Lettera di Gerardo Spera ■ Sant’Arsenio (prov. Salerno), 20 dicembre 2012 ■ |
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Sorprendente lettera autografa, speditami dal signor Spera in dicembre 2012. Ricorda fatti e fatterelli occorsi nel collegio San Domenico di Arezzo, anni 1952-53; dunque sessant’anni prima! In calce il suo numero telefonico: lo chiamai e ci trattenemmo in simpatica conversazione. Io non avevo memoria della sua persona (centinaia di ragazzi si alternavano ogni anno in collegio, provenienti spesso da aree povere del secondo dopoguerra italiano). Ma ricordo persone ed episodi da lui evocati. Esempio: il nipote albino di padre Rossi! Trascrivo la lettera quanto più fedelmente possibile dall’originale (conservata nel mio carteggio, sotto relativa data).
Emilio
Panella OP |
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Sant’Arsenio 20-XII-2012
Reverendo Padre Panella Emilio
Ho avuto vostre notizie da Angelo Episcopo, sagrestano, per molti anni da voi; ora collabora, sempre, nella parrocchia di S. Maria Maggiore di Sant’Arsenio (SA).
Mi presento: mi chiamo Gerardo Spera, ho 71 anni, sono stato ins. di Ed. fisica per 40 anni, sono sposato, 4 figli e 3 nipoti. Ora, vivo con mia moglie, giacché i figli prestano lavoro a Milano, Brescia, Bologna e Napoli.
Sono consapevole di non poter pretendere, dalla Vostra memoria, di visionare su una fugace conoscenza, “nata” nel collegio S. Domenico di Arezzo – 1952 -53.
Ricordo bene quel periodo e soprattutto i collegiali più grandi, quelli che ammiravo di più, per la forza, il coraggio, la cultura e la tenacia di portare avanti la propria scelta di vita.
E tra questi ci siete voi: “egregio Panella” sacerdote domenicano del Convento S. Maria Novella - Padre Iannone di Nocera (SA), D’Arcio Antonio, ora capitano di marina militare, in pensione, a Roma.
Il motivo fondamentale che mi ha spinto a scrivervi è la curiosità di conoscere la verità o, almeno, accreditare un giudizio che si avvicini al vero.
In un’assemblea (1953 gennaio o febbraio!) il Direttore del collegio, Padre Mariano [= p. Mariano Aquilanti, † 24.V.2013], chiese a noi, aspiranti (eravamo 80) chi vollesse [sic] suonare, a distesa, le campane della Chiesa per annunziare la funzione, pomeridiana, religiosa e impedire al Partito Comunista e quindi, a Palmiro Togliatti [† 1964] di tenere un discorso, proprio davanti al Collegio S. Domenico. Il nostro direttore ci disse: “Ci sono tante piazze, perché i comunisti devono fare un discorso politico proprio davanti al collegio S. Domenico! Bene, allora desidero che vengano suonate la campane, ripeto a distesa”. Il mio papà odiava la dittatura, aveva fatto due guerre, odiava il fascismo e il comunismo ed io avevo assimilato bene questo suo pensiero. Suonai a distesa le campane, quella domenica pomeriggio, e il comizio non poté aver luogo.
Successivamente, a distanza di poco tempo, uno strano incendio colpì il 1° piano del collegio S. Domenico (il nostro |pag. 2| dormitorio). A dare l’annuncio, erano circa le nove di sera, tutti erano intenti a dormire, fui io; ero alle prese nel tentare di slegare un nodo ai lacci delle scarpe che indossavo, solo la domenica, gli altri giorni avevo i sandali estivi.
Ricordo lo sguardo di Padre Rossi che, accorso alla campanella del dormitorio, da me suonata, anche stavolta a distesa, mi disse: “Stavolta, Spera, te la farò pagare, andrai casa”.
Io pensai: Mi hai “usurpato” il vestitino da domenicano, perché contro “il Vostro deliberato”, lui decise di aggiudicarlo al nipote, albino e ragazzino “abbastanza emancipato”, ora vuoi negare l’evidenza. - Padre Rossi, dissi: mandatemi pure a casa ma qui, ci stiamo incendiando. Accorsero i pompieri; il soffitto crollò; voi collegiali più grandi buttaste i materassi dalle finestre - Ci salvammo, grazie a Dio e a S. Domenico. A noi toccò di andare a dormire per un certo periodo, sull’attico del vescovado, di fronte al Duomo di Arezzo - Cosa ricordate sull’incendio? (ne diede notizia la radio, fu aperta un’inchiesta).
Successivamente, dopo tanti anni, un giovane novizio domenicano, pure lui di Sant’Arsenio – Antonino Solimo – mi riferì che c’erano dei fondati sospetti che l’incendio fosse [corretto su era] di natura dolosa. Comunque, io avevo procurato lo screzio ed io avevo cercato di riparare. Che presunzione la mia! Il Signore si è forse voluto servire di me, umile ed inutile ragazzino, che aveva accolto l’invito di Padre Salvatore Episcopo [† 21.X.1992] a seguirlo ad Arezzo e, poi, non avevo sopportato il sacrificio di vedere indossare l’abito bianco (il mio), la domenica, al nipote di Padre Rossi! Ricordo, foste proprio Voi a dirmelo. Il tempo, talvolta, scopre la verità, ma può anche nascondere i sogni, di un attempato e nostalgico insegnante di Ed. fisica, che deve, molto, alla Provvidenza.
Grazie per avermi “ascoltato”. Santo Natale.
Gerardo Spera