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De bono pacis

Il bene della pace

originale latino

volgarizzamento (2007) di EP

[7] Sexta ratio accipitur ex parte persone presidentis.

Sesta ragione o argomentazione da parte della persona che presiede.

Ille enim qui licite potest exigere bona temporalia pro minori bono et condempnare ad ea persolvenda pro minori malo, multo magis potest hoc licite facere pro maiori bono et pro maiori malo. Sed ille qui presidet, puta rex vel alius dominus, potest exigere licite bona temporalia a subditis suis pro minori bono quam sit pax, puta pro itinere, pro ponte, pro militia, pro nuptiis filie etc. Ergo multo magis potest hoc exigere pro pace. Item potest subditos suos condempnare pro minori malo quam sit pacis oppositum, idest guerra, puta pro furto, pro percussione etc. Ergo multo magis pro guerra.

Chi può legalmente esigere beni materiali per un bene minore, o condannare a sborsarli per un male minore, tanto più può farlo per conseguire un un bene maggiore o evitare un male maggiore. Ma chi presiede il governo della polis, poniamo il re o altro signore, può legalmente esigere beni materiali dai sudditi da destinare a un bene inferiore alla pace; esempio: trasferta, ponte, forze pubbliche, nozze d'una figlia, eccetera. A più forte ragione, dunque, può esigerlo ai fini della pace. Parimenti può condannare i propri sudditi per un male minore e contrario alla pace quale la guerra, ad esempio per furto, percosse, eccetera. Dunque a maggior ragione per la guerra.

Sed contra, quia non semper qui potest minus facere potest facere quod maius est. Ergo non videtur sequi quod qui potest exigere pro minori possit exigere pro maiori.

Obiezione 1.

Non sempre chi meno può, è in grado di far di più. Dunque non ne segue che chi può esigere per meno sia in grado di esigere per più.

Et dicendum quod posse exigere pro minori non est minus sed maius, et similiter posse exigere pro maiori non est maius sed minus, sicut posse intrare per minus foramen est maius quam posse intrare per maius, et posse videre minorem literam est maius quam posse videre vel legere maiorem, et similiter posse superare hostes cum minori apparatu armorum et hominum est maius quam posse eos superare cum maiori.

Risposta 1.

Essere in grado di esigere per minore contribuzione non è meno ma più; essere in grado di esigere per maggiore contribuzione non è più ma meno. Passare per un fóro minore è superiore abilità che passare per un fóro più grande; riuscire a vedere una lettera di corpo piccolo è superiore capacità che vedere o leggere lettera di corpo più grande; vincere i nemici con minore apparato d'armi e d'uomini è superiore abilità che vincerli con maggiore.

Sed adhuc contra, quia non semper qui potest maius potest minus. Intellectus enim potest cognoscere universale, quod maius est, et tamen non potest cognoscere singulare directe, quod minus est, sicut cognoscit sensus qui est potentia inferior intellectu[1].

Obiezione 2.

Non sempre chi è abile al più è abile anche al meno. L'intelletto, ad esempio, è capace di conoscere la nozione universale, che è più, e tuttavia è incapace di conoscere direttamente l'oggetto singolare, che è meno; lo conosce invece la facoltà sensitiva, che è inferiore all'intelletto.

Item miles potest tota die bellare et magnos ictus cum ense facere, quod maius est quam portare super humeros suos unum grave onus lane vel alterius rei, quod miles facere non potest; quod tamen potest unus fortis homo plebeius ministerialis, qui |109ra| minoris gradus est inter homines quam sit miles. Item unus homo scientificus potest tota die solitarius studere et meditari, quod maius est quam fodere in campo, quod facere non potest; quod tamen potest facere unus rusticus qui minoris gradus est inter homines quam sit scientificus[2].

Un soldato riesce a combattere tutto il giorno, sa dar grossi colpi di spada: abilità superiore a trasportare sulle spalle una pesante balla di lana o d'altro, cosa che il soldato non sa fare; mentre ben lo fa il muscoloso popolano di servizio, |109ra| uomo di rango inferiore al soldato. Uno studioso regge tutto il giorno a studiare e meditare, attività superiore a zappar la terra, cosa che lui non sa fare; lo sa fare invece il campagnolo, ritenuto - tra gli esseri umani - di grado inferiore all'intellettuale.

Et dicendum quod qui potest maius semper potest minus quando maius et minus secundum eundem modum obiecti se habent ad potentiam operantis; puta qui potest ferre centum libras potest ferre decem, et qui potest intelligere subtiliora potest intelligere grossiora, et qui potest ordines conferre potest a peccato absolvere. Et in potentiis ordinatis, quod potest inferior potest superior; puta quod potest proconsul potest imperator, et quod potest episcopus potest papa.

Risposta 2.

Colui che può più, sempre può meno, quando più e meno hanno medesima modalità d'oggetto rispetto alla facoltà di chi agisce. Ad esempio: chi è capace di trasportare cento libbre [= kg 33,954], è capace di trasportarne dieci [= kg 3,395]; chi è capace d'intendere pensieri sottili, è capace d'intendere queli ordinari; chi può conferire ordini sacri, può anche assolvere dai peccati. Nelle competenze subordinate, quel che è lecito all'inferiore, lo è anche al superiore. Esempio: quel che può fare il proconsole, può farlo l'imperatore; quel che può fare il  vescovo, può farlo il papa.

Nichil tamen prohibet aliquid esse superius simpliciter quod tamen est inferius secundum quid, sicut corpus hominis simpliciter est nobilius quam ferrum, et tamen ferrum secundum quid est nobilius quam corpus hominis, cum ferrum sit durum et corpus hominis sit molle. Et iterum dici potest quod illud quod potest inferior, quod minus est, potest superior sed nobiliori modo; puta quod potest pauper per exercitium manibus propriis, potest dives per imperium manibus alienis; et quod potest sensus modo artiori potest intellectus modo ampliori; et iterum quia pars intellectiva imperat parti sentitive[3].

Si dà tuttavia che una cosa superiore in senso assoluto, sia inferiore in senso relativo. Il corpo umano, ad esempio, in sé è più nobile del ferro; ma in senso relativo il ferro è più nobile del corpo umano: il ferro è duro, il corpo umano è morbido. E ciò che può l'inferiore - area del meno -, può farlo il superiore, ma in maniera più eccellente; esempio: quel che sa fare un poveraccio con le proprie mani, lo fa il signorotto tramite i suoi subalterni; quel che possono fare le facoltà sensitive in modo ridotto, lo fa l'intelletto con maggior ampiezza; e questo perché la facoltà intellettiva presiede e governa l'area operativa dei sensi.

[8] In fine notandum quod in talibus remissionibus non videtur intentio extendi ad dampna illata quando spolium actu existit apud dampnificantem et scitur persona dampnificata, precipue quando est indigens. Secundum enim Senecam in libro De clementia princeps debet se habere ad modum medici[4]. Unde sicut medicus conservat quantum potest bonum cuiuslibet membri cum bono comuni corporis hominis, ita princeps debet conservare illesum bonum cuiuslibet civis quantum potest cum bono corporis populi, ut scilicet saltem de fisco tali leso provideatur, si remissio ad dampna omnia sine ulla exceptione universaliter extenditur.

 In fine precisiamo. Nei condoni sopra menzionati non pare si voglia estendere il condono di danni arrecati quando i frutti dello spoglio siano attualmente in mano dell’espropriante e sia nota la persona espropriata; specie se quest’ultima versa in stato d’indigenza. Il principe, o chiunque governi la polis, deve comportarsi a mo' di medico, sostiene Seneca nel libro Sulla clemenza. Il bravo medico mira a comporre, per quanto possibile, il benessere delle singole membra col benessere dell'intero corpo umano; parimenti il principe deve garantire, per quanto possibile, il bene del singolo cittadino insieme col bene di tutto il corpo sociale. E laddove il condono dei danni arrecati non preveda eccezioni d'alcun genere, dovrà essere almeno il tesoro pubblico a indennizzare il cittadino leso.

Explicit tractatus de bono pacis fratris Remigii ordinis Predicatorum, magistri in theologia.

Fine del trattato sul bene della pace di fra Remigio dell'ordine dei Predicatori, maestro in teologia.

[ Firenze 1301-1302 ]

[ Firenze 2007 !]


[1] Problema trattato nella questione Utrum in hominis cognitione prius cadat magis universale vel minus universale sive singulare (cod. G3, ff. 28va-34ra).

[2] In Utrum cognitio scientifica et fides possint esse de eodem: «Et similiter unus rusticus est simpliciter fortior corpore, aliquo magno licterato debilis corporis, qui tamen fortior erit rustico ad sedendum in cella diutius» (cod. G3, f. 140vb). E anche il lavoro intellettuale ha le sue pene: «Quanto enim quis habet maiorem scientiam tanto plus studet, vigilat, querit libros, requiritur et occupatur in consiliis in lectionibus in predicationibus etc., et sic plus laborat et affligitur, quia "frequens meditatio carnis est afflictio", ut dicitur Eccles. 12[,12]» (cod. D, ff. 162vb-163ra).

[3] «parti sentitive»: sentitivum nella traduzione del De anima di Giacomo da Venezia si alterna con sensitivum o sensibile per designare la facoltà sensitiva e distinguerla dall'organo del senso (cf. EL 45/1, 176*a).

[4] Più volte ricorre la metafora "princeps-medicus" in L.A. SENECA, De clementia III, 3 § 1 [I,5]: «Parcendum itaque est etiam inprobandis civibus non aliter quam membris languentibus, et, si quando misso sanguine opus est, sustinenda acies est ne ultra quam necesse sit insidat» (ed. R. Del Re, Bologna 1977, 284); III, 7 § 6 [I,9]: «Fac quod medici solent, qui, ubi usitata remedia non procedunt, temptant contraria. Severitate nihil adhuc profecisti (...). Nunc tempta quomodo tibi cedat clementia» (p. 296); III, 12 § 3 [I,14]; III, 15 § 2[I,17]. Probabilmente agli stessi testi ("princeps-medicus") del De clementia mira la generica citazione in De peccato usure c. 31 (ed. pp. 653-54).


 lilium florens = Firenze!
finis

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