Predicazione

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Interpretationes nominum hebraicorum (1200 ca.)

di Stefano Langton

 

Nicole Bériou, La prédication de Ranulphe de La Houblonnière,
Paris 1987
.

Recensione, «Memorie domenicane» 19 (1988) 424-26

1 Ranulfo di La Houblonnière († 1288) 4 Girolamo († 419-20), Liber interpretationis hebraicorum nominum
2 reportatio 5 Stefano Langton, Interpretationes nominum hebraicorum (1200 ca.)
3 note di lettura 6 versi mnemotecnici
 

Nicole Bériou, L’avènement des maîtres de la Parole.
 La prédication à Paris au XIIIe siècle
,
Paris (Institut d’Études Augustiniennes)
1998.

Recensione, «Memorie domenicane» 31 (2000) 517

 

 

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NICOLE BÉRIOU, La prédication de Ranulphe de la Houblonnière. Sermons aux clercs et aux simples gens à Paris au XIIIe siècle. Paris (Études Augustiniennes) 1987, vol. I, pp. 224; vol. II, pp. 414.

Originario di La Houblonnière (Homblonaria, arr. Lisieux), del clero secolare, parroco parigino di Saint-Gervais, maestro di teologia, poi canonico della chiesa cattedrale e vescovo di Parigi succeduto a Stefano Tempier, Ranulfo († 1288) non ci ha lasciato un sermonario da lui stesso riordinato e curato. La sua attività oratoria, è stata raccolta da uditori e i suoi sermoni sono finiti irregolarmente nelle più disparate collezioni di sermoni parigini e universitari. N. Bériou dà un ampio spoglio di codici, ne identifica e pubblica 27. Una preziosa testimonianza della predicazione del clero secolare in Parigi negli anni 1260-88, d'un uomo al tempo stesso pastore e intellettuale di scuola.

La Bériou, oltreché mettere a disposizione il testo critico dei sermoni, porta un notevole contributo al settore della critica testuale a confronto con la reportatio. E con la reportatio di sermoni. Perché quest'ultimi, divenuti quasi pubblica proprietà, vengono riutilizzati nelle collezioni a uso privato, dove compilatore e predicatore in cerca d'ausili omiletici possono sottoporre il testo primitivo alle più svariate metamorfosi. Fortunatamente la presenza di due e talvolta tre riportazioni d'un medesimo sermone predicato permette di cogliere l'atto vivo della predicazione, sia pure attraverso il filtro dei raccoglitori. I quali per lo più risultano coscienziosi, anche quando differenze di abilità stenografica o di temperamento o gusto spirituale portano a esiti redazionali divergenti. La Bériou tratta la materia - quasi vergine nel campo del sermo novus - con acutezza e cautela insieme, consapevole degli intrighi testuali cui siffatta tradizione è esposta. Ineccepibile la soluzione editoriale per sermoni a più riportazioni: nessuna tentazione concordista; sono date in sinossi le differenti versioni redazionali là dove le divergenze sono più notabili; altrimenti si dà il testo di una, e si rimettono in apparato le varianti delle altre. Meticolosa l'individuazione delle fonti, con la mira a cogliere - quanto possibile - quelle dirette. Lista degli exempla (I, 111-16) e molteplici indici delle citazioni bibliche, interpretationes dei nomi biblici, lemmi biblici soggetti alle concordantiae e distinctiones, autorità, luoghi paralleli, proverbi, sentenze, metafore, termini rari in latino e antico francese (I, 181-211) corredano l'opera con i più congrui ausili all'utilizzazione della predicazione di Ranulfo.

Il lavoro della Bériou risulterà di non poca utilità ed interesse a quanti vorranno cimentarsi con le riportazioni multiple del sermone e con i problemi della loro edizione.

Note di lettura

Sermone 14. «Un sermon, quatre auditeurs et trois témoignages». Il sermone è trasmesso in tre redazioni che sarebbero frutto di altrettante distinte riportazioni. P6 e P8, testimoni della versione b, «compilés par deux étudiants travaillants de concert, en donnent une versione presque identique»(I, 61). Varianti tra P6 e P8 da quanto risulta nell'apparato (II, 157-83): 3 estis om. P8   8 apostolus om. P8   30 uestra om. P8   42 rogemus eum om. P8   74 propriam om. P8   108 primum: circa praem. P8   117 vel P6, et P8   141 idcirco P6, ideo P8   165 merito P6, multo P8   213 adducit P6, adduxit P8   227 cordibus etc P6, cordibus uestris P8   230 hic P6, ibi P8   262 hec autem P6, quia hec P8   399 iudices om. P8   404 de eo P6, de deo P8   492 expendendo et om. P8   508 ad deum om. P8 (qui molto probabilmente è ad deum di P6 che andrebbe espunto dal testo)   542 oportet quod a reoffensione uel recidiuo P6, oportet quod a quodam recidiuo P8   615 sancta P6, iusta P8   628 Dominus Ihesus P6, Dominus P8   629 suos om. P8   640 ea om. P8   657 proueniunt et om. P8  664 erit in te om. P6   675 in uobis P6, inter uos P8   701 apostolus om. P8   749 contentiones et om. P8. Non sembra che le varianti tra P6 e P8 siano di natura redazionale, tali cioè da postulare due riportatori distinti, per quanto lavorino di concerto. Le varianti rientrano nella tipologia delle innovazioni di copia, specie se si consideri il carattere "attivo" della tradizione d'un genere letterario quale il sermone. Le si potrebbero spiegare con l'interpretazione più economica: che P6 e P8 siano due testimoni di un'unica riportazione.

II, 77, 79 (volume, pagina e rigo): «in tercia sui acceptione» cod.; «in tercia sua acceptione» emenda l'editrice; la costruzione sui acceptione (pronome possessivo in luogo dell'aggettivo possessivo) è tutt'altro che estranea alla scrittura mediolatina, e potrebbe non essere un errore meccanico di copia. Le accezioni di sanctus le si possono leggere nelle Expositiones vocabulorum biblie (1250-70) di Guglielmo il Bretone, ed. L.W. e B.A. Daly, Padova 1975, 678; l'accezione munditia alla voce «Sanctificata».

II, 125, 89 (cf. I, 201 sentenza 3a): «triplex funiculus qui de difficili rumpitur» è citazione biblica: Eccles. 4, 12.

II, 242, 346-48: «Est enim iusticia, ut dicit Tullius in secunda Rethorica, equitas unicuique ius suum tribuens pro dignitate uniuscuiusque». In nota si rinvia a De inventione II, 53, 160, che ha: «Iustitia est habitus animi communi utilitate conservata suam cuique tribuens dignitatem». La Rhetorica ad Herennium III, 2, 3 ha: «Iustitia est aequitas ius unicuique retribuens pro dignitate cuiusque». Ranulfo mira allo pseudociceroniano Ad Herrennium, che è appunto la «nova» o «secunda rethorica».

■ Le interpretazioni dei nomi biblici sono tratte dal Liber interpretationis hebraicorum nominum di san Girolamo (I, 103-04)? Molte, ma non tutte e non sempre nella medesima formulazione testuale, le si ritrovano in Girolamo (cf. lista in I, 192). Ma ciò non decide la questione. La compilazione parallela di Stefano Langton (cf. I, 46 n. 25) aveva incorporato le interpretationes di Girolamo integrandole con quelle d'altra provenienza (Origene, Isidoro, Rabano, Glossa biblica...) e soprattutto con interpretationes dei libri delle Cronache e Maccabei non spogliati da Girolamo. Il predicatore medievale, a differenza dell'editore moderno, aveva facile accesso alle Interpretationes nominum hebraicorum (1200 ca.) di Stefano, che si ritrovano in calce a molte bibbie del tempo.

♦ Belzebut: princeps muscarum (II, 88, 74, in nota si rinvia a Folgenzio).

Girolamo 142, 10-11 (Liber interpretationis, ed. P. de Lagarde, CCL 72, Turnholti 1969, pagina e rigo): Beelzebub: habens muscas aut uir muscarum.

Stefano Langton, Interpretationes nominum hebraicorum (1200 ca.), Bibl. Laurenziana, Conv. soppr. 593, f. 395vc: Beelzebub: uir muscarum uel princeps muscarum.

♦ Beseleel: umbraculum Dei (II, 288, 95).

Girolamo 74, 16: in umbra Dei. Stefano f. 396rb: umbra Dei uel umbraculum diuinum.

♦ Cherubim: plenitudo scientie (II, 47, 160, in nota si rinvia a Gregorio Magno).

Girolamo: scientia moltiplicata uel quasi plures (63, 11); scientiae multitudo (74, 20; 80, 16-17); multitudo scientiae (103, 7).

Stefano f. 398ra: scientia moltiplicata seu scientie plenitudo aut quasi plures.

♦ Iericho: defectus (II, 136, 183; 198, 141, con rinvio in nota alla Glossa biblica).

Girolamo: odor eius siue luna (137, 9); luna siue odor eius (157, 6).

Stefano f. 403rb: luna uel odor eius; Ierichontini: adorantes uel deficientes ei.

♦ Seraphim: incendium (II, 47,160, in nota si rinvia a Gregorio Magno).

Girolamo 122,25: ardentes uel incendentes.

Stefano f. 410ra: ardor uel incendium seu ardentes aut incendentes.

♦ Sisara (non Iabal: I, 192): exclusio gaudii (II, 93, 231; 335, 214-15).

Girolamo 101, 18-19: gaudii exclusio siue tollens recedentem uel equi uisio.

Stefano f. 410va: equi uisio uel exclusio gaudii seu tollens recedentem aut excludens gaudentem.

■ I versi mnemotecnici delle sette opere di misericordia corporali e spirituali dovevano essersi già fissati nella tradizione orale come riportati da Ranulfo; li si ritrovano con identica formulazione in Remigio dei Girolami OP († 1319):

Ranulfo: «Visito, poto, cibo, redimo, tego, colligo, condo» (II, 32, 80-81; 272, 174-75).

Remigio, De misericordia c. 23: «Visito, poto, cibo, redimo, tego, colligo, condo» (Bibl. Naz. di Firenze, Conv. soppr. C 4.940, f. 205rb).

Ranulfo: «Consule, castiga, solare, remitte, fer, ora. Sed in isto uersu non continentur nisi sex, nisi doctrina sub primo contineatur» (II, 272, 180-82).

Remigio, De misericordia c. 23: «Sunt autem et opera ipsa spiritualia misericordie septem, que continentur in hoc versu: consule, castiga, solare, remicte, fer, ora. Consule idest doce ignorantem et dirige dubitantem. Intelligitur enim in hoc duplex opus misericordie, scilicet doctrina et consilium» (ib. f. 205va).

Emilio Panella
MD 19 (1988) 424-26


NICOLE BERIOU, L’avènement des maîtres de la Parole. La prédication à Paris au XIIIe siècle, Paris (Institut d’Études Augustiniennes) 1998, 2 voll., pp. 963.

Recensione, «Memorie domenicane» 31 (2000) 517:

Difficile render debita ragione di questo monumentale contributo alla predicazione medievale. Diciamo in somma, senza ingiuria al lettore né all'autrice, che si tratta della più articolata e documentata trattazione della predicazione duecentesca in area parigina, all'incrocio fecondo di università, oratoria secolare (sottovalutata dalla storiografia pro-mendicante?), effervescenza dei Mendicanti. Frutto di prolungate letture e vastissimo spoglio di sermonari manoscritti. Se ne fa censimento in vol. II, arricchito da indici multipli.

Correggi lapsus Stephanus de Bisantio (II, 766) in Stephanus de Bisuntio (Besançon).

«Dixit Plato quod philosophia est... sollicitudo mortis» (cf. II, 814 § 4), trasmetteva Isaac Israeli, Liber de definicionibus, ed. J.T. Muckle, «Archives d'histoire doctrinale et littéraire du moyen àge» 12-13 (1937-38) 304-05.

 


 finis