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3. Le Distinzioni bibliche di Nicola da Gorran e di Remigio dei Girolami

L’esplosione della predicazione nel XIII secolo suscita nuovi strumenti per la composizione del sermone; i più specifici le Concordanze e le Distinctiones bibliche. Quest’ultime cominciano appena ad attirare l’attenzione degli studiosi del sermone medievale; la fattura del sermone infatti non è comprensibile, in gran parte, senza le Distinzioni, la cui elaborazione a sua volta suppone le Concordanze.

Studi recenti sulle Distinctiones: R.H. e M.A. Rouse, Biblical Distinctions in the thirteenth century, «Archives d'histoire doctrinale et littéraire du moyen âge» 41 (1974) 27-37; ID., Preachers, Florilegia and Sermons. Studies on the “Manipulus florum” of Thomas of Ireland, Toronto 1979, 7-9, 69 ss. L.-J. Bataillon, Les instruments de travail des prédicateurs au XIIIe siècle, in AA.VV., Culture et travail intellectuel dans l’Occident médiéval, Paris 1981, 197-209; ID., Intermédiaires entre les traités de morale pratique et les sermons. Les “distinctiones” bibliques alphabétiques, in AA.VV., Les genres littéraires dans les sources théologiques et philosophiques médiévales, Louvain-La-Neuve 1982, 213-26; saggi raccolti in L.-J. Bataillon, La prédication au XIIIe siècle en France et Italie, Aldershot (Variorum) 1993.

Nicole Bériou, L’avènement des maîtres de la Parole. La prédication à Paris au XIIIe siècle, Paris 1998, II, 937.

Tre le Distinzioni più diffuse (e tuttora inedite) nel XIII secolo: quelle di Maurizio da Provins OFM di metà '200; di Nicola da Biard (OFM? OP?: SOPMÆ III, 148-53; IV, 203-04) della seconda metà '200; di Nicola da Gorran OP († 1295 ca.: SOPMÆ III, 165-68; IV, 207-08), di cui L.J. Batallion — che più sistematicamente si va occupando di tale strumento di lavoro — scrive: «Enfin les Distinctions de Nicolas de Gorran datent «sans doute du dernier quart du XIIIe siècle et ont dû être surtout utilisées au XIVe siècle» (Bataillon, Les instruments 201).

Nel 1979 avevo reso noto e pubblicato le Distinctiones autografe della lettera A (le sole pervenute) di Remigio dei Girolami († 1319), sconosciute agli studiosi di tale genere di produzione. Impossibile a tutt’oggi proporre un’esatta data di composizione[1]. Mentre un contributo di notevole importanza può essere offerto dall’identificazione della fonte utilizzata - almeno in parte - da Remigio: le Distinctiones di Nicola da Gorran. Ma bisognerebbe disporre dell’edizione delle Distinzioni per abbozzare una risposta a domande di più ampia portata: perché il fiorentino Remigio sente il bisogno di comporre, tra fine XIII e inizio XIV secolo, delle nuove Distinzioni bibliche quando almeno tre collezioni di Distinzioni erano a portata di mano nelle biblioteche conventuali (lo testimoniano regolarmente gli antichi inventari librari)[2]? che cosa era invecchiato nelle precedenti Distinzioni o non rispondeva più alle esigenze del predicatore d’inizio Trecento? quale teologia sottendevano e trasmettevano al predicatore le Distinzioni dugentesche?[3] L’individuazione di Nicola da Gorran quale fonte delle Distinzioni di Remigio, sebbene non porti sufficiente luce a tali decisive questioni, mette tuttavia un punto saldo nella strada della ricerca. Allo stato attuale comunque le prime valutazioni possono difficilmente oltrepassare la descrizione delle caratteristiche redazionali, direi materiali delle Distinzioni del frate fiorentino.

Notiamo anzitutto che il confronto tra le due opere, quella del Gorran e di Remigio, può esser condotto soltanto per i lemmi della lettera A, e - tra questi - per i lemmi comuni. Se taluni dei lemmi comuni sono originali nelle due opere e non tradiscono contatti testuali, almeno quattro lemmi di Nicola (Abstinendum, Ambulare, Angelos, Angelorum) sono incontestabilmente utilizzati dalle Distinzioni di Remigio nelle rispettive voci Abstinere, Ambulare, Angeli (2 voci). Per non allungare fastidiosamente questa nota, non riprodurrò il testo di Remigio, visto che è disponibile in edizione (Per lo studio 267-83); mentre trascrivo in appendice (= §4) i lemmi di Nicola da Gorran dal cod. Troyes, Bibl. mun. 1250 (XIV sec.) (ringrazio Bataillon che mi ha procurato riproduzione di alcune carte; messuna traccia delle Distinzioni di Nicola da Gorran nell’antico fondo librario di SMN di Firenze). Non c’è che da fare una lettura sinottica.

La prima peculiarità delle Distinzioni di Remigio rispetto a quelle del Gorran (e con più evidenza rispetto a quelle di Maurizio da Provins e Nicola da Biard), è la brevità di elaborazione e l’unità dell’articolazione distintiva dei singoli lemmi. Inoltre i diagrammi laterali mettono visivamente in risalto la sequenza dei membri di divisione e di suddivisione. Il predicatore che si rivolgeva alle Distinzioni per uno schema di sermone, o parte di esso, coglieva con un sol colpo d’occhio l’intreccio delle accezioni distintive e relative autorità bibliche; la disposizione redazionale d’ogni nuovo membro di divisione riportato a capolinea e raccordato con graffe ottiene una sorprendente perspicuità di consultazione; specie a paragone con le voci delle altre Distinzioni, dove lunghe serie di divisioni semantiche si susseguono in scrittura pienamente incolonnata, laboriose per l’estensione materiale e composite per il criterio distintivo. C’è nelle Distinzioni di Remigio una stilizzazione e di forma redazionale e di categorie ordinatrici. Qualcosa di simile sembra doversi ravvisare anche nei frammenti di distinzioni anonime del codice Laurenziano trascritte nel paragrafo precedente.

Più in particolare, rispetto al testo di Nicola da Gorran, se nel lemma Angelos (c. xxix) Remigio segue assai servilmente la propria fonte (Distinctiones 144-64 = numero righi di ed. Per lo studio 271-83), negli altri casi l’elaborazione del frate fiorentino risulta personale e inserviente ai propri canoni sia di struttura redazionale delle singole voci che di organicità logica delle categorie distintive. In Abstinere Remigio segue Nicola fino al quarto membro pugil; ma amplia il primo membro, in cui tra l’altro introduce un’autorità aristotelica, e dà cadenze omofone alle clausole di motivazione dell’enunciato («propter timorem superiorís» ecc.). Poi prosegue indipendentemente da Nicola. In Ambulare l’enunciazione dei sette membri si ricalcano fedelmente, ma Remigio sopprime l’elemento oppositivo «Contra» di Nicola ed esplicita a fine voce (Dist. 107-09) i rapporti logici che dettano la semantica di «conditio». Angelos di Nicola è ripreso quasi alla lettera - come abbiamo detto - nella seconda voce Angeli di Remigio (Dist. 143-64), salve diversità d’attacco e giunta riassuntiva che mette a fuoco i rapporti logici dei membri (Dist. 165-68). L’altro lemma Angelorum (c. xxx) di Nicola presenta un chiaro esempio di rielaborazione di Remigio (Dist. 121-42): riduce a brevità redazionale (con soppressione degli elementi esemplificativi) e stringe a perspicuità logica e grafica la concatenazione dei quattro membri maggiori con relative suddivisioni.

Maurizio da Provins > Nicola da Gorran> Remigio

Le Distinzioni bibliche, come accennato, sono un puro strumento d’uso; dato il genere letterario, il compilatore successivo costruisce sul precedente. È molto improbabile che Remigio ignorasse le altre Distinctiones dugentesche, specie le più diffuse di Maurizio da Provins; ma là dove i testi delle varie Distinzioni si richiamano, si ha l’impressione che gli elementi comuni siano pervenuti a Remigio tramite l’opera di Nicola da Gorran. Ho consultato le voluminose Distinzioni di Maurizio in BNF, Conv. soppr. F 6.735 (XIII-XIV sec.), di provenienza dal convento fiorentino SMN.

■ Descrizione in Pomaro, Censimento I, 403; qui però, e nell’Indice degli autori a p. 470, si corregga «Beauvais» in «Provins». Inoltre il codice va inserito nella lista dei mss con indicazione di pecia (ib. p. 468): vedi «xiiii pecia» (s.v. “Cisterna”, mg. sin. del verso); «xxvi pecia» (s.v. “Effuso”, mg. sin. del verso).

Non c’è dubbio che Nicola da Gorran ha avuto sotto mani, nel redigere il lemma Angelorum (c. xxx), l’ingombrante voce Angelus di Maurizio e ha operato una prima decantazione redazionale del materiale grezzo di Maurizio. Ecco il brano di quest’ultimo, tratto dalla voce Angelus, che raggiunge Remigio tramite Nicola:

Sequitur de officiis angelorum; circa que nota quod omnes angeli ad adiutorium omnium salvandorum mittuntur... Nota quod est triplex status hominum, scilicet culpe gratie et glorie, ad quos et propter quos sunt necessaria ministeria angelorum...

Primo liberat [scil. angelus] a culpa, quod significatum est Act. 12[,7 ss] in liberatione Petri... ; unde ibi dicitur quod astitit angelus qui Petrum illuminavit, percussit et excitavit; in quibus notatur illuminatio intellectus, castigatio illuminationis affectus, excecatio torpentis effectus... Item est malum temptations et ab hoc liberat Dominus... ; et ista liberatio fit tripliciter: ligando demonis pluralitatem. Apo. 20[,2-31 in angelo qui ligavit dyabolum et misit in abyssum, et Thob. 8[,3] de dyabolo religato in deserto superiori, cuiusmodi ligatio nichil aliud est quam potestatis restrictio... Item signando signo crucis, quod expressum est Apo. 7[,3] «Nolite nocere terre et mari neque arboribus» etc. Hoc signum est memoria et amor dominice passionis qui imprimitur angelico ministerio in animabus eorum electorum. Eze. 9[,4] «Signa thau in frontes virorum gementium...»; unde ibidem [9,6] «Super quem videritis thau non occidatis».

Item est malum pene et ab hoc liberat ministerium angelicum. Et hoc fit vel confortando, ut patet Luc. 22[,43] ubi imminente passione Christi «apparuit ei angelus Domini confortans eum». Vel conservando, iuxta illud Ps. [90,11] «Angelis suis mandavit». Vel ipsa refricando vel minuendo, ut patet Dan. 3[,49] ubi angelus Domini descendit in fornacem cum tribus pueris...

Secundus status est gratie qui comprehendit incipientes proficientes et perfectos... Incipientibus igitur necessarium est [ministerium angelicum] quia sanat oculos cordis ad contritionem, purgat labia ad confessionem, congaudet ad satisfactionem [seguono le autorità Tob. 11, 8, Is. 6, 6, Luc. 15,10 e relativo commento] (BNF, Conv. soppr. F 6.735 alla voce «Angelus»; codice non foliato).

Si noti un dettaglio testuale: sia Maurizio che Nicola da Gorran, in riferimento a Ps. 90,11 «Angelis suis mandavit de te ut costodiant te in omnibus viis suis» hanno conservando, dove Remigio - con palese errore d’autore - scrive conversando (Dist. 135; ho ricontrollato l’originale). Significative, ai fini di tracciare la linea di dipendenza, potrebbero risultare anche le autorità bibliche e le divergenze nei numeri dei capitoli (A. D’Esneval, La division de la Vulgate latine en chapitres dans l’édition parisinenne deu XIIIe siècle, «Revue des sciences philosophiques et théologiques» 62 (1978) 559-68); ma bisognerebbe, per tale collazione, disporre di testi criticamente stabiliti. Si osservi comunque il sottomembro «conferendo signum crucis»:

Maurizio cita Apoc. 7,3, Ezech. 9,4, Ezech. 9,6;

Nicola cita Ezech. 9,4, Ezech. 9,6 e poi Apoc. 6 d’incerta identificazione nell’immediato contesto;

Remigio cita soltanto Ezech. 9,4, poi annuncia «Apo. 7» senza testo alcuno (Dist. 130-31): è rimasto perplesso tra Apoc. 7,3 di Maurizio e Apoc. 6 di Nicola?

In Maurizio Remigio potrebbe aver preso lo spunto per costruire la voce Avarus (Dist. 453) sulla metafora avaro/idolatra. Maurizio ha:

«Item <avarus est> abhominabilis, sicut patet quia ydolatrie comparatur que summo Deo est abhominabilis. Eph. 5[,5] “Hoc scitote intelligentes quod omnis fornicator aut invidus aut avarus, quod est ydolorum secutus, non habet hereditatem in regno Christi et Dei”» (cod. cit. s.v. “Avaritia”).

Per il resto del testo nessun contatto. Similmente Nicola da Gorran nella voce Angelos (c. xxix) potrebbe aver trovato in Maurizio niente più che l’idea d’avvio: «Nota quod angelus dicitur... prelatus, Apo. 2 et 3 » (cod. cit. s.v. “Angelus”). In Remigio cade «prelatus» a favore di «sacerdos».

Se Abstinere di Remigio rinvia certamente ad Abstinendum di Nicola da Gorran, il testo di quest’ultimo non può non richiamare una fase meno rifinita del medesimo lemma cosi come la si legge in Nicola da Biard:

Abstinendum est a bonis peccati ut pauperes a delectabilibus cibis propter sumptuositatem. Tob. 1[,101 «Ouem ab infantia timere Deum docuit et abstinere ab omni peccato». Et sicut phisicus et periti a rebus nocivis. Eccli 3[,321 «Cor sapiens et intelligibile abstinebit se a peccatis», specialiter a voluptatibus carnis. Ut febricitantes a calidis et intemperatis cibis... Item a peccato fortitudinis [=fornicationis?] ut a cibo immundo propter cordis nobilitatem. I The. 4[,3-41 «Hec est voluntas Dei sanctificatio vestra, ut abstineatis vos ab omni fornicatione, ut sciat» etc. Exemplum de coquo. Item ab infamia male conversationis, ut ab aleis et cepe propter fetores ne feteant aliis. I The. 5[,21-22] «Omnia probate, quod bonum est tenete; ab omni specie mali abstinete vos». Item a malo superbe contentionis. Eccli. xxxviii [28, 10] «Abstine te a lite et minues peccata», sicut a cibo ardenti... (G 7.1464, ff. 109vb-110ra).

Il lemma Angelus del Biard, sebbene diverso da Angelos (c. xxix) del Gorran, ha un attacco con medesima autorità biblica che non può non evocare un qualche contatto d’ispirazione:

«Angelus idest nuntius est predicator vel sacerdos qui populo nova de lege Domini et de celesti patria debet nuntiare. Mal. 2[,7] “Labia sacerdotis custodient scientiam et legem de ore eius requirent, angelus enim Domini exercituum est”. Sed nuntius non potest bene nuntiare de patria ubi non fuit...» (G 7.1464, f. 112va).

E non sorprende imbattersi in parallelismi dalle evidenti consonanze ma di cui sarebbe azzardato, dato il genere letterario, asserire dipendenze testuali dirette; si legge nei serminari di Remigio: «Predicator sermonis Dei debet esse angelus idest nuntius seu missus per nuntiandi et predicandi auctoritatem..., unde Mal. 2[,7] “Labia sacerdotis custodient scientiam et legem requirent de ore eius quia angelus Dei exercituum est”» (BNF, Conv. soppr. D 1.937, f. 182rb).

Mentre Ascendit del Biard può esser utilmente accostato ai membri 2°, 3° e 4° di Ascendere di Remigio (Dist. 384-88):

Ascendit quis ut arduum attingatur ut pueri ad pira; sic Christus in cruce Cant. 7[,8] «Ascendo ad palmam et apprehendam fructus cius». Item ut adversarius conculcetur ut pugiles; sic Christus in resurrectione super montem. Ps. [67,5] «Qui ascendit super occasum, Dominus nomen illi». Item ut in dignitate collocetur ut nobiles; sic Christus in celum in ascensione. Ps. [46,6] «Ascendit Deus in iubilo». Et istius ascensionis triplex fuit utilitas. Demonstratio vie: Michee 1 [2,13] «Ascendet ante eos pandens iter». Spes corrutionis tollende: Ps. [67,19] «Ascendens Christus in altum captivam duxit captivitatem». Apertio porte: Ps. [23,7.91 «Tollite portas» etc. (G 7.1464, f. 116rb, testo completo del lemma).

Non ho trovato più consistenti contatti testuali tra le Distinzioni di Maurizio da Provins e Nicola da Biard e quelle di Remigio dei Girolami.

4. Dalle Distinctiones di Nicola da Gorran (cod. Troyes, Bibl. mun. 1250)

c. v

Abstinendum est ab omnibus peccatis generaliter

Primo quia a Deo separant; sic servus abstinet a domini offensa. Thob. iii.c [=1,10] «Ab infantia Deum timere docuit et abstinere ab omni peccato».

Secundo quia dampnificant; sic pauperes a deliciis, infirmi a nocivis abstinent. Eccli. iii.f [3,32] «Sapiens cor et intelligibile abstinebit se a peccatis et in operibus iustitie successus habebit».

Tertio quia maculant; sic nobiles abstinent ab ímmunidicíis. I Thi. iiii.c [I Thess. 4,3] «Hec est voluntas Dei, sanctificatio vestra; ut abstineatis vos ab omni fornicatione».

Quarto quia bonum anime impugnant; sic pugiles abstinent a contrariis. I Pe. ii.c [2,11] «Obsecro vos tamquam advenas et peregrinos».

Quinto quia dehonestant; sic senes a puerilibus vestibus abstinent. I Thi. v.f. [I Thess. 5,21-22]  «Omnia probate, quod bonum est tenete; ab omni specie mali abstinete vos».

Sexto quia turbationem generant; sic studiosa a vivo murmurio[?] abstinent. Eccli. xxxviii [28,10-11]  «Abstine te a lite et minues peccata; homo enim iracundus incendit litem».

Septimo quia vitam etiam corporalem breviand et maxime gula; sic quis percipiens laqueum vel rethe abstinet a cibo. Eccli. xxvii.g [37,34] «Qui abstinens est adiciet vitam» (f. 163ra-b).

c. x

Ambulare cupientes et euntes ad patriam gloriosam, septem debent habere necessaria sibi ad similitudinem ambulationis corporalis.

Primo lumen ut via et patria quoquo modo cognoscatur, nunc(?) habetur per fidem. Io. xiiii [11,9]  «Si quis ambulaverit in die non offendit, quia lumen huius mundi videt». Io. xii.g [12,35] «Ambulate dum lucem habetis ut non tenebre vos comprehendant». II Cor. v.b [5,7] «Per fidem enim ambulamus et non per speciem». E contra de infidelíbus, Ps. [81,5] «Nescierunt neque intellexerunt, in tenebris ambulant».

Secundo confidentia ut ad patriam veniatur, que habetur per spem. Ysa. xl [40,31] «Qui sperant in Domino mutabunt fortitudinem». Prov. xxviii.e [28,18]  «Qui ambulat simpliciter salvus erit, qui perversis ingreditur viís concidet semel». Non sic ambulavit Iudas, unde potuit dicere «In via hac qua ambulabam» [Ps. 141,4].

Tertio amor patrie hic et in via hac qua diligatur, quod habetur per caritatem. Io. iii [III Io. 4] «Maiorem hac non habeo gratiam quam ut audio filios meos». Eph. v [5,2] «Ambulate in dilectione». Sic e contra in persona malorum, Thob. iii [3,5] «Non egimus secundum precepta tua nec ambulavimus simpliciter».

Quarto rectitudo vie ne ab ea devietur, quod habetur per prudenciam. Prov. ix [9,6] «Relinquite infantiam et vivite et ambulate per vias prudencie». Eph. v [5,15] «Videte quomodo caute ambuletis». Quo contra de stulto dicitur Eccles. ii.e [2,14] «Sapientis oculi in capite eius, stultus in tenebris ambulat». Sap. ii [cf. Prov. 2,13] «Qui relinq(uunt)».

Quinto sobrietas modestie ne viator gravetur, quod habetur per temperanciam. Gal. v.e [5,16-17] «Spiritu ambulate et carnis desideria non perficietis; caro enim concupiscit adversus spiritum, spiritus autem adversus carnem». Ps. [100,6] «Ambulans in via immaculata hic michi ministrabat». Quo contra de immundis dicitur “Qui ambulant sicut testudo contra parietem”. I Pe. ii [2,10] «Post carnem in concupiscentia immundicie ambulant», sícut porcus sub quercu. Phil. iii [3,18-19] «Multi ambulant, quos sepe dicebam vobis, nunc autem et flens dico, inimicos crucis Christi, quorum finis interitus, quorum deus venter est, et gloria in confusione eorum qui terrena sapiunt».

Sexto vigor persone ne in via deficiat, quod habetur per fortitudinem. III Reg. xix [19,8] «Ambulavit Helyas in fortitudine cibi» etc. Eze. i [1,17] «Non revertebantur cum ambularent». Quo contra de inconstantibus qui ambulant sicut cancer. Io. vi [6,67] «Ex hoc multi discipulorum abierunt retrorsum».

Septimo decor iustitie ut unicuique quod debitum est faciat, quod habetur per iustitiam. Osee xiiii.e [14,10] «Recte vie Domini, iusti ambulabunt in ea». Malach. ii [2,6] «Et in pace et in equitate ambulavit mecum». Prov. viii [8,20] «In viis iusticie ambulo». Quo contra de iniquis dicitur “Qui ambulant sicut lupus inter agnos, vulpes inter pullo”. Prov. i [1,15-16] «Fili mi, ne ambules cum eis; prohibe pedem tuum a semitis eorum; pedes enim illorum ad malum currunt et festinant et fundunt sanguinem» etc. Sap. v [5,7.8] «Vias difficiles ambulavimus. Quid vobis profuit superbia aut diviciarum iactancia vobis contulit?» (f. 164rb-va).

c. xxix

Angelos debet homo et maxime prelatus imitari quantum potest.

Primo in cognitione divinorum secretorum, Mal. i.c [2,7] «Labia sacerdotis custodient scientiam, et legem requirent(?) ex ore eius quoniam angelus Domini exercituum est». II Reg. xiiii.

Secundo in annunciatione divinorum mandatorum. Ps. [103,4] «Qui facis angelos tuos spiritus».

Tertio in mundicia castitatis. Mt. xxii [22,30] «Non nubent neque nubentur sed erunt» etc.

Quarto in exemplo splendide conversationis. Act. vii [cf. 6,15] Intuebantur in illum etc.

Quinto in custodia dominici gregis. Ps. [90,11] «Angelis suis Deus mandavit de te ut costodiant te».

Sexto in obedientia dominice voluntatis. Ps. [102,20] «Benedicite Domino omnes angeli eius, potentes» etc.

Septimo in gratia sancte contemplationis. Mt. xviii [18,10] «Angeli eorum semper vident faciem Patris mei qui in celis est».

Octavo in assiduitate laudis. Ysa. vi [6,1] «Clamabat alter ad alterum et dicebat ‘Sanctus’».

Nono in constantia benignitatis. II Reg. xiiii [14,17] «Sicut enim angelus Domini sic Dominus meus rex» (...) (f. 170ra).

c. xxx

Angelorum officium circa nos est iuvare nos.

Primo ad evasionem culpe; et hoc faciunt tripliciter, videlicet illuminando oculos cordis ad contritionem, sicut ostenditur scriptori defectus vel macula ut corrigat eam, infirmo medicinam contra infirmitatem, Tob. xi [11,4.8] de felle piscis et angelo.

Purgando labia ad confessionem, sicut faber rubiginem argenti vel eris ut habeat sonum meliorem. Ysa. vi.b [6,6] «Volavit ad me unus de seraphin et in manu eius calculus». Congaudendo ei ad satisfactionem sicut miles ad filii probitatem. Luc. xv [15,10] «Gaudium in angelis super uno peccatore».

Secundo ad triumphum pugne et hoc tripliciter, videlicet arcendo demonis potestatem sicut pastor lupos ne rapiant agnum. Exemplum Thob. vii [cf. 8,3] de dyabolo religato; Apo. xx [20,2-3] angelus ligavit dyabolum et misit etc. Tollendo nocivam societatem sicut custos pomum putridum vel membrum ne corrumpat sanum. Exemplum de Loth et Sodomitis, Gen. xix. Conferendo crucis íuvamen sicut baculus datur infirmo ad sustentandum, arma pugili ut superet adversarium. Eze. ix [9,4] «Signa thau super frontes gementium et dolentium» etc. Sed ibi [Eze. 9,6] «Super quem videritis thau ne occidatis» etc. Apo. vi [cf. 5,2] «Vidi angelum» etc.

Tertio ad tolleranciam pene et hoc tripliciter, videlicet confortando sicut nutrix dando lac in filium, sapiens ostendendo modum sciendi. Luc. i [1,26] «Missus est angelus Gabriel». Luc. xxii.d [22,43] «Apparuit ei angelus de celo confortans eum». Conservando sicut castellarius castrum domini. Ps. [90,11] «Angelis suis mandavit Deus de te». Mt. xviii [18,10] «Angeli eorum semper vídent faciem Patris mei qui in celis est . Mitigando [mitidango cod.] sicut ros vel ventus ardorem diei. Dan. iii [3,49] «Angelus Domini descendit de celo in fornacem» etc.

Quarto <ad> adeptionem glorie et hoc tripliciter, videlicet viam preparando sicut nutrix puero, precursor Domino. Mal. iii.a [3,1] «Ecce ego mitto angelum meum qui preparabit viam ante faciem tuam» etc. Orationes et merita presentando sicut advocatus causam presentando et fovendo. Thob. xiii [12,12] «Quando ora<ba>s ego optuli orationem tuam Deo» etc. Animas deferendo sicut servus invitatos ad nuptias deducendo. Luc. xvi [16,22] «Factum est ut moreretur mendicus et portaretur ab angelis in sinum Abrahe» (f. 170ra-b).


[1] Studio 267-83. Per il rapporto tra Distinctiones e Postille super Cantica di Remigio vedi Remigiana… MD 13 (1982) 370-71.

Ho schedato, dalle opere di Remigio, quattro rinvii espliciti alle Distinctiones, tutti di mano B, autografa dell’autore: BNF, Conv. soppr. G 4.936, f. 391v, mg. sin. (voce “Sacerdos”); D 1.937, f. 12v, mg. sin. (voce incerta), f. 14r, mg. sin. (“Dulcedo”), f. 162v, mg. sin. (“Assummere”). I testi dei rimandi sono posteriori agli anni 1314-16, tempo di trascrizione dei due codici. S’incontrano anche rinvii espliciti alle concordanze bibliche: «Et de omnibus invenias concordantias per “porto”» (G 4.936, f. 208vb); D 1.937, f. 3vb “Ligare”, f. 172vb “Ascendit” e “Iubilare”, f. 173ra “Benedicere”, f. 353ra “Servus” e “Servire”.

[2] Le Distinzioni bibliche di Maurizio da Provins, Nicola da Biard e Nicola da Gorran si ritrovano con regolarità nei fondi librari delle antiche biblioteche domenicane: cf. F. PELSTER, Die Bibliothek von Santa Caterina zu Pisa, «Xenia Thomistica» III, Roma 1925, pp. 249-80; A. DONDAINE, La bibliothèque du couvent des Dominicains de Dijon au début quatorzième siècle (1307), «Archivum Fratrum Praedicatorum » [= AFP] 7 (1937) 112-33; G. MEERSSEMAN, La bibliothèque des Frères Prêcheurs de la Minerve à la fin du XVe siècle, «Mélanges Au. Pelzer», Louvain 1947, pp. 605-34; M.-H. LAURENT, Fabio Vigili et les bibliothèques de Bologne au début du XVe siècle, Città del Vaticano (Studi e Testi 105) 1943, pp. 11-107 (S. Domenico di Bologna); TH. KAEPPELI, La bibliothèque de Saint-Eustorge à Milan à la fin du XVe siècle, AFP 25 (1955) 7-74; ID., Inventari di libri di San Domenico di Perugia (1430-80), Roma 1962; ID., Antiche biblioteche domenicane in Italia, AFP 36 (1966) 5-80; TH. KAEPPELI - H.V. SHOONER, Les manuscrits médiévaux de Saint-Dominique de Dubrovnik, Roma (Ist. Stor. Domen.) 1965; L. GARGAN, Lo studio teologico e la biblioteca dei Domenicani a Padova nel Tre e Quattrocento, Padova 1971; G. POMARO, Censimento dei manoscritti della biblioteca di S. Maria Novella. Parte I: Origini e Trecento, «Memorie Domenicane» 11 (1980) 325-470; Parte II: Secolo XV-XVI in., ib. 13 (1982) 203-353.

[3] Studiando le fonti d’alcuni lemmi delle Distinzioni di Maurizio da Provins e di Nicola da Biard, p. Bataillon nota che costoro filtrano la teologia della Summa fratris Alexandri (1235-45 ca.) e di Giovanni della Rochelle († 1245) e - tramite la Summa de vitiis et virtutibus (1249-50) di Guglielmo Peyraut - addirittura la teologia di Filippo il Cancelliere († 1236) e Guglielmo d’Auxerre († 1231). Di quale teologia erano tributari i predicatori che nel secondo Dugento utilizzavano le suddette Distinzioni per confezionare i loro sermoni? «Quand ils utilisaint des Distinctiones, ces prédicateurs, sans doute sans s’en rendre bien compte, faisaient donc parfois passer un peu de la théologie universitaire dans les esprits de leurs auditeurs. Par là, ces receuils, comme aussi ceux de sermons-modèles, apparaissent comme des intermédiaires entre la culture des clercs et celle des laics et appartiennent ainsi aux sources de l’histoire des idées et des mentalités. Passage d’une culture à une autre, mais avec quels retards et quels appauvrissements! Le paroissien qui, vers 1280, s’entendait précher des éléments plu ou moins dispersés provenant des écrits du chancellier Philippe se rendait-il compte que son curé ou le frère mendiant de passage ‘retardait’ d’un bon demi-siècle?» (Bataillon, Intermédiaires 222). 



finis

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