Nel sesto sermone per la Decollazione di san Giovanni Battista, Litera occidit di cod. D 1.937, ff. 278r-280r, concorrono fortunatamente e contemporaneamente molti dati che documentano i problemi critici delle opere remigiane e l’intervento di mano B ai margini dei codici a lavoro finito del copista A. Nel corso dell’Introduzione s’è fatto uso ripetutamente, e per molteplici motivi, del sermone Litera occidit. Opportuno dunque, a scopo di documentazione, raccogliere in edizione integrale le testimonianze disseminate in più luoghi. Ma non taccio il sentimento di predilezione per un testo pazientemente ricomposto - come si dirà - da brandelli sparsi.
Il sermone è anzitutto sicuramente databile. Suppone l’elezione recente di papa Giovanni XXII (7.VIII.1316), §7; esclude, per la medesima ragione e per l’anno di morte di Remigio, la concorrenza 1322 della Decollazione del Battista (29.VIII) con domenica XII dopo la Trinità, di cui II Cor. 3, 4-9 è epistola (§1). La precedente coincidenza è del 1316. Dunque il sermone è del 29.VIII.1316. A questa data, il copista A aveva già finito di trascrivere il voluminoso sermonario De sanctis cod. D.
cod. D 1.937, f. 278v |
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Tutto il sermone è scritto da B (= mano dell’autore Remigio) ai margini delle carte del codice dopo la serie di sermoni per la Decollazione di san Giovanni Battista. Antecedentemente a Litera occidit, Remigio aveva già utilizzato i margini di ff. 277v-278r per avervi trascritto un intero sermone, Filia Herodiadis, anch’esso per la Decollazione del Battista (sermo V); così l’autore è costretto a trascrivere Litera occidit là dove il testo base in colonna aveva già avviato la serie seguente di sermoni per la Natività della beata Vergine (8.IX) (f. 278rb). Ma anche per quest’ultima festività, prima del Litera occidit Remigio aveva aggiunto ai margini lunghe glosse. Cosicché, se vuole rispettare la sequenza del calendario liturgico, non gli resta che spezzettare il nuovo arrivato Litera occidit in più frammenti e trascriverli ai margini delle carte là dove di volta in volta trova fortunatamente spazio in bianco. E così è. I frammenti sono distribuiti da f. 278r a f. 280r, ma con non poche retrogressioni e intersezioni. Successione e richiami dei frammenti sono assicurati da una ricca segnaletica che permette di ricucire i brandelli del sermone. Il quale, a veste ricucita, appare di coerente tessitura, di rigoroso sviluppo a quattro membri principali ricavati dalla divisione del thema (litera, occisio, spiritus, vita); le distinzioni dei sensi biblici provvedono la dilatatio ed ulteriori sottodivisioni. La primitiva distinzione quadrimembre di ciascuna delle due litere è sottoposta a rielaborazione alternativa (apparsa già a cavallo di §9 rr. 97-101: «Potest autem et dici quinta litera...») che si sviluppa in distinzione quintuplice («Dicatur ergo...»: §§12-16 rr. 150 ss). Sviluppo alternativo della dilatatio frequente nel sermoni di Remigio, il quale - nella redazione scritta - ha chiaramente in mente il predicatore che avesse utilizzato i suoi sermonari: «Et hoc considera bene et adapta...» (§12 rr. 148-49). Il finale §16 Ubi nota è palese giunta che mira a offrire pista a tutt'altra elaboratione della suddivisione di litera.
Il testo inoltre illustra la consuetudine dell’autore di rinviare ad altri suoi scritti, qui al medesimo sermonario de sanctis indicato dal «supra» (§2; §7; §12).
Dal punto di vista dei generi letterari, segnaliamo semplicemente una ricorrente caratteristica di Remigio, il gusto per le significazioni tratte dalla derivatio nominum (la si distingua dalla moderna etimologia!) e dai significati simbolici dei numeri. Dichiara il propro alfabeto: «in abecedario nostro dicuntur esse 23 litere». Mentre la nota sulla pronuncia della l nel viterbese dà un incomparabile valore di documento filogogico a tutto il sermone. (Viterbo nei testi remigiani: →Nuova cronologia)
Per l'edizione del Litera occidit: riduco al minimo indispensabile la normalizzazione della scrittura a motivo dell’autografia del testo; numero i frammenti del sermone, a proposito dei quali segnalo che qualche dubbio permane sulla sequenza di §§14-16: 16 tra 14 e 15? In ogni caso, ecco dove sono rintracciabili i singoli frammenti:
§1, f. 278r, marg. d. inf.; §2, f. 278r, m. inf.; §3, f. 278v, m. sup.; §4, ib., m. s.; §5, ib., m. inf. estremo; §6, f. 279r, m. inf. estremo; §7, f. 278v, m. s., con ripresa a fine §4; §8, f. 278v, m. inf.; §9, f. 279r, m. inf., seconda giunta sotto le colonne; §10, f. 279v, m. sup.; §11, f. 280r, m. sup.; §12, ib., m. d.; §13, ib., m. inf. sotto col. b; §14, ib., m. inf., seconda giunta sotto col. a; §15, ib., m. inf., sotto col. b con ripresa a fine §13; §16, ib., m. inf., sotto col. a, con ripresa a fine §14.
originale latino |
volgarizzamento (2007) di EP |
|§1| <L>itera occidit spiritus autem vivificat. II Cor. 3[,6]. |
La lettera uccide, lo spirito dà vita. II Corinzi 3,6. |
Quoniam festum istud venit hoc anno in dominica, ideo volui proponere verbum de epistola dominicali, quod quidem satis videtur convenire beato Iohanni Baptiste et eius martirio; quia propter literam veritatis divine legis seu sacre scripture quam allegavit Herodi dicendo ei «Non licet tibi babere uxorem fratris tui», Herodes fecit eum occidi in corpore per decapitationem vel decollationem. Sed Spiritus sanctus quo erat plenus vivificavit eum in anima perducendo eum ad vitam glorie statim post ostii aperitionem. Possumus autem dicere quod est multiplex litera, |§2| et multiplex occisio et multiplex spiritus et multiplex vivificatio. |
Tale festa quest'anno cade di domenica, e vi propongo dunque parole dell'epistola dominicale, che ben si adattano a san Giovanni Battista e al suo martirio. Aveva rivolto ad Erode letterali parole della verità divina ovvero della sacra scrittura, dicendogli «Non ti è lecito tenere la moglie di tuo fratello» (Marco 6,18), ed Erode ne decretò la morte corporale facendolo decapitare. Ma lo Spirito santo, di cui era ripieno, gli restituì la vita dell'anima e lo guidò alla vita di gloria appena ne fu aperta la porta. Diciamo dunque che molteplice è la lettera, molteplice l'uccisione, molteplice lo spirito, molteplice il ritorno a vita. |
Circa primum nota quod est
litera peccatorum et est litera iustorum.
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Primo, molteplicità della lettera. Sappi che vi è lettera dei
peccatori e lettera dei giusti. |
Circa secundum nota quod secunda litera est etiam quadruplex.
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Anche la seconda lettera, quella dei giusti, è
quadruplice. |
|§3| Secunda est humane scientie secundum usum adiutionis vel adminiculationis ad scripturam divinam per modum ancillationis, iuxta illud Prov. 9[,1.3]: Sapientia - idest divina scriptura - misit ancillas suas - idest humanas scientias - ut vocarent - scilicet efficacius et commodius - ad arcem - idest ad summum celum - et ad menia civitatis, scilicet celestis. Quia, sicut dicit Glosa Exo. 3[,32] «Philosophos et poetas legimus ut divinam scripturam sapientius et facundius legamus». Et Augustinus dicit De doctrina christiana lib. quod auditor sacre scripture debet esse dives in philosophicis[2]. De qua I Paralipomenon 27[,32] «Ionathan autem patruus David consiliarius vir prudens et literatus». Ista non indiguit beatus Iohannes Baptista, sicut domina non indiget ancilla quando habet omnia parata; nec homo indiget medicina quando est totaliter sanus. Sic de Petro |§4| et Iohanne apostolo dicitur Act. 4[,13] quod erant homines sine literis. Sed tales literati fuerunt Abraham, Moyses, |278v| Salomon etc., Origenes, Basilius, Crisostomus etc., Ambrosius, Augustinus, Ieronimus, Gregorius etc. |
Seconda lettera, quella della scienza umana quale strumento subordinato alla scrittura divina a mo' di ancella; Proverbi 9,1.3: La Sapienza - ossia la divina scrittura - ha mandato le sue ancelle - intendi le scienze umane - a convocare - con efficacia e speditezza - sulla fortezza - intendi sommità del cielo - e sulle mura della città - ossia celeste. Infatti, come dice la Glossa biblica a Esodo 3,32, «Studiamo filosofi e poeti per poter leggere la divina scrittura con maggior sapienza ed eloquenza». E Agostino, Dottrina cristiana II, 40 (CCL 32, 73-74), dice che l'uditore della sacra scrittura dev'essere esperto nel sapere filosofico. I Cronache 27,32: «Giònata, zio di Davide, era consigliere, uomo intelligente e scriba». Cose di cui non aveva bisogno san Giovanni Battista, così come la padrona non ha bisogno della domestica quando tutto è pronto; né si ha bisogno di medicina quando si è integralmente sani. In questo senso si dice che Pietro e Giovanni apostolo erano illetterati, Atti degli Apostoli 4,13. Ma letterati, nel senso detto prima, lo furono Abramo, Mosè, Salomone eccetera, Origene, Basilio, Crisostomo eccetera, Ambrogio, Agostino, Girolamo, Gregorio eccetera. |
Tertia est obligationis certe sublimitatis, de qua Luc. 23[,38] «Erat autem et superscriptio scripta super illum literis grecis et latinis et hebraicis: Hic est rex Iudeorum». |§5| Et in tantum fuit valida ista litera quod cassavit literam cirographi, cuius tabellio fuit Moyses, scilicet veteris legis, quod erat contra nos; Glosa: «cum non adiuvaret sed amplius reos faceret»[3]; et affixit illud cruci, ut habetur Col. 2[,14]; Glosa: «ut |§6| iam cesset, cum omnia sacrificia legis carnalia in oblatione veri agni sint adimpleta». |
Terza lettera, quella di debito di sicura sublimità, Luca 23,38: «C'era anche una scritta sopra il suo capo, in lingua greca, latina ed ebraica: Questi è il re dei Giudei». Scrittura di tale valore da annullare il documento scritto dal notaio che fu Mosé, ossia della legge antica, a noi sfavorevole. Glossa biblica: «infatti non aiutava, ma ci rendeva ancor più colpevoli»; e inchiodò la scritta sulla croce, dice Colossesi 2,14; Glossa: «ed ebbe termine, poiché tutti i sacrifici carnali della legge trovano compimento nell'offerta del vero Agnello». |
Scriptura enim principis cassavit scripturam tabellionis. |§7| Hec facta est de beato Iohanne a patre suo, Luc. 1[,63] «Et postulans pugillarem scripsit dicens: Iohannes est nomen eius». Quod est nomen gratiosum. Est enim nomen istius pape, propter quod bene de eo sperare debemus tum ratione vocabuli[4] tum etiam ratione numeri, quia XXII, qui scilicet recedit a XXI in quo scilicet significatur omnis imperfectio; vide supra [ff. 60ra-63rb] in sermone de beato Thoma martire Letabitur iustus in Domino; et etiam quia componitur ex duobus octonariis et uno senario qui sunt numeri perfectionis etc. |
La scritta del principe cancellò quella del notaio. Di tal fatta fu la scritta del padre di san Giovanni, Luca 1,63: «Egli chiese una tavoletta, e scrisse: Giovanni è il suo nome». Nome bello, Giovanni. Nome di questo papa, e possiamo perciò ben sperare, sia a motivo del significato (Giovanni = "in cui è grazia") sia a motivo del numero XXII, che recede da XXI simbolo d'ogni imperfezione: vedi sopra, sermone su san Tommaso da Canterbury martire, Il giusto gioirà nel Signore (Salmo 63,11); sia perché XXII si compone di due ottonari e un senario, numeri della perfezione, eccetera. |
Quarta est epistolaris amicitie scribentium, de qua Gal. 6[,11] «Videte qualibus literis scripsi vobis mea manu», et Hester 8[,8] dixit rex Assuerus «Scribite Iudeis sicut vobis placet signantes literas anulo meo». Hanc literam portavit Iohannes de celo generi humano, iuxta illud Io. 1 [,23] «Ego vox clamantis in deserto etc.». Quod significatum est II Paral. 21[,12] ubi dicitur quod «allate sunt regi Ioram litere ab Helia propheta in quibus scriptum erat: Hec dicit Dominus Deus etc.». |
Quarta lettera, quella dell'amicizia epistolare degli scriventi; Galati 6,11 «Vedete con quali caratteri vi ho scritto di mia mano»; ed Ester 8,8 disse il re Assuero «Scrivete ai giudei come vi parrà meglio, a mio nome, e sigillate con l'anello reale». Tale lettera recò Giovanni dal cielo agli uomini, Giovanni 1,23 «Io sono voce di uno che grida nel deserto» eccetera. Preannunciato in II Cronache 21,12, laddove si racconta: «fu consegnato al re Ioram una lettera da parte del profeta Elia che diceva: Dice il Signore Dio» eccetera. |
Per regem enim Ioram congrue intelligitur homo qui est positus a Domino rex super omnes creaturas inferiores[5], iuxta illud Ps. [8,8] «Omnia subiecisti sub pedibus eius etc. »; et quia Iora interpretatur “rivus eius vel fluvius est”[6], quia homo procedit a Deo sicut a fonte et fluit |§8| usque ad mortem. Per Heliam autem prophetam expresse intelligitur beatus Iohannes, iuxta illud Mt. 11[,14] «Si vultis recipere ipse est Helias». Verba autem Domini scripta in literis portatis per Iohannem ponuntur Mt. 3 et Mr. 1 et Mr. 6 et Luc. 3 et Io. 1. |
Il re Ioram è simbolo di chi è posto dal Signore a re di tutte le creature inferiori, Salmo 8,7 «Tutto hai posto sotto i suoi piedi»; e Iora significa "suo ruscello o fiume", visto che l'uomo procede da Dio come dalla propria fonte, e scorre fino alla morte. Per Elia profeta s'intende espressamente il beato Giovanni, Matteo 11,14 «Se lo volete accogliere, egli è quell'Elia che deve venire». Parole del Signore proclamate tramite Giovanni sono in Matteo 3; Marco 1,1-11; Marco 6,14-29; Luca 3,1-20; Giovanni 1,19-36. |
[1] La volgata sisto-clementina ha: «Et dabitur liber nescienti litteras diceturque ei: Lege, et respondebit: Nescio litteras» (Isa. 29,12). Ma l’inserimento nel membro «Circa secundum... Prima...» dissuade dal ritenere scienti una svista in luogo di nescienti. Lo spoglio di esemplari della bibbia medievale “parisiensis” potrebbe documentare la (inautentica) variante scienti.
[2] Assente nel testo il numero del libro; cf. De doctrina christiana II, 40: CCL 32, 73-74.
[3] Glossa maior in Col. 2, 14: PL 192, 274 D.
[4] «ratione vocabuli»: Iohannes = in quo gratia. PAPIAS, Vocabulista, ed. Venetiis 1496, voce «Ioannes». STEFANO LANGTON, De interpretatione bebraicorum nominum, in calce a cod. BL 619, ad vocem.
Papa Giovanni XXII, eletto 7.VIII.1316, †
4.XII.1334
[5] «Ioram = excelsus, deus sublimatus»: PAPIAS, Vocabulista, ed. Venetiis 1496, voce «Ioram». STEFANO LANGTON, De interpretatione bebraicorum nominum, in cod. BL 619, ad vocem. Cf. GIROLAMO, Liber interpretationis hebraicorum nominum: CCL72, 107 rr. 2-3, e ad indicem.
[6] «Iora = rivus eius vel fluvius cius»: PAPIAS, Vocabulista..., e STEFANO LANGTON, De interpretatione bebraicorum nominum… (vedi nota precedente), ad vocem. «Iora» è invece assente in GIROLAMO, Liber interpretationis...