9. Cappella San Niccolò e spezieria

 

Promosse negli anni 1330 la costruzione della cappella San Niccolò Dardano di Tingo degli Acciaioli († 1335); il convento contribuì. «Dardanus de Acciaiolis fecit fieri pro infirmis cappellam sancti Nicholai in claustro secundo, in qua ipse expendit M aureos et conventus etiam expendit in ea ultra ottingentos aur(eos). Et incepit facere nobis pictantiam 25 librarum in festo ipsius sancti Nicholai anno Domini 1332. Et post mortem eius, que fuit anno Domini 1335, ceperunt eam facere descendentes ab eo; sic ipse ordinavit moriens in testamento suo scilicet quod ab heredibus suis de bonis suis in perpetuum fieret dicta pictantia 25 librarum. Testamentum autem scripsit ser Albiççus de Signa notarius societatis Acciaiolorum» (ASMN I.A.3, f. 15r).

Dardano è figlio di Tingo (Lotteringo), non dunque fratello di fra Angelo di Monte di Mannino degli Acciaioli (OP 1317, † Napoli 4.X.1357), come si tramanda (cf. Necr. I, 352, 474). Testamento di Dardano, o parcella di esso, in ASF, Dipl. S. Iacopo a Ripoli 12.VIII.1332: «Actum in loco hospitii ecclesie SMN, presentibus testibus… fratre Bene Boromani de Sancto Florentio, fr. Iohanne Pilastri, fr. Ubertino de Vacchereccia, fr. Taddeo Dini, fr. Uberto Guidonis, fr. Iohanne de Becchenugiis et fr. Andrea del Gallo omnibus dicti ordinis (). Dardanus olim Tinghi de Acciaiuolis populi Sanctorum Apostolorum de Florentia … suam disposuit ultimam voluntatem… Item dixit et voluit… corpus suum sepelliri apud ecclesiam Sanctorum Apostolorum de Florentia. Item reliquid dnam Tanciam uxorem suam…usufructuariam omnium bonorum suorum… Item reliquid et iudicavit suore Vanne filie olim Lapi Benis Gherardini recluse in monosterio (sic) dominarum de Ripolis de Florentia quolibet anno… lib. 10. In omnibus… Banchum filium suum et Filippum nepotem suum et filium olim Pieri condam filii ipsius testatoris pro equalibus portionibus». Libro dei Morti SMN, MD 11 (1980) 115a. DBI 1 (1960) 78-79.

Contribui in parte alla costruzione anche fra Angelo di Monte degli Acciaioli, attesta il notaio dell'atto legale 18.V.1366:«Actum Florentie in cappella olim constructa per bonam memoriam quondam dominum Angelum olim episcopum florentinum [1342-55] que vocatur cappella de Sancto Micholao» (Necr. II, 460 § 20). DBI 1 (1960) 75-76.

E poiché si trasmettono indistinzioni o confusioni antroponimiche, si distinguano:

Giovanni di Monte di Mannino degli Acciaioli, vescovo di Cesena 1332-35, fratello del precedente fra Angelo OP, deceduto nel 1335, e in questa cappella sepolto (Fineschi, Il forestiero 124-25; MD 11 (1980) 64a).

Giovanni di Iacopo di Donato degli Acciaioli e di Bartolomea Ricasoli, canonico fiorentino, arcivescovo di Patrasso 1360-63, † 1363. Matteo Villani, Cronica IX, 95, 25-30. HC I, 394. DBI 1 (1960) 84.

Angelo degli Acciaioli: vescovo di Tricarico 1350-65; arcivescovo di Patrasso 1365-67, † 1367. HC I, 496. G. Fedalto, La chiesa latina in oriente II, Verona 1976, 190 (qui esplicitamente testimoniato il nome di famiglia).

Angelo di Iacopo di Donato degli Acciaioli, fratello del precedente Giovanni († 1363), vescovo fiorentino 1383-87, card. 1384, † Pisa 1408. HC I, 24, 250. DBI 1 (1960) 76-77. è questo Angelo cardinale (dal 17.XII.1384) che viene identificato nel prelato inginocchiato ai piedi della Crocifissione degli affreschi di sagrestia (Mancini -Giovannini, L’Officina profumo-farmaceutica 101 Fig. 38). MOPH XIX, 97 § 249: 6.I.1390. I dati antroponimici portano a concludere che fosse fratello di donna Andreola, che portò a termine la costruzione della sagrestia di SMN.

donna Andreola del fu Iacopo di Donato degli Acciaiuoli (testa 6.VI.1411).

ASMN I.A.6, ff. 33v (10.III.1551/2), 38v (24.XI.1552).

  Sagrestia

Nel secondo '500 fulmine e incendio guastarono nella cappella le storie affrescate del santo titolare (raccontano Vasari nella vita di Spinello Aretino, e La Cronica del Biliotti c. 26). La sagrestia invece serba i suoi affreschi, databili fine '300 - inizio '400, promossi da Leone di Zanobi degli Acciaioli († 1405: MD 11 (1980) 104a); storie dellla Passione del Cristo. In passato creduti di Spinello Aretino, oggi attribuiti a Mariotto di Mardo da Firenze, attivo tra 1389 e 1424.

1340 campanile della cappella.

Agosto 1378 e "tumulto dei Ciompi". La cappella accoglie per qualche giorno gli "Otto di SMN" del governo dei Ciompi, nel periodo più critico di conflittualità tra le arti e le sue componenti urbane. Cf. Orlandi, “Necrologio” II, 56-58, che utilizza ediz. settecentesca. Ricontrollare testo su Marchionne di Coppo Stefani, Cronaca fiorentina, ed. N. Rodolico (RR. II. SS.2 XXX/1), Città di Castello 1903-55; riprodotto in Cronisti del Trecento, a c. di R. Palmarocchi, Milano 1935 [BiblSMN X.E.8], pp. 678-79, §§ 801-802: «La brigata si tornò a Santa Maria Novella, e quivi chiesero luogo ove stare, e andarsi a porre giuso alle casi l'armi gravi e tornarono a fare loro bisogni, e loro fu assegnata la cappella la quale fece fare messer Agnolo degli Acciaiuoli vescovo di Firenze, quando era vescovo negli anni del Signore 13..., e dato loro alcuno frate a loro servigio, come qui appresso nella seconda rubrica faremo menzione.

Tornati come detto è, si furono la sera e tutta la notte nella chiesa di Santa Maria Novella, e dissero al priore che desse loro certi buoni frati, che avessero a consolarli per l'anima e per lo corpo. Il priore rispose ch'egli non gli potea dare frati da ciò, s'eglino prima non consolassero loro medesimi, e oltre a queste molte buone parole, le quali udite, si ristrinsero insieme e chiesero che dessero loro frati onesti e di buona vita, li quali gli ammaestrassero e insegnassero fare cose utili e buone; e cosi lo ebbono. E praticato co' frati de' modi, l'uno dicea, l'altro si levava, e l'altro interrompeva, e secondoché dissero quelli che vi furono, ch'era peggio in apparenza loro a intenderli, che la solfa degli Hermini. Poi pure rimasero a questo, che gli palesarono li loro uficiali che 'l dì dinanzi aveano ordinato, cioè 8 uomini a' quali posero nome: gli Otto di Santa Maria Novella, e vollono ch'avessero da tutti mero e misto impero. E a ciò fare feciono in forma di parlamento tutti, ed eletti furono questi li loro Otto ... (lacuna)».

Contesto e interprestazione storica: G. Brucker, Dal Comune alla Signoria. La vita pubblica a Firenze nel primo Rinascimento, Bologna 1981, 48-78.

I tratelli della compagnia Sant'Anna (1690-1786) aprono il corridoio d'accesso da Via della Scala, trasferiscono l'altare dalla parete sud a quella opposta che dà sul chiostro.

Soppressa la compagnia Sant'Anna (1785), il convento decide (8.VIII.1786) di riscattare la metà della proprietà della cappella spettante alla contessa Maria Anna Acciaioli Buongiovanni per il prezzo di scudi 120; sulla considerazione che se «questa fosse venduta ad un terzo, poteva accadere che il compratore avesse murato sopra detta compagnia, talché ne verrebbe che sarebbe stata dominata una gran parte del convento, per essere la compagnia prossima al chiostro grande» (p. 41): ASMN I.A.36, p. 34 (31.VIII.1785); pp. 40-42 (8.VIII.1786); 45 (28.IX.1786); 92-93 (26.III.1793).

Nel 1848 traformata nella sala di vendita della spezieria

G. Mancini - S. Giovannini, L’Officina profumo-farmaceutica di Santa Maria Novella in Firenze, Roma 1994.

  Compagnia San Niccolò (1333-40)

«Sotietas de disciplina cappelle Sancti Nicholai omni anno facit pictantiam conventui bonam in festo beati Nicholai [6 dic.]. Et in Nativitate Domini consuevit ut plurimum dare conventui circa duos sextarios panis. Et quando iste conventus habet capitulum provinciale, facit pictantiam vel saltem dat pínguem elemosynam prout etiam dicitur in supradicto libro [1342-47] car. 6» (ASMN I.A.3, f. 28r; redaz. 1365-71).
AA.,VV., Da Dante a Cosimo I, Pistoia 1976, 119.

  Compagnia Sant'Anna dei Palafrenieri (1690), detta volgarmente dei Servitori

ASMN I.A.38, f. 9v: «Compagnia di Sant'Anna detta de' Palafrenieri cominciò a radunarsi nella capella di San Niccolò la prima domenica di luglio 1690».

ASMN I.A.7, f. 223r-v (20.VIII.1694) interessante divergenza col convento: in caso di esequie di confratello defunto celebrate in chiesa, la compagnia Sant'Anna voleva fare il trasporto del corpo del defunto lungo il percorso «de ecclesia in claustrum, inde per dormitorium infirmorum traducerent in dicta societate Sancte Anne sepelliendum»; che il consiglio conventuale stima massimamemte inconveniente.

ASMN I.A.107, f. 78r‑v (1716-17). I.F.209(II-III), p. 54.

Soppressione e pendenze patrimoniali: ASMN I.A.33, pp. 286-88 (1786). Mancini -Giovannini, L’Officina profumo-farmaceutica 62-63.

  Compagnia dei Tintori (1782)

ASMN I.A.36, p. 14 (22.V.1782): il consiglio conventuale approva la proposta «che i fratelli della compagnia di Sant'Anna detta de' Palafrenieri situata in Via delle Scala avrebbero provisionalmente data la facoltà ai fratelli della compagnia detta de'  Tintori... di coabitare nella medesima e farvi le consuete loro sagre funzioni».