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1289-1290

FI 7 apr. 1289    Codicillo di donna Lotta di Girolamo di Biliotto di Girolamo, vedova di Banco dei Malagalli, dell'ordine della Penitenza OP

«d. Lottha prinçochera filia condam Ierolami et uxor eondam Banchi de Malagallis de vestitis ordinis fratrum Predicatorum... volens condere codicillos et addere testament(um) olim per eam condit(um)..., ultimam disposuit voluntatem. Inprimis namque d. Tessam sororem suam ex utroque parente et uxorem d. Lottherii de Adimariis heredem instituit». Alla medesima Tessa lascia lire 50 f. p. Se l’erede morisse senza figli, lascia i beni all’ospedale San Gallo per fare una casa di recezione dei poveri. Molti legati; tra di essi a «fr. Filippo Iudici de ordine fratrum Predicatorum», «fr. Bencivenni de Monte di Croci dicti ordinis», «fr. Iacobo converso dicti ordinis»; inoltre a Giovanna di mr Ugolino dei Tornaquinci, a donna Imperiera. «Quibus omnibus et aliis que continentur in dicto testamento scripto manu dicti ser Bencivenni fecit et instituit suos fideicommissarios d.nam Tessam predictam sororem suam et fratrem Lotthum [da Sommaia] de ordine Predicatorum et Nutum Iorolomi predictum».

Actum Florentie in pallatio de Ierolamis presentibus testibus Tura Bencivenni, Cambino Oderigii, Bartholo Chesti et Bindo Bonasere populi Sancti Pancratii et Chiaruccio Fazii populi Sancti Leonis.

(ASF, CRS, S. Iacopo a Ripoli 1, n. 46).

Tessa, moglie in prime nozze di Grifo di Terino degli Agli e poi di Lottieri degli Adimari, è sì figlia di un Girolamo, ma non di Girolamo di Salvi del Chiaro come interpretato in Tratt. pol., bensì di Girolamo di Biliotto di Girolamo (v. schede 28.V.1271; 8.V.1282; 9.III.1285). Il 30.XI.1305 Tessa si fa monaca del monastero domenicano San Iacopo a Ripoli (in quegli anni già trasferito in città, Via della Scala) col nome suor Francesca (Tratt. pol. 66-67 n. 126; il relativo documento in extenso in ASF, CRS, S. Iacopo a Ripoli 1, n. 71: 30.XI.1305); compare tra le monache di Ripoli: 22.VIII.1307 (ib. n. 76: 21.IV.1307); 26.IV.1309 (ib. vol. 3, n. 84); col solo nome «soror Francescha»: 28. II.1311 (ib. 3, n. 89a: 28.II.1310); 27.I.1312 (3, n 97: 27.I.1311); 17.II.1312 (3, n. 100: 16.II.1311); 14.V.1315 (3, n. 107). In settembre 1320 i procuratori dell’ospedale San Gallo ricusano quanto spettante al medesimo ospedale in forza delle disposizioni testamentarie delle sorelle Lotta e Tessa, poi suor Francesca, ambedue decedute senza figli (ASF, CRS, S. Iacopo a Ripoli 3, n. 116: 20.IX.1320; due pergamene dal medesimo contenuto).

«Pierus condam Gerii de Girolamis populi Sancti Pancratii» (ASF, SMN 27.IV.1346); sua moglie è Sandra, 29.I.1344/5: «d. Sandra uxor Pieri Geri Girolami populi Sancti Pancratii» (in A. Guidotti, Gli smalti in documenti fiorentini tra XIV e XV secolo, «Annali della Scuola Normale superiore di Pisa», Lett. e Filos., 14 [1984] 679).

In Tratt. pol. correggi, con l’ausilio dell’indice dei nomi a fine volume, le relazioni parentali di Tessa (= suor Francesca). In Tratt. pol. 79 sopprimi i righi 3-7 Oppure il ricorso... paterna? e rinvia il richiamo di nota 152 all’ultime parole del periodo precedente: del padre 152. Nota 152 in calce diventa: «Il ricorso di Filippo non coincide semplicemente con la successione all’eredità paterna. Girolamo doveva essere deceduto notevolmente prima di ottobre 1308 perché Filippo asserisce d’aver a suo tempo versato al comune le imposte sul patrimonio del padre. Dei confinanti con una casa...» (come segue). Nell’albero genealogico di Tratt. pol. 69, soppresso il nome Tessa dalla linea di Girolamo di Salvi del Chiaro, integra il ramo di Biliotto di Girolamo con i nuovi dati.

Viterbo 18 ott. 1289    Testamento di Visconte di Ranieri Gatto da Viterbo, presente Remigio

Testamento di mr Visconte detto Gatto del fu mr Ranieri Gatto viterbese. «Actum in loco fratrum Predicatorum de Viterbio, presentibus fr. Salvo de Luca priore provinciali ordinis Predicatorum, fratribus Consilio di Viterbo domini pape penitentiario et cappellano, Rainono de Viterbio eiusdem ordinis in romana curia procuratore, Guillelmo de Tocco priore neapolitano, Iacobo de [Fu]signano priore Minerbe, Cincio Romano priore pisano, Bartholomeo de Aquila inquisitore heretice pravitatis in regno Sycilie, Umbertino [degli Ardinghi] priore pistoriensi, Paulo Pilastri de Florentia priore eugubino, Angelo de Marsi priore pennensi, Galieno de Orto priore viterbiensi, Ianne de Sancto Martino lectore barolitano, Remigio Florentino lectore eiusdem loci, Benvenuto de Serzano, Banducio Pistoriensi, Andrea d. Leonardi de Viterbio, Francisco de Montalto, Petro de Viterbio de contrata Sancti Angeli, Thoma de Viterbio de contrata Sancti Stephani et fr. Angelo de Viterbio lectore» (Bibl. Comun. di Viterbo, Pergam. 2826; ed. T. Kaeppeli, AFP 1963, 247).

Bonifacio VIII, 23.III.1299, pone sotto la diretta giurisdizione dei domenicani di Viterbo l'ospizio detto «Domus Dei» fatto costruire e dotato a spese del «nobilis viri Visconte dicti Gatti militis viterbiensis» (ASV, Fondo domenicani, pergam. n. 126); privilegio confermato da Benedetto XI, 12.XII.1303 (ASV, Fondo domenicani, pergam. n. 128). Moglie di Visconte è Teodora, già deceduta nel 1299 (ACP 135/14-15).

AA. VV., Santa Maria in Gradi, Viterbo (Univ. degli Studi della Tuscia) 1996, pp. 63-71, con relative foto dell'edificio superstite «Domus Dei».

La presenza di Remigio in Viterbo, insieme con molti altri frati non viterbesi, va collegata alla partecipazione al CP Viterbo 1289, convocato per il 14 settembre (ACP 89/11-13). Remigio Florentino lectore eiusdem loci: "eiusdem loci" da intendere Firenze, non Viterbo.

Su convento e chiesa domenicani Santa Maria in Gradi di Viterbo
cf.
Note di biografia, AFP 54 (1984) 276-78.

1. De rege, I: Honor regis iudicium diligit. Ps. [98,3] (cod. G4 350ra-b): «Et ideo gratuito vestro honori et dignationi gratias quantas possumus, etsi non condignas nec quantas posse velimus, agimus recommendantes vobis totum ordinem et specialiter nos ipsos et conventum nostrum antiquum et novellum, quia ecclesia in isto mense fundata est nova, in festo scilicet Purificationis. Nos autem quod possumus vobis offerimus scilicet tres missas etc.» (350rb).

Sulla presunta ininterrotta permanenza fiorentina di Remigio, il sermone è stato collocato a Firenze, indirizzato a Carlo I o II d'Angiò, datato di volta in volta febbraio 1280, 1281, 1283, marzo 1283. Il testo non dà né nome del re né suppone Firenze. Questa anzi va esclusa, sulla perentoria testimonianza della Cronica: «dominus frater Latinus natione romanus, cardinalis et sedis apostolice legatus, fundavit ecclesiam Sancte Marie Novelle millesimo ducentesimo septuagesimo nono in festo sancti Luce» (Necr. I, 20), cioè 8 ottobre 1279. Mentre il sermone parla di chiesa OP fondata nella festa della Purificazione, 2 febbraio.

Delle chiese domenicane della provincia Romana, quella di Santa Maria in Gradi di Viterbo fu costruita e fondata dal cardinal Raniero Capocci († 1250) che ne fece donazione con documento datato «Viterbii, anno Domini 1244, mense februarii in Purificatione beate Marie Virginis»; donazione ratificata da Innocenzo IV il 20 maggio 1255 (Bullarium OP I, 142-43; A. Paravicini Bagliani, I testamenti dei cardinali del Duecento, Roma 1980. 121). Nel documento di donazione (2.II.1244) si dice: «nostris expensis et sumptibus in remissionem peccatorum nostrorum construi fecimus et fundari, eamque cum ipsius ambitu Ordini vestro in perpertuum conferens» (ib.). Bisogna dunque orientarsi per Viterbo come luogo del sermone? Va da sé che questo non postula l'anno 1244 ma solo la ricorrenza 2 febbraio.

Sei sermoni in ricevimento di re: III-VI indirizzati a Roberto d'Angiò, re dal 1309; II per «rex Karolus», Carlo II d'Angiò (1289-1309) dagli accenni dinastici e genealogici; I, come detto, non contiene indicazioni onomastiche o d'altro genere. Sulla base della biografia e geografia politica dell'attività remigiana, si può ragionevolmente supporre che si tratti anche qui d'un re angioino. Viste le molteplici incertezze, risulterebbe di poco valore datare il sermone a partire dalla presenza di Carlo I o II a Viterbo, specie quando vi visitarono la curia papale. Segnalo il sermone nella speranza che altre fonti possano fissarne i termini topici e cronologici.

Qui di seguito testi che riconducono, in qualche modo, a Viterbo. Nessuno da solo postula di rigore una residenza di Remigio in quella città, ma l'insieme di essi la rende non inverosimile, specie se si tien conto che l'ordine domenicano aveva cura di provvedere personale qualificato allo studium e convento della città dove risiedeva la curia romana (non oltre il 1281 in Viterbo). I decenni '70 e '80 della biografia remigiana sono poco documentati, e sebbene Firenze sia la città dove Remigio, di gran lunga più che altrove, svolge la propria attività, nulla costringe a sottintendere una residenza fiorentina quando questa non sia positivamente attestata. Ben nota, nei conventi domenicani dei xiii secolo, è la mobilità dei lettori.

2. In Nativitate Domini, XVII: Sol factus est niger (Apoc. 6,12) Natale 1271-1275.

3. «Super Iohannem XXI ruit domus in Viterbio» (cod. G 202v, mg. inf., mano B). «Unde et Iohannes XXI fuit oppressus ruina domus in Viterbio» (ib. ff. 347v-348r, mg. inf. e sup., B). Difatti Giovanni morì (20.V.1277) in seguito alle ferite riportate dal crollo dell'abitazione fattasi da poco costruire in Viterbo. Dalla novellistica risonanza in VILLANI VIII, 50, 39 ss. Cf. Liber pontificalis, ed. L.Duchesne, II, rist. Paris 1981, 457-58; Chronicon di Martino Polono, ed. L. Weiland, MGH, SS 22 (1872) 443; L.M. De Rijk, Peter of  Spain, Tractatus, Assen 1972, p. XL.

(Margherita da Palombara: nessuna relazione con Viterbo)

4. De laico masculo, VII, Nescit homo finem suum. Eccles. 9[,12]. Require supra de milite. Ubi agitur de d.no Aççone Viterbiensi (cod. G4 403rb). Tutto qui.

5. Prologo X, Mirabilis facta est scientia tua ex me. Ps. [138,6]. Scientificus et intellectualis homo sanctus David... Secundo “ad profunda”, puta profundas aquas ut vulcanum de Viterbio, ubi non invenitur fundus (cod. G4 294vb-295ra). Sed in omnibus est excessus quia ipsa comprehendere non valemus (294va-299ra).

6. In decollatione b. Iohannis Baptiste, VI: Litera occidit (II Cor. 3, 6; cod. D 278r-280r): «... Uno enim modo vocatur litera quedam scripta figura representans minimam vocem. Et hec occidit in corpore extranee proferentem, sicut patet Iud. 12[,5-6]. Sicut Viterbienses dicunt “juna” et “moino” pro “luna” et “molino”» (Studio 240 rr. 153-54).

Cf. A. MAGNATELLI, Di L palatizzata nell’antico viterbese, «Studi Romanzi» 5 (1907) 321-22. G. ROHLF, Grammatica storica della lingua italiana. Fonetica, Torino 1966, 216.

7. Sermone su san Lorenzo: «Item nullus est martir immo vix aliquis sanctus, preter beatam Virginem et aliquos apostolos ut beatum Iacobum et beatum Petrum etc., qui habeat tot ecclesias quot ipse, etiam cathedrales, sicut Perusium, Viterbium etc.» (cod. D 261vb).

FI 1290(?)    In morte di Adimari degli Adimari

De mortuis, De laico masculo, sermo V: Transi terram tuam quasi flumen, filia maris; non est cingulum ultra tibi (Is. 23, 10; cod. G4 402va-b): Tertio tangit transeuntis, et quantum ad prosapiam et quantum ad personam, vocabulum, quia filia maris idest ex Ademaris procedens. Et quidem omnes sumus nati de Ademaris idest de amaritudine Ade. Fuit enim primo Adam creatus in corde dulci sed per impiam rebellionem contra Deum factus est cordis amari et mare, iuxta illud Ysa. 57 [,20] «Cor impii quasi mare fervens». Sed iste fuit de mari et facto et vocabulo, et prosapie et persone. Quarto tangit transeuntis statum, quia non est cingulum ubra tibi scilicet militare (402vb).

Dunque un messere (armato cavaliere) Adimari degli Adimari («et prosapie et persone»). 31.I.1280/1 e 3.II.1280/1: «d. Adimarius condam d. Giannis Bernardi de Adimariis et Lippus filius dicti d. Adimarii» (ASF, NA 11250, f. 61v); 11.II.1280/1 (ib. f. 64r); 1.IX.1281 (ib. f. 67r); 2.XII.1281 (ib. f. 68v). Appare molte volte in Consulte (v. ad indicem), ultima volta il 18.IX.1285 (I, 301). «Lippus d. Adimari [de Adimariis]», 11.III.1289/90 (Consulte I, 376); «Lipsus condam d. Adimaris», 26.II.1290/1 (ASF, NA 11250, f. 146v); «Lippus condam d. Adimaris de Adimaribus» (ib. f. 157r: 23.V1.1294); «Lippus condam d. Adimari de Adimaribus» (ASF, NA 6695, I, f. 139v: 18.I.1299/300; NA 3140, f. 8r: 7.XII.1300). Salvo il caso che nel documento 11.III.1290 (Consulte I, 376) il notaio abbia omesso un condam dovuto, mr Adimari è deceduto tra marzo 1290 e febbraio 1291 (prima testimonianza di condam); certamente tra 1285 e febbraio 1291. Figli di Lippo degli Adimari sono fr. Francesco († 1360) e fr. Angelo († 1400), ambedue frati di SMN (Cr SMN nn. 419 e 553; AFP 1966, 18). «domina Bene uxor olim d. Adimaris populi Sancti Micchaelis in Orto» (ASF, NA 5212, f. 41r: aprile 1312).

Un altro Adimari o Mari degli Adimari, figlio di Iacopo Naso e fratello di fr. Pagano († 1299, Cr SMN n° 172), è documentato dal 1255 al 1280 (Delizie XI, 226, 227; ASF, Acquisti Marchi 6.VIII.1241, di fatto del 1261; AVF, VIII.A.1, f. 36r; La pace 240).

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