Giordano da Pisa predica in Santa Maria Novella, 1302-1307

catechesi

Fra Giordano da Pisa († Piacenza agosto 1310 sulla via per Parigi) lettore (cioè insegnante nello studio coventuale) in SMN negli anni 1302-1307, e predicatore dal grande seguito, nonostante il rigore temperamentale e gl'impegnativi contenuti teologici dela sua predicazione. Compito del lettore - ricordiamo -, oltre alla lectio e alla disputatio, era anche la predicatio. Non redige per iscritto i propri sermoni; sono i suoi ammiratori (taluni notai) a organizzare turni per prender nota scritta (reportatio) della sua predicazione fiorentina. Fortunatamente!, verrebbe da dire. Perché così leggiamo le prediche come uscite dalla bocca di Giordano sul pulpito; non come a tavolino "riscritte in latino" dall'autore e riordinate per la pubblica diffusione. Prima silloge, quella di Giordano, di predicazione al popolo pervenuta in lingua volgare (sottofondo pisano, rivestimento fiorentino).

6 gennaio 1306, Epifania

«Magi è a dire in quella lingua uomini savissimi e filosofi, e in altra lingua è a dire grandi signori di gente o re o grandi baroni. E questo si truova bene per altre storie, ché furono e l'uno e l'altro grandi signori e grandi savii. Àvvene [= ve n'è] ancora un'altra grande testimonia, cioè le prime dipinture che vennero di Grecia di loro. Onde le dipinture sono libro de' laici, ed eziandio d'ogne gente; perocché le dipinture vennono tutte da' santi primamente; acciocché se ne potesse avere più compiuta conoscenza, sì faceano le figure de' santi prima come erano e nella figura e nella condizione e nel modo. Onde si truova che Nicodemo dipinse Cristo in croce in una bella tavola, primamente a quella figura e modo che Cristo fu, che chi vedea la tavola sì vedea quasi tutto 'l fatto pienamente, tanto era ben ritratta secondo il modo e la figura; ché Nicodemo fu alla croce di Cristo, quando vi fu posto e quando ne fu levato (...). Faceano i santi quelle dipinture per dare più chiara notizia alle genti del fatto. Sicché queste dipinture, e spezialmente l'antiche, che vennono di Grecia anticamente, sono di troppo grande autoritade; perocché là entro conversaro molti santi che ritrassero le dette cose e diederne copia al mondo; delle quali si trae autorità grande siccome si trae di libri» (Prediche inedite del B. Giordano da Rivalto..., ed. E. Narducci, Bologna 1867, 170-71).

Quaresima 1306. Giordano “predicò da.llato”. Che significa?

Giordano da Pisa, Quaresimale fiorentino 1305-1306, ed. C. Delcorno, Firenze 1974.
Giordano predica al popolo di regola due volte al giorno, mattina e sera (il 13.III.1306, dom. III di Quaresima, predica quattro volte: mattina in piazza SMN, dopo pranzo in piazza antistante il monastero San Iacopo a Ripoli in via della Scala, a nona e la sera in chiesa SMN: Quaresimale 248-67). Diciamo più prediche, un solo sermone (sebbene i testi del tempo sembrano riservare "predica" all'omiletica volgare al popolo, "sermone" a quella latina ai chierici). Perché uno è il versetto tematico (= versetto biblico a tema del sermone preso dalla liturgia del giorno), unica l'articolazione della divisio e subdivisio disegnata alla ripresa del tema; mentre molteplici e distribuiti atti omiletici nel corso della giornata sviluppano i medesimi membri di divisio preannunciati all'inizio.

Vedi ora anche Giordano da Pisa, Avventuale fiorentino 1304 [29.XI.1304 -7.II.1305], ed. a c. di Silvia Serventi, Bologna (il Mulino) 2006; a p. 42 l'ed. sembra concordare con l'interpretazione di “predicò da.llato” proposta qui sotto. Si noti come avvia le cose il codice Riccardiano 1268: «Prediche di frate Giordano de' frati Predicatori quando stava in Firenze per lettore de' frati» (pp. 59, 61). Si suole correntemente distinguere il "lettore" Remigio dei Girolami dal "predicatore" Giordano; più lettore il primo, più predicatore il secondo. In realtà entrambi erano lettori dello studium di SMN; oltre alla lectio, compito del lettore era anche la praedicatio. Del primo c'è pervenuto frutto d'insegnamento e di predicazione, del secondo solo la predicazione volgare, raccolta dai suoi ammiratori. L'uno e l'altro era contemporeamente e a pari titolo lettore e predicatore. I sermoni di Giordano trasmettono e volgarizzano non poco del contenuto delle sue lezioni scolastiche.

“predicò da.llato”: che significa?

  • 2 febbraio 1305, festa della Purificazione. Distinte quattro ragioni della perfezione della Vergine, Giordano annuncia e tiene quattro prediche nel medesimo giorno: 1a in SMN stamane, 2a in orto San Michele dopo desinare, 3a a nona in SMN, 4a dopo nona alle donne del Prato, in sul prato d'Ognessanti (Avventuale 553-601). Tutte sul tema della liturgia del giono, Expleti sunt dies, tutte e quattro dette "da.llato, da lato, a.llato".

  • 16 febbraio 1306 mercoledì delle ceneri. «Predicò frate Giordano... mercoledì matttina in SMN il primo dì di Quaresima» (Quaresimale 3).  «Predicò frate Giordano... questo dì da.llato ad locum intus» (Quaresimale 5).

  • 28 febbraio 1306. «Predicò frate Giordano lunidì... la matttina ad locum in platea» (Quaresimale 129). «Predicò frate Giordano questo dì da.llato in sero intus» (Quaresimale 136).

  • 1 marzo 1306. «Predicò frate Giordano... martedì mattina ad locum intus» (Quaresimale 139). «Predicò frate Giordano questo dì da.llato ad locum intus in sero» (Quaresimale 147).

  • 2 aprile 1306. «Predicò frate Giordano... martidì santo seguente in platea ad locum in mane» (Quaresimale 383). «Predicò frate Giordano questo dì da.llato la sera in SMN» (Quaresimale 390).

  • 10 aprile 1306 domenica in Albis. «Predicò frate Giordano... domenica in mane ad locum intus, l'ottava di Risorressio» (Quaresimale 428). «Predicò frate Giordano questo dì da.llato, dopo desinare, a le donne da San Gaggio al Poggio, ne l'erbaio» (Quaresimale 430).

 “Predicò da.llato” delle rubriche incipitarie: che cosa intendono dire i raccoglitori laici delle prediche giordaniane? In «Grande dizionario della lingua italiana» non trovo soddisfacenti riscontri (Lato, Allato…). D'altra parte il significato topografico è assicurato dalle altre esplicite indicazioni circa il luogo dei sermoni: intus, ovvero dentro la chiesa (in fase di costruzione la sezione più meridionale); o fuori nella piazza, da intendere "vecchia" (oggi piazza dell'Unità Italiana), vista l'assenza di qualsiasi distinzione tra nuova e vecchia; sebbene la nuova fosse in fase di realizzazione: ASF, Notar. antecos. 3141 (già B 2127), f. 25v (Firenze 27.VI.1306): «Actum iuxta plateam novam ecclesie SMN...». Come nella tradizione: «nella piazza vecchia della detta chiesa, tutta coperta di pezze e con grandi pergami di legname...» (Giovanni Villani VIII, 56, 46-47: febbraio 1280).

  • da.llato si accompagna ma si distingue da indicazione topografica (ad locum intus e simili)

  • da.llato si accompagna ma si distingue da indicazioni croniche (questo dì, in sero, la sera)

  • da.llato ricorre soltanto nelle prediche tenute nel pomeriggio

  • il versetto tematico delle prediche da.llato è sempre il medesimo della predica immediatamente precedente tenuta il mattino (in p. 5 di 6.II.306 è della medesima pericope Mt 6,16-21, vangelo di mercoledì delle ceneri). Difatto le prediche da.llato sono continuazione, o sviluppo dei membri di divisione, di quelle mattutine.

  • Ipotesi d’interpretazione. L’espressione da.llato qui usata troverebbe spiegazione nella prassi della predicazione tardomedievale. Sermone seròtino, più comunemente detto collazione, in ripresa del versetto tematico di quello mattutino: da.llato quasi retroversione mentale di “predicavit a latere”, dopo e a complemento del sermone mattutino. Volgarizzamento (a quanto pare infrequente) di collatio in sero, di fatto prosecuzione complementare (abitualmente fatta dal baccelliere) del sermo matutinus (del magister).

  • Raccogli altre testimonianze di tale idiotismo.


San Gaggio al Poggio,  oltre Porta San Pier Gattolino (Porta Romana), sul dosso a km 1 circa dall’imbocco di Via Senese. Oggi (10/02/98) reca targa “Asilo San Gaggio” (di fatto ospizio per anziane, tenuto da suore agostiniane); entrando nel cortile si vede il fianco d’antica chiesa. Nel corso dell'Ottocento le monache di San Gaggio curano il bucato per la sagrestia di SMN.

San Gaggio < Sancti Gaii < Sancti Caii (papae), su modello maii=maggio. a) monastero donne da San Gaggio al Poggio. A. Schiaffini, Testi fiorentini del Dugento e dei primi del Trecento, Firenze 1954, 237 (18.II.1278/9) «a le donne rinkiuse nel monesterio da San Gagio»; b) Incorporato dal successivo monastero Santa Caterina in San Gaggio (1333) fondato dal Simone Fidati da Cascia OESA. Benvenuti, In castro 223-26, 614.


festa dell'Annunciazione 25.III.1306: due prediche in SMN, una all'Annunziata

  • 25.III.1306, festa dell'Annunciazione: due prediche nel mattino, una in piazza SMN, l'altra "al luogo de' frati de' Servi, in platea", cioè in piazza Santissima Annunziata! (Quaresimale 346-354). Sviluppano di fatto un solo sermone, dal medesimo versetto tematico, Ave gratia plena (Lc 1,28). Inizio del nuovo anno fiorentino (e pisano!), "capo d'anno di tutti i cristiani" (simpatica esagerazione comunalistica). Il tutto di grande interesse.

Venerdì Santo 1.IV.1306, racconto della Passione: cinque personaggi, una voce

  • 1.IV.1306, Venerdì Santo, chiesa SMN, a nona. Giordano abbozza una drammaturgia della Passione, sulla traccia di Cant. 1,12/13 «Fasciculus meus mirre dilectus meus mihi». Presta voce a cinque personaggi:
    la Donna, il Figliuolo, il Padre, la Chiesa, le Figliuole di Gerusalemme;
    e presta loro parole esclusicamente bibliche. Un intreccio di cinque interventi ciascuno. In tutto 25 autorità, prima in latino, poi  in traduzione volgare, senza nulla aggiungere. Dialogo intenso e drammatico.
    I raccoglitori sono impotenti a trascrivere il tutto. A motivo della fitta sequenza dei testi biblici in dialogo. Ma a motivo anche della commozione che li investe insieme all'intero uditorio. Trascinati a partecipare anziché a trascrivere. Lui, il predicatore Giordano, "non muta viso, non fa nullo atto pietoso". Imperterrito. Servitore della parola altrui. Le parole, lui, non le recita; le fa parlare.

  • «MCCCVI, venerdì sancto in calen di aprile, a SMN. A nona predicò frate Giordano il lamento de la Donna secondo le profetìe de la Cantica e de' profeti. Propuose queste parole de la Donna: "Fasciculus meus mirre dilectus meus mihi" [Cant. 1,12/13: Fascio di mirra è per me il mio diletto]. Così era uno parlare di cimque, cioè la Donna nostra, e Cristo, e Dio padre, e la Kiesa, e le Figliuole di Jerusalèm. Quando l'uno avea detto il suo detto, e l'altro rispondea un'altra de le parole de' profeti. E così andò intorno cimque volte, e fuoro in tutto da xxv auctoritadi o vero versi o vero detti de la bibia; e non si distese in altro se non ke la dicea per lettera prima e disponeala in volgare a punto, né più parola né meno. E fece piagnere ogne gente; così lagrinavano maschi e femine, vèki e fanciulli, come gl'altri. Ed egli stava pur d'un modo; non mutò suo viso, né non fece nullo atto pietoso, pur come s'egli predicasse d'altro. Fuoro cosi rispondenti l'uno detto co˙l'altro ch'eber tanta virtù. Non la scrissi, ché non ritenni quelle auctoritadi in modo k'io l'avessi scritta bene, ch'ella non fu altro ke pur detti de la scriptura, schietti, l'uno di po' l'altro. Deo gratias. (Quaresimale 410-11; testo con minuscola integrazione delle varianti).


mappa di Firenze detta "della Catena" (1480 ca.)