Teniamo a mente gli estremi dei primi tre cronisti qui sopra abbozzati. Il prologo, messo a riscontro col testo della Cronica, ci guida a valutare tenore e tenuta.
a) Domenico da Peccioli redige l'intero blocco ff. 1r-38v. Lo afferma il prologo. Lo confermano lessico e tecniche compositive. Non soltanto i riferimenti temporali; o i ricorrenti interventi in prima persona ego michi ecc. lungo tutto il testo di Cr Ps (caratteristica della cronaca pisana, in parte anche della senese, contro le più discrete cronache sorelle), che trovano coerente riscontro nella carriera del solo Domenico. Un esempio per tutti: «Frater Iohannes de Canneto [† post 2.IX.1349/8]… fundavit infirmitorii domum novam sed non complevit deficiente pecunia, quam ego postea complevi ut patet» (Cr Ps n° 220). Nella notizia su Domenico da Peccioli: «Sollicitudine et procuratione eius cooperta est infirmaria» (n° 273). L'ego è di Domenico.
Ma lo conferma lo schema delle biografie, collaudato fin dalle prime carte, e messo a frutto come modello organizzativo del materiale biografico per l'intero corpo del testo.
Frater Ugolinus de Silvalonga[2]. Iste surexit[3] gratia verbi mirabiliter a Deo dotatus ut totam civitatem in eius auditum converteret, cuius exemplis et sermonibus catervatim populi ad lamenta penitentie sunt conversi. Post diurnos labores et nocturnas orationes et lacrimas et opera digna Deo animam in celesti palatio conlocavit, raptus de huius mundi silva foresti (Cr Ps n° 3 f. 3r).
Frater Gerardus de Rau[4]. Familia est antiqua popularium pisanorum. Hic fuit vir maxime gravitatis et de primis qui erexerunt ordinem in civitate pisana verbis et exemplis |4r| et laboribus indefessis. Hic mirabilis opinione sanctitatis in hac civitate apud omnes emicuit, qui quanto alienus a mundo dum vixit in tempore tanto familiarius Deo creditur colligatus, et corpus quod fuit[5] organum tante virtutis repositum Pisis fuit magna cum devotione omnium pisanorum. Et fuit testis et sotius fr. Provini[6] (n° 7).
Frater Bartholomeus de nobilibus de Caprona[7]. Homo fuit admodum diligendus quia utilis conventui studuit esse toto tempore vite sue, supprior gratiosus et confessor maximus peccatorum. Se ipsum autem sepe considerans non est secutus gregem caprarum, scilicet vitiorum, sed quasi agnus mansuetus pastorem Christum per ardua virtutum usque ad vitam est[8] infatigabiliter[9] ymitatus (n° 65 f. 11r).
Non sa molto, il cronista, dei tre frati; e di moltissimi altri a lui remoti, vaganti in regioni e tempi indefiniti. Ma non rinuncia a tesserne le lodi sul modulo mentale che si è elaborato. Che a scheda piena prevede: 1) prenome e patronimico (raramente matronimico, in subordine al precedente: «Frater Francischus filius domine Lyse, que est domina humiliter nata; de patre autem eius aduch nescivi», Cr Ps n° 259); 2) stato canonico (chierico o converso); 3) famiglia e suo ruolo sociale (se costituitasi o rilevante nella vita cittadina); 4) elogio personale con riattacco pronominale Hic, pressoché sistematico; 5) generali caratteristiche della persona e virtù religiose; 6) attività apostolica (predicazione, promozioni associative, assistenza spirituale, consulenza ecc.); 7) studio, discipline scolastiche, curriculum accademico (cui Domenico presta spiccata attenzione); 8) cariche pubbliche, nell'ordine o nella chiesa; 9) anni di vita religiosa e data di morte, quando conosciuti (da cui la successione delle biografie sulle carte di Cr Ps), cause e modalità del decesso; 10) in assenza di notizie reali, una metafora antroponimica, sviluppata sulle suggestioni della "interpretatio nominis", svela i significati accomodatizi del trapasso (topos proprio di Cr Ps).
b) Frati eccezionali suggeriscono modello eccezionale, come per Bartolomeo da San Concordio. Cucito sul disegno del sermone e sue partizioni, preannunciate da binomi rimati: «1° forma vivendi, 2° actus studendi, 3° habitus sciendi, 4° dignitas docendi, 5° auctoritas arguendi, 6° peritia componendi, 7° çelus construendi» (n° 180). Anche questa un'innovazione di Cr Ps (evolvono piuttosto sul modello della "legenda" Cr Ov 95-97, ed. 128-31 Fr. Nallus, e Cr Si ed. 2-4).
c) I precedenti due cronisti avevano sì raccolto nome e notizie dei frati deceduti; in cedole di bozze verosimilmente, ovvero schede volanti. Non diversamente dal notaio, prima che rediga il canovaccio delle scede in regesto protocollare: «Scede mei Bartholomei ser Fini notarii de Vico», o «scede mei Fini olim ser Bartholomei», ricorrente in ASF, NA 3096, tre mazzi sciolti (1405-36 prevalentemente in Pisa). Ma non avevano avviato la Cr Ps vera e propria, il libro fisico - per intenderci - o suoi fascicoli costitutivi; né steso le biografie. Il libro lo mette su fra Domenico da Peccioli; che redige "in forma" le biografie, incorporando le bozze lasciategli dai predecessori, rielaborando e integrando. Tre cronisti, se vogliamo, un solo redattore. Molto simile a quanto accaduto alla ripresa di Cr Pg: cedole lasciate da Giuliano d'Angelo da Perugia (fl. 1425-80) e stesura redazionale (1550 ca.) di Domenico di Francesco dei Baglioni (La continuazione quattro-cinquecentesca della Cronica di San Domenico in Perugia, AFP 65 (1995) 244, 246, 280). Punto decisivo per definire intenti e autorevolezza di Cr Ps sulla varietà degli apporti che vi concorrono; stratificazioni testimoniali, non redazionali, ché unica e unitaria è la stesura, quella di Domenico da Peccioli. Entro la quale è infruttuoso cercare "frammenti originali di testo" dei cronisti precedenti. Cr SMN è avviata nel 1280 sulle carte d'un libro confezionato e rilegato; e su di esso si succede via via a redigere l'elogium il cronista di turno, fino al 1665, quasi sempre in contemporanea tra decesso del frate e redazione della biografia. Il codice mette sotto gli occhi tale sequenza di mani e di tempi lungo la continuità della cronica fratrum. Saturatosi il libro, se ne avvia un altro (1666-1886) in successione cronico-redazionale. Non così per Santa Caterina di Pisa. Le biografie del primo secolo e mezzo di storia conventuale denunciano a evidenza la povertà informativa dei primi due cronisti. Poco più del nome, sconosciuta la data annuale del decesso. Lo constata il lettore e lo confessa il prologo. Ché in radice persiste l'intento originario, eminentemente informativo e documetario, della cronica fratrum.
[2] Una chiesa Sant'Ilario a Selvalonga, piviere San Casciano, dioc. Pisa: RD Tuscia II, 240 n° 3664n.
[3] surexit ] s(ur)exit scr., se rexit ed. Bonaini. Dove s iniziale è tagliato da linea obliqua dall'alto in basso, comunemente per ser. Altri casi di tale valore abbreviativo: s(ur)sum n° 133, s(ur)rexit n° 180. In n° 214 resurecturus per esteso.
[4] Rau = Raù, famiglia popolare del quartiere di Chinzica, dagli interessi mercantili e bancari, attiva nelle cariche cittadine e priorato (XIII-XIV): Cristiani, Nobiltà e popolo 468-69, 516a.
[5] fuit: in sequ. et del.
[6] et fuit testis et sotius fratris Provini aggiunto (in secondo tempo?) dalla stessa mano, dall'inchiostro meno scuro
[7] Caprona, dioc. Pisa, castello in basso Valdarno, sulle colline ad una decina di km SE di Pisa, vicino Calci. Per la potente famiglia da Caprona: Cristiani, Nobiltà e popolo 378-79, 510b.
[8] est add. in interl.
[9] infatigabiliter: est secutus add. et del. Le correzioni tradiscono una primitiva redazione usque ad vitam infatigabiliter est secutus mutata in usque ad vitam est infatigabiliter ymitatus. L'autore aveva impiegato est secutus due righi sopra.