cronica fratrum mortuorum
e... numerazione nelle cronache conventuali!
Emilio Panella, La Cronaca di Santa Caterina di Pisa usa lo stile pisano?, «Memorie domenicane» 16 (1985) 325-34.
Quel che la cronaca conventuale non dice. Santa Maria Novella 1280-1330, «Memorie domenicane» 18 (1987) 227-325.
■ defezioni e frati imperseveranti; liste capitolari (XIII-XV sec.).
Il “lector romanae curiae” nelle cronache conventuali domenicane del XIII-XIV secolo, AA. VV., Vocabulaire des écoles et des méthodes d'enseignement au moyen âge, Turnhout 1992, 130-39.
Autografi di Bartolomeo di Tebaldo da Orvieto, «Archivum Fratrum Praedicatorum» 62 (1992) 135-74; specie §3.
Cronaca antica di Santa Maria in Gradi di Viterbo: perduta o mai esistita?, «Archivum Fratrum Praedicatorum» 65 (1995) 185-233.
Cronica conventus Sanctae Mariae de Quercu (Viterbo), AGOP XI.9400. Cartaceo, mm 277 x 213, ff. 136 originali con relativa cartulazione in numeri arabi, anni 1508-1601 ca. Cronica di pretto genere quadripartito, del tipo diffusosi tra i conventi riformati a inizio Cinquecento.
La continuazione quattro-cinquecentesca della Cronica di San Domenico in Perugia, «Archivum Fratrum Praedicatorum» 65 (1995) 235-303; Sebastiano d'Angelo era del casato Bontempi?
■ e per distinguere la "cronica conventuale" da quel che le somiglia: Libri di ricordanze di Santa Maria Novella in Firenze (xiv-xv sec.), «Memorie domenicane» 26 (1995) 319-67. Oppure dal Libro delle sepolture: La “Pietà” di Sebastiano Vini in San Domenico di Pistoia, «Memorie domenicane» 7 (1976) 359-65.
Cronica di Santa Caterina in Pisa. Copisti autori modelli, «Memorie domenicane» 27 (1996) 211-91.
■ liste capitolari (1382-1440).
La "Cronica fratrum" di San Domenico di Perugia: convento e città (XIII-XV secolo), AA. VV., Il complesso di San Domenico a Perugia, Perugia (Centro culturale S. Tommaso d'Aquino) 1997, 11-15.
Cronica fratrum dei conventi domenicani umbro-toscani (secoli XIII-XV), «Archivum Fratrum Praedicatorum» 68 (1998) 223-94.
■ radicalemte diversa, la cronica fratrum, dai libri anniversariorum et obituum (detti "necrologi", "obituari"), con i quali in passato è stata confusa.
Le cronache conventuali domenicane (1998): raccontate in sintesi
Cronica conventus antiqua Sancte Katerine de Pisis. Indice onomastico dei frati (ed. web 2005).
Cronica fratrum Sancti Dominici de Urbeveteri. (ed. web 2006).
■ Liste capitolari e documentazione su San Domenico d'Orvieto (secoli XIII-XIV).
Cronica fratrum Sancti Dominici in Camporegio de Senis.
Chronica conventus Sancti Spiritus de Senis, edizione a cura di Mauro Mussolin.
Chronica conventus Sancti Marci de Florentia: prima cronaca quadripartita.
Cronica conventus Sancti Dominici de Fesulis
La numerazione nelle cronache conventuali
a) numerazione alfabetica:
millesimo trecentesimo octuagesimo nono
b) numerazione romana:
M°CCC°LXXX°VIIIJ°
c) numerazione arabica:
1389
e... numerazione arabico-vocale 1000·300·80·9!
Ripercorri il testo di tali cronache e soffermati nelle grafica dei numeri: numeri degli anni, delle lire, dei fiorini ecc. Talvolta mescidati («... in ordine vixit annis xl duobus»). Ma lunga continuità cronologica e identica localizzazione urbana delle singole cronache conventuali ne fanno precipue testimonianze storiche circa evoluzione dei sistemi numerici. Cronaca pisana, redazione fine Trecento, f. 16v: «Frater Ubaldus de Cantone... amplitudinem obtinuit vite perhennis 1312 de mense decembris»; e da questa data la numerazione araba ritorna con frequenza, ma in compagnia con quella romana. I due volumi della cronaca fiorentina di SMNovella, avviata nel 1280, coprono i lunghi tempi 1225-1886. I cronisti che si succedono nei primi due secoli usano costantemente la numerazione romana, ma a partire da metà Trecento subentra anche la numerazione arabica: «cum esset octogenarius vel ultra, anno Domini 1357° die 16 februarii beato fine quievit» (f. 40r, n° 417); numerazione arabica che man mano poi prevarrà!
■ Addendum, agosto 2020. Ripercorro i quaderni delle mie antiche trascrizioni (anni '70-'90 del secolo scorso) dai fondi archivistici dal secondo Duecento in poi, e mi chiedo: i frequenti numeri degli atti originali li ho sempre trascritti così come redatti dal notaio? oppure economizzando (e inconsapevolmente!) riducevo in numeri arabici gli originali numeri alfabetici o romani? Qualche minuscola eccezione:
«Data apud Urbeveterem, V kalendas aprelis pontificatus domini Niccholai pape quarti anno quarto» (= 28.III.1291; Arch. di Stato di Firenze, Notar. antecos. 4111, f. 89r-v, 3.IV.1291).
Siena 27.I.1305, capitolo di San Domenico in Camporegio: «Anno Domini millesimo iij° iiij°, indictione iija, die xxvij° ianuarii. Omnibus evidenter appareat quod...» (Arch. di Stato di Siena, Patrim. resti eccles., S. Domenico 27.I.1304).
Firenze 22.XI.1305: in un fitto agrario di mezzadria anche «unum asinum pili nigri vel quasi», e tra le condizioni «reassignare ipsi Vanni ipsum asinum, vel libras octo et soldos quindecim f. p.» (ASF, Notar. antecos. 9491 (G.364), f. 84r).
«Datum et actum Pisis, (...) dominice incarnationis anno millesimo quadringentesimo decimo, indictione tertia, die vigesimo sexto ianuarii, secundum cursum pisanum, pontificatus eiusdem domini nostri pape Alexandri anno primo» (ASF, Notar. antecos. 8066, f. 261r). Il notaio pisano ignorava la numerazione arabica? Oppure avrà pensato: "La nostra numerazione, specie quella alfabetica, è meno esposta alla falsificazione, come lo è invece quella arabica"!
I primi esempi di numeri arabi in codici latini si hanno in Spagna, a fine 900. Merito poi del matematico Leonardo Fibonacci da Pisa († 1245) aver divulgato la numerazione arabica in Italia ed Europa tramite la compilazione del suo Liber abbaci (1202); vi esponeva i sistemi di calcolo appresi nelle colonie pisane dell'Africa Settentrionale. Di fatto i numeri arabi - ma d'origine indiana - divennero d'uso generale solo nel secolo XV. Cf. G. battelli, Lezioni di paleografia, Città del Vaticano 1949, pp. 218-219; A. CAPPELLI, Dizionario di abbreviature latine ed italiane, Milano 1973, pp. LII-LVI, 422-428; C. Frugoni, Medioevo sul naso. Occhiali, bottoni e altre invenzioni medievali, ed. Laterza, Bari 2019, pp. 50-63 "I numeri arabi, lo zero".