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Domenico Cavalca da Vicopisano OP

(† dic. 1341 = dic. 1342 in stile pisano)

-  note documentarie in corso  -

 

Cronica conventus antiqua Sancte Katerine de Pisis, Biblioteca Cateriniana di Pisa (Seminario Santa Caterina) 78, ff. 22v-23r: «Frater Dominicus Cavalca de Vico. Hic fuit reputationis ut sanctus, nec immerito quia vitam religiosam indefectibiliter egit. Non otiosus, multos libros ad vulgare reduxit, multa opera in vulgari composuit pro personis Deo devotis que aduch |23r| cum magna devotione leguntur, ut est libellus de Patientia, utilis valde. Item Disciplina spiritualium super epistolam Si spiritu vivimus. Item Stolti(tie) spiritualium, prosa et metro composite. Item Speculum crucis, et plura alia. Omnes infirmos, tam pauperes quam alios, infatigabiliter visitando confortabat. Omnibus indigentibus civitatis necessaria procurabat ferventissime, et sepissime predicabat. Captivis et hospitalium pauperibus omni die dominico verbum Domini proponebat. Monasterium de Misericordia ipse sua industria et sollicitudine redegit ad locum ubi modo morantur; eis et conventui multa bona temporalia procurabat, nam omni anno quest<u>am frumenti pro conventu faciebat. Et post multos labores odore refertos, carne solutus vultum divine maiestatis eternaliter contemplatur; in cuius sepultura convenerunt populi pisane civitatis, et pauperes et afflicti abmissionem sui patris inconsolabiliter lamentantes, 1342 de mense decembris».

https://www.academia.edu/11734851/Domenico_Cavalca_da_Vicopisano_OP

    in... § webpapers, 1 apr. 2015

 

E. SALVADORI, Fra Domenico Cavalca (2004)

 

A. TROIANO, Specchio di croce (2008 ss)

 

Vite dei Santi Padri, ed. C. Delcorno (2009)

Diffusione e ricaduta iconografica: A. Malquori: iconografia dei Padri del deserto (1996-2013) | De vita solitaria del Petrarca

  Pungilingua, Specchio de' peccati
 

Bartolomeo da San Concordio

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Simone da Càscina

Elisabetta SALVADORI, Fra Domenico Cavalca nelle fonti documentarie pisane del secolo XIV, «Memorie domenicane» 35 (2004) 101-135, con appendice documentaria (anni 1317-1339).

Sistematica indagine archivistica delle testimonianze biografiche. Mai compare, in rapporto a fra Domenico Cavalca, il titolo di lector o bachalarius.

In pg 125 lista capitolare del convento OP di Pisa, 4.XI.1323/2, tot. 28 capitolari, + 2 nominati procuratori, "due partes et ultra de tribus"; da datare non 3, ma 4 novembre 1322: "pridie nonas novembris". Cionis florentini Niccolay Abbatis (pg 125, tra i frati della lista capitolare in caso genitivo) va riscritto Cionis Florentini, Niccolay Abbatis,...: si tratta di due distinti antroponimi, il primo è frate fiorentino di SMNovella (Cr SMN n° 317, † 1346), il secondo è frate pisano. Si noti che gli Annales (pg 135-36) sono tardiva redazione del 1550.

Aggiungi ASF, Notar. antecos. 7987, f. 203r: bifolio di bozze notarili, aggiunto al registro, dall'intestazione «Scede mei Francisci notarii <condam ser Iacobi> de Vico dominice incarnationis anno Mccclxxv» (Pisa 1375, stile cronologico pisano): «fr. Tomasus condam Vannis de Vico ordinis fratrum Predicatorum», procuratore del convento Santa Caterina di Pisa, come da procura del 10.I.1374, riscuote legati «pro missis dicendis» a suo tempo disposti da donna Tedda del fu messer Giovanni da Vico nel testamento 20.VII.1341/0 a favore di: «per fr. Iohannem de Canneto [Cr Ps220] lib. 3, et per fr. Dominichum Cavalcam [Cr Ps168, † dic. 1342/1] libr. sold. 30 den. pisan., et per fr. Oddonem Gallorum sold. 10, et per fr. Bartholomeum Ciaffum [Cr Ps162, † 1340] sold. 10,… olim fratres ordinis fratrum Predicatorum dicti conventus». Già segnalato in Cronica di Santa Caterina in Pisa. Copisti autori modelli, «Memorie domenicane» 27 (1996) p. 260 n. 245; contributo ignoto alla SALVADORI, eppure pertinente alle sue ricerche.

Denominazioni alternative e complementari, da tener presenti per sfruttare tutte le possibili testimonianze: Dominicus Cavalca; Dominicus de Vico; Dominicus Pisanus (così può apparire in documenti esterni a Pisa). Se Cavalca specifica la provenzienza consortile, de Vico quella toponimica, Pisanus indica il convento d'origine, di cui Domenico era filius. Nessuna contraddizione. Diversità notarile e topica di documenti, daranno prevalenza all'una o all'altra dizione, secondo il caso e la necessità di distinzione personale.

Importante assenza. Il nome del nostro Domenico mai compare in MOPH XX (in pp. 365-99 indice onomastico dei frati), atti dei capitoli provinciali della prov. Romana, 1243-1344; neppure tra i lettori designati ad insegnare nel convento pisano. Si scorra sistematicamente il testo, specie del primo Trecento, per convincersi del valore dell'omissione! Più intento, fra Domenico, alla pastorale spirituale e più incline al volgarizzamento destinato ai laici, anziché alla didattica scolastica? Sua produzione letteraria: tutta e soltanto in volgare!

■ San Domenico di Fiesole (FI), 10.IV.2016: la Salvadori viene a trovarmi, insieme ad altri quattro studiosi del Cavalca (Mauro Zanchetta). Mi avevano chiesto di fare una sintentica relazione sul sistema scolastico medievale dei domenicani. Simpatico e fruttuoso incontro.

Alfredo TROIANO, Un contributo alla tradizione manoscritta dello "Specchio di croce" di Domenico Cavalca, «Lettere Italiane» 60 (2008) 226-35. Idem, Per un censimento dei codici dello "Specchio di croce" di Domenico Cavalca (Bibl. di Roma e Città del Vaticano), AA.VV., Studi e problemi di critica testuale 7 (2009) 13-28; "Specchio di croce" di Domenico Cavalca e i codici delle biblioteche toscane, «Studi di filologia italiana» 68 (2010) 5-50; Per l'edizione critica dello "Specchio di croce" di Domenico Cavalca. La tradizione manoscritta: i codici di Emilia-Romagna, Lombardia, Marche, Oxford, «Letteratura italiana antica» 12 (2011) 349-77. Dall'A., 30 genn. 2010; febbr., maggio, ott. 2012. Grazie! ID., Specchio di croce..., «Letteratura italiana antica» 13 (2012) 319-32:dall'A., luglio 2013.

Specchio di croce: dall'enorme diffusione, se ci sono pervenuti un centinaio di manoscritti (Un contributo p. 226).

Manoscritto Casanatense 1481: «Florentinus adest qui scripsit Bartholomeus predicatorum frater et ille fuit» (Per un censimento pp. 22, 16; vedi riproduzione di talune carte, in cartella "Domenico Cavalca"). Il copista del codice è attendibilmente da identificare con fra Bartolomeo da Monterappoli (in Valdelsa, contado fiorentino, oggi comune d’Empoli) OP († 6.VII.1449), figlio del convento fiorentino e dunque Bartholomeus Florentinus, «optimus scriptor» ovvero copista professionale di qualità:

«Frater Bartholomeus Leonardi de Monte Rappoli. Hic fuit venerabilis pater etate antiqus. Fuit prior in conventu, optimus arismetricus, optimus scriptor et in omnibus virtuosus. Qui obiit de peste 1449 die 6a iulii» (Cr SMN  n° 640; cf. testo di ed. Necr. I, 157-58, che correggo dall'originale). Cf. Libri di ricordanze di Santa Maria Novella in Firenze (xiv-xv sec.), «Memorie domenicane» 26 (1995) pp. 346-352: non c'è che fare una collazione grafologica tra Casanatense 1481 e testimonianze autografe di fra Bartolomeo qui citate (p. 350). A. TROIANO, Lo "Specchio di croce" di Domenico Cavalca. La tradizione manoscritta, Aracne Editrice, Canterano (RM) 2018, pp. 216, 277 n. 42.

Il possessore d'un codice cavalchiano «missere Angilo della magna cita de Bressa» = "Brescia", intende l'autore (Per un censimento p. 17). Altra pista intepretativa? = «missere Angilo della Magna, cità de Bressa» = "messer Angelo della Magna, Burg-en-Bresse" (Frankfurt), suggerita da "la Magna", che allora designava la geografia germanica. «Guido da Monteforte... uccise in una chiesa di Viterbo Arrigo della Magna, figliuolo del re Ricciardo della Magna» (Tolomeo dei Fiadoni da Lucca OP, Annales, ed. B. Schmeidler, Berlin 1955, p. 272). L"azzurro della Magna" (CENNINO Cennini, Il libro dell’arte, ed. a c. di F. Brunello, Vicenza 1993, 62-63). A. Schiaffini, Testi fiorentini del Dugento e dei primi del Trecento, Firenze 1954, 128-29, ecc.

Alfredo TROIANO, Lo "Specchio di croce" di Domenico Cavalca. La tradizione manoscritta, Aracne Editrice, Canterano (RM) 2018, pp. 352. Dono dell'Autore, 6.III.2019: «Gentilissimo padre Panella, di passaggio per Firenze mi pregio di farle dono del mio libro, di cui spesso con lei ho parlato. Suo Alfredo Troiano». Grazie di cuore! Il libro mi perviene a San Domenico di Fiesole, 15.III.2019.

Dalla seconda pagina di copertina: «Il volume illustra la tradizione manoscritta dello Specchio di Croce, un trattato che svela il nucleo cristocentrico della spiritualità di Domenico Cavalca. Composto nel terzo decennio del Trecento, per quanti "devoti secolari" ignorano il latino, lo Specchio ha sin da subito goduto di un'ampia diffusione: i 127 testimoni fin qui censiti registrano una varietà di lettori, religiosi e laici, uomini e donne, confermando lo Specchio il trattato più originale e più letto degli otto composti dal frate pisano. Le prime linee di indagine sulla trasmissione dell'opera evidenziano come il processo di riscrittura fiorentina dell'originale pisano sia avvenuto agli stadi più alti, e Cavalca vivente. La Vulgata fiorentina si è quindi imposta, e per secoli, all'attenzione di lettori e studiosi della lingua, a cominciare dai compilatori del Vocabolario della Crusca».

Ai manoscritti censiti da Scriptores Ordinis Praedicatorum Medii Aevi, Romae 1970-80 (I-III), 1993 (IV), il Troiani ne aggiunge altri 32; ora dunque ben 127 il totale (cf. p. 16). Enorme diffusione dello Specchio di croce, se si tien conto che i manoscritti a noi pervenuti sono una minuscola parte rispetto a quelli che realmente circolavano prima della stampa (ben 28 edizioni). Minuziosa descrizione codicologica dei singoli manoscritti, pp. 75-278; e loro indice, pp. 283-289.

Infinite congratulazioni per un lavoro tanto intenso quanto rigoroso. Non c'è che augurare ora e attendere l'integrale edizione critica del testo. Buon lavoro!

Domenico Cavalca, Vite dei Santi Padri [1330 ca.], ed. critica a c. di Carlo Delcorno, Firenze (Ed. del Galluzzo) 2009, vol. I, pp. XX-888; vol. II, pp. VIII.889-1676. BiblDom, sett. 2010. Natale 2010, me ne fa dono personale p. Luciano Cinelli, grazie!

Gran bel lavoro! Di primaria importanza per seguire l'attività divulgativa di fra Domenico Cavalca da Vicopisano OP († dic. 1341) e del convento domenicano di Pisa nel primo Trecento.

«Tra la fine del secondo e l'inizio del terzo decennio del secolo XIV è databile il volgarizzamento compiuto da Domenico Cavalca e dai suoi collaboratori nel convento di Santa Caterina in Pisa. A quella data il «movimento oceanico» dei volgarizzamenti rappresenta l'aspetto più originale e quantitativamente più significativo delle scritture di religione: in particolare i Domenicani e gli eremiti di S. Agostino lanciano un programma di traduzioni che mira al ricupero dei testi fondamentali della patristica, con una predilezione spiccata per la spiritualità orientale o ad essa ispirata...» (vol. I, p. ix).

«Nel più volte citato convento domenicano di S. Caterina si svolge un'intensa attività di copisti e di volgarizzatori, di incalcolabile importanza per l'acquisizione di opere della letteratura latina e francese. Tra i suoi frati si annoverano fra Giordano  [† 1310], Bartolomeo da San Concordio [† 1346], Domenico Cavalca [† 1341]: tutti in un loro inconfondibile modo grandi mediatori della cultura latina» (vol. I, pp. x-xi).

«Per quanto riguarda il Cavalca, la pubblicazione di nuovi documenti dell'Archivio di Stato pisano, le ricerche fondamentali dedicate alla storia della costruzione e della decorazione del Camposanto hanno precisato e messo a fuoco i tratti di una personalità singolarmente legata alla storia della società pisana nel primo Trecento [cf. «Memorie domenicane» 2004, pp. 101-35]. Proveniente da una famiglia di Vico, che tradizionalmente praticava il notariato, il Cavalca compare in una serie di documenti (dal 1317 al 1339), dai quali risulta il suo impegno nel favorire il monachesimo femminile e la sua vivacissima presenza nelle vicende della chiesa e del comune di Pisa. È collaboratore e talvolta consigliere di personalità eminenti, come Bonaggiunta da Calcinaia, vicario dell'arcivescovo Simone Saltarelli, l'arcivescovo Oddone della Sala, il priore domenicano Iacopo Donati. Egli godette della stima del Saltarelli e fu legato da una vera amicizia a Bonaggiunta, che dal 1331 resse di fatto la chiesa pisana, proprio negli anni ai quali si datano i lavori per la decorazione pittorica del Camposanto, realizzata da Buffalmacco (1333-1336). Domenico, che già doveva avere compiuto il suo volgarizzamento delle Vite, è l'ispiratore del programma iconografico della galleria meridionale, dove era rappresentata (di seguito al Trionfo della Morte e al Giudizio Universale) la vita degli Anacoreti» (vol. I, p. xi).

«Le Vite dei santi Padri sono un capolavoro della letteratura pisana, subito diffuso in Toscana, e saldamente annesso alla ormai egemone cultura fiorentina. Già nel quarto decennio del secolo XIV dalla bottega di Francesco di ser Nardo è prodotto un lussuoso codice miniato, che presenta l'opera in revisione fiorentina, come dichiara il titolo del Prologo («Incomincia lo prolago del Vitapatrum traslatato in nostro volgare fiorentino»). Si ripeteva per le Vite ciò che era avvenuto e si sarebbe ancora ripetuto, come s'è accennato, per altre scritture provenienti dall'area culturale pisana, senza risparmiare i trattati dottrinali dello stesso Cavalca, in gran parte «ammodernati» e riscritti in fiorentino? La «Vulgata» fiorentina fece dimenticare l'originaria forma pisana, e si impose per secoli all'attenzione dei lettori e degli studiosi della lingua...» (vol. I, pp. xi-xii).

«La traduzione, scriveva Gianfranco Folena, «vive di varianti». La moderna edizione della riscrittura fiorentina postula la preliminare restituzione dell'originale volgarizzamento pisano. Questi due momenti della trasmissione delle Vite trovano riscontro nella netta bipartizione della tradizione manoscritta: all'esiguo gruppo dei codici derivanti dalla famiglia «pisana» (ramo β) si contrappone il grosso della tradizione manoscritta derivata dall'adattamento fiorentino (ramo α), che può essere considerato come una «vulgata». La presente edizione si propone di restituire il testo alla sua forma originaria, sul fondamento di tutti i testimoni di copista pisano, o comunque riconducibili a quella forma» (vol. I, p. xiii).

Manoscritti in vol. I, pp. 3-4, concisamente elencati. Loro descrizione convoca i precedenti studi dell'editore Delcorno (vol. I, p. 459).

In I, pp. 273-310, importante "Nota linguistica", che elenca le caratteristiche del toscano occidentale, a distinzione dal prevalente fiorentino; base il cod. Casanatense 422 (Rc), «sul quale è fondata la presente edizione, caratterizzato dalle più spiccate forme del volgare toscano occidentale, oscillando tra lucchese e pisano».

In II, 1563-1618 "Fonti e annotazioni", relative all'intera opera (non dunque in calce alla singola pagina, dove invece ha luogo solo l'apparato critico); II, 1619-58 "Glossario", selezionato e specifico del Cavalca; II, 1659-73 "Indice dei nomi"; II, 1675 "Errata corrige".

La sigla Cs rinvia al testo latino delle Vite con indicazione di carta (cf. I, 6, 71, ecc.): lo scioglimento lo ritrovo (dopo lunga fatica!) in I, 464. Qui fa seguito la sigla SC, che ritorna anche in I, 452 (medesima fonte?).

Molti estratti delle pubblicazioni di C. Delcorno (per lo più inviatemi dall'A., spesso con dedica, grazie!): vedi tra le mie cartelle, sub nomine.

  Curiosità: ancora nel convento di Napoli, Giordano Bruno (1548-1600) consiglia a un novizio di leggere non la Historia delle sette allegrezze in versi bensì le Vite de' santi Padri (L. Firpo, Il processo di Giordano Bruno, Roma 1993, 157).

Alessandra Malquori, Storie dei Padri del deserto nel convento di Santa Maria Novella a Firenze, «Annali della Scuola normale superiore di Pisa», Classe Lett. e Filos., ser. IV, Quad. 1-2 (1996) 79-93 + tavv.

 Id., La Tebaide degli Uffizi. Tradizioni letterarie e figurative per l'interpretazione di un tema iconografico, «I Tatti Studies» 9 (2001) 119-37. Estratti nella cartella "Malquori", dono dell'Autrice. Grazie!

Tema iconografico dei Padri del deserto studiato nelle produzioni artistiche in Toscana, periodo tardomedioevale e rinascimento. Nel 2009 mi aveva donato molte riproduzioni di "Luoghi e immagini nelle Storie degli Anacoreti di Pisa"; riprendo queste immagini mentre scorro il testo volgare delle Vite dei Santi Padri del Cavalca: inscindibili qui il racconto e le immagini. E la Malquori aiuta a inseguire l'uso reale e vasto delle Vite dei Santi Padri (anche quando non le si... cita!) nell'attività pittorica di molti secoli.

Non si trattava, verosimilmente, di rilanciare la reale vita eremitica; ma rilanciarne le "virtù" nella vita della città, anzi la "contemplazione" o "meditazione" o "solitudine" quale momento di interiore consapevolezza della vita urbana.

Riprendo in mano FRANCESCO PETRARCA, De vita solitaria [1346-66], a c. di M. Noce, Milano 1992; soprattutto libro II, ripieno di Padri del deserto, uomini e donne! La gloriosa solitudine della Tebaide: «Felix ergo et, quanquam minus adusta, minus horrida, non minus forte gloriosa quam Thebaidis solitudo, que tales duos accolas uno tempore meruisti!» (II, 4, ed. p. 178). Quali fonti dirette usava il Petrarca nella sue letture sul tema?

Una pista per individuare elementi identificativi della fonte. "Pesi e misure", "sistema monetario": il volgarizzatore Cavalca traslittera l'originale latino o li riconverte nei sistemi toscani in vigore al suo tempo?

Emilio Panella OP

Firenze, genn. 2011

A. Malquori, Il giardino dell'anima. Ascesi e propaganda nelle "Tebaidi" fiorentine del Quattrocento (Gli Uffizi, Studi e Ricerche 23), Firenze (Centro Di, Edifimi srl) 2012, pp. 256. Dono dell'A., 7.XII.2012, grazie!

Atlante delle Tebaidi e dei temi figurativi, a cura di Alessandra Malquori, con Manuela De Giorgi e Laura Fenelli, Firenze (Centro Di della Edifimi srl) 2013, pp. 296, con molte riproduzioni. Me ne fa dono la Malquori di persona, Fiesole 24.XII.2015. Sul Cavalca vedi indice p. 287c.

 

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Pungilingua

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«Dominican history newsletter» 18-19 (2009-2010) p. 153 n° 828-30.

17.VI.2014. DHN 20 (2011) pp. 193-94.

5.XII.2022, per e-mail ricevo copia di: Manu Radhakrishnan, An Egyptian Hermit and Italian Laity: Domenico Cavalca, OP (d. 1341) and the Cult of the Desert Father Onuphrius, «AEVUM, RASSEGNA DI SCIENZE STORICHE LINGUISTICHE E FILOLOGICHE», Maggio-Agosto 2018, pp. 309-392. Congratulazioni, e grazie.


 

File:VicopisanoPanorama08.jpg

■  Vicopisano  ■

finis!


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