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frati spigolisti e spigolistri

■ chi sono costoro? ■ 

 

absentia | 1321 | 1323 | 1341 | 1351 | 1565 | GDLI |

 

Parenti: Gherminella, Quarquonia, Spigolistro | 2013 | 2014 | 2017 | 2018

 

..\nomen1\ubaldo42.htm | eretici

 imperseveranti | carcerati | vagabondi

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Febbr. 2012: mi contatta Alessandro Parenti, e m'invia bozza di saggio sul lessema "spigolistra". Ottimo lavoro di censimento lessicografico, e proposta semantica. Gl'invio qualche nota di commento. Ne attendo redazione definitiva e pubblicazione. Grazie e congratulazioni!

Alessandro Parenti, Parole e storie. Studi di etimologia italiana, Milano (Mondadori Education S.p.A.) 2012,  pp. XXII-170. Lo acquisto in nov. 2014. In copertina, riproduzione di affresco del capitolo di SMNovella, lato destro entrando. Bel lavoro di filologia storica, che intreggia linguaggi e fatti. Congratulazioni!

Dalla pagina di copertina: «Questo volume raccoglie una serie di studi di etimologia italiana nati dalla collaborazione dell'autore all'Etimologico. Vocabolario della lingua italiana di Alberto Nocentini (Le Monnier, 2010). Dato che l'italiano è una lingua con genitore noto, le sue voci di etimo incerto sono in genere quelle più eccentriche e infatti le parole qui esaminate si collocano tutte in zone periferiche del lessico: voci desuete (gherminella, spigolistro), tecnicismi riferiti a pratiche poco attuali (calmiere, cottimo), una forma bizzarra impiegata per cose ugualmente bizzarre (arzigogolo), un raro nome proprio (Quarquonia) e due toscanismi (cibreo e scangeo) entrati in italiano solo per via di quei privilegi che il toscano si è guadagnato a suo tempo. Queste parole hanno però il vantaggio di prestarsi molto bene a una ricerca etimologica fondata sui dati documentari».

Dall'Introduzione, p. XX: «La scelta di queste voci è stata determinata, oltre che un po' dal caso, proprio dalla loro condizione per così dire marginale: essendo l'italiano una lingua con genitore abbastanza noto, le parole di etimologia poco soddisfacente - con pochissime eccezioni - sono quelle che nell'insieme del lessico risultano più eccentriche.

Le parole in questione sono inoltre poco o punto solidali fra di loro, per significato e per ambito d'uso (a parte forse la coppia formata da calmiere e da cottimo). Per tale ragione si è scelto di disporre gli articoli semplicemente in base all'ordine alfabetico.

Non si può dire poi che si tratti di parole esemplari, capaci di mostrare la varietà dei problemi della ricerca etimologica; i casi studiati sono anzi troppo pochi per rappresentare appunto una casistica. Gli studi qui raccolti hanno semmai un carattere piuttosto unitario, che non è solo quello che risulta in negativo dalla marginalità delle parole trattate: il loro carattere unitario è legato - inevitabilmente - al modo di procedere proprio di chi li ha redatti e consiste nell'attenzione che in essi è stata dedicata al materiale documentario.

L'attenzione ai documenti, se ce ne fosse bisogno, si giustifica facilmente: l'italiano - come è noto e come si è già detto - discende da una lingua ben conosciuta, dunque le sue parole di etimo oscuro, in massima parte, si sono comunque formate in tempi storici. Anche quelle parole, insomma, hanno una storia teoricamente passibile di ricostruzione e almeno in certi casi, andando a ritroso, la loro origine si lascia inquadrare in ipotesi circostanziate. In questi studi, perciò, la documentazione ha avuto uno spazio molto largo, e ovviamente comprende i dati ritenuti utili per determinare la prima forma e il primo valore delle parole in questione, nonché il contesto storico e geografico della loro origine. Spazio adeguato si è dato anche alla documentazione - per così dire - parallela, che cioè chiama in causa elementi legati non direttamente al problema in esame, ma a problemi in qualche modo simili. Queste etimologie, dunque, sono sì "cercate", ma sono state appunto cercate nei documenti, ed è per questo che aspirano a essere al contempo etimologie "storiche"».

Cap. 5, Gherminella, pp. 77-89. Ma la gherminella che cos'è? Leggi e goditi la novella 69 di Franco Sacchetti († 1400). Mi colpisce la testimonianza (Parenti, Parole e storie pp. 82-83, 86) del domenicano Gil d'Orp (1272-73).  Gil d'Orp = frater Aegidius de Legio [= Liège] sive de Orpio [= Orp, in diocesi di Namur], e dunque della moderna geografia del Belgio. Cf. Th. Kaeppeli, Scriptores Ordinis Praedicatorum..., Romae 1970-80, I, pp. 11-13; soltanto sermoni. Ampia utilizzazione dei sermoni in N. Bériou, L’avènement des maîtres de la Parole. La prédication à Paris au XIIIe siècle, Paris (Institut d’Études Augustiniennes) 1998, II, 749, 907b; il testo in questione di Gilles de Liège riletto in p. 542 n. 226, seguìto da nota di commento: «Il ne semble pas que l'on connaisse d'autres descriptions de ce jeu, à nouveau mentionné dans le sermon 27, dû à un frère anonyme du Val-des-Écoliers (f. 31ra). D'après Godefroy, l'expression désigne le coupeur de bourse et, chez Jean de Meung, le jeu des filous (s.v. «bote-en-corroi»); mais la description de Jean de Liège pourrait rendre plus exactement le sens de ce que dit Jean de Meung (Fortune arrange si bien le jeu que nul ne sait s'il y trouvera gain ou perte: cf. vers 6854)».

Cap. 6, Quarquonia, pp. 90-106. Piacevoli pagine. Torno a vedere (fine nov. 2014) via del Canto [= incrocio] alla Quarconia, piccolo e tòrto vicolo tra via dei Cerchi e via dei Cimatori. Chiedo informazioni alla signora che vi vende frutta. "Quarconia? Qui 'un c'è nessuna quarconia!" - esclama. Nel retro, tabernacolo della Quarquonia e ingresso dell'antico teatro.

Pg 91: «A onor del vero, il lessico del Battaglia riporta del nome anche un paio di usi antonomastici, che da soli giustificano l'intera voce; uno di questi si trova nel Dizionario cateriniano (1717) di Girolamo Gigli: «Quale è un relativo religioso, che non può andare né pur esso di giorno né di notte scompagnato dall'articolo e, se mai fosse trovato senza di quello dagli esecutori della Tramoggia, sarebbe tosto legato e condotto nella  q u a r c o n i a  de' vocaboli discoli, dove [...] stanno a correzione le parole trovate in disobbedienza alle regole del Salviati ed al Vocabolario fiorentino».

Un "relativo religioso"?, "che non può andare né pur esso di giorno né di notte scompagnato dall'articolo"? Sì, proprio così, i nostri frati erano obbligati a viaggiare "bini bini"! E Girolamo Gigli, non era forse un frate domenicano? Mie antiche memorie: Il “Parere” del P. Girolamo Gigli o.p. sull’ortodossia...

Ohi ohi! L'omonimia mi ha confuso! Distingui: a) Girolamo Gigli, n. Siena 1660, † Roma 1722, autore del Vocabolario cateriniano (1717), "dal linguaggio buffo e burlonesco"; b) Girolamo Gigli, n. Fuscaldo (prov. Cosenza)  a inizio '800, † Roma 1873, esimio frate domenicano, maestro del Sacro Palazzo: E. Panella, Il “Parere” del P. Girolamo Gigli o.p. sull’ortodossia di Antonio Rosmini, «Memorie domenicane» 84 (1967) 181-94.

 Caduto in spigolistica confusione, mi son chiesto: Ma è stata veramente la coppia Quare/Quoniam a procreare Quarconia? O non è stata piuttosto la matrigna Quarconia a canticchiare quare e quoniam ad orecchie erudite? E là, nel Canto alla Cuculia (incrocio tra via dei Serragli e via Santa Monaca), non erano forse i cuculi a cantare?

I sapienti etimologisti mi hanno obiettato: «Ma allora "Via Maffia" da chi nasce? Da Màffia?, o non piuttosto da Matthìa? E "Via Osteria del Guanto"?: che ci facevano mai i guanti in un'osteria? "Chiasso Cornino" e molti altri Chiassi fiorentini che cosa fanno? fanno chiasso o se ne stanno chiusi? chiusi entro recinti consortili. E in "Via del Garbo" non vi abitava gente garbata ma vi si vendeva lana proveniente dal gharb ﻏﺭﺏ ». Ohi ohi!

https://it.wikipedia.org/wiki/Ospizio_della_Quarconia

https://it.wikipedia.org/wiki/Tabernacolo_del_Canto_alla_Cuculia

Cap. 8, Spigolistro, pp. 129-146. Lungo brano, pp. 139-146, sugli spigolisti domenicani di Toscana (1326-1331) raccontati in Alla ricerca di Ubaldo da Lucca, «Archivum Fratrum Praedicatorum» 64 (1994) 19-74; l'autore Parenti vi rinvia in pag. 141 nn. 34 e 37. Nel percorrere la semantica di "spigolisti", convocherei con più  insistenza «il contesto storico e geografico della loro origine», ovvero i "fatti" legati ai rigoristi domenicani (quasi tutti lucchesi) testimoniati in AFP 64 (1994) 39-51, anziché il convento fiorentino di SMNovella, che fu solo città di convocazione del capitolo generale 1321.

Pg 132: «Se però ci si muove all'indietro, si nota che la polemica si concentra – e in modo ben marcato – su un tema un po' diverso, che non è già quello della religiosità esasperata e insensata, bensì quello dell'ipocrisia: ora gli spigolistri sono dei biechi personaggi che si fanno schermo della devozione col solo scopo di ricevere vantaggi terreni. Il tratto appare evidente in un passo dei Ricordi dell'attento mercante fiorentino Giovanni di Pagolo (1371-1444), parte di una sezione che tratta dell'avvio di imprese commerciali e che si assegna ai primissimi anni del Quattrocento: "Da ispigolistri, picchiapetti, ipocriti, che si cuoprono col mantello del religioso, non te ne fidare: piuttosto d'un soldato"».

- I religiosi sono qui evocati dal Morelli come modelli della religiosità; senonché talvolta anch'essi, per contrasto, diventano spigolisti!

Pg 141-42: a proposito di bizzocchi e bizzocche collegate al convento domenicano di SMNovella: «domine de Penitentia, que pinzochere vulgariter appellantur, de ordine sive habitu fratrum Predicatorum», vedi Quel che la cronaca conventuale non dice...., Santa Maria Novella 1280-1330, «Memorie domenicane» 18 (1987) 311-12, doc. (1319) in ..\cronica\quel71.htm

Pg 142: «Gli elementi rilevanti sono ormai tutti in campo ed è perciò il momento di comporli in un quadro unitario e, per quanto possibile, coerente. Per prima cosa, appare probabile che spigolistro col valore di 'bacchettone' non sia altro che il prodotto della banalizzazione di un nome proprio, come è successo al simile patarino, che assunse subito il semplice valore di 'eretico', o all'ancor più simile bizzoco, dapprima riferito ai membri del terzo ordine francescano e poi passato anch'esso a 'bacchettone'. In origine, cioè ai primi del Trecento, col nome di spigolistri - o, meglio, con la sua più antica e prestigiosa versione spigolistae - si doveva invece indicare una frangia di ispirazione spirituale che si era formata tra i Domenicani fiorentini di Santa Maria Novella e che probabilmente era attorniata da un certo numero di seguaci laici. Si può comunque supporre che il nome avesse fin dall'inizio un carattere spregiativo, cioè che fosse molto connotato rispetto a spirituales, parola che di per sé aveva anzi un valore positivo. A questo proposito, si ricorderà che Domenico Cavalca, nel riferirsi agli spigolistri e in generale ai nemici interni alla Chiesa, parlava di «falsi spirituali». Come ci suggeriscono gli atti del capitolo del 1321, il nome può essere nato fra le mura stesse del convento di Santa Maria Novella, può cioè esser stato coniato da qualche Predicatore che voleva prendere le distanze dai confratelli estremisti».

Pg 145-146: «Concludiamo. I dati che si sono visti portano a pensare che gli spigolistri in origine rappresentassero, in modo ristretto, una fazione spirituale dei Predicatori che si era costituita nel convento di Santa Maria Novella e che aveva trovato seguito in un certo numero di laici. Tutti quanti avevano fatto della povertà la propria bandiera, forse senza esserne particolarmente fieri e comunque contentandosi del poco. È ben possibile che i Domenicani più integrati avessero preso a bollarli con un nome che faceva riferimento a una forma particolare di accattonaggio, la spigolatura. La fazione degli spigolistri si configurò subito come perdente e, dato che il loro modello era da eliminare, il valore negativo associato ad essi e al loro nome verrà spinto ben oltre le loro colpe. Già Domenico Cavalca, andando peraltro contro la damnatio memoriae imposta dal generale Hervaeus, scrivendo nel suo convento pisano farà degli spigolistri dei biechi oziosi, intenti a ottenere il vitto ingannando gli ingenui con le loro false visioni.

Le accuse del Cavalca ricordano alcune di quelle che nel 1310 la Comunità francescana aveva mosso a Ubertino da Casale: gli Spirituali sono da condannare "si exterius ostendant nimiam austeritatem in habitu et opere inveniantur laxi, scilicet golosi, verbosi, iactativi, indevoti et similia prosequentes; si sint sompniorum vel fictarum visionum sectatores...". La storia insomma si ripete. E, da che mondo è mondo, la storia vien scritta per lo più dai vincitori».

E. Bonomi, Fra gherminella e arzigogolo spunta lo spigolistro. Termini inconsueti o antichi in «Parole e storie» del glottologo Alessandro Parenti, dal "Giornale di Brescia" 15 agosto 2013, p. 43:

  http://www.fupress.com/archivio/pdf/2497_6015.pdf

Eh, l’Italiano, inteso come lingua ovviamente. Per quanto bistrattato, de-congiuntivizzato, sminuzzato, microcefalizzato nei messaggini, fortunatamente è una palla di gomma che, per quanto la si voglia affondare, riemerge sempre. Le parole sgranano vita, morte e miracoli (anche) in un fascino d’incanto. Così, quando uno studioso scava fino all’origine del vocabolo, la curiosità si fa piacere e scoperta.

È il caso di «Parole e storie», curiosa fatica del glottologo Alessandro Parenti (Le Monnier università, XXII-170 pp., 19 €), un libro dove scorre la storia, appunto, di alcuni vocaboli che definire ghiotti sa di miserello. Alcuni sopravvivono ancora, non tanto nel lessico familiare, come cottimo, calmiere, gherminella, arzigogolo; altri sanno di scoperta, come spigolistro, cibreo, quarquonia, scangeo, forme anche bizzarre per un impiego non meno bizzarro.

Vocaboli, sull’attenti, impettiti interroganti: mi conosci? He, heeh! Dura, dura! Allora eccone alcuni in rassegna: cottimo è riferito al lavoro basato sulla quantità e non sul tempo. Più pezzi lavori più guadagni. Lo si fa risalire al greco «kottizo», giocare a dadi, attività nella quale si può guadagnare o perdere. Calmiere è riferito ai prezzi massimi stabiliti per legge. Quello del pane è durato fino agli scorsi Anni Ottanta. Deriverebbe dal latino medievale «callamerium», che significa misura fissata. Lo si incontra a Venezia già nel 1271.

E veniamo a gherminella che oggi vale per «inganno, imbroglio», raramente per «scherzoso». Anticamente (Firenze 1324) era una sorta di gioco di prestigio con una funicella o un bastoncino. Tra le molte derivazioni suggerite, quella del verbo latino «carminare», che significa incantare. A Siena il gioco era stato proibito nel 1250. Arzigogolo ha un’attestazione ufficiale nel 1536 nel «Dialogo» di Pietro l’Aretino, col significato di ragionamento contorto, espediente. Qui i filologi si sono sbizzarriti alla ricerca delle più... arzigogolate radici, senza venirne a capo. Accontentiamoci della derivazione da «arzago», persona, cosa stramba o imbrogliona.

E siamo a «spigolistro», ovvero bacchettone, bigotto, ipocrita. Parola nata in ambiente dotto, forse da «spigolo» per quei bacchettoni che frequentavano gli angoli (spigoli) delle chiese.

«Cibreo» è «un intingolo semplice, ma delicato e gentile, opportuno alle signore di stomaco svogliato e ai convalescenti» come informa l’Artusi. C’è chi lo fa derivare da «cibus regius» (cibo regale), ma forse viene dal francese «civé», intingolo. E siamo a Quarconia, nome con cui a Firenze, nel ’600, si indicava la casa di correzione per minori. Deriverebbe da «quare-quoniam», la qual cosa-perché, ossia conseguenza d’un’azione delittuosa. Infine scangeo, voce popolare per dire trista avventura, sconcio, sinistro, anche guaio. Dal turco «iskange» a sua volta di matrice persiana.

Lettera inviatami da Camille Rouxpetel, École française de Rome, 19 nov. 2014: «Je vous prie tout d’abord de m’excuser de vous écrire en français, mais cela me permet une plus grande clarté d’expression! Je me permets de vous écrire après avoir découvert, grâce à Delphine Carron Faivre, les pages que vous avez consacrées sur votre site aux spigolisti et aux traces ténues de l’existence de spirituels dominicains. Dans le cadre du projet de recherche que je mène à l’École française de Rome je m’intéresse en effet aux réseaux réformateurs et dissidents depuis l’observatoire que me semble constituer l’abbaye de Subiaco à partir des réformes entreprises par Barthlomée III en 1362. Je suis partie du texte d’un dominicain ayant choisi de conserver l’anonymat, le Liber dialogorum hiérarchie subcoelestis. Écrit à Sienne en 1388, il met en scène un dialogue fictif entre un orthodoxe et un catéchumène qui repousse son baptême en raison des doutes que le schisme a fait naître en lui. Il s’agit d’un traité réformateur, philhellène, accusant la monarchie pontificale d’être à l’origine des deux schismes. Les trois noms cités par l’auteur convergent tous vers l’abbaye de Subiaco. Je m’intéresse donc à tout ce qui pourrait indiquer une vision moins monolithique de l’ordre dominicain afin d’inscrire le Liber et son auteur dans un milieu, dominicain et réformateur. La mention de spirituels dominicains, certes de beaucoup antérieure à la période sur laquelle porte mon enquête a donc attiré mon attention, d’autant plus qu’il est possible de déceler une influence franciscaine dans les réformes entreprises à Subiaco, qui a en outre servi de refuge à Ange Clareno au début du siècle».

- le chiedo di riservarmi, a suo tempo, copia di sue pubblicazioni sul tema. Grazie!

Pisa, luglio 2017, dalla dott.ssa (lucchese!) Marina Soriani:

«Spigolistra (etimo ??) è sinonimo di bigotto, come risulta anche da una novella del Bandello: "Io non ci vorrei pinzochere né spigolistre né vecchie, ma de le piacevoli, amorose ed oneste giovani". Anche se non sapevo che questo termine fosse usato per i lucchesi, il concetto torna a pennello, poiché ho sempre sentito dire che i lucchesi sono bigotti (etimologia: dall'inglese antico bi God, per Dio), bacchettoni (in riferimento alla bacchetta dei penitenti e dei flagellanti), con uno zelo esagerato nelle pratiche religiose (Lucca, una piccola cittadina dalle cento chiese!) e quindi falsi, ipocriti. Infatti sono molto attenti alle apparenze, tengono molto alla 'forma', al 'garbo'; le donne lucchesi sono 'garbate', educate, tutte per benino. In Toscana quando una donna è elegante, educata e si esprime bene si usa dire che è andata a Lucca a prendere il 'garbo'. Se presti attenzione, senti spesso dire: 'mi garba' al posto di 'mi piace'.

Spero di essere stata esauriente (...). Con stima, rispetto e affetto».

«Caro magister, solo ora, dopo averti scritto le mie interpretazioni riguardo ai lucchesi spigolist(r)i leggo sul tuo sito le lunghe e dotte interpretazioni e testimonianze del termine. Mi sembra che il tutto torni alla perfezione per i miei concittadini, che attraverso i secoli si son mantenuti "bacchettoni", forse anche 'spigolosi', con punte aspre nel carattere.

Che preziosi studi di minuziosa ricerca sono nascosti nei tuoi siti! Marina.

Anche a Pisa esiste via della Qualquonia».

12 lug 2017, mio messaggio alla Soriani. «I migliori auguri per le vie di Lucca, e per una "via del Garbo", cara Marina! Ma non sorvolare l'altra bella notizia che mi hai dato: "Anche a Pisa esiste via della Qualquonia". Visto la misteriosa etimologia di Quarconia, prova - nei giorni di ferie estive - a ripercorrere quella strada pisana e sue vicinanze, e informati se si trasmettono notizie o cose che potrebbero sussurrare l'origine della parola. Ad esempio: era quel toponimo in qualche modo collegato a un istituto (anche se scomparso) quale ospizio per bambini abbandonati, o qualcosa di simile? E poi, durante i tuoi sogni notturni, tenta il passo successivo: le autorità cittadine che crearono tale istituto hanno lasciato qualche testimonianza del decreto? Usavano scrivere in latino; "quare" e "quoniam" erano forse gli incipit principali di tale decreto? O anche "Quare quoniam..." ("E pertanto, poiché...")».

Risposta della Soriani: «Caro magister, con grande piacere sto leggendo "Parole e storie", scoperto grazie alle tue ricerche. Quanto al lemma 'Qualquonia', a Pisa è documentato un Istituto di Carità in via della Qualquonia nel Settecento, come riporta anche Parenti (p. 95); il termine è presente anche nel Vocabolario Pisano di Malagoli. Per me è stata una scoperta, poiché non conoscevo affatto l'origine di questo strano nome. La mia ignoranza è grande quanto il mare! Mi consolo, però, sapendo che ogni giorno posso apprendere cose nuove ... e scoprirmi così sempre più ignorante (sic!). Spero tanto che il Signore mi conceda la possibilità di imparare, fino all'ultimo momento».

14.V.2018. A fine mattina Camille Rouxpetel viene a trovarmi a San Domenico di Fiesole; nazionalità francese; ora risiede e lavora nel centro conturale di Villa I Tatti (Via di Vincigliata 26, 50135 Firenze; presso Settignano). Ricco scambio d'informazioni, specie circa le sue ricerche in corso. Ha trascritto e intende pubblicare il trattato Liber dialogorum hiérarchie subcoelestis (1388) d'un domenicano senese.

 


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