5. Sagrestia, o cappella dell'Annunciazione

La nuova sagrestia fu costruita in memoria e per lasciti (1380) di messer Mainardo di Giachinotto dei Cavalcanti, come cappella dell'Annunciazione di Maria durante il decennio 1380-90, sulla parte terminale della chiesetta antica, a vano unico gotico secondo l'architettura della nuova chiesa. Promotrice e committente ne fu la vedova di Mainardo, donna Andrea o Andreola del fu Iacopo di Donato degli Acciaiuoli (MOPH XIX, 96 § 394:1390; testa il 6.VI.1411).

Vetrata di sagrestia (1386), s. Giovanni Battista mostra il Messia

Nel 1386 donna Andreola degli Acciaiuoli, vedova di Mainardo dei Cavalcanti, fece eseguire la magnifica trifora invetriata; la realizzò don Leonardo di Simone, monaco vallombrosano di San Pancrazio (C. Guasti, Ser Lapo Mazzei. Lettere di un notaro a un mercante del secolo XIV, Firenze 1880, II, 387-88).
Nella finestra grande centrale l'Annunciazione, cui susseguono in ordinamento verticale Natività del Battista e Natività dei Gesù (questo pannello del presepe interamente rifatto da Ulisse De Matteis 1895); nelle fineste laterali quattro Storie di san Giovanni Battista. Nei due tondi che assecondano l'arco superiore, i profeti Elia ed Isia. Ideazione pittorica attribuita a Nicccoò Gerini. Vetrata restaurata nel 1973-75.
In data 6.I.1390 il maestro dell'ordine OP concede a donna Andrea degli Acciaiuoli, dietro petizione del cardinal fiorentino [=
Angelo di Iacopo di Donato degli Acciaioli, fratello di donna Andrea], in suo cappellano un frate di SMN e che celebri la messa nell'altare della sacrestia "che la medesima signora, vedova di messer Mainardo dei Cavalcanti, ha fatto costruire" (MOPH XIX, 97 § 249).

Sulla parete d'ingresso, sopra la porta, Crocifisso ligneo di Maso di Bartolomeo da Capannole (1406-1456) detto Masaccio, qui ricollocato dopo i restauri del 1999-2000 (dal 1938 vi era quello giottesco); sovrastava inizialmente la Trinità di Tommaso di ser Giovanni ovvero Masaccio (La Trinità di Masaccio. Il restauro dell'anno Duemila, Firenze 2002, 40-41, 47). Ai lati del crocifisso due tondi di Jacopo Vignali con i santi Francesco e Domenico (a sinistra) e Bonaventura e Tommaso (a destra), eseguiti originariamente per la biblioteca nel 1621.

A lati della porta: a) domus Splendido Lavabo marmoreo, incorniciato in arco di terracotta invetriata, opera di Giovanni d’Andrea della Robbia (pagamenti da genn. 1498 a febbr. 1499: Haines, The sacristy 596). Al centro del semiarco del timpano è effigiato stemma circolare dell'ordine domenicano (testimonia proprietà e committenza conventuale). Gioiosa vibrazione di colori emessa dalla terracotta invita alla purificazione interiore. Iscrizione epigrafica sopra il bacino:

ABLVE FONTE PRIVS TE QVAM PIA SACRA MINISTRES | NON LICET IMPVRA TANGERE SANCTA MANU

prima di ministrare i sacramenti lavati alla sorgente | non è lecito toccare cose sacre con mani impure

b) Lavabo marmoreo (1730 ca.) attribuito a Gioacchino Fortini da Settignano (1671-1736).

Il grande armadio della parete di fondo destinato alle reliquie, in legno di tiglio, fu eseguito negli anni 1583-84 dal legnaiolo maestro Alessandro di Luca Bracci del Pelago, bottega in Via del Cocomero (oggi Via Ricasoli), pagamenti distribuiti fino 1587; disegno attribuito a Bernardo Buontalenti.
Posteriori intagli e dorature dell'armadio. Per munificenza 1693 di fra Anselmo Bonini OP, originariamente figlio del convento fiesolano, trasfiliato a SMN nel 1690 per decreto papale, dai rapporti con i grandi della terra, † 3.XII.1705: «auxilium dedit pecuniarum largitione: in Villa Salltuum, seu ut vulgo dicitur delle Macchie [poderi e villa rurale nella potesteria di Greve], plurima in agrorum culturis erogavit campesque vineas ac domunm meliora reddidit. In ecclesiae sacello arcam ligneam, ubi sanctorum custodiunutur reliquiae, auro picturisqeu exornavit» (
ASMN I.A.2, ff. 106v-107r
). Contemporaneamente furono dipinti (da tale Perini?) sugli sportelli l'Annunciazione, i santi Domenico e Tommaso d'Aquino.
Gli armadi laterali in radica di noce ed ebano sono frutto di notevoli interventi eseguiti degli anni 1733-34. Sulle pareti, sopra degli armadi, quattro tavole: Conversione di
san Paolo di Sebastiano Vini († 1602) detto il Veronese (la prima a destra), Battesimo di Gesù di Giovanni Strada (la seconda); san Vincenzo Ferrer resuscita una donna di Pietro Dandini (la prima a sinistra), Crocifissione con le virtù teologali e cardinali di Giorgio Vasari (la seconda).

Per la sacrestia di SMN il Beato Angelico aveva dipinto quattro reliquiari, tre dei quali (Madonna della Stella, Annunciazione e Adorazione dei Magi) sono esposti nel Museo di San Marco, mentre il quarto è andato perduto.

Spesso il capitolo conventuale, nel Sei e Settecento, lo si teneva in sagrestia, oltreché nella sala del Nocentino.

E. Panella, La Pietà di Sebastiano Vini in San Domenico di Pistoia, «Memorie domenicane» 7 (1976) 359-65.

M. Haines, The sacristy of SMN in Florennce: the history of its functions and furnishings, MD 11 (1980) 575-626; 12 (1981) 269-86.