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ASMN I.B.54 Antoninus Florentinus OP († 1459), Prima pars summe moralis: codice d’autore in fase redattiva, in parte autografoFascicoli cart., irregolari, chiusi (pressoché regolarmente) da folio membr., 225x150 ca., ff. III-330-II’ (nuova foliazione a matita in calce, contro antica a penna ff. 319). Assi lignei ricoperti da velluto cremisino a mo’ di reliquia, immagine del santo chiuso in cristallo al centro del piatto posteriore; così anche il volume successivo. «Hec est prima pars summe doctrinalis sancti Antonini archiepiscopi florentini manu eius sanctissima scripta… Et ego <fr. Alexander Petri de Capochiis> anno scilicet 1580 feci eum ornare ut servetur in sacrario» (f. IIv); sacrarium = sagrestia. Frammenti omiletici in lingua d’oil in regolata scrittura libraria, XV sec. (f. II’ membr. a risguardo). ► Note di studio. Autografia d’Antonio di ser Niccolò di Pierozzo da Firenze (= sant’Antonino, OP 1404, arciv. marzo 1446, † 2.V.1459, canonizz. 1523). Punto di partenza per fissarla (sorvolando la tradizione agiografica d'Alessandro dei Capocchi da Firenze † 1581), e discernerla tra le varie mani che lavorano alla compilazione ed assemblaggio di questi due codici I.B.54-55, sono le sottoscrizioni a negozi legali riprodotte in: a) V. Chiaroni, Gli autografi di S. Antonino Pierozzi e del Beato Angelico, Firenze 1955, ultimo dei sottoscriventi: (1445) «Ego fr. Antonius de Florentia vicharius… me manu propria subscripsi», che verga anche l’intera premessa «Sit notum omnibus… ad curiam misi»; primo sottoscrivente è il priore «Ego fr. Iulianus de Florentia… me propria manu subscripsi», Giuliano dei Lapaccini (= mano G); b) AA. VV., La chiesa e la città a Firenze nel XV secolo, Silvana Editoriale 1992, 58 tav. 2.3c ultimo rigo, approva Entrata/Uscita di diocesi chiusa il 26.I.1453/4: «Visa fuit per me f. An. ar. flo. dicta ratio et computus et approbata ut recte facta et ideo me manu propria ista s(ub)s(cripsi)». ► In I.B.54, Prima pars summe moralis, la nota «Originalia prime partis… concessa ad usum fr. Iuliani de Lapaccinis de Florentia. Et signatur iste scartabellus D» (f. 1r), prologo+tabula (3-6) e il successivo f. 7 (38 dell’antica foliazione) dislocato da rilegatura (altri testi ancora, e molte istruzioni redazionali al margine del codice), a mio giudizio non sono «certamente di mano di s. Antonino» (Orlandi, Bibliografia 26b) bensì di fr. Giuliano di Filippo dei Lapaccini da Firenze (OP Fiesole 1433 ca., † 23.II.1458; SOPMÆ III, 56-57; IV, 180): confronta con la precedente sottoscrizione (mano G). Coeva ma diversa è la successiva mano, 8r ss, al lavoro principale (mano X, questa l’autografa d’Antonino?): non richiude abitualmente asta superiore di d a occhiello, come fa G; ripiega tratto inferiore di g a sinistra orizzontalmente (richiude a occhiello G); esegue x a serpente con un solo tratto di penna (a croce in due tratti G); chiude il compendio tondeggiante di p (= pro) sulla barra inferiore (G prolunga a sinista della barra con cauda supplementare); ecc. Le due mani a fronte: 7v (G) - 8r (X); 143v (G) – 144r (X). Mano X scrive decesso di Callisto III 6.VIII.1458, elezione 19.VIII.1458 e incoronazione 3.IX.1458 di Pio II (I.B.55 Tertia pars summe historialis f. 331r); G era morto il 23.II.1458. A simili conclusioni, per altri tragitti, era giunta Pomaro, Censimento II, 306-07. ► due codici d’autore (scartabellus, zibaldone) in fase d’elaborazione, costruiti sotto la sorveglianza d’Antonino, editorialmente messi a punto dal Lapaccini; molte mani al lavorano di trascrizione, v’interviene anche l’autore. Bibl. - Necr. II, 272-73. S. Orlandi, Bibliografia antoniniana, Città del Vaticano 1961, 25-28 (rubrica Autografi), Tav. Ia (mano diversa da quella riprodotta in Tav. IIa sotto medesima rubrica); S. Antonino, Studi bibliografici I, Firenze 1959, 80bis riproduz. della borchia di cristallo nel piatto posteriore. SOPMÆ I, 80. Ott.-nov. 2009: riproduzione fotografica delle borchie, con immagine di sant'Antonino, fatta eseguire da fotografo professionista dalla studiosa M.P. Paoli. Un esemplare per l'ASMN, 15.XI.2009. F. Petrucci, Antonino Pierozzi O.P. (1389-1459). La figura e l'opera di un santo arcivescovo nell'Europa del XV secolo. Cronaca delle giornate di studio (Firenze, 25-28 novembre 2009), MD 40 (2009) 375-86. «Dominican history newsletter» 18-19 (2009-2010) pp. 25-27. AA. VV., Antonino Pierozzi OP (1389-1459). La figura e l'opera di un santo arcivescovo nell'Europa del Quattrocento. Atti del Convegno internazionale internazionale di studi storici (Firenze, 25-28 novembre 2009), «Memorie domenicane» 43 (2012) pp. 693; p. 461 su questi codici antoniniani.
I.B.55 Antoninus Florentinus OP († 1459), Tertia pars summe historialis: codice d’autore in fase redattiva, in parte autografo225x150 ca., ff. 331+12. Necr. II, 273-77. Orlandi, Bibliografia antoniniana 68-71 (sotto la rubr. Autografi), Tav. IIa; S. Antonino, Studi bibliografici I, Firenze 1959, 96bis riproduz. del cristallo del piatto posteriore. SOPMÆ I, 82. R. Morçay, Chroniques de saint Antonin. Fragments originaux du titre XIII (1378-1459), Paris 1913, xxxiv-xxxv: «Nous n’avons point, il est vrai, l’original de la “Tertia Pars”, souvent cherché et décidément introuvable. Mais nous pouvons nous former une idée de son aspect général par les deux premiers volumes, conservés precieusement, avec l’autographe de la Somme Morale, dans la cellule mème qu’occupait Antonin au couvent de Saint‑Marc». Era nascosto nel reliquario di SMN! Vedi titolo precedente.
Fasc. cart., 270x210, ff. I-17. Testamento 1.II.1413/4 e codicillo 21.IV.1415 di ser Niccolò di Pierozzo da Firenze (popolo Santa Maria del Fiore), padre di sant’Antonino. «Fatta copiare a cura di d. G. Benelli per l'Archivio di SMN a dì 12 aprile 1905» (17v). Da antigrafo a sua volta copia 1743 in San Domenico di Fiesole (1r)? Cf. S. Orlandi, S. Antonino, Studi bibliografici I, Firenze 1959, 9-17, 24-31, che però non ricopia questa copia. I.B.56 Psalterium chorale monasterii Sancti Iacobi de Ripolis (XIV, XV)Membr., 223x160, ff. I-248 (foliaz. introdotta da me a matita, 17/01/1999; m’avvedo d’aver omesso 51; tracce d’una precedente, rimossa dalla rifilatura superiore? cf. f. 162r marg. sup. d.), numerazione originale dei fascicoli nel marg. sup. (2, 3, 4 ecc. fino a 23, ff. 11r, 21r, 31r ecc.). Piatti lignei coperti in pelle marrone, decorata a secco con motivi geometrici. Due tenoni metallici di presa nell’area centrale del piatto posteriore, deperdite invece le relative fibbie di chiusura (in posizione di riposo il libro giaceva sul piatto anteriore? qui di fatto pelle più logora). «Iste liber est monialium monasterii Sancti Iacobi de Ripolis de Florentia ordinis Predicatorum» è la primitiva nota di possesso, dove Iacobi de Ripolis è riscritto su rasura, ordinis Predicatorum aggiunto da altra mano (quattrocentesca); sopravviene mano cinquecentesca «A uso di suor Benedeccta de’ Vernacci» (f. 247v). «Questo saltero l’à dato la madre suor Diamante a suor… a dì 12 di marzo del 1607» (risguardo del piatto anteriore). Diamante Vernacci: cf. ASMN I.B.66, f. 79v. Salterio musicato. Ordo responsoriorum et versiculorum del proprio e comune ff. 1r-31r, tonale salmodico Beatus vir negli 8 toni gregoriani 31r-41v, calendario liturgico 43r-48v, salmi e loro ricorso nell’ufficio delle ore 49r-179r, cantici 179r-187r, testi ordinari della messa e litanie 187r-192r, innario dell’ufficio 195r-236r, norme del cantus ecclesiasticus 236r-242r, tavole «ad inveniendum perpetuo omnia festa mobilia» 244v-247r. Iniziali in azzurro e rosso alternati. Notazione neumatica a quadrati neri (rombi nel climacus), custos di fine riga (seminota virgolata che preannuncia l’altezza della susseguente nota in caporiga)[4]; tetragramma rosso, 6 per specchio scrittorio, altezza mm 18 (risparmia spazio il trigramma in 161v-177v). Libro composto in due tempi (spunto offertomi da Gabriella Pomaro), nonostante esibita organicità fisica e tematica. I) Blocco centrale ff. 49-194 in tipica gotico-libraria rotunda, trecentesca, capilettera miniati (49r, 70v ss). Le litanie, organiche al blocco, lo vogliono d’origine domenicana: registrano invocazione sancta Margarita dopo s. Caterina (190vb ult; MOPH III, 237/8-9, a. 1287), sancte Petre tra i martiri (190va 5°ult) e duplice invocazione sancte Dominice tra i confessori (190vb), non seguìta però da sancte Thoma (introduz. 1326: MOPH IV, 164/11-12). II) Nel ‘400 inoltrato il blocco primitivo viene prelevato e rinchiuso tra una sezione anteriore ff. 1-48 (fasc. 1-5) e una posteriore ff. 195-242 (fasc. 18-23), testo e istruzioni liturgiche in libraria corsivamente evoluta. L’interstizio di transizione serba tracce del rifacimento: mezza carta innestata in f. 192, bianchi i fogli 192v-194v ultimi di fasc. 17°. Susseguente ricognizione della notazione musicale sul blocco primitivo (il quattrocentista è perentorio nell’impiego della virga per i neumi isolati, della barra intera per segno di punteggiatura musicale). Sezioni sopravvenute sono dichiaratamente di liturgia domenicana. Calendario domenicano, fiorentino (s. Çenobii 25.V), feste introdotte nel 1401 (Visitatio virginis Marie 2.VII), fino al 1423 (Apparitio s. Michaelis 8.V, s. Barbare 4.XII). Non conosce Vincenzo Ferrer (canon. 1455), Caterina da Siena (canon. 1461), s. Anna (introduz. 1465), Transfiguratio Domini (1465). Omette Transl. b. Petri Mart. (1388 trasf. 7.V); in «Anniversarium fratrum et sororum ordinis nostri» (10.X) omette quanto sottolineato, giunta 1355 (MOPH IV, 364/20-23). Nessun aggiornamento. Rispecchia liturgia OP in vigore nel secondo quarto del ‘400. n LC5 p. 108 (30.IX.1794): «avendo le RR. monache del monastero di San Iacopo di Ripoli, passate ultimamente al monastero di San Piero a Monticelli, donato al nostro conv. i loro libri corali a condizione di riportare il saldo d’un loro debito di alimenti del p. confessore rimasto insoluto fino dall’anno 1781, nel quale passarono sotto la giurisdizione dell’ordinario…». [4] «In antiphonariis et gradualibus et aliis libris cantus fiant note quadrate, cum quatuor lineis debito modo distantibus ne nota hinc inde comprimatur ab eis. (...) puncta etiam directiva posita in fine linearum ad inveniendum ubi prima nota sequentis linee debeat incoari, diligenter a notatoribus observentur» (f. 241r). Per la custos cf. G. Cattin, La monodia nel Medioevo, Torino 1991, 73, 198. |