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(iii)  Lettera di maestro Domenico da Peccioli 1395

Item[44] quidam reverendus magister in theologia dictus fr. Dominicus de Peccioli, de conventu pisano ordinis Predicatorum, cum recepisset quandam literam a quatuor de predictis iuvenibus, eisdem sub hiis rescripsit verbis, videlicet:

 

Traduz. ital. di Silvia Marcucci, La scuola (2002)..., pp. 131-32.

Karissimis filiis et fratribus Guillelmo, Laurentio, Thome et Andree de Pisis, Venetiis apud Sanctum Dominicum de Castello existentibus.

Firmamentum vestrum, quod Deus est, letificat animam ut in ipso exultaverit spiritus meus per literam vestram tam dulcem tamque suavem. Professio vestra indubia semper michi in senio meo confortat ut renovetur et amplius recalescat, si possem vere dicere quod sit «senectus mea sicut unicornis in misericordia uberi»[45] per filios spiritus. Qui dicere vere possunt: Inimicis nostris et generis totius humani ventilabimus cornu[46]. Confirmet igitur Dominus «quod operatus est in vobis a templo suo»[47], qui «elegistis pocius abiecti esse in domo sancta sua quam habitare in tabernaculis peccatorum»[48]. Ut dicere valeatis |13rb| «Letati sumus pro diebus quibus nos humiliasti»[49]. «Humiles enim spiritu salvabit et omnem populum humilem»[50]. Sapientibus non dico plura. Sed hoc oro super omnia ut caritas vestra magis ac magis habundet in scientia. Non quidem que inflat sed que hedificat[51]; scientia quidem quam fundat bonitas, quam erigit disciplina. Otium sine literis mors est et vivi hominis sepultura.

Ai carissimi figli e fratelli Guglielmo, Lorenzo, Tommaso e Andrea di Pisa, che stanno a Venezia presso S. Domenico del Castello.

Il vostro sostegno, che è Dio, rende lieta la mia anima: il mio spirito esulta in Lui quando leggo la vostra lettera tanto dolce e tanto soave. La vostra sicura professione mi conforta nella vecchiaia; mi rinvigorisco e mi ravvivo, se posso dire che 1a mia vecchiaia è, come il rinoceronte, nella fertile misericordia` spirito per mezzo dei figli. Costoro possono dire la verità: noi attaccheremo con un corno i nen-úci nostri e di tutto il genere umano. Il Signore confermi che "ha operato in voi dal suo tempio"; in voi, che "avete scelto di essere chiusi nella casa santa piuttosto che abitare nelle dimore dei peccatori". Adesso potete dire: "Troviamo gioia per i giorni in cui ci hai umiliato"; "infatti salverà gli umili di spirito e tutte le persone umili". Non dico altro a coloro che già sanno. Ma vi chiedo questo in modo particolare: la vostra carità sempre di più cresca nella conoscenza, non quella che inorgoglisce, ma quella che edifica. Quella conoscenza che è data dalla bontà e che si costruisce sull'istruzione. L'ozio senza lo studio è la morte e la sepoltura dell'uomo vivo!

Igitur, validissimi bellatores, nemo vos seducat inanibus verbis ut literarum studia dimittatis. Hic ordo priscorum patrum fundancium ordinem qui vocat mundum[52] ad agni nupctias[53], quibus datum est semen çiçaniorum et heresum purgare de agro celestis agricole, quibus collatum ab inicio[54] fuit docere sed prius discere. Quorum unus interrogatus quam regulam professus fuisset, dixit aperte: Predicatorum. Que talis est: honeste idest virtuose vivere  - hoc[55] enim vita sola meretur: honorem igitur honeste vivere  -  secundo discere, tertio docere[56]. Nulla quidem ars recte docetur nisi prius intenta meditacione discatur[57]. Sic enim disco ut doceam; ut contemplando sim Rachel, docendo fecunde sim Lya, meditando sim Maria, docendo sim Marta[58].

Dunque, o fortissimi guerrieri, nessuno vi seduca con parole sciocche, convincendovi a smettere di studiare. Questo è il comando, dato dai primi fondatori dell'ordine domenicano, che chiama il mondo alle nozze dell'Agnello. A questi maestri fondatori è stato dato il seme della zizzania ed essi dovevano ripulire il campo dell'agricoltore celeste dalle eresie; fin dall'inizio hanno avuto il compito di insegnare, ma prima di apprendere. Ad uno di loro fu chiesto quale regola professasse; rispose apertamente: l'ordine dei Predicatori, ossia: vivere onestamente, cioè in maniera virtuosa (la vita merita solo questo, l'onore, ossia vivere con onestà), in secondo luogo imparare e per terzo insegnare. Nessuna arte si può insegnare correttamente se prima non si èimparata con un'attenta meditazione. Infatti imparo per insegnare; posso essere Rachele per la contemplazione, Lia per l'insegnamento, Maria per la meditazione, Marta ancora per l'insegnamento.

Videte per prius quibus datum est primam artem gramatice nosse, bibliam totam secundum literalem sensum; videte licteram ystorie et Ystorias scolasticas[59] plene, et quidquid ad predictum sensum pertinet. Quod studium erit perfectum in uno anno conpleto.

Secundo viderunt sanctissimi patres unam de artibus liberalibus, quam sic vocant, non quidem ad fallendum sed falsitates videndum, non ad decepcionem sed ad sanctam caucionem. Talis enim est hodiernus modus. Hoc erit in tribus annis. Quo tempore semper de doctoribus aliquid hauriatis, ut neminem gloria apprehendat inanis. «Si enim |13va| spiritu vivimus, spiritu et ambulemus, ut non efficiamur inanis glorie cupidi etc.»[60].

Tercio videnda est naturalis scientia per quam habetur tam naturalium factorum secundum quod Altissimus, qui creavit, in effectibus ordinavit; quam scilicet philosophiam vocant. Cuius quidem auctores in trino[61] erit vobis perfecta.

Quarto, concedente Altissimo, poteritis lucrari quamplures, ut videlicet duobus annis alios loycam doceatis.

Sexto[62] sacram theolo(gi)am scientiam poteritis plene cognoscere sive in studiis universitatis sive quocumque modo. 

Studiate innanzitutto i primi rudimenti della grammatica, poi tutta la Bibbia secondo il senso letterale. Studiate poi la storia e in particolare le "Storie Scolastiche" e tutto ciò che serve per spiegare il senso letterale della Bibbia. Questo studio potrà essere completato in un anno.

Nel secondo anno i santissimi padri studiarono una delle arti liberali, che si chiama così, non perché porti all'errore, ma a conoscere il falso, non perché porti all'inganno, ma ad una santa attenzione`. Anche oggi è studiata in tre anni. In questo periodo apprendete sempre qualcosa dai maestri, affinché la vanagloria non colga nessuno di voi. "Se viviamo nello spirito, camminiamo nello spirito, perché non diventiamo desiderosi della vanagloria".

Poi dovete studiare la scienza naturale, attraverso la quale conoscete l'ordine con cui l'Altissimo ha creato il mondo. Tale scienza si chiama filosofia; i suoi autori possono essere conosciuti da voi in tre anni.

In quarto luogo, per concessione dell'Altissimo, potrete attirare a voi moltissime persone, insegnando agli altri in due anni la logica.

Per sesto potrete conoscere la scienza teologica o all'università o in qualsiasi altro modo.

Et sic in octo annis, nichil de pretioso tempore perdentes, eritis perfecti in omni sensu et in omni scientia[63], ut quasi luminaria sitis in templo et candelabra[64], inter que semper sit filius hominis scilicet Christus. «Qui enim ad scientiam erudiunt multos, erunt quasi stelle in perpetuas mansiones»[65]. Que quidem «stelle manentes in ordine suo, contra Sysaram pro posse pugnabunt»[66].

Tantum vobis ad memoriam reduco quod pauci in ista religione sine scientia facti sunt sancti, sed quotquot sanctos habuit hec sancta religio, in scientiis floruerunt. Hec[67] dico perfunctorie, alias forte vive vocis actu latius enarrabo. «Agite igitur viriliter et corfortetur cor vestrum qui speratis in Domino»[68]. Recommendo me orationibus vestris. Scribo fr. Thome de Senis[69] si possibile foret vobis redire. Essemus enim cum istis domesticis vestris in maiori pace. Fiat tamen voluntas Dei. «Et pax eius que exuperat omnem sensum custodiat corda vestra et intelligentias vestras in Christo Yesu»[70] domino nostro. Amen.

E così, in otto anni, non perdendo tempo prezioso, sarete perfetti in ogni senso e in ogni conoscenza: sarete come lampade e candelabri nel tempio, ma tra voi sia sempre il Figlio dell'Uomo, cioè Cristo. "Coloro infatti, che insegnano a molti la conoscenza, saranno come stelle nelle dimore perpetue". E queste "stelle, che rimangono nel loro ordine, combatteranno secondo le loro possibilità contro Sisara".

Vi ricordo soltanto che pochi in questa religione sono diventati santi senza avere la conoscenza; e che tutti i santi di questa santa religione sono cresciuti nella conoscenza. Vi dico questo en passant, ma mi riprometto di dirvi a viva voce altre cose e più largamente. "Dunque agite con coraggio e il vostro cuore sia confortato, o voi che sperate nel Signore". Ricordatemi nelle vostre preghiere. Scrivo a fr. Tommaso da Siena, se vi fosse possibile tornare: staremmo meglio, infatti, con questi vostri domestici. Tuttavia sia fatta la volontà di Dio. "E la sua pace, che va al di là di ogni senso comune, custodisca i vostri cuori e le vostre intelligenze in Cristo Gesù" nostro Signore. Amen.

Segue: «etiam dicto anno in festo sancti Apollonaris» (f. 13va4°ult). Sett., ott., natale <1395> (f. 14ra). «In quadragesima autem immediate sequenti currente M°ccc°nonagesimo vj°» (f. 14rb1-3). Lettera di Raimondo, 12.VII.1396 (ff. 14rb-vb), ecc.


[44] Al marg. sin. rubrica «De magistro Dominico».

[45] Ps. 91, 11.   

[46] Cf. Ps. 43, 6.

[47] Ps. 67, 29-30.   

[48] Ps. 83, 11.

[49] Ps. 89, 15.

[50] Ps. 33, 19; 17, 28.

[51] Cf. I Cor. 8, 1.

[52] mundum addito et deleto titulo abbretionis supra d

[53] Cf. Mt. 22, 3; Apoc. 19, 7. 9.

[54] inicio] i(n)ccio scr.

[55] hc cod. Vale hoc per questo copista, come altri ricorsi confermano.

[56] Gerardo da Frachet, Vitae fratrum OP (1260) III, 42; ed. B.M. Reichert, Lovanii-Romae (MOPH I) 1896, 138.

[57] Cf. Pseudo-Boèce, De disciplina scolarium 2, 1; ed. O. Weijers, Leiden-Köln 1976, 99: «qui non novit se subici, non noscet se magistrari. Miserum autem est eum magistrum fieri, qui numquam novit se discipulum esse».

[58] Cf. Tommaso d'Aquino, Summa theologiae II-II, q. 179, a. 2 Sed contra; q. 182, a. 1. La simbologia dei personaggi biblici diffusa da Gregorio Magno, Moralia super Iob lib. VI, e Super Ezech.

[59] Pietro il Comestore († 1178 ca.), Historia scholastica (1169-73), PL 198. Comunemente al plurale: Historie, magister in Historiis. Testo di scuola: MOPH XX, 30/27 (1264), 33/25 (1267), ecc.

[60] Gal. 5, 25-26.

[61] scil. anno.

[62] Omette il paragrafo «Quinto» o salta un'unità nella serie numerica?

[63] I Cor. 1, 10: «sitis autem perfecti in omni sensu et in eadem sententia».

[64] Cf. Exo. 25, 6. 34; 35, 8. 14.

[65] Dan. 12, 3, che ha «… ad iustitiam erudiunt… in perpetuas aeternitates» nella volgata sisto-clementina.

[66] Iudic. 5, 20.   

[67] Hec corr. ex Hoc?

[68] Ps. 30, 25.

[69] Tommaso d'Antonio da Siena, che nel proprio trattato incorpora il carteggio a scopo documentario.

[70] Philipp. 4, 7.


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