-2006 ←
Domenico da Peccioli, Lectura epistularum Senece, ed. a cura di Silvia Marcucci, Firenze (Ed. del Galluzzo) 2007, pp. 882.
Prefazione pp. IX-X: «La Lectura Epistularum Senece di Domenico da Peccioli (Peccioli, 1320 ca. - Pisa, 1408), il primo commento integrale alle ad Lucilium di Seneca per la prima volta in questo volume pubblicato in edizione critica, risulta particolarmente significativa non solo per comprendere la ricezione del classico nel tardo Medioevo, ma anche perché si configura come precorritrice dei futuri e più maturi commenti dell'Umanesimo.
Domenicano, impegnato nella tormentata vita dell'Ordine tra Pisa, Roma, Genova e Venezia, a stretto contatto con le sue figure più significative, ma anche con papi e uomini politici del tempo, magister novitiorum e gran predicatore, Domenico da Peccioli riuscì a conciliare i numerosi impegni 'politici' con lo studio costante dei classici e soprattutto di Seneca. Da qui un commento sistematico, erudito, basato su una paziente opera di collazione del testo, la cui fortuna è confermata dal 'saccheggio' che ne avrebbe fatto di lì a poco Gasparino Barzizza, adattandolo alla metodologia d'avanguardia della scuola umanistica nascente e finendo per oscurare il suo predecessore e modello.
Dopo la scoperta che l'unico testimone conosciuto dell'opera (Paris, Bibliothèque Nazionale, Lat. 8555) contiene solo frustuli del commento, ma che in realtà dopo le prime sette carte segue il commento acefalo di Gasparino Barzizza alle ad Lucilium senecane, l'esegesi del frate domenicano sembrava perduta. Il ritrovamento del commento in un codice della Biblioteca Nazionale di Torino (K iv 15), peraltro fortemente danneggiato dall'incendio che devastò la biblioteca nel 1904, ha permesso ora finalmente di fruire, quasi nella sua interezza, della Lectura Epistularum Senece. Un lavoro di recensio esteso anche alla tradizione manoscritta del testo nell'ambiente di Domenico ha portato ad individuare, nella biblioteca del convento pisano di S. Caterina, il codice delle Epistulae ad Lucilium di proprietà di Domenico (ms. 67), con le sue postille autografe a margine. Il ritrovamento del manoscritto ha permesso di evidenziare la genesi dell'operazione esegetica, attraverso la riscrittura delle glosse marginali nel più vasto commento e, di conseguenza, il passaggio dal postillato all'esegesi continua; ma il ritrovamento è stato altresì fondamentale per comprendere gli errori e i fraintendimenti del commentatore, che si basava su un testo spesso corrotto e dunque di difficile interpretazione.
In Domenico è forte il senso di appartenenza al convento di S. Caterina di Pisa, che godeva di particolare vitalità e fama nel Trecento. Il commento cresce e si sviluppa in questo clima culturale particolarmente vivo: l'ordine domenicano, all'avanguardia negli studi di teologia, era sempre stato attento, parallelamente, anche alla lectura dei classici e, nella fattispecie, di Seneca. La cultura domenicana si avverte forte nel commento di Domenico: la lectura del classico non prescinde mai da un forte sostrato teologico; le citazioni da s. Tommaso e Alberto Magno sono frequentissime. Il commento, in altre parole, è lo specchio della lectura di un classico operata da un frate domenicano, imbevuto di una ferrea e solida cultura sia classica che di carattere teologico, cultura che sempre traspare dalle pagine dell'esegesi. Il frate ha a disposizione una vastissima biblioteca: la sua erudizione e la sua conoscenza degli auctores è testimoniata dalle numerose citazioni presenti nel testo.
Nell'Introduzione [pp. 3-21], dopo la ricostruzione del profilo biografico di Domenico da Peccioli e delle vicende che hanno portato alla riscoperta della Lectura Epistularum Senece, vengono evidenziati i forti legami con l'ambiente del convento, la genesi del commento, la metodologia esegetica, le fonti adoperate, la lingua tecnica e peculiare del commentatore. Nella Nota al testo [pp. 27-38], oltre che i risultati della recensio della tradizione manoscritta dell'esegesi, la descrizione e la ricostruzione sistematica del codice di Torino dopo il restauro, viene altresì ricostruita la genesi dell'Accessus, di cui è possibile evidenziare una interessante e significativa revisione linguistico-formale da parte di Domenico con conseguenti varianti redazionali. La Lectura Epistularum Senece è corredata, oltre che di un apparato critico e delle fonti, anche di un apparato dei marginalia del manoscritto cateriniano, da considerarsi come una prima fase dell'esegesi».
Gran bel volume (diffuso a partire da luglio 2008), frutto di molti anni di lavoro; rigorosa edizione del testo (pp. 41-831), arricchita da molteplici indici. Conferma identificazione dell'autografia (pp. 8, 16, e tav. 1 e 2) di Domenico da Peccioli proposta in La Cronaca ..., § 4 Autografia. Me ne dona copia la stessa Silvia Marcucci, Firenze 16.IX.2008. Grazie di cuore!
Felix Thomas! -. Conversiamo, io e Silvia. L'occhio mi cade su «quid beatus Augustinus dicit et Thomas [felix] de Aquino» (p. 441 rr. 88-89). Silvia mi dice che ha espunto "felix", banale lapsus del copista in luogo dei canonici "beatus" o "sanctus". Mi sorprendo piacevolmente. Canonizzazione di Tommaso d'Aquino 1323, legale introduzione liturgica della sua festa 1323-26. Domenico da Peccioli lavorava al commento senechiano fin dalla sua entrata nell'ordine domenicano 1347, già «solepnis gramaticus». "Felix Thomas doctor ecclesie": questo era l'incipit dell'antifona ai vespri dell'ufficio liturgico di san Tommaso d'Aquino. Testi cantati e memorizzati. Veramente strano che Domenico avesse accolto nel suo testo il liturgico aggettivo "felix" per Tommaso? Anche Silvia si sorprende, e mi dice che restituirà l'autentico "felix"!
E a... sproposito di Peccioli, un altro domenicano di oggi: Padre Antonio Lupi (Peccioli 1928 - Goiania 1976), un domenicano nel mondo, a cura di A. Nesti, Peccioli (I quaderni pecciolesi 7. Territorio, società, cultura) 2006. Catalogus della prov. S. Marco, ed. 1978, p. 53: 5.IX.1976.
La cittadina di Peccioli (prov. Pisa, alta Valdera, oggi 4.500 abitanti ca.) nello sfondo di qualche antica foto pp. 13, 37. «Padre Lupi tra i più grandi personaggi figli di questo paese» (p. 5), simpatico umore comunalistico (senza dimenticare il remoto Domenico da Peccioli!). Il libro me lo regala un amico, marzo 2007.
SylvIe Duval, Chiara Gambacorta e le prime monache del monastero di San Domenico di Pisa [1385]: l'Osservanza domenicana al femminile, AA.VV., Il velo, la penna e la parola. Le domenicane: storia, istituzioni e scritture, Firenze (Bibl. di Mem. Domenicane 1) 2009, pp. 93-112.
Domenico Cavalca da Vicopisano OP († 1341), Vite dei Santi Padri [1330 ca.], ed. critica a c. di Carlo Delcorno, Firenze (Ed. del Galluzzo) 2009, vol. I, pp. XX-888; vol. II, pp. VIII.889-1676.
Domenico Cavalca, Pungilingua.
■ distrazioni poetiche: → ..\hospes2\gio94.htm
«Dominican history newsletter» 18-19 (2009-2010), p. 404.
S. TUGWELL, Did Dominicans practise affiliation in the thirteenth century?, AFP 80 (2010) pp. 97-101.
Giuseppe SCALIA, Su Lorenzo Taiuoli e la sua "Cronica" di Pisa, «Bollettino storico pisano» 80 (2011) pp. 79-105. Dono dell'A., marzo 2012. Grazie infinite!
Sistematica e puntigliosa ricerca su fra Lorenzo di maestro Tommaso Taiuoli da Pistoia OP († Siena 20.IX.1548, 56enne); autore di una Cronica di Pisa, in lingua volgare, provvisoriamente databile al decennio 1530 ca. (p. 97). Proemio della Cronica, pp. 102-05.
■ AGOP IV.20 e seguenti (1523 ss), sezione prov. Romana: molto probabilmente qui si potranno raccogliere altre notizie utili alla biografia di questo fra Lorenzo Taiuoli. Possiamo intanto ben distinguere gli omonimi prossimi; alimentati dal locale "beato Lorenzo da Ripafratta" (OP 1394-95, † Pistoia 1456):
§ Lorenzo di Giovanni di Franchino dei Taviani da Pistoia. OP 1456, 1460-98. Mascarucci, Un memoriale 131 (1498 priore), 137, 142 § 32 (1467 priore), 143 § 37 (1472), 145 (1483 e 1488 priore), 148-51. Mascarucci, Documentazione 27, 43 (1461, sua messa novella). AGOP IV.6, 73v (20.IV.1482 confermato in priore perugino e assolto da priore pistoiese), 74v (11.V.1482) «Conventui pistoriensi declaratur quod fr. Laurentius de Pistorio, qui fuit electus prior in conventu perusino, fuit absolutus et eius confirmatio sit annullata ad instantiam fratrum et civium pistoriensium». AFP 40 (1970) 126n (1496). AGOP IV.12, f. 44r (13.X.1497) «fr. Laurentius de Pistorio absolvitur a prioratu conventus Minerve et fit vicarius electionis et committitur confirmatio procuratori ordinis». Sconosciuto anno di morte.
§ Lorenzo di Bartolomeo dei Cellesi da Pistoia. OP 1462, 1466. I familiari lo costringono ad abbandonare l’ordine religioso. Mascarucci, Un memoriale 134-35, 140 n° 21, 153-54.
J. CANNON, Religious Poverty, Visual Riches. Art in the Dominican Churches of Central Italy in the Thirteenth and Fourteenth Centuries, Yale University Press, 2013, pp. IX-X, circa il sistema cronologico delle fonti pisane; pp. 227-49, 440-41.
Pp. 227-28: «The church of S.
Caterina in Pisa will serve as our core example in the following chapters. It is one of the better-documented churches of the Provincia Romana, having a convent chronicle compiled in the fourteenth century, sixteenth-century annals, several paintings firmly connected with the church, and a significane quantity of wills and other contemporary documentation, only part of which has been published. There are obvious limitations in concentrating |228| on a single case. S. Caterina has virtually no surviving medieval wall paintings, so for this aspect we shall tum to several better-preserved examples. A fundamental problem remains the extent to which deductions made about conditions at S. Caterina can be applied to other Dominican foundations. When possible, evidence from other churches in the Provincia Romana will be noted, but such information is often unavailable. S. Caterina is the only Provincia Romana church for which we have the combination of a quantity of surviving tomb slabs (a fair number of which are still in their original position; fig. 200 and see fig. 213), testamentary references to burials (though virtually none of these can be linked with surviving examples) and a sepoltuario (in this case from the early seventeenth-century) listing their pre-modern locations. Slabs from lay tombs survive, usually in smaller numbers and removed from their original positions, in other platee (e.g. S. Romano in Lucca, S. Sabina in Rome, S. Maria Novella in Florence); or testamentary records give some indications of choices and locations (e.g. Arezzo); or later descriptions list the previous location of tombs that for the most part no longer survive (e.g. Perugia, Pistoia, Lucca, Siena). Thus conclusions concerning burial locations drawn from the S. Caterina evidence can only occasionally be compared with evidence from other churches, and similar difficulties apply if we try to make generai statements about the foundation of altars or the commissioning of altarpieces. Nevertheless, even if it is hard to make valid generalisations or to draw detailed conclusions, by taking S. Caterina as our reference point and calling on other evidence as appropriate it is possible to discern patterns and make observations that can be tested in the future against further research on the surviving fabric and records, some still unpublished, of the mendicane orders of centrai Italy».17.VI.2014. «Dominican history newsletter» 20 (2011) p. 130 n° 623; p. 217 n° 1297 (fra Guglielmo da Pisa); pp. 230-31.
eleonora rava, «Volens in testamento vivere». Testamenti a Pisa, 1240-1320, Roma (Istit. storico ital. per il medio evo) 2016, pp. LXII-404. Me ne fa dono M. Soriani, 18.XII.2017. Preziose appendici con trascrizione dei documenti originali, pp. 339-374.
Tra le donazioni del comune di Pisa, breve del 1287: «Et ordini fratrum Predicatorum de Pisis, pro adiutorio vestimentorum eorum, libras centum denariorum» (p. 150). Breve del 1313-37: «Et conventui fratrum Predicatorum libras octuaginta» (p. 152).
Pisa 27.VI.1310: «Ego Chellus Afferra civis Lucanus condam domini Gerardini Afferre de Podio, morans Pisis in cappella Sancte Marie Maioris ecclesie,... meam talem condo ultimam voluntatem. (...). Iudico corpus meum sepelliendum apud locum fratrum Predicatorum ubicumque decessero» (p. 351). Tra le molte disposizioni anche la restituzione di beni e denari illegalmente estorti (pp. 352-353)!
Oddo de Porta Pacis OP (pp. 122 n° 387, 262). Iacobus Donati OP, † 1327/6 (p. 122 n° 439). Oddo Teutonicus OP (p. 206). Giovanni di Bonaggiunta da Rivalto OP (p. 254). Rainerius Maturus OP, † 1318 (pp. 262-63, 270). Testamento 1311«in platea ante ecclesiam Sancte Caterine fratrum Predicatorum iuxta ipsam ecclesiam», tra i testi due frati (pp. 266, 269). Testamento di Puccio del fu Volpello, 16.VII.1312: «Et iudico de bonis meis pro missis canendis... fratribus Predicatoribus Sancte Caterine soldos quinque denariorum pisanorum minutorum» (p. 348).
→https://www.academia.edu/30958753/
16.V.2017. Gianfranco Fioravanti: →
https://www.academia.edu/3530659/Il_Convento_di_Santa_Caterina_e_la_cultura_domenicana_a_Pisa
21 maggio 2017. Viene a trovarmi in San Domenico di Fiesole la dott.ssa Marina Soriani; lucchese d'origine, pisana per percorso e vita accademica.
→https://independent.academia.edu/MarinaSoriani
Mi fa dono d'un DVD: XVII concerto del coro dell'Univ. di Pisa, 3.VI.2016; e inoltre taluni estratti di sue pubblicazioni. Grazie di cuore. Eccone i titoli:
M. Soriani Innocenti, Per la storia dell’Università di Pisa: ricerche e documenti, «Bollettino storico pisano» 63 (1994) 207-217.
San Francesco e santa Chiara nella predicazione di Odo da Chatearoux (Edizione di due sermoni, Pisa, Biblioteca Cathariniana, ms. 21), «Franciscana. Bollettino della Società internazionale di studi francescani» II, 2000, pp. 201-227.
San Francesco e i francescani nella predicazione dell'arcivescovo di Pisa Federico Visconti (1253-1277), AA. VV., Il francescanesimo a Pisa (secc. XIII-XIV) e la missione del beato Agnello in Inghilterra a Canterbury e Cambridge (1224-1236), Pisa (Felici Ed.) 2003 pp. 73-85.
Il duomo di Pisa: una "Maior ecclesia famosissima in tota Italia, que est Pisanorum oculus", «Bollettino Storico Pisano» 74 (2005) pp. 539-546.
Ubertino da Casale predicatore, «Studi francescani» 104 (2007) pp. 99-146.
Santa Caterina d'Alessandria in un inedito sermone del domenicano Simone da Cascina (1340-1420 ca.), «Societas et universitas. Miscellanea di scritti offerti a don Severino Dianich», Pisa (Ed. ETS) 2012, pp. 301-318.
23 febbraio 2020. Ricevo lettera: «Gentile p. Panella,
È uscito da poco un volume illustrato sulla chiesa pisana di S. Caterina. Le inviamo intanto il pdf. Con deferenti ossequi e “collegiale” cordialità, Mauro Ronzani - Elisabetta Salvadori».
Allegato file digitale dell'intero volume: AA. VV., Santa Caterina d’Alessandria a Pisa. Le tre età di una chiesa, a cura di Marco Collareta, Pisa 2019 (Copyright Acque SpA e Pacini Editore Srl), pp. 221 ca., con molte illustrazioni fotografiche. Grazie di cuore del bel dono!
Indice dei contributi, dopo presentazione e prefazione:
Santa Caterina d’Alessandria: un culto venuto dal mare, p. 19.
I frati Domenicani in Santa Caterina dalle origini al 1406, p. 27.
“Sapiens mulier aedificat domum suam”. La chiesa medievale: architettura e decorazione architettonica, p. 45.
L’arredo mobile e monumentale dalle origini alla fine del Cinquecento, p. 81.
La decorazione pittorica dopo l’incendio del 1650, p. 133.
Mutamenti e persistenze nella chiesa di Santa Caterina dall’epoca delle soppressioni leopoldine ai giorni nostri, p. 163.
Una chiesa mai esistita: Santa Caterina d’Alessandria a Pisa ad inizio Novecento, p. 191.
Sepolture, iscrizioni, stemmi: un’antologia (Breve introduzione e schede segnaletiche), p. 203.