccia palpitanti fatte
tenera culla profumate
di madre soave di teneri affetti.
(luglio '04)
Nel breve istante di un battito di ciglia,
l'ombra della luna come arco d'ala
ha coronato il sole nero
dell'anello di diamante.
Un brivido di tenebre
ha percorso la terra attonita
che ha tremato al primo tramonto.
Il giorno finalmente tornato a splendere
negli infiniti sospiri di fine millennio
tra le metropoli multietniche
ha posato il perno della vita
nella patria del cuore umano.
Ora la sera tacita e misteriosa
traina a larghe falcate di luce
il carro dell'Orsa Maggiore
come un cavaliere crociato
che canta storie d'amore
alle piccole divinità
dei boschi e delle case,
agli alberi e alle fonti.
(25 settembre '04)
PER GLI ANGELI DI S. GIULIANO
La frangia chiara,
come messe matura,
cade sul tuo volto
con piglio puerile.
Ed io tendo la mano
a ravvivare quel biondo
che nasconde i tuoi occhi
ai miei nella cortina
improvvisa di sonno.
Sulle dolci tue labbra,
che era peccato solo sfiorare,
mutevoli come schiuma del mare,
lucenti come perle rosate,
la terra che trema
ha poggiato un profumo
più profondo dell'ombra.
S'infiorano corone d'alloro
per il tuo funerale.
Ma il sole con le mie
stanche braccia
non si rassegna
a tale dolore
e t'accerchia di vita
per lambire il nulla
con l'ala leggera
di un passero
su cui ride l'incanto
della primavera.
Vado scerpando il mio lutto
perché germoglio sei
del ramo più alto,
perché ho sognato di te
come si sogna di primula
smossa di vento tra l'erba.
Mio tesoro dicevi,
e lo sono,
più di ogni scrigno
di paradiso,
ovunque tu sia,
alzerò le mani verso di te
per spiccare il volo
e non lasciarti mai solo.
Tu dormi e tutta la notte
il mio cuore ha gridato
nelle tempie con pensiero
ch'assorda, il tuo nome
per condurlo vivo
all'aurora.
0 tenero mio fanciullo,
se andrai coi compagni
nel giardino segreto
dove tu mai hai giocato,
so che ritornerai da me,
un giorno,
con parole d'amore.
(25 settembre '04)
PORTATORI DI GRANO
Siamo poveri hanno detto
ma abbiamo canfora e sandalo
per i nostri morti sotto le tende.
Hanno detto che la vita da noi
è breve ma pochi sanno dove
fioriscono preziose orchidee
e rossi rododentri accesi
come i tramonti tra le vette.
Pochi sanno che i nostri cuori
sono leggeri come voli di farfalla.
Ci chiamano luridi ma colonne
interminabili di gente procedono
a piedi scalzi dai quattro punti
del mondo a purificare l'anima
nel fiume sacro a ogni Dio.
Per noi abitanti di Calcutta
gli stranieri sono avari
perfino di sorrisi.
Ma venite o portatori di pane
per i nostri figli affamati
e non andrete via a mani vuote.
Se saprete udirla la nostra voce
fraterna e forte come il suono
di tam tam raduna pacifici
pensieri e narra leggende millenarie.
Venite o portatori di pane
non verremo a mani vuote.
(25 settembre '04)
Dall'autrice, consegnatemi in Luco 13 agosto
2012
(suoi ospiti a cena, io e mia sorella Nora!):
GRANI DI MAIS
Mentre sfogliavi
le foglie accartocciate
delle pannocchie ricolme
di chicchi come grani
di rosari spezzati
ricordi
parlavi di me
con le tue amiche
e l'amore riluceva
dai tuoi occhi
semi aranciati
raggi scintillanti
dell'ultimo agosto.
(a Nora... con affetto e stima, Luco 13 agosto 2012)
Gentile e ospitale
nido di pace
incastonato tra cime superbe
mondo antico
racchiuso tra fiumi
d'usanze secolari
riscatto di chi partì
oltre oceano dai bastimenti
e di chi rimase a salutare
col cuore sferragliato
da treni in corsa.
Giano bifronte
di cascate e boschi
terra di emigranti
d'asceti e poeti
di gente semplice e forte.
Ai piedi del corno grande
la transumanza millenaria
verso i prati del sud.
Ho imparato dagli avi ad emigrare
pian piano da me
per giungere al mondo.
Odore di latte appena munto
pane sfornato profumo
randagio del lardo
e del formaggio raffermo
del rosso audace del vino
e del sugo speziato
nel canto delle giovani donne
chine al lavoro dei campi.
Tra le lupinelle e i
filari di viti
l'alito afro dei contadini
con la schiena curva nel travaglio.
L'Abruzzo è come lanciare
un urlo nell'aria
aspettare il ritorno dell'eco.
L'arrivo dell'inverno
innevato e il ritorno
tenero d'erba novella
l'acceso trionfo dei papaveri
e l'aria disfatta dell'autunno.
Ho imparato dagli avi
ad emigrare pian piano da me
per abbracciare i miei fratelli.
(a padre Emilio... con affetto vero e stima, Luco 13 agosto 2012)