Riccoldo da Monte di Croce OP
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Epistole de prosperitate sarracenorum in temporalibus sive Epistole ad ecclesiam triumphantem - Epistola V - BAV, Vat. lat. 7317, ff. 266r-267r |
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⌂ Divina responsio |
Risposta di Dio |
originale latino |
volgarizzamento (2010) di EP |
Divina responsio ad omnia predicta per doctrinam beati Gregorii pape. |
Risposta di Dio alle precedenti questioni tramite l'insegnamento di san Gregorio Magno, papa († 604). |
«Et factum est post hec omnia» [Iudith 16,22] quod "die tertia", cum essem nimis anxius de expectatione responsionis et admirarer plurimum quia non respondebant michi neque per nuncium neque per scripturam neque per sompium apertum quod ego intelligerem, mala semper michi videbantur crescere, cepi admirari amplius solito et timere pro impatientia. |
«E dopo tutto queste cose» [Giuditta 16,18], il "terzo giorno" [cf. Luca 24,7], in grande ansia per l'attesa d'una risposta, e sconcertato per mancata risposta né tramite messaggero né tramite scrittura né tramite un chiaro sogno che potessi capire, i tormenti mi crebbero a dismisura, sempre più stupetatto; angosciato inoltre dalla mia stessa insofferenza. |
Cepi aliquantulum pusillanimis esse ad scribendum eis epistolam, maxime cum nescirem quibus aliis scriberem vel que alia. Ac dixi: Ne forte sim ab eis taliter elongatus per meam impatientiam aut per aliam causam, quod non inveniatur nuncius qui velit portare vel representare literas tante impatientie in curia Regis eterni. Set certe nullo modo despero, nullo modo credo posse pati repulsam in illa curia, ubi parati sunt michi tot presidia, ubi filius ante patrem, ubi mater ante filium! |
Mi sentii un po' titubante se scriver loro una lettera, tanto più che non sapevo a chi altri scrivere e che cos'altro. Allora mi dissi: Che il mio dolore, o altra cagione, non mi abbia tanto allontanato da loro da non esserci messaggero che voglia portare lettere così smaniose alla corte del Re eterno? Ma non dispero. E in nessun modo credo di poter esser respinto in quella corte, là dove sono pronti per me tanti sostegni: il Figlio di fronte al Padre, la Madre di fronte al Figlio! |
Machometus autem, contra quem Dei et celestis curie patrocinium postulo, patri
et filio et matri et toti celesti curie michi manifeste
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videtur esse contrarius. |
Contro Muhammad, invece, reclamo il patrocinio di Dio e della
corte celeste, perché egli mi risulta palesemente
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avverso al Padre, al Figlio, alla Madre e all'intera corte celeste. |
Nichilominus tamen me multum letificasset bone promissionis amica responsio; et maxime cum desiderarem audire ex qua causa percusserit nos Dominus «plaga inimici tam crudeli castigatione», et ad quem finem perducet ipsa dura oppressio, et qua ratione percusserit nos Dominus per sarracenos, per homines habentes tam perfidam legem, que totam curiam celestem tam manifeste blasphemat. |
Certo, mi avrebbe fatto gran piacere una risposta amichevole, fatta di solidi impegni. Soprattutto perché desideravo sapere: per quale ragione il Signore «ci ha percosso con un colpo da nemico, con un castigo tanto crudele» [Geremia 30,14]? A quale esito porterà siffatta repressione? Perché il Signore ci ha colpiti per mano dei musulmani?, gente dalla perfida credenza, che risulta palese insulto all'intera corte celeste. |
Et cum non responderent michi per alium certum nuncium, cogitavi - de Dei bonitate confisus -, de libris sanctis a Deo michi responsionem mee admirationis expetere. Et tran<??> esset coram me clausus liber Moralium beati Gregorii, a Deo petii responsionem ex doctrina beati Gregorii, cui etiam singulariter inscripseram in mea comploratione. |
Non ebbi alcuna risposta tramite altri attendibili messaggeri. Mi affidai allora alla bontà divina, e decisi di sollecitare dai libri santi una risposta al mio sbalordimento. Chiuso, di fronte a me, c'era il libro dei Moralia in Iob di san Gregorio Magno. Chiesi a Dio una risposta per bocca di san Gregorio e della sua dottrina. Anche a lui in persona, del resto, avevo fatto ricorso nella mia lamentazione. |
Orans igitur dixi: «O sancte Gregori, postquam non vultis michi per certum nuncium respondere aut per novas literas, rogo te: ostende vel per antiquam doctrinam tuam quare Deus non michi respondeat, maxime cum sim in tanta amaritudine, anxius etiam divine responsionis». |
Quasi in preghiera, dunque gli dissi: «O san Gregorio, poiché non volete rispondermi tramite sicuro messaggero né per lettera di fresca data, ti prego: fammi capire, sia pur tramite la tua antica sapienza, perché Dio non mi dà risposta, a me che vivo in tanto dolore, perfino trepidante d'una risposta divina». |
Et tunc audivi vocem, quasi in corde meo, quam ego < ? ? ? ? >[1] dicens: «Tolle lege, tolle lege!»[2]. Et cum librum subito aperirem, apposicione digiti et oculorum aspectui «apparuit michi una facies eloquiorum castorum»[3], in qua toti sic mee questioni respondit Dominus per servum suum Gregorium, ut non oporteat questionem nostram apud alium iudicem ventilari. |
Udii allora una voce nel mio intimo, < ? ? ? ? > che mi diceva: «Prendi e leggi, prendi e leggi!». Aprii subito il libro. All'indice puntato e al mio sguardo «apparve la visione di limpide parole». E con esse Dio rispose all'intero mio problema per bocca del suo servo Gregorio. Nessun bisogno, pertanto, di far ricorso ad altro giudice! |
Occurrit enim illud in Iob: «Adversus eum contendis quod non ad omnia verba responderit tibi? Semel loquitur Deus, et secundo ad ipsum non repetit!». |
Erano le parole di Giobbe 33,13-14: «Ti lamenti contro Dio perché non risponde a tutte le tue domande? Dio parla una sola volta, e una seconda volta non ripete!». |
Quod exponens Gregorius, a quo michi responderi petiveram, dicit:
«Afflicti cordis est proprium ut
in omne quod appetit, et tamen non rerum ordinem contrarium sensit si possit fieri, cur ita vel non sit ita, Dominus sibi vocibus
responderi velit. |
Avevo chiesto a san Gregorio di darmi una risposta, ed egli così commentò le parole di Giobbe: «Si
danno oggetti di desiderio; non contrastanti l'ordine delle cose qualora si
verificassero. Allora un cuore dolente chiede a Dio: spiegami perché le cose
stanno in un modo e perché non in un altro. |
Et post pauca repetit beatus Gregorius dicens: «Semel loquitur Deus et secundo ad ipsum non repetit: quia in hiis que per scripturam sacram ad patres nostros protulit nos erudire procuravit. Discant itaque |R296| sancti doctores ecclesie, discant(?) etiam arrogantes cum in terra ecclesiam laborare quosdam pusillanimos conspiciunt, quia Deus nobis ad omnia verba non respondet; id est cogitationibns vel temptationibus singulorum iam non passim per prophetarum voces, nec per angelica officia satisfacit, quia scriptura sacra, quidquid potest singulis evenire, comprehendit, atque in illa per exempla precedentium etiam vitam sequentium informare curavit». Hec Gregorius. |
E dopo poco san Gregorio aggiunge: «"Dio parla una sola volta, e una seconda volta non ripete!": questo perché egli aveva inteso formarci con quanto proclamato ai nostri padri nella sacra scrittura. Imparino perciò i santi dottori della chiesa, e imparino anche gli arroganti nel vedere la chiesa affannarsi per taluni pusillanimi, perché Dio non risponde a tutte le nostre domande; non soddisfa cioè ai pensieri o tentazioni dei singoli in modo frammentario tramite le voci dei profeti o le missioni degli angeli, poiché la sacra scrittura contiene qualsiasi realtà pertinente a singole persone; e tramite gli esempi dei predecessori mira a formare anche la vita dei successori». Fin qui Gregorio. |
Gratias tibi ago, Domine, quia ita questioni mee satísfecisti per servum tuum Gregorium quod nichil amplius in questione remaneat. |
Grazie, Signore, d'aver sciolto i miei dubbi per bocca del tuo servo Gregorio, e in maniera tale che nulla sembra rimanere in sospeso. |
Verumtamen per hec omnia non satisfactum est petulantie querentis. Cum enim inveniam in sacra scriptura quod castigaveris aliquos ut amicos ut timeant vel caveant, aliquos vero percusseris ut inimicos castigatione crudeli, ut ex nunc dampnare et reprobare incipias, et iterum aliquos longo tempore astringi permiseris, aliquos vero quamtocius liberaveris, adhuc in eadem dubitatione remaneo et etiam in maiori timore quam prius ne forte christianos orientales afflixeris istis temporibus vel inimicos vel etiam ut amicos affligendos diutius. |
Ma a dire il vero, non tutto è diventato chiaro alla petulanza del tuo interlocutore! Trovo, ad esempio, nella sacra scrittura che tu, Signore, hai castigato amici affinché coltivassero timore e vigilanza; hai percosso nemici con castigo crudele [cf. Geremia 30,14] per condannarli e respingerli fin d'ora; altri, li hai fatti tenere a lungo in catene; altri invece li hai subito liberati! Io dunque persisto nel medesimo dubbio, e finanche in un sospetto superiore al precedente: che tu abbia afflitto in questi tempi i cristiani orientali come nemici, oppure come amici ma da affliggere a lungo! |
Quapropter de tua plene benignitate confisus quero, peto, pulso ut hostium michi divine misericordie patefiat; et ecclesia que in partibus orientalibus tanto patet contemptui apud infideles et sub persecutione sarracenorum gravissime afflicta lacrimabiliter ingemiscit, divino citius auxilio roborata plenius consoletur! |
Confido pienamente nella tua benignità. Io però cerco, chiedo, busso [cf. Matteo 7,7], affinché mi sia aperto l'uscio della divina misericordia. La chiesa, esposta com'è in oriente al disprezzo degl'infedeli, afflitta e in lacrime per la persecuzione dei musulmani, sia al più presto rinvigorita dal soccorso divino, e pienamente consolata! |
Pro responsione denique theorica gratias ago, practicam vero nichilominus affectuose atque indesinenter expecto. |
Ti ringrazio per la risposta di principio. Attendo tuttavia la risposta concreta dei fatti, con ansia ed persistenza. |
Scripta in oriente. |
Data in oriente. Fine delle epistole. Rendiamo grazie a Dio! |
[Oriente (Baghdàd?) 1291-1299] |
[ Firenze 2010!] |
[1] Circa 6/7 lettere del tutto illeggibili.
[2] Agostino, Le confessioni VIII, 12: «Dicebam haec et
flebam amarissima contritione cordis mei. Et ecce audio vocem de vicina domo cum cantu dicentis et crebro repetentis quasi pueri an puellae, nescio: "tolle lege, tolle lege". Statimque mutato vultu intentissimus cogitare coepi, utrumnam solerent pueri in aliquo genere ludendi cantitare tale aliquid...». Agostino, Le confessioni VII, 21: «Itaque avidissime arripui venerabilem stilum spiritus tui et prae ceteris apostolum Paulum, et perierunt illae quaestiones, in quibus mihi aliquando visus est adversari sibi et non congruere testimoniis legis et prophetarum textus sermonis eius, et apparuit mihi una facies eloquiorum castorum, et exultare cum tremore didici. Et coepi et inveni quidquid illac verum legeram, hac cum conmendatione gratiae tuae dici, ut qui videt non sic glorietur, quasi non a c c e p e r i t non solum id quod videt, sed etiam ut videat - quid enim h a b e t quod non accepit? - et ut te, qui es semper idem, non solum admoneatur ut videat, sed etiam sanetur ut teneat, et qui de longinquo videre non potest, viam tamen ambulet qua veniat et videat et teneat...».[4] Subito dopo, a fine carta 267r, segue rubrica: Incipit
libellus quem composuit fr. Ricoldus ord. pred. contra legem sarracenorum (testo in ff.267v-300r). Nella rubrica al marg. sinistro Ricoldus è stato successivamente modifacato in Ricardus.Bibl. Apostolica Vatican
a, Vat. lat. 7317, ff. 266v-267r:
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