BCV = Viterbo, Biblioteca comunale degli Ardenti.
T. Kaeppeli, Dalle pergamene di S. Maria in Gradi di Viterbo, AFP 33 (1963) 243-59.
Santa Maria in Gradi di Viterbo 18 ott. 1289, e nei sermoni di Remigio dei Girolami
Minuscola banalità: → in Urbeveteri, de Urbeveteri, Urbevetanus = Orvieto, non Viterbo!
A. Carosi - G. Ciprini, Gli ex voto del santuario della Madonna della Quercia di Viterbo, Viterbo (Cassa di Risp. della Prov. di Viterbo) 1993.
G. Ciprini, Canepina e la Madonna della Quercia, Viterbo (a cura della parrocchia di S. Maria Assunta - Canepina) 1994. Modesto opuscolo di promozione parrocchiale, ma con trascrizione di molte testimonianze inedite. Si noti il frequente ricorso di denominazione vernacolare "Madonna della Cerqua", che talvolta ha dirottato l'identificazione. → Paolo da Foiano, OP 1487, † Canepina (Viterbo) 18.IX.1509.
AA. VV., Santa Maria in Gradi, Viterbo (Univ. degli Studi della Tuscia) 1996, pp. 168, con ottime riproduzioni fotografiche. Me ne fa dono con dedica "Per una nuova amicizia. Massimo Miglio. 8.3.97". Prefazione del Rettore, pp. 3-5: dopo le soppressioni religiose, il convento fu trasformato in penitenziario nel 1873; nel 1994 concessione provvisoria, e poi perpetua nel 1996, all'Università degli Studi della Tuscia. In pp. 7-25 sintetica storia del convento viterbese, prevalentemente dalla tardiva storiografia conventuale: M. Miglio, Per una storia di Santa Maria in Gradi. Curatore del medesimo volume, il prof. Miglio mi aveva chiesto copia di Cronaca antica (1995); inviata, ma non fece a tempo a consultarla per mettere a punto il volume. Gli altri contributi trattano: soppressione ottocentesca (pp. 27-39), vicenda edilizia (pp. 41-88), pittura (pp. 95-104), scultura (pp. 109-127), sepolture medievali (pp. 129-159), reperti lignei (pp. 161-63).
■ «Fondamentale la lettura delle cronache manoscritte della tradizione erudita domenicana del convento, tra le quali si segnalano la Cronica della Chiesa e del Convento di Gradi di Viterbo scritta da Fra Giacinto Nobili, religioso dell'Ordine domenicano nell'anno 1616, Viterbo, Biblioteca degli Ardenti, ms. 131.II.C.IV.38 (è una trascrizione realizzata nel 1892 da Cesare Pinzi, il Nobili dichiara di aver scritto anche una versione più ampia della Cronica: ibid., pp. 15-17) e Francesco Maria SALMINI, Cronologia Gradensis seu Conventus S. Mariae ad Gradus de Viterbio, conservata in Viterbo, Archivio Capitolare, ms. 31; Roma, Archivio Generale dell'Ordine Domenicano, ms. XIV.C.I (cfr. Vl. J. Koudelka, II fondo «Libri» nell'Archivio Generale dell' Ordine Domenicano, in Archivum Pratrum Praedicatorum, 38 (1958), pp. 112-113; la Cronologia è stata scritta nel 1706, cito dalla copia della Capitolare). Il Signorelli sembra abbia utilizzato anche l'editio maior del Nobili, che cita come «Cronaca della Chiesa e Convento di Gradi, di cui una copia si conserva nell'Archivio Comunale di Viterbo» (Signorelli I, p. 175 n. 26); cita inoltre un altro erudito domenicano, il Pollioni, «nella cronaca dello stesso convento, il cui originale è nell' Archivio della Cattedrale», che non sembra rintracciabile, ma che pare corrispondere quasi totalmente con il Salmini; del resto lo stesso Signorelli nel vol. II/1, p. 265 n., cita non più Pollioni, ma «Cronaca in Arch. Catt., p. 457» e in II/2, p. 392 torna a citare Pollioni» (p. 7, in nota).
Importante nota documentaristica, da confrontare ed integrare con quanto trattato in Cronaca antica..., «Archivum Fratrum Praedicatorum» 65 (1995) 185-233.
■ In pag. 110 n. 3 si dà notizia di tesi di laurea 1990: STEFANIA FABIANO, Chiesa e Convento di Santa Maria dei Gradi di Viterbo.
L. Pellegrini, I manoscritti dei Predicatori, Roma (Istituto Storico Domenicano) 1999, 181-82, 471b.
Walter Stephens, When Pope Noah Ruled the Etruscans: Annius of Viterbo and his Forged "Antiquities", AA. VV., Studia Humanitatis: Essays in Honor of Salvatore Camporeale, «Modern Language Notes» 119 (2004) 201-23.
Archivio Storico
del Convento di S. Maria della Quercia (A.S.M.Q.)
=
http://digilander.libero.it/gciprini/Bibliografia.htm
AA. VV., in «Biblioteca e Società» 26/4 (dic. 2007) pp. 32, periodico di Viterbo, Consorzio per la gestione delle Biblioteche. Me ne passa un esemplare la dott.ssa G. Pomaro, dic.2008. Tutto il fascicolo dedicato a presentare il rastauro del codice Viterbo, Biblioteca comunale degli Ardenti, ms II.A.VI.5: la "cosiddetta Bibbia di san Tommaso d'Aquino", codice del terzo quarto del Duecento, proveniente dal convento domenicano Santa Maria in Gradi. Genere letterario di presentazione "mostra", sintetico e divulgativo. Molte e utili riproduzioni fotografiche.
G.B. Sguario: «Con l'occupazione di Roma da parte delle truppe italiane (20 settembre 1870) e l'unione del Lazio al resto d'Italia, anche a Viterbo vennero soppresse le corporazioni religiose che furono costrette, per legge, a cedere le loro biblioteche al Comune. Il Commissario di Governo Ettore Novelli provvedeva, prima della chiusura definitiva dei conventi (1873-1874), a sequestrare documenti, libri e suppellettili. Fu allora che nei volumi, conservati oggi nella Biblioteca degli Ardenti, fu apposta la scritta Commissario Governativo Ministero della Istruzione Pubblica del Regno d'Italia. Il tutto mediante un timbro metallico tondo e, in sigla, MDIPDRDI con al centro CG.
Dai soppressi conventi di Santa Maria in Gradi, della Trinità, di Santa Maria del Paradiso, di Santa Maria della Quercia e dei Frati Cappuccini passarono al Comune circa 30.000 volumi, materiale bibliografico di valore che, unito a quello della Biblioteca dell'Accademia degli Ardenti, andò a costituire il nucleo iniziale della rinascente Biblioteca comunale di Viterbo.
Il tutto fu lasciato nel più completo abbandono per più di dieci anni ed alcuni volumi sparirono per essere venduti ad antiquari senza scrupoli, spesso stranieri.
Il British Museum di Londra possiede, forse in esemplare unico, la prima opera a stampa che si conosca su Santa Rosa: un piccolo libro senza autore e senza tipografo stampato intorno al 1520. Il volume riporta, nell'ultima pagina, la data di ingresso al British: il 1873!
Questa premessa storica sulle vicissitudini dei volumi provenienti dai soppressi conventi viterbesi è importante per comprendere l'atmosfera in cui fu rinvenuta La Bibbia cosiddetta di San Tommaso, sicuramente il codice di maggior pregio conservato nella nostra biblioteca.
Il manoscritto fu ritrovato nella cantoria del Convento di Santa Maria in Gradi (F.1), circa il 1875, quando i muratori distrussero l'edificio per trasformare il complesso monastico in carcere. Evidentemente qualcuno aveva sottratto la Bibbia per poi rivenderla. Successivamente, forse, si era dimenticato del posto dove l'aveva nascosta o non era più potuto tornare a recuperarla» (p. 9).
G. Pomaro: «Il manoscritto, per numero e qualità grafica degli scriventi, postula un centro scrittorio complesso ed organizzato con ogni probabilità locale più facile nell'Italia mediana, anche valutando l'aspetto decorativo; nessuna delle mani - pur con gradi di fluidità differenti - presenta caratteristiche transalpine. L'assenza, in quasi tutte, di piedini di fermo sul rigo, di altri ritocchi e di regolare applicazione del sistema delle curve contrapposte è poco significativa, in quanto funzionale al modulo estremamente piccolo della scrittura; non a caso la mano più formale (B) offre una leggibilità minore delle contigue.
Il testimone si presenta di alto profilo sotto il rispetto dell'utilizzo; più di una nota ai margini è di natura precisamente esegetica (es. f. 224r "Nota quod Joachim in Daniele in principio debet habere extremam sillabam per .m., ut dicatur 'Joachim'. In principio vero Ezechielis debet habere extremam sillabam per .n., ut dicatur 'Joachin'. Jeronimus hoc dicit super Danielem in principio").
In più di una nota sono riportate varianti della versione "iuxta Septuaginta". Solo in un secondo tempo si aggiungono segni di un utilizzo liturgico (f. 263rb: "Sabbato in pentecosten"; f. 251v: "Feria tercia in XLa",...).
Nessun intervento è assegnabile ad un periodo successivo alla prima metà del Trecento.
In conclusione, anche per convergenza di ordine grafico e decorativo, la Bibbia "di San Tommaso" pare accostabile - pur se prodotto più modesto - al ms. Pisa, Bibliotheca Cathariniana, 177 (Bibbia cosiddetta "di San Vincenzo Ferrari", analogamente assegnata a scrittoio centro-italiano; cfr. il contributo di A. Caleca in Libraria nostra communis [Pisa 1994], p. 29 e scheda n. 12 a cura di A. Abbate) e databile al limite inferiore dell'arco del tempo proposto» (p. 14).
E. ANN MATTER - GABRIELLA ZARRI, Una mistica
contestata. La Vita di Lucia da Narni (1476-1544) tra agiografia e autobiografia, Roma (Ed. di Storia e Letteratura, Temi e Testi 87) 2011, pp. LVI-262 ("Scritture nel chiostro").Lo ricevo in dono, agosto 2011. Interessa domenicani e domenicane di Viterbo sul finire del Quattrocento, prima che Lucia si trasferisse a Ferrara. Riproduzione di due lettere autografe di Lucia in Fig. 1 (Viterbo, agosto 1498) e 3 (Viterbo, 5 nov. 1498).
Frequenti rinvii e notevoli notizie su Santa Maria della Quercia (Viterbo) nella Chronica conventus Sancti Marci de Florentia : → ..\cronica3\mrc011.htm, → indice onomastico, alla voce "Viterbo".
27/01/2012. Ricevo un simpatico messaggio da Gianfranco Ciprini. Amore e sfogo per "la Madonna della Quercia" e per l'assenza dei Domenicani. I punti esclamativi nell'originale eranno sempre !!! o !!!!
Caro Padre Emilio, si ricorda di me? Di quel ragazo... allora... che si occupava della Madonna della Quercia? Ancora me ne occupo e con un certo dispiacere vedo però che i padri Domenicani se ne sono dimenticati, ad eccezione di qualcuno!
Mi sembra veramente impossibile che "il vostro santuario Mariano" quello che faceva dire al Mortier che la famiglia dei padri domenicani avrebbe dovuto istituire una festa propria dedicandola ai Benefici che la Madonna, venerata come Madonna della Quercia, aveva elargito alla famiglia Domenicana del Mondo intero! Questi padri Domenicani se ne siano completamente dimenticati!
Lei sa benissimo che quanto io affermo è vero! Lei sa benissimo che prima di Pompei c'era il santuario della Madonna della Quercia, come santuario del S. Rosario! Poi tutto è scomparso! Ma la Madonna della Quercia ancora c'è e reclama la vostra presenza e la vostra attenzione! In questi anni io ho raccolto tantissimo materiale che dimostra quanto asserisce il Mortier e che dimostra l'importanza del nostro e vostro Santuario; credo che non esista altro santuario che abbia pubblicato tanti volumi sui miracoli e le grazie della Madonna quanto il nostro!
Ma perchè ve ne siete dimenticati! E' opera vostra tutto questo, della vostra fede del vostro amore verso Maria madre del nostro Signore!
Noi abbiamo creato una confraternita della Madonna della Quercia; a proposito, non si dimentichi che a Firenze c'era una confraternita della Madonna della Quercia a cui era iscritto anche Michelangelo Buonarroti, e il vestito richiama il vostro abito bianco con alla cinta un rosario! Venga a trovarci, così potrà celebrare con noi che gli faremo i chierichetti!
Un abbraccio fraterno ed un saluto caro, una preghiera!
Gianfranco Ciprini
p.s. non so se ha visto mai il sito www.madonnadellaquercia.it; non vuole essere niente altro che un ricordo e una testimonianza!
STEFANIA CALÌ, I manoscritti dell'archivio di Santa Maria sopra Minerva, MD 41 (2010) 29-105.
RITA COSMA, I documenti pontifici originali conservati nell'archivio di S. Maria sopra Minerva (1227-1520), MD 41 (2010) 107-26.
«Dominican history newsletter» 18-19 (2009-2010) pp. 8-9, 114-15.
J. CANNON, Religious Poverty, Visual Riches. Art in the Dominican Churches of Central Italy in the Thirteenth and Fourteenth Centuries, Yale University Press, 2013, p. 444.
p. 344: «During the thirteenth century the form and furnishing of some churches of the Provincia Romana were also affected by their location in centres in which the peripatetic papal court resided for shorter or longer periods. The houses in question were in the southern and eastern parte of the province: Anagni, Orvieto, Perugia, Rieti and Viterbo. The intermittent presence in these towns of many prelates with business at the curia could piace unusual demands on the local Dominican church. For example, S. Maria in Gradi in Viterbo (now rebuilt and partly destroyed) was said to contain the tombs of eight cardinals and thirty-four bishops (including several Dominicans) by the later fourteenth century. The ambition of the architecture of the Viterbo church, which seems to have had a partially vaulted, three-aisled nave, was presumably due in part to generous donations associated with members of the curia, chief among them Cardinal Raniero Capocci (not himself a Dominican). Following the departure of the papacy from Italy after 1304 the fortunes of some of these houses, such as Anagni, declined, and others relied increasingly on local prelates and magnates, on the local comune and on a wider spread of lay patrons. Within the sphere of influente of the papal curia, Rome itself formed a special case. The Dominicans were installed at S. Sabina, an imposing Early Christian basilica adapted for their use, and also, in the later thirteenth century, at S. Maria sopra Minerva, where a church with polygonal apse, transepts and three-aisled nave was gradually constructed ex novo».
DHN 20 (2011) pp. 224-25.