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7.  Nessuna cronaca trecentesca

Dallo spoglio della Cronica compendiata si ricava sorprendente coincidenza, sia pur tra lo scarto proprio dell'epitome, con la tradizione Salmini (che attingeva, ricordiamo, dalla cronaca grande del medesimo Giacinto dei Nobili). Sorprende soprattutto la concordia nella fonti segnalate tra i marginalia. «Rainerio Capocci… ex Panvinio, Ciaccone et antiqua cronica conventus (p. 24). Albo Monaco… ex cronica conventus (p. 25). Pietro Grosso… ex cronica conventus (p. 27). Il Padre F. Giovanni Nannio, over Annio… ex Annio in fine libri 3 de Antiquitate Iani» (p. 47). E così via. Non si raccoglie tuttavia nessuna testimonianza o traccia d'una cronica fratrum trecentesca, anteriore comunque a quella del Manardi; né nella Cronica compendiata né nella Cronologia Gradensis del Salmini. Il marginale «ex cronica viterbiensi antiqua» (Cronica compendiata 37 marg. d.) circa i viterbesi in battaglia presso Porta Sonsa, risponde a «ex cronica viterbiensi relata a mag. de Nobilibus in sua cronica f. 182» del Salmini (Cronologia Gradensis 184), un cronaca cittadina che ricompare anche altrove.

Il cap. 27, "Delli figlioli segnalati del convento di cui s'è potuto haver memoria" (Cronica compendiata 47-52), è il banco di prova d'una cronica fratrum, il cui compito precipuo è stender memoria dei singoli frati che siano figli nativi del convento. Inizia:

«Non è dubbio che questo convento, essendo de' principali della religione, abbia hauto figlioli segnalati in governi, in dottrina et in santità di vita. Ma o sian state le guerre o il tempo che consuma ogni cosa o altra causa, non ho potuto trovare salvo poche memorie, delle quali per sodisfatione de' lettori alcune più degne e veridiche apportarò» (pp. 47-48).

Il testo delude; come aveva già deluso la compilazione del Salmini. Per vaghe notizie su frati del proprio convento, si è costretti a rincorrere informatori esterni e remoti: «Ex Ractio, ex Leandro, ex brevi apostolico, ex Alberto Veneto [= Alberto da Castello OP, fl. 1470-1523: AFP 30 (1960) 227-313], ex variis auctoribus». Ultimo nominativo, aggiunto con segno di richiamo a fine capitolo, è Pietro Picchi da Trevi che «ha dato alla stampa l'anno 1618 un'opera» (p. 52 marg. inf.): giunta originale del Nobili consegnata alle carte del proprio compendio. Mentre per il penultimo (ultimo del testo), Nicolò Belpasso da Viterbo † 19 febbraio 1572, chiama ad autorità «ex cronica conventus» (p. 52); che può esser solo quella del Manardi, presumibilmente aggiornata, com'era nelle convenzioni.

E prima del Manardi? Dovremmo ripassare al vaglio, dalle carte del Nobili e del Salmini, i capitoli sui frati viterbesi dei secoli XIII-XV. Lavoro vano. Nessuna cronaca conventuale di quei secoli fornisce alla tradizione locale notizie biografiche e cronologiche. Mentre frequenti sono gli spogli tratti dalle pergamene conventuali. «F. Angelino, figliolo del Sig. Cola Palmerii da Viterbo, l'anno 1362 essendo priore di S. Sisto di Roma donò alla sagristia…» (Cronica compendiata 15, corrispodente a Salmini pp. 189, 207) lo leggiamo ancora nel relativo diploma (Kaeppeli, Dalle pergamene 248).

«Fra Ludovico d'Angelello de' Gentili da Viterbo, essendo stato più volte priore e provinciale romano e procuratore generale, fu per suoi meriti fatto vescovo di Segna. Morì l'anno 1513. Ex Leandro» (Cronica compendiata 51). Fedele compendio di quanto il Salmini leggeva nella cronaca grande del Nobili: «Fr. Ludovicus Angelelli de Gentilibus, magister, fuit prior conventus…, procurator generalis ordinis, demum maximis eius exigentibus meritis episcopus Signinus electus fuit. Obiit secundum Leandrum Albertum anno 1513» (Cronologia Gradensis 247-48; cf. p. 563 marg. s.). Come ipotizzare una cronica conventuale anteriore a quella del Manardi (1557) se per notizie d'un illustre frate viterbese si fa ricorso al De viris illustribus OP (1517) del bolognese Leandro Alberti?

Medesima conclusione abbiamo dovuto argomentare per il caso Giovanni dei Maiensi. Eletto vescovo nel 1380, fiorì in pieno Trecento. I cronografi viterbesi lo respingono al 1308, non dispongono di fonte locale per correggere in 1380, vanno a chieder lumi al perugino Timoteo Bottoni († 1591).

Consiglio da Viterbo, penitenziere e cappellano papale (1289-99), arcivescovo di Tiro ed Arborea (Oristano) (1299-1301); arcivescovo di Conza (Avellino) dal 1301, lo era ancora in marzo 1315; deceduto prima del 26 febbraio 1321:

Reg. Bonif. VIII n° 3250 (21.XI.1299) «fratri Consilio archiepiscopo Tyrensi et Arborensi»; n° 3926 (30.I.1301) «fr. Consilio archiep. Consanensi». BCV, Perg. 2971/275 (19.IX.1312); 2988/292 (5.III.1315), Capitolo del convento dei Gradi, «venerabilis pater et dns dns frater Consilium, Dei gratia archiepiscopus consanus…»; Kaeppeli, Dalle pergamene 250.  Ioh. XXII, Lettres communes n° 13029 (26.II.1321), elezione dell'arciv. di Conza «per obitum Consilii archiepiscopi vac.». Cf. Cr Pg f. 56v «cum bone memorie fratre Consilio Viterbiensi olim penitentiario». MOPH XXII, 93; SOPMÆ I, 291-92. HC I, 203.

Salmini, Cronologia

Nobili, Cronica compendiata

Fr. Consilius Gattus Viterbiensis ord. Praed., filius conv. Gradensis, magno omnium merore anno 1308 viam omnis carnis extremam ingressus est Viterbii, et sepultus est in leva arae maioris, ubi extabat lapis quibusdam caracteribus (sed modo non est amplius, nam ob ster<n>endum novum pavimentum amotus fuit anno 1546) incisus. ex cronica conventus et aliis auctoribus et eius sepulcro192. Deinde talis fuit inscriptio anno 1616 facta: "Fr. Consilius Gattus Viterbiensis ord. Praed., Martini Papae quarti cappellanus et penitentiarius, archiepiscopus Arbrensis, post Conzensis, sacelli Sancti Pauli fundat(or) hic iacet"193. Hoc sepulcrum, ad quaedam affigenda sedilia et ad sternendum pavimentum et altare maius transferendum parum corum versus, est destructum; adhuc tamen retro sedilia est inscriptio, et picturae sepulchri omnium patent oculis.

Fra Conseglio Gatti da Viterbo, arcivescovo Arborense et Conzense, dell'ordine de' Pred. et figliolo del convento, prima cappellano et penitentiere di Martino P. 4°, morì in convento con gran pianto d'i frati et degl'huomini da bene l'anno 1308, et fu sepolto alla sinistra dell'altar maggiore, sopra di cui in una gran pietra vi stava un'iscrittione tolta via l'anno 1546 per lastricare il pavimento. Hora vi si legge questa scritta: Fr. Consilius Gattus Viterbien. ord. Pred., Martini P.P. 4i cappellanus et penitentiarius, archiepiscopus Arborensis et Conzensis, ac sacelli Sancti Pauli in conventu fundator. Hic iacet anno 1308. ex cronica conventus et aliis auctoribus195.

Fr. Hyeronimus Monopolitanus… dum conv. Gradensem pergeret, eo in itinere morbo correptus, ad extremam horam venit et in sacello divi Dominici huius ecclesiae Gradensis tumulatus fuit… ex cronica conventus et ex aliis194.

Fra Girolamo di Monopoli… essendo di passaggio per Viterbo, assalito dalla febbre morì in convento l'anno 1537. ex cronica conventus et aliis196 (APR, F.IV.11, pp. 29-30).

Antecedentemente il Salmini, pp. 244-45, aveva scritto di fr. Consiglio: «obiit Viterbii… anno 1316; sed secundum aliquos, et verius, circa annum 1308. Sepultus est in magnifico sepulcro in ecclesia Gradensi, de quo dicetur infra cap. 16». A p. 204 aveva registrato donazione di candelabri argentei da parte di fr. Consiglio effettuata nel 1308, «ut patet publico ex instrumento»197, e a pp. 222-23 le vicende edilizie del cosiddetto Palazzone con relativa cappella San Paolo fatto costruire nel convento da Consiglio nel 1300.

Il Salmini elabora dalla Cronica grande del Nobili; a provarlo basterebbe la sequenza Consiglio/Girolamo (oltreché quella che immediatamente precede) riscontrabile sulle carte della Cronica compendiata. Questa riporta, «Hora vi si legge», una scritta epigrafica posteriore all'originale (che era stata rimossa nel 1546). Il Salmini la dice "fatta nel 1616": legge così nella Cronica grande? o presume contemporaneità tra nuova epigrafe e Cronica grande che ha sottomano? Entrambi Nobili e Salmini fanno morire Consiglio nel 1308; data divulgata dai repertoristi:

V.M. Fontana, Sacrum theatrum dominicanum, Romae 1666, 472-73, cita il testo dell'epitaffio (quello posteriore al 1546): «Fr. Consilius Gattus Viterbiensis / ord. Praed. / Martini IV cappellanus et poenitentiarius / archiepiscopus Arborensis et Consensis / ac sacelli Sancti Pauli in conventu. / fundator hic iacet. / Anno MCCCVIII.»; che si ricongiunge con «ac sacelli Sancti Pauli in conventu fundator» della Cronica compendiata, contro le omissioni in «sacelli Sancti Pauli fundator» del Salmini.

Ma il Salmini (pp. 244-45) raccoglie anche un'altra tradizione, che Consiglio fosse morto nel 1316, benché la respinga a petto della presunta perentorietà dell'epigrafe tardiva. La lista dei priori viterbesi di Giovanni dei Maiensi (1380) dice sotto il n° 19:

«magister Consilium ex Amfanellis iuris peritus fuit, post archiepiscopus consanus. Floruit M°cc°lxxxxvi et obiit M°ccc°xvi°» (ASPg, CRS, S. Domenico, Miscell. 66, f. 33v).

Non dei Gatteschi ("Consilius Gattus") bensì degli Anfanelli; deceduto nel 1316; «frater Consilium» dalle flessioni latine serbate alla semantica volgare, come vogliono le scritture coeve (così ancora negli anni 1346-48 Giovanni di Matteo Caccia OP, AGOP XIV.28, pp. 38, 42a), contro «frater Consilius» scolasticamente ripulito. Il Maiensi non ha dato prova di rigore; Anfanelli è altrettanto sospetto che Gatti. Ma chi può negargli a priori la possibilità che tra la molta zavorra raccatti qualche perla? Consiglio era ancora in vita in marzo 1315, ci assicurano gli stessi diplomi viterbesi; deceduto prima del 26 febbraio 1321, attestano i registri papali. La scritta sepolcrale originale, rimossa nel 1546, quale anno di morte recava? e recava veramente il complemento agnonimico Gattus?

In nessuna fonte coeva ci s'imbatte in "fr. Consiglio Gatto". Né fr. Consiglio è mai coinvolto per vincolo parentale con i ben noti notabili viterbesi messer Ranieri Gatto dei Bretoni († 1270) e sui figli messer Pepone Gatto (testa nel 1311), messer Neri o Ranieri Gatto (testa nel 1317), messer Visconte Gatto († ag. 1306), delle cui transazioni commerciali e disposizioni testamentarie son ricolme le pergamene conventuali dei Gradi. L'antico nome di casato «de Brectonibus de Viterbio», «de Britonibus», «de Brictonibus», in BCV, Perg. 2817/121 (14.X.1286); 2818/122 (21.X.1286); 2973/277 (28.XI.1312). Ricordo inoltre BCV, Perg. 2930/234 (Viterbo 12.VIII.1306), «Nobilis vir dns Visconte Gactus filius quondam dni Raynerii Gacti civis viterbiensis» modifica il precedente testamento; atto rogato nel convento domenicano «in camera posita iuxta cameram in qua moratur venerabilis pater dns frater Consilium, Dei gratia archiepiscopus consanus, eiusdem ordinis, presentibus predicto dno archiepiscopo,…». Similmente con messer Ranieri Gatto fratello di Visconte (BCV, Perg. 2971/275: 19.IX.1312). Che questa prossimità documentaria non abbia successivamente spinto a subintrodurre Gattus al prenome Consiglio? Roma (Conv. S. Maria sopra Minerva), APR, Dipl. 16.II.1325: testamento di «dna Contissa uxor olim Nerii dni Raynerii Gapti de Viterbio».

«Ex cronica conventus», aveva apposto il Nobili tra le autorità. La cronaca d'Ignazio Manardi (1557), siamo costretti a intendere. Perché non conosce l'epigrafe originale, rimasta in loco soltanto fino al 1546. Perché una cronica fratrum viterbese, trecentesca (medio-trecentesca, come vuole il Mamachi), non poteva avallare un simile errore nella data cronica del decesso d'un frate pressoché contemporaneo; insigne di carriera, munifico d'elargizioni, suffragato dai capitoli provinciali fino al 1344 (MOPH XX, 372a). La controprova ce la dà il viterbese Maiensi, che negli anni 1380 risulta immune dall'errore "Consiglio morto nel 1308".

8.   Riassumiamo

In cerca di frammenti superstiti o tracce indirette d'una cronica fratrum trecentesca del convento Santa Maria in Gradi di Viterbo, siamo costretti a una conclusione deludente: tale cronaca, anziché perduta, non è mai esistita.

Articoliamo distintamente i risultati dell'inchiesta.

Nessuna citazione o rinvio all'”antiqua cronica conventus”, sotto la penna dei cronografi Gradensi sei-settecenteschi, mira o esige una cronaca trecentesca del convento domenicano di Viterbo. Intendiamo dire  -  come voleva l'ipotesi  -  una cronaca conventuale del genere letterario delineatosi nei secoli XIII-XV tra i conventi domenicani umbro-toscani della provincia Romana, prototipo quella fiorentina di Santa Maria Novella (1280). E precisiamo un punto di metodo: poiché la "cronaca trecentesca perduta" era stata asserita dall'annalista Tommaso Maria Mamachi unicamente sul presunto rinvio dei successivi cronografi, cadono issofatto le ragioni all'onere della prova; e dunque alla formulazione stessa dell'ipotesi.

Ma la nostra inchiesta raccoglie qualcosa in più. Molteplici testimonianze incrociate, distribuite su ampi archi cronologici, e di notevole peso a fronte dei modelli noti della cronica fratrum, portano a escludere positivamente che prima del Cinquecento sia mai esistita una siffatta cronaca del convento viterbese.

Quand'è possibile riconoscere i frammenti superstiti nella tradizione indiretta, il rinvio all'antiqua cronica conventus approda alla cronaca conventuale avviata nel 1557 da Ignazio di Giovanni Manardi (perduta). Allo stato delle nostre conoscenze, dobbiamo così ritenere anche quando il riscontro non è possibile; fino a prova contraria. Per i cronografi sei-settecenteschi la cronica conventus è, o può essere, anche la Cronica grande (1615-16) di Giacinto dei Nobili, anch'essa perduta.

1380. Note memoriali del genere "de viris illustribus" (non cronica fratrum) sul convento viterbese, suoi priori e uomini insigni per dottrina, riordinate da Giovanni dei Maiensi su precedenti spogli. Trascritte su talune carte bianche del Liber privilegiorum prov. Romane: ASPg, CRS, S. Domenico, Miscell. 66 (xiv-xv), ff. 10v, 32v-34v, 105v non 106r.

1490 ca. Intorno all'ultimo decennio del Quattrocento fr. Giovanni Nanni da Viterbo chiosa di proprio pugno le note del Maiensi: Liber privilegiorum prov. Romane, ff. 10v marg. s., 11r marg. d., 33r marg. d., 33v marg. s. «in alio loco…», 34r marg. d., 34v ultimo rigo «In fine etiam… priorum», f. 105v non 106r ultimo rigo «et Dei».

Una volta trasferito il Liber privilegiorum a San Domenico di Perugia (primo Cinquecento?), il contributo del Maiensi, insieme con le glosse del Nanni, resta sconosciuto alla successiva cronachistica conventuale di Viterbo.

Il Nanni tuttavia utilizza le note memoriali del Maiensi per il suo "de viris illustribus" della città di Viterbo, sezione dell'opera Viterbia historia; a noi pervenuta solo nel compendio Viterbiae historiae epitoma (1491-92). Erudito ed eccentrico, ammirato e citato (specie le Antiquitates) dai successivi cronografi Gradensi, il Nanni deve aver riimmesso trasversalmente nella tradizione conventuale almeno parte di quanto aveva prelevato dalle notizie del Maiensi.

1557. La prima cronaca conventuale di Santa Maria in Gradi di Viterbo è avviata nel 1557 da Ignazio di Giovanni Manardi, ferrarese e savonaroliano. Non pervenuta. Credibilmente sul nuovo stampo delle cronache quadripartite: 1) storia generale del convento, 2) priori, 3) vestizioni/professioni, 4) frati deceduti. Quadripartita è anche la cronaca anonima del secondo convento viterbese Santa Maria della Quercia, avviata nel 1508: Cronica conventus Sanctae Mariae de Quercu, AGOP XI.9400, ff. 136 originali, anni 1508-1601 ca.

1615-16. Cronica Sanctae Mariae ad Gradus de Viterbio di Giacinto dei Nobili. A struttura tematica. Non pervenuta. Superava i 288 fogli. Molta parte di essa (e di quella del Manardi) ha alimentato la vasta compilazione di Francesco Maria Salmini, Cronologia Gradensis seu conventus Sanctae Mariae ad Gradus de Viterbio (1706), AGOP XIV lib. C, I, pp. 159-424.

1616-18. Lo stesso Giacinto dei Nobili compendia in volgare la propria cronaca maggiore. Cronica compendiata di Santa Maria in Gradi di Viterbo: Roma, APR F.IV.11 (xvii in), pp. VI-56. Ordinata in 29 brevi capitoli tematici.


192 Quanto in corsivo è scritto al marg. sin. in corrispondenza col brano precedente.

193 Sottolinea Fr. Consilius e fundat(or) hic iacet, per marcare inizio e fine della scritta sepolcrale.

195 Quanto in corsivo è scritto al marg. desto di p. 29.

194 Salmini p. 288, senz'anno di morte per Girolamo da Monopoli.

196 Quanto in corsivo è scritto al marg. desto di fine p. 29, dove inizia l'articolo su fr. Girolamo.

197 Oggi BCV, Perg. 2949/253 (Viterbo 9.VII.1308), «frater Consilium ord. Pred., permissione divina consanus archiepiscopus» fa donazione al convento Santa Maria in Gradi, nella persona di fr. Teobaldo da Viterbo sottopriore e vicario conventuale, candelabri argentei smaltati, con la condizione che non possano essere alienati; testi 9 frati Predicatori.


ASMN I.C.102 F 62r Invenit se Augustinus (1° resp.)
finis

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