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Chiesa San Romano di Lucca

 

 

Alla ricerca di Ubaldo da Lucca,

«Archivum Fratrum Praedicatorum»

64 (1994) pp. 19-74.

sommario
1

La tradizione di Échard

4

Quanti Ubaldo? 

2

La tradizione locale | Opere di Ubaldo 5

Quale Ubaldo? = Ubaldo di Perfettuccio da Castiglione di Garfagnana (pr. Lucca), fl. 1291-1332  |  vicende degli “Spirituali” domenicani

3

Andate perdute?
6

 ■  Note di ricerca sugli Spirituali domenicani della Tuscia (1326-1331)  ■

  li chiamavano spigolisti (o spigolistri)! 

 

frati scomunicati e assolti 3.X.1331:

1) Niccolò dei Mordicastelli da Lucca

2) Uguccione da Monte Santa Maria

3) Andrea di Cremonese da Lucca

4) Giovanni da Castiglione di Garfagnana

5) Ubaldo di Perfettuccio da Castiglione

6) Niccolò di Domenico da Lucca

7) Niccolò di Bernardo da Gattaiola

8) Domenico di Rostello da Lucca

9) Aiuto da Arezzo

 

altri frati OP implicati:

Rocchigiano di Tadolino da Lucca

Fazio dei Donoratico da Pisa

Emanuele di Semente da Albenga (prov. Savona)
 

ulteriori note di ricerca relative agli Spirituali:   f   g (spigolisti!h   i   j   k   l   m  ë

Appendici

I

a) Avignone 22.II.1329: Giovanni XXII dà licenza di costituire conventi OP in San Gimignano, San Miniato e Montepulciano. Frati in città ribelli alla chiesa romana e fautrici del Bavaro (Pisa, Lucca, Arezzo, Città di Castello, Viterbo, Todi, Tivoli e Sarzana) erano stati costretti a rifugiarsi presso altri conventi; questi non sono più in grado di provvedere al loro sostentamento.

b) Roma 3.X.1331: card. Giovanni Orsini dà facoltà d’assolvere dalla scomunica i frati OP che havevano aderito a Ludovico il Bavaro, all’antipapa Pietro da Corvaro e a Castruccio degli Antelminelli da Lucca

II

Inventarium omnium bonorum mobilium ecclesie Sancti Romani de Luca (1447):

<sacristia>

libri

<iocalia> | paramenta  b | dossalia | frigia  b | vestVirginis | missalia

1° banco  b | cum catenis | 2° banco | 3a bancha | cubilia | quoquine | tovalie ||

 

..\convento\spigoli1.htm | fine

 

 aggiornamento

1.   La tradizione di Jacques Échard

L’unico dei cataloghi tre-quattrocenteschi degli scrittori domenicani a far parola di Ubaldo da Lucca è quello (1394-1412) del borgognone Lorenzo Pignon da Sens († 1449); rimasto tuttavia sconosciuto fino a Jacques Échard, che ne fa buon uso negli Scriptores OP (1719). Leggiamo Lorenzo:

Frater Waldus de Lucha scripsit summam quam intitulavit Sententias sententiarum quod <est> omnium doctorum super Sententias questiones scribentium (Paris, Bibl. Nat. lat. 14582 (xv), f. 142ra).

■ ed. MOPH XVIII, 33 n° 118, che però trascrive «Summas summarum» in luogo di «Sententias sententiarum»; correttamente Échard, SOP I, 732a. Il lavoro più recente sul Pignon: A. J. Vanderjagt, Laurens Pignon OP: Confessor of Philip the Good, Ideas on jurisdiction and the estates, Venlo 1985.

Senza alcun’utile indicazione cronologica, oltre all’ovvia anteriorità rispetto al Catalogus stesso. Il resto della notizia l’Échard lo preleva dal contributo di Vincenzo Fontana (1670), di cui non poteva controllare la fonte diretta:

V. M. Fontana, De Romana provincia ordinis Praedicatorum, Romae 1670, 381: F. Vbaldus de Luca scripsit (1) opus in 12. lib. distinctum, cui Collationes Sententiarum Doctorum Sanctorum titulum dedit. (2) Opuscula quaedam de expositione quarundam auctoritatum Sac. Scripturae. (3) Item de Ciuitate Beatorum. (4) Item de Dotibus corporum, & animarum Beatorum. (5) Aliud de Ciuitate Babilonis. (6) Aliudque de septem vitijs capitalibus. Quae omnia in eodem continentur. Ex monum. huius Conu.

Così si lasciano numerare le singole opere (numero seriale in parentesi da me introdotto), a voler stare all’intenzione del Fontana affidata ai segni della scrittura. Échard riduce a quattro, se dobbiamo dar peso a quel che enumera espressamente:

1. Collationes sententiarum… 2. Expositiones quarumdam auctoritatum… 3. De civitate Beatorum, & de dotibus corporis et animae Beatorum. 4. De civitate Babylonis, & de septem vitiis capitalibus. Quae omnia uno volumine MS Lucae apud nostros contineri & servari asserit ex relationibus a Lucensibus sodalibus sibi missis: quae propterea Pignon forsan sub uno titulo complexus est (SOP I, 732a; voce marcata con asterisco a segnificare che è interamente elaborata da J. Échard; cf. SOP I, Praef. IIIv-IVr).

Quel che gli Scriptores OP (1719) sanno e dicono di Ubaldo è quanto arrivato fino a noi. Ripreso, come d’abitudine, e ripetuto dai successici compilatori e repertoristi, senz’alcun ulteriore contributo; di costoro pertanto non faremo parola.

Che cosa fossero i «monumenta» del convento lucchese donde il Fontana estrae la notizia non è difficile indovinare: la cronaca conventuale, o per stare al titolo autentico, il Liber chronicorum conventus Sancti Romani de Luca, avviato in Lucca dal ferrarese Ignazio Manardi OP († 1557) nell’anno 1525:

Ed. Verde-Corsi 1-84. «Prologus in librum Chronicorum conventus…», «Incipiunt Chronica…» (p. 1) plurale neutro; «Explicit prima pars Chronicorum» (p. 14). «Cronica del convento… dal p. Ignazio Manandro…» è titolazione recente di Federico Vincenzo Di Poggio (1715-1810). Riproduzione fotografica ib., p. LXXXVII.

Se letto direttamente dal Fontana o tramite nota inviatagli da un confratello lucchese, non sappiamo; né il testo rilascia indizi a sostegno dell’una o dell’altra possibilità. A tener conto dello spoglio degli archivi conventuali fatto dal Fontana e dei molti diplomi trascritti di prima mano, si è portati a dar precedenza alla prima ipotesi. Nessuna rilevanza comunque sulla portata informativa del nostro testo. Questo in ultima istanza dipende totalmente dal Liber chronicorum lucchese, né possiede informazioni su Ubaldo e suoi scritti che oltrepassino quanto il Manardi affidava alla carte delle cronache conventuali.

Ignazio Manardi, Liber chronicorum conventus Sancti Romani de Luca OP (1525): Frater Ubaldus Lucensis, vir fuit doctrinae non mediocris, ut eius adhuc extantia opera manifestant. Scripsit enim (1) duobus magnis voluminibus libros XII quos appellavit Collectiones6 Sententiarum Doctorum Sanctorum, omnem fere theologiam et moralem philosophiam complectens. Scripsit insuper (2) De expositione quarundam auctoritatum Sacrae Scripturae, (3) librum De civitate Beatorum unum, (4) De dotibus beatarum animarum, (5) De dotibus corporum gloriosorum, (6) De civitate Babilonis, (7) De quattuor locis in quibus movet bellum inimicus contra Christi fideles et (8) De septem vitiis capitalibus. Haec omnia ad nostra tempora pervenerunt. Quo autem tempore floruerit, haud facile est divinare; a centum autem annis citra ipsum non fuisse, non ambigo, librorum eius vetustate attestante (Lucca, Bibl. Statale 2572, f. 14v; ed. Verde-Corsi 11).

Il Fontana fonde 4-5 del Manardi (anche qui la numerazione è mia) in un sol titolo de Dotibus corporum, & animarum Beatorum, e omette n° 7 De quattuor locis. Gli otto titoli del Manardi si riducono a sei in Fontana, a quattro in Échard. Collectiones Sententiarum diventano Collationes Sententiarum in Fontana (e di conseguenza in Échard) per comprensibile intento di ristabilire un lessema più probabile sotto la penna d’uno scrittore medievale; a meno che non vogliamo ammettere una svista di lettura. Per il resto, sequenza e formulazione dei titoli inchiodano la lista del Fontana al modello del Liber chronicorum lucchese. Nulla in altre parole può far credere che il Fontana redigesse l’elenco delle opere di Ubaldo sullo spoglio dei codici della biblioteca conventuale di Lucca. Della propria fonte, Liber chronicorum di San Romano, il Fontana omette la pur importante l’indicazione cronologica tratta dalla vetustà dei codici. E pone fine all’elenco con una frase dai sibillini rapporti sintattici: «Quae omnia in eodem continentur». «Quae»: gli «opuscula quaedam»? «in eodem»: nell’«opus» in 12 libri? Così intende l’Échard. Che però forza ulteriormente lettera e significato là dove fa dire al Fontana che tutti gli scritti di Ubaldo fossero fisicamente riuniti in sol volume: «Quae omnia uno volumine MS Lucae apud nostros contineri & servari asserit». E si lascia ancor più prender la mano quando, tornando indietro a Lorenzo Pignon, insinua che costui avesse inteso raccogliere sotto un sol titolo le molteplici opere di Ubaldo («quae propterea Pignon forsan sub uno titulo complexus est»).

Il Liber chronicorum (1525), all’origine della tradizione volgata Fontana-Échard e ricuperato alla sua esatta testimonianza, asserisce:

a) la grande opera Collectiones Sententiarum in 12 libri è contenuta in due grossi volumi;

b) altri e distinti scritti («Scripsit insuper») in numero di sette titoli (2-8 della lista); dei quali né si dice che facessero parte della più ampia opera Collectiones Sententiarum né che fossero fisicamente raccolti nei due volumi precedenti;

c) tutte queste opere sono pervenute fino a noi (1525); conservate anzi nella biblioteca di San Romano in Lucca, a voler sciogliere i taciti sintagmi di «adhuc extantia» in una scrittura dai referenti domestici quale quella del Liber chronicorum conventuale;

d) l’autore Ubaldo da Lucca fiorì non meno di cent’anni fa, a giudicare dalla vetustà «dei libri» (intendi caratteri fisici dei libri manoscritti).

Il Catalogus del Pignon  -  testimonianza preziosissima perché indipendente e anteriore al Liber chronicorum lucchese  -  conosce soltanto la «summa quam intitulavit Sententias sententiarum»; che non avremo difficoltà a identificare con le Collectiones Sententiarum del Manardi.

Di già sufficiente, per qualità di testimonianze, a superare il sospetto (in molti casi, ahimè, passato a certezza) che Ubaldo e suoi scritti altro non siano che il fisiologico incremento sui nomi lungo il passamano praticato dai compilatori.


6 Collectiones ] Collationes trascrive F. V. Di Poggio, Notizie della libreria de’ Padri Domenicani di S. Romano di Lucca, Lucca 1792, 27; Collectiones aveva trascritto (1772 ca.) Di Poggio, Memorie 38. Collectiones trascrive D. Corsi, La biblioteca dei frati domenicani di S. Romano di Lucca nel sec. XV, AA. VV., Miscellanea di scritti vari in memoria di A. Gallo, Firenze 1956, 309 n. 145. Espressamente pregato di ricontrollare l’originale, A. F. Verde mi confermò a suo tempo (da Pistoia 1991) la lezione Collectiones.


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