Arte della memoria locale (1595)

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Seconda regola

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Le condizioni che debbano avere i luoghi: 1, 2, 3, 4, 5, 6
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[f. 6] [Terza illustrazione:]

«Seconda regola nominata “luoghi et consiglier primo”»

[f. 7] «Seconda regola» o «primo consiglier» o «luoghi» son nominati da me, che tutti questi tre nomi significano una cosa medesima, come si dichiara per la figura dipinta a uso d’huomo consigliere del re, che detto consigliere tiene una mano sopra a un ‹m›appamondo dipinto nel quale vi si vede città, terre, castelli, case, botteghe; così anco chiese, palazzi, vie, piazze, conventi di religiosi e molte altre cose dipinte.

E questa figura la domando «luoghi» perché sicome in un ‹m›appamondo v’è dipinto molti luoghi dove si può locare come, per via d’esempio, noi domandiamo luoghi dove si può locare assai cose, come in una chiesa; e piglia il primo luogho, la porta principale del mezzo, e così tutti gl’altri usci o statue che son in detta chiesa, o cose notabili e rigiriamo tutta la chiesa, cominciandoci a man ritta, e ponghiamo le figure a i luoghi ch’abbiamo preso. Un altro esempio: anco si può dire d’un convento di religiosi, d’una casa o palazzo o bottegha e(t) che si debbono pigliar i suoi luoghi cominciandosi dall’uscio principale della porta e si va sempre a man ritta, seguitando in fino che rigiri in fino alla porta dove ti cominciasti e dove son usci piccoli o grandi, finestre, cantoni della casa, cammini, arme, forzieri, inmagine dipinte.

Tu debbi locare come, verbi grazia, tu vuoi tenere a mente l’otto beatitudini. La prima dice: «Beati pauperes spiritu, quoniam ipsorum est regnum celorum» [Matt. 5, 3]; tu debbi mettere a l’uscio della tua casa quattro poveri che domandino la elemosina a tenere a mente. La seconda beatitudine, che dice «Beati mites, quoniam ipsi possidebunt terram» [Matt. 5, 4], hai a mettere al secondo luogho che viene a man ritta, che vi è una finestra inginocchiata, tre huomini mansueti che tu cognosca. Seguita la terza beatitudine: «Beati qui lugent, quoniam ipsi consolabuntur» [Matt. 5, 5]; si ha da mettere tre giovani che pianghino in un canto della stanza che seguiti. La quarta beatitudine, che dice «Beati qui esuriunt [f. 7v] e sitiunt iustiziam, quoniam ipsi saturabuntur» [Matt. 5, 6], metti a l’uscio che va in camera quattro tuoi amici, che sempre habbin fame e di mangiar spesso ragionino. La quinta beatitudine, che dice «Beati misericordes, quoniam ipsi misericordia consequentur» [Matt. 5, 7], poni appo il camino tre poveri infermi, che sieno medicati dal cerusicho e per gran pena sempre gridino «misericordia». La sesta beatitudine, che dice «Beati mundo corde, quoniam ipsi deum videbunt» [Matt. 5, 8], metti due fanciullette vestite di biancho ch’abbino un cuore in mano per ciascheduna di loro, che stieno all’altro uscio della camera che segue. La settima beatitudine, che dice «Beati pacifici, quoniam filij dei vocabuntur» [Matt. 5, 9], loca se ti pare alla finestra che segue inginocchiata, due fanciulli con le vesti bianche da compagnie che si dien la pace con due paci dipinte. L’ottava beatitudine, che dice «Beati qui persecuzionem patiuntur propter iustiziam, quoniam ipsorum e(st) regnum celorum» [Matt. 5, 10], metterai cimque martiri alla cantonata che segue, così ti raccorderai dell’otto beatitudini che vuoi dire a mente.

In questo modo puoi locare altre cose. In una gran chiesa come in Santa Maria Novella di Firenze, cominciandoti dall’altare maggiore di detta chiesa e locare in detto altare, verbi grazia, la Carità, e poi seguitar a man ritta che ne viene l’altar  de’ Gondi: mettere su l’altare la Speranza; a l’altare de’ Gaddi locare la Fede. Così, va’ seguitando di locare a tutti gl’altari, parte, pile dell’acqua santa, a’sepolcri ciò che ti piace e rigira tutta la chiesa in fino ch’arrivi all’altare maggiore. Quando vuoi ridire tutte le cose che hai locate, cominciati a man sinistra, che sarà l’altar delli Strozzi, e poi ne viene l’altar de’ Larioni e quel poi di Santa Caterina Martire e va seguitando di rigirare tutta la chiesa; così puoi fare quando tu lochi in una piazza o in una via lunga. Non metto [f. 8] qui gl’esempij, luoghi, perché gli potrai vedere da per te stesso in questo nostro libro, che mi sono ingegnato d’abbondar d’esempij per maggior intelligenza de’lettori.

Le condizioni che debbano avere i luoghi.

In prima, i luoghi debbono esser luminosi; secondario, fermi; terzo, habbino distanza ragionevole; quarto, che detti luoghi seguitino ordinatamente l’uno doppo l’altro; quinto, si tien’ ordine a locare a mano ritta o mancina, come si dichiara; sesto, ci sono i luoghi comuni che non ritengono sempre le cose inparate a mente; settimo, ci sono i luoghi ch’insegnano ritenere a mente tutto quel che s’‹è› inparato per memoria locale.

‹P›rima diciamo che i luoghi debbono essere luminosi: si debbe intendere che habbino tanto lume che si vegga distintamente i luoghi che sono in un palazzo, o casa, o in una piazza, o via comune; altresì in chiese e conventi e diciamo che i luoghi buoni son porte, finestre, statue, pile, cantonate, altari, sepolcri, tabernacoli, acquai, cammini, scale, banchi, armadi, pitture dipinte ne’ muri e simili cose che vi si possi metter le figure che ti rapprensentano quel che vuoi tenere a mente per memoria locale. Gl’esempi chiari sono in questo libro, che gli puoi vedere da per te stesso.

Secondario, si dice che i luoghi per l’ordinario debbono essere stabili e inmutabili e non variabili: come, per dire più esempij, si dicono i luoghi «inmutabili» e «stabili» le porte de’ palazzi e chiese, così le finestre, le statue, i tabernacoli, gl’altari, le pile, i depositi e simil cose che non si muovano ogn’ dì ma stieno fermi, come sono [f. 8v] ancora le cantonate delle case e sale e delle camere. In questi luoghi si dice ch’è ben locare per l’ordinario ma si debbe avertire, benigno lettore, che per esperienza si vede che non inporta che i luoghi sieno stabili et inmutabili quando lochi in camere, in sale o altre stanze a te familiare.

E dicesi potersi fare questo ogni volta che tu vuoi tenere a mente molti nomi per dua o tre dì: hai a pigliare i luoghi nella tua camera e che da un luogho a un altro vi sia poco spazio e se non vi sono tanti luoghi allora ci hai a mettere cose posticcie come, per via d’esempio, tu debbi cominciare dalla porta della tua camera et andar sempre a man ritta e cominciare a locare, verbi grazia, a quante cose sieno asimigliati li santi appostoli e prima, dir che significavano le dodici porte di Ierusalem: ecco che ti cominci dalla porta della camera, però di’ che «gl’appostoli si dicono porte» e fa un dodici di lettere grandi sopra la porta. Seguita il secondo luogo, poi tu attacca la lucerna accesa a un aguto e di’ che «gl’appostoli si domandano lume del mondo». Seguita il terzo luogo e metti in terra una colonna di pietra, o dipinta, e di’ che «gl’appostoli si domandan colonne». Quarto, poni sopra a uno scabello una saliera di sale e di’ «sale» e metti, quinto, tre pietre in terra e di’ «pietre preziose». Sesto, poni sopra una pietra un giudice e di’ «giudici». Settimo, metti nella prima cantonata dell’ossa e di’ che «gl’appostoli si dicono ossa di Cristo». Ottavo, alla finestra mettivi quattro colombe e di’ «colombe». Nono, doppo la finestra, la secchia piccola dell’acqua benedetta e di’ «pescatori», perché si pescha nell’acqua. Decimo, dipigni parecchi nugole in un poco di foglio con l’inchiostro e di’ «nugole». Undecimo, metti dui buoi nell’armario inmaginariamente e di’ «buoi». Duodecimo, metti sopra lo scannello quattro lioni e di’ «lioni». Terzo decimo, metti a uno aguto due stelle di carta e di’ che «gl’appostoli si dicano dodici stelle ch’adornano la corona della bella donna [f. 9] che vedde san Giovanni nell’Appocalisi [Apoc. 21, 9], però di’ «stelle». Quarto decimo, nella cantonata che segue mettivi un manovale che vi faccia un fondamento in terra, però di’ che «gl’appostoli si dicon fondamenti della Chiesa». Quinto decimo, metti quattro libri sopra a una cassa ammontati, però di’ «monti». Sesto decimo, metti a sedere dui principi al fine della cassa e di’ «principi»; questi gl’hai a locare con l’inmaginazione. Decimo settimo, sopra a un leggìo piccolo mettivi un ariete e di’ «ariete». Decimo ottavo, metti nella cantonata tre padri del convento e di’ «padri». Decimo nono, metti tre giudici nel letto e di’ «giudici ». Vigesimo, sopra l’altarino a man destra metti un ciel di banbagia e di’ «cieli». Vigesimo primo, scrivi a lettere grande «dodici appostoli» e attaccha la scritta al crocifisso e di’ che «quest’hanno predicato Cristo per tutto il mondo», però di’ «appostoli». Vigesimo secondo, all’altra cantonata dell’altarino mettevi dui fratelli tuoi piccoli, però di’ che «gl’appostoli si dicono fratelli di Cristo». Vigesimo terzo, metti sul banco dodici libri sopra l’uno a l’altro e di’ che «gl’appostoli son significati per dodici patriarchi». Vigesimo quarto, a.llato alla porta della tua camera attacca un foglio che vi son dipinti con l’inchiostro dodici fonti il meglio che sai e di’ che «gl’appostoli si domandavano dodici fonti», siché adumque, si può dir che ne’ luoghi piccoli, come nelle sale o camere, si possono fare i luoghi finti e non stabili.

Così si può locare apresso, cioè da un luogho a un altro sia un braccio o manco; ancora si loca appresso come adosso a l’huomo, come s’insegna nel nominativo [segue simbolo di rinvio a: primo, detta] «linea retta», che nel secondo nominativo, detta «linea circolare» [segue simbolo di rinvio a: e «capitano secondo»], come si dice in questo libro lungamente. Ma quando tu lochi in chiese grandi o piazze o vie, i luoghi vogliano esser fermi e inmutabili. Così, [f. 9v] si dice anco che da un luogo a un altro vi debbe esser distanza sei o otto braccia accioché la mente possi, a dir così, caminar da un luogho a un altro facilmente et habbi tempo e spazio a pensarci alquanto, e questo è modo di locare più sicuro; ma il secondo modo è buono a quelli che son pratichi a locare e riesce lor bene.

Terza regola. Per maggior intelligenza ridirò alcune parole dette di sopra, accioché si lievino via tutte le liti o dificultà che potessino nascere; e si dice che i luoghi debbano aver distanza ragionevole, écci chi dà le regole e dicono che da un luogho a un altro ci debbe esser braccia otto o dieci. Dicono il vero ma si debbe intendere ne’ luoghi grandi come nelle chiese, piazze, come ho detto di sopra. Ma per esperienza trovo che ne’ luoghi piccoli e sieno molto familiari a chi loca, si può locare con pocha distanza da un luogo a un altro; verbi grazia, addosso a un huomo per linea retta; altresì per linea circulare, come si dichiara in questo al capitolo o regola quarta, che favella della linea retta et alla regola quinta, che si dice della «circulare», che si vede chiaramente in quelli esempi dati da me che da un luogo a un altro non vi è un braccio di distanza e pur riesce bene a locare in simili luoghi non solo a.mme ma a tutti quei ch’inparano da me. Dico anco che si può locare per linea trasversale in questo modo, che da un luogo a un altro vi sia poco, come si dichiarerà alla regola sesta detta «linea trasversale» di sopra.

Ma io voglio metter qui un esempio: come si possa locare in una bottegha o camera o sala della tua casa a te familiar e diciamo in questo modo che vogliamo in una sala mettere a’suoi luoghi, o [f. 10] reali o finti, molte cose appresso a l’una e l’altra: verbi grazia, le nove pietre che nomina il profeta Eze(chiele) al capitolo vigesimo ottavo [Ezec. 28, 13]; così anco vogliamo dir i nove cori angelici, che ci significavano le nove pietre dette, e diciamo così: la prima pietra è detta «sardius»; per tenere a mente, metti alla porta della tua sala un sarto di casa e di’ «sardius». Al secondo luogo, che vi è una sedia, metterai un paniere di caci che vi corra un topo a mangiarli, però dirai «topazius». Al terzo luogho, che vi sia un armadio, fa che vi sia un gran serpe e di’ «iaspis». Al quarto luogo che vi è, in un canto della sala locheravi un frate che habbia nome Chrysostumus e di’ «crysolitus». Al quinto luogo, che vi è un uscio della camera, metti un tuo fratello che tenga in mano un fioccho di neve e di’ «onix». Al sesto luogo, che vi è un cammino, metti a destra un tuo cognoscente che habbia una voce cattiva, come si suole dir «voce di pecorone», e di più locagli un pecorone su una spalla che gridi «bee», così tu di’ «berillius». Al settimo luogho, che è il sinistro luogho del cammino della sala, tu vi metti tre birri o zaffi, che si dicon così a Venezia, che pigliano un tuo caro amico, però tu di’ «zaffirius». Ottavo, locar puoi all’acquaio una donna che tengha de’ carboni in mano, così di’ «carbonculus». Nono, all’uscio che segue che va in un’altra camera, mettivi un giolliero ch’habbia di molte gioie ma in particolar un bello smeraldo, però di’ «smaragdus». Seguita di locare i novi cori angelici e metti al decimo luogho, che vi sia attaccato un liuto, e mettivi un ch’habbia nome frat’Angelo che suoni, e di’ «a‹n›geli». A l’undecimo luogho, che vi è una finestra inginocchiata, mettivi un frate che habbi nome Arcangelo che suoni un’arpe, e di’ «arcangeli». Al duodecimo, che vi è una porta piccola che va nel giardino, mettivi tre huomini virtuosi e di’ «virtù», e ciascheduno tenga [f. 10v] con una mano un paio di seste aperte all’insù che fanno tant’«V», che significa che la prima lettera è un «V», a dir «virtus» [Eph. 1, 21; Rom. 8, 38; Ps. 102, 21 e 148, 2; Dan. 3, 61; 1 Pet. 3, 22]. Così puoi far a tutte le cose che lochi: mettere lettere finte o vere per ricordarti della prima lettera del nome o sentenzia che vuoi tenere a mente; questa ti può servir per regola generale. Terzo decimo, alla finestra inginocchiata che segue mettivi il potestà vestito honoratamente e di’ «potestà» [Col. 1, 16 e 2, 10; Eph. 1, 21; 1 Pet. 3, 22]. Al quarto decimo luogo, che vi è un grave cenbolo, mettivi il principe di Firenze che lo suoni e di’ «principati» [Col. 1, 16 e 2, 10; Eph. 1, 21; Rom. 8, 38]. Al quinto decimo luogho, che è il cantone che segue della sala, mettivi tre che dominino una provincia e di’ «dominazioni» [Eph. 1, 21; Col. 1, 16]. Al sesto decimo luogo, che è un uscio che va in cucina, fingi un bel trono e di’ «troni» [Col. 1, 16; 2 Par. 26, 19; Apoc. 8, 3; Levit. 10, 1]. Al decimo settimo luogho, mettivi una tavola di marmo e nel mezzo facci scolpire un cherubino e così di’ «cherubini» [Gen. 3, 24; Exod. 25, 22 e 37, 7; Num. 7, 89; 4 Reg. 19, 15; Ps. 17, 11; 79, 2 e 98, 1; Isai 37, 16; Dan. 3, 55]. Al decimo ottavo luogo, che è l’ultima cantonata, mettivi un frate che habbi nome fra Serafino e di’ «serafini» [Isai 2, 2-6].

Ecco che con questi simili esempi si vede chiaramente ‹che› ne’ luoghi piccoli, a dir così, si può locare appresso, cioè che da un luogho ad un altro vi sia poco spazio come nelle camere, botteghe e sale; così anco addosso l’huomo medesimamente e ne’ luoghi detti si possono locare e metter figure piccole come uccelli, pesci, piante, fiori, pomi, armi, vestimenti d’huomini e donne; così strumenti d’artieri. Mi sono alquanto disteso in questa terza regola per dimostrar che si possa locare bene ne’luoghi che siano vicini l’uno a l’altro.

Quarto, si dice che i luoghi debbono seguitar l’uno doppo l’altro ordinatamente come, per via d’esempio, si vede che doppo i capelli del capo dell’huomo ne viene la fronte e poi i cigli, gl’occhi, la bocca, il mento, la gola, le mammelle, il corpo, la cintura, il ginocchio, la gamba, il piede, la scarpa: questo è un esempio per linea retta [f. 11], dato poi bene alla regola generale quarta, con le sue figure locate che da per te stesso puoi vedere [segue simbolo di rinvio a: regola quinta della linea circulare detta da me «nominativo secondo»].

Ecco che i luoghi debbono seguir l’uno doppo l’altro e s’ha da vertire che si debbe cominciar a mano ritta a locare ancora che certi dicano che si debbe cominciare a man manca. Le ragioni ch’hanno quei, che tengono il cominciarsi a locare a mano ritta son queste: una è che si dice esser più agievole cosa a cominciar un’azzione a mano ritta, come si cominciano tutte le cose manuali a far dalli artieri; secondario, si dice che ci serviamo della mano ritta ad ogn’azione della manca. La destra si dice che ha più forza che la sinistra: si potrebbe dir che della mano destra più ne sia fatto stima e conto, indi è che i regi e signori senpre amano star a man destra. Per ultimo, si dice che si debbe cominciare a locar a man destra per conformarci nello scrivere alli Orientali che sono Arabi, Caldei, Hebrei et altri. La ragione è questa, che essi cominciano a scrivere a man destra e però non si tengono il lume con l’onbra della mano e penna come fanno quei che si cominciano a scrivere a man sinistra che sono i Latini, Spagnuoli, Franzesi et altri. Per lasciar le dispute inutili, dico finalmente che da tutte le parti ci son ragioni buone a cominciar a locar alla man destra o alla sinistra; comincia da che mano tu vuoi, o dalla destra o dalla sinistra, che poco inporta perché se cominci a locar in una chiesa a man destra, avendo tu poi a ridire a rovescio tutto quel ch’hai locato, ti comincierai poi a man sinistra.

Non voglio mancar  di raccontar  una cosa molto graziosa, ma brevemente, e questa si è una bella e sottil disputa fra gl’ingegnosi scultori e pittori che disputavano qual’arte fusse più nobile, bella e honorata, o la pittura o la scultura et in riputatione [f. 11v]; quando hanno assai disputato e dette assai ragione belle da l’una parte e da l’altra, finalmente si risolvano a dir che la scoltura e la pittura son due sorelle, che l’una non può far bene assolutamente senza l’altra poiché si vengono anbe due a vicenda a aiutarsi l’una l’altra. Così concludo dicendo se s’ha cominciar a locar a mano destra o mano sinistra: comincia da che mano ti piace per ché anbe due son due sorelle congiunte in un medesimo corpo umano e servono l’una l’altra a vicenda.

Avvertisci, benigno lettore, che molti esempi si danno in questo libro alla regola quinta della linea circulare detta da me [segue simbolo di rinvio a: «nominativo secondo»]; così, altri esempi si danno alla regola trasversale che è la sesta regola [segue simbolo di rinvio a: o «nominativo terzo»] e quivi vedrai chiaro che cominicio a locar prima a man destra e poi a man sinistra, ma ordinatamente, et tutto fo acciò che gl’incipienti possino intendere senza dificultà e fo come quella amorevol madre che a sua figli piccoli trita bene i cibi e gl’assetta in tal modo ch’essi facilmente gli possino pigliar, altresì digerirli.

Quinto, si dà una regola utilissima a’ predicatori a non si confondere nella quadragesima poiché ogni mattina si debbe recitar una predicha, che in essa vi son molti colori rettorici, concetti belli, sentenze di Padri, storie diverse; così allegansi da molti i sacri testi de’ concilij e de’ canoni; altri dicono versi latini o vulgari per esser grati alli audienti e per poter far quest’uffitio bene e con somma satisfazione di tutti, ci fa di bisogno che il predicator habbi buona memoria naturale et anco artifiziale perché «l’arte fa perfetta la na(tural) cosa» [Rhetorica ad Herennium, III, 16]. Chi ha la memoria natural buona et ancora la memoria locale buonissima, gl‹i› [f. 12] riuscirà bene ogni cosa, sicome gli riusciva al reverendo padre Francesco Panicarola (1548-1594), predicator rarissimo a’ nostri tempi, il qual haveva cento mila luoghi, di più dicono, che egli ne prese di più dieci mila e però a ragion poteva dire, come disse un filosofo e ben: «omnia mea bona mecum porto» [Cicero, Paradoxa Stoicorum, I, 1-8]. Potrei dir che il padre della eloquenzia, Cicerone romano, dicono che molto ne’ suoi orazioni che egli faceva si serviva della memoria locale.

Però, lascia dir chi vuol dire; inpara bene quest’arte della memoria locale e sappitene servire in tutte le prediche che fai la quaresima e per non errare e dir con più sicurtà ti do un ricordo, predicator mio amantissimo: che habbi i tuoi luoghi in una città, come a dire Roma o Firenze, e che tu habbia sette gran conventi di religiosi e che vi sieno i tuoi luoghi fermi e stabili con le sue inmagini e figure, et hai tener questo bell’ordine: la domenica, tu debbi locare nel bellissimo convento di Santa Maria Novella di Firenze; il lunedì, nel convento onorato e ben’inteso di San Marco di detta città; il martedì, nel gran convento di Santa Croce; il mercoledì, nel convento di Santo Spirito; il giovedì, nel Carmine; il venerdì, in Santa Trinità; il sabato, nel convento della Annunziata di Firenze e poi la domenica che segue ritorna a rilocar nel magnifico e bel convento nostro di Santa Maria Novella. Così, ti sarai dimenticato le figure che havevi poste negli altri conventi e non ti confonderai; così, tutta la quaresima, muta ogni mattina convento.

Se tu non vuoi pigliar conventi, puoi servirti di sette chiese di Firenze overo di sette gran piazze o sette grande strade della città: mi basta che ogni mattina tu muti luoghi come s’è detto, o conventi o chiese o piazze o strade, che [f. 12v] non mi da noia. Accommodati tu e loca dove più ti piace e dove tu hai gran pratica e nota che ci son molti ch’hanno un luogho o dui e sempre e sempre locano ne’ medesimi ogni mattina che predicano, e dicono ch’hanno un servitore molto destro che spazza le figure ch’hanno messo in questi dui luoghi et altre figure la mattina seguente mettono a’ loro luoghi.

A me mi par più sicura regola aver sette conventi con i suoi luoghi perché si può più facilmente scordarsi in capo a sette giorni d’una cosa che in capo a un giorno o dui; ogn’un facci come gli torna bene, a.mme basta che tu ti inamori di quest’arte di inparare a mente per memoria locale o facendo, verbi gratia, un viaggio per arrivare a Roma; se ci arrivi mi basta. Io ho l’intento mio ma mi sarebbe grato che tu non tenessi tragetti ma le mie buone battute che son seguitate da’ più, che è il pigliar sette conventi, come fanno i rari predicatori che ogni mattina predicano nelle gran città e fanno prediche degne d’esser con gran contento di tutti gl’ascoltanti.

Sesto, si debbe avvertire circa i luoghi che tu vuoi havere per ritener sempre quel che inpari a mente e questa è la regola: che i tuoi luoghi ti sien familiari et averne in quantità et in essi locare con le tue figure che ti rapresentino tutte le cose che vi hai locato. Et avertisci quando pigli i luoghi e vi metti le figure a detti luoghi: non pigliare luoghi alti come torri, canpanili o facciate alte che vi sieno assai luoghi, ma piglia i luoghi a tant’altezza che ci arrivi con la mano o un poco più alti per che si ritiene meglio a mente e locato che tu hai in una chiesa. Un discorso di nomi di Maria o di Iesù o degl’appostoli, non gli levar mai di quella chiesa o di quel convento dove gl’hai locati con le figure et ogn‹i› settimana, o quando hai certi tempi spezzati, tu gli debbi ridire da per te stesso. In questo modo, sempre terrai a mente quel ch’hai inparato [f. 13], i tempi che devi ridire. Ciò ch’hai inparato sono a voi religiosi quando andate a processione, a’morti, a fare esercizij o faccendo manuale per i vostri bisogni, come fanno i religiosi: in questo modo occuperete bene il tempo con vostr’utile.

Però, dico che bisogna avere assai luoghi e sempre pigliarne di nuovo, come faceva il reverendo padre frate Francescho Panicarola, predicator rarissimo, che quando entrava in una chiesa, o grande o piccola, dava quattro spasseggiate in sù et in giù e cominciandosi dall’altar maggiore, girava tutta la chiesa e pigliava tutti i luoghi che gli piaceva: così debbi far tu se ti vuoi arricchire di luoghi. Altresì pigliare assai luoghi ne’ conventi e poi nelle stanze, officine, camere, sale, oratori, capitoli. Me se vuoi ch’io ti insegni haver di molti luoghi oltra i detti, piglia le piazze, tutte di Firenze, et arai assai luoghi perché le cantonate delle vie vi saranno, così usci, tabernacoli, botteghe et altre cose dove potrai locare molte cose. Puoi pigliare anco i luoghi nelle strade lunghe come, per esempio, va con la mente alla porta al Prato di Firenze et va alla porta alla Croce sempre a man ritta e piglia tutte le strade, loggie, piazze, botteghe che ti piace, così tabernacoli, porte, arme, colonne o cose che ti muovino. Così, rigira dall’altra parte di detta via e ritorna alla porta al Prato e fa il simile di pigliare assai luoghi che ti muovino te perché a me muoverà una cosa, a te un’altra. Non inporta questo perché ti hai da contentare così, dico, nel locare le figure: loca a tuo capriccio, perché tal cosa muove te che non farà me.

Ma per tornar a insegnarti pigliar di molti luoghi, dico che ti cominci alla porta a San Pier Gattolini e vadi a man ritta pigliando de’luoghi in fino alla porta a San Gallo; e ritorna dalla banda della strada medesima pigliando luoghi in fino alla porta a San Pier Gattolini; così, puoi pigliare dalla porta a San Niccolò infino alla [f. 13v] porta a San Fridriano e locare come hai fatto di sopra. Altre strade puoi pigliar: verbi grazia, la via del Palagio, cioè cominciandoti dalle scale di Badia di Firenze e andare in fino alle murate e ritornare alle dette scale di Badia di Firenze, che vi sono assai luoghi da pigliare.

Così puoi fare d’altre strade come via Maggio, la via Largha, la via del Cocomero, la via de’ Servi et altre vie tu puoi pigliare che vi si lochi bene. Lascia dir chi dice che non si possa locare nelle strade o piazze o chiese perché vi si vede molta gente che ti danno confusione a locare, altresì a tenere a mente [Rhetorica ad Herennium, III, 19, 31]; ti rispondo che non si considera la gente per le strade o piazze, ma i luoghi che vi son notabili come cantonate, palazzi, usci, finestre inginocchiate, tabernacoli, arme, colonne, botteghe, loggie e simil cose [Quintilianus, De Institutione Oratoria, X, 3, 28]. Non son’io di quest’oppinione ma c’è un scrittor famoso, che per modestia non lo voglio nominar ma so ch’egli è stato un grand’huomo ne’ miei tenpi et ha inparato tante cose diverse per memoria locale ch’ha fatto stupir il mondo [Cosma Rosselli (?)].

Adumque se tu, o lettor amantissimo, vuoi essere universale, fa d’havere assai luoghi e locato che tu hai, verbi grazia, le tue prediche o discorsi vari, non gli levar mai de tua luoghi ma recitagli spesso e fa’ come fanno i re potentissimi e ricchissimi che hanno ne’ lor gran palazzi molte stanze: in una sarà l’anticagle, in un’altra i panni d’arazzo, in un’altra la loro argenteria, in un’altra le gioie; in altre stanze l’armi da guerra, sì offensive come defensive; in altre le vettovaglie per mantener gl’exerciti, e(t) così hai a far tu se vuoi esser universale: haver più stanze et in esse locare prediche, discorsi, concetti, sentenzie, istorie e di quel che vuoi far professione perché quel che sappiamo a mente ci fa honore e veramente si può dir di sapere.

Qui si potrebbe entrare tutti quei che si dilettano di questa memoria locale et havessino molti luoghi, come si è detto, per [f. 14] poter locarvi; in particulare i gran prelati di Santa Chiesa ch’avessero i concilij, i canoni, le dottrine de’Padri; così i casisti e storie de’santi et altre storie. E fussino arche di scienze per giovar a molti e a.lloro stessi, quei poi che predicano possono locar assai concetti in diverse materie, così discorsi, sentenze, dottrine, storie, esempi, similitudine et altre cose, che chi non s’è provisto come fanno le formiche, avanti si muore di fame, si pente, ma non gli giova haver perduto tanto tempo ch’harebbe potuto locar assai cose che non ha fatto e si trova aver a predicar ogni mattina e non può ricorrere alle stanze e camere, come habbiamo dato l’esempio del re ch’ha stanze diverse dove stanno le cose preziose e di valuta.

Gli studenti si possono servir di questa memoria locale in locar tutto l’anno quel ch’hanno udito; così locare la Somma di san Thommaso, overo altri dottori, secondo la lor professione; possono ancora locar gl’argomenti; così possono locar le loro lezioni ch’odano mattina per mattina per poterle ridirre a circuli che s’usan far ogni due dì, si ché si vede l’utilità grande di questa memoria locale.

Potrei dir che sarebbe anco utile a’confessori perché potrebbono locare tutte le scomuniche che giudicassero bisognar loro; così le censure e certi casi difficili che i dottori gli risolvano. Potrei dire che fussi molt’utile questa memoria locale a quei gran capitani d’exerciti, per haver letto ‹in› varij libri i modi di guidar gl’exerciti, in proveder tutto quel che fa di bisogno ne’casi repentini o strattagemme che si fanno gl’exerciti a vicenda et inparare il modo d’ottenere la desiderata vittoria. Ancora si potrebbe dir che questo modo d’inparar fusse utile a’giovanetti che inparano gramatica poiché potrebbono locare tutto il donato, così tutte le regole e latini, sì attivi come passivi [f. 14v], e massimamente i verbi delle regole, sì attivi come passivi, che le riceterebbono benissimo e presto e brevemente. Questo modo d’inparare è utile a tutti gl’huomini, o nobili o poveri o artieri, perché vi è che ti è detto «il tal huomo è nominato Francesco Bolognese Bentivogli»: subito tu lochi questi nomi e come arrivi a casa tu lo scrivi per non te lo dismenticare, essendo adumque utile questa memoria locale a tutti però tutti l’ inpariamo e ci exercitiamo in essa.

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