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11. Interpretatio nominum 

È stato annotato, nel caso di fra Remigio, il gusto per la congruentia nominum e derivazione forzosa delle parole - specie degli antroponimi - per piegarle ai propri scopi. Tralascio qui la questione del genere letterario e la tecnica costrettissima del sermone medieval-scolastico, che pure bisognava tener presente prima di licenziare il corpo oratorio di Remigio come «infarcito di citazioni bibliche e di definizioni scolastiche» (SALVEMINI, Magnati 188 n. 7; ID., La dignità 119 n. 71. DAVIDSOHN, Storia di Firenze, voll. II-IV, ufflizza sistematicamente i sermoni d'occasione di Remigio, spesso accompagnati da aggettivazione ironica). Di fatto un delicato e intricato sistema significativo intesse il linguaggio dei sermoni, specie di quelli d'occasione. Vi giuoca la funzione allusiva del testo biblico scelto come thema e la compiacenza nella interpretatio nominum con funzione di svelare il mysterium - l'universo medievale dei significati - che si annida nelle cose e nei nomi, piuttosto che il rigore di rintracciare la discendenza filologica delle parole (così anche presso i poeti dello stil muovo!). E vi si trova una caratteristica costante del temperamento di Remigio: una sorta di precauzione costruita sul linguaggio indiretto e sull'uso polisemico del lessico. Il filo di molti sermoni per pubblici personaggi intesse significati tra le maglie allegoriche delle cose e tra i suoni evocativi dei nomi. Vi prevale una semantica sviluppata nella zona del paradigma del linguaggio al limite della criptografia. Talvolta si ha il diritto di supporre che vi faccia da supporto la politica cautela di dire senza esporsi.

Vidit Iesus hominem sedentem in thelonio Matheum nomine. Math. 9[,9]: è il thema del sermone in morte del «cardinal Matteo», presumibilmente Matteo Rosso degli Orsini († 1305), il potente e ricco cardinale che aveva amministrato il Patrimonio di san Pietro. Telonio significa «vectigal, in loco scilicet ubi lucris temporalibus inhiatur». La Glossa interpreta «pertinaciter lucris inhiantem» il pubblicano di nome Levi-Matteo. Ma non è il caso del cardinale Orsini! In latino Matheus significa donatus. E lui, l'Orsini, ha moltissimo donato in elemosine. Resta che «si ipse [card. Matteo] fuisset talis executor qualis fuit collator non babuisset parem in mundo». Ma questo lo seppi - si dice - «a magno et fide digno» (Cronol. remigiana «1305, sett. 4»). In morte di Alcampo degli Abbadinghi, proposto di Prato e in passato collettore della decima in Toscana: Dies eius tamquam flos agri sic efflorebit. Ps. [102, 15]. Nel fiore sono significate tre cose che ben si addicono ad Alcampo: genitura, perché nato in «Florentia»; prelatura, perché proposto di Prato, e anche il prato ha a che fare coi fiori; repressura: «quia nichil est quod ita reprimat et retundat superbiam nostram sicut brevitas delectabilium mundi...»; il fiore infatti «hodie sanus cras infirrnus, hodie dives cras pauper, hodie honoratus cras vituperatus... » (cod. G, f. 388va). Ma che cosa ci si vuol veramente dire nel membro «repressura»? Si vuole alludere alla fine sfortunata di Alcampo messo sotto accusa dalla curia romana per sospetta irregolarità nella riscossione della decima? (Cronol. remigiana «1296, apr. 9»). «Rosso della Tosa è detto da rubeus, che è «medius inter album et nigrum per equidistantiam». La teoria dei colori dissimula - e insinua nel medesimo tempo - la carriera politica di Rosso della Tosa e il suo ruolo nelle lotte tra le Parti Nera e Bianca nella Firenze dei primi anni del '300. Ma il rosso è altresì connesso con la verecundia. Anche Rosso della Tosa ha qualcosa di cui «verecundari»? (Cronol. remigiana «1309, lug. 11»; COMPAGNI, Cronica III, 38). Parente e nemico politico di Rosso, fu il bellicoso Lottieri della Tosa, vescovo di Firenze dal 1302 al 1309. Costui fu Petrus perché prelato, e fu Iacobus che significa luctator. Il suo nome personale fu Lucterius: e che significa nel nostro volgare se non lucta? (Sermoni XLIV; Cronol. remigiana «1309, apr. 23»).

Per la trattazione scientifica dell'antroponirnia fiorentina del '200 cf. O. BRATTÖ, Studi di antroponimia fiorentina, Göteborg 1953 (Lotterius, pp. 152-53); ID., Nuovi studi di antroponimia fiorentina, Stockholm 1955.

Altrove sono invocati i misteri dei numeri. Giovanni «est nomen gratiosum; est enim nomen istius pape [Giovanni XXIII], propter quod bene de eo sperare debemus tum ratione vocabuli tum etiam ratione numeri, quia XXII, qui scilicet recedit a XXI in quo scilicet significatur omnis imperfectio» (Decollazione san Giovanni Battista, Litera occidit: cod. D, f. 278v, marg. sin., mano B; ed. in Append. II-f). E Giovanni XXI?

Ubi nota quod quidam habent nomen et vere dilectionis et factum, iuxta illud Ps. [ 47,11]: «Secundurn nomen tuum Deus etc.». Aliqui vero babent nomen sed non factum, iuxta illud Apo. 3[,1]: «Nomen babes quod vivas et mortuus es». Aliqui vero neque habent nomen neque factum, sicut Nero imperator et Mauricius et Fredericus, quasi frigidus et ricus idest curvus. Aliqui vero babent factum sed non nomen, ut sanctus Lupus et sanctus Ursus et sanctus Latus. Et similiter contingit dc numero. Iste autem noster papa Iohannes habet nomen vere dilectionis quia interpretatur in quo gratia, et etiam numerum quia est XXII, qui recedit a XXI, qui est numerus odii et mortis quia recedit a XX qui est numerus vere dilectionis et vite, cum sit denarius duplicatus. Et sic habebit factum, sicut habuit primus Iohannes papa qui fuit martir, ut habetur ex cronicis, et fecit plura miracula, ut narrat Gregorius in lib. III Dialogorum c. 3. Iohannes autem XII fuit pessimus, et super Iohannem XXI ruit domus in Viterbio etc. (cod, G, f. 202v, marg. inf., mano B).

Vedi anche «De beato Thoma martire [= da Canterbury, 29 dic.], Letabitur iustus in Domino», cod. D 1.937, ff. 60ra-63rb; in particolare f. 63ra-b. «Si igitur X significat perfectionem, cum XX sit X duplicatus, significat duplicem perfectionem. Cum ergo XXI recedat a XX, iste numerus diruit omnem perfectionem. In cuius signum, quando papatus, qui est status perfectissimus, venit ad XXI, puta in Iohanne Hyspano, domus ruit super eum, licet esset bonus et sanctus homo et quasi miraculose supervixerit ut sicut fidelis christianus posset omnia recipere sacramenta» (63ra).

D'accordo per la derivatio irrisoria dello svevo Fredericus da parte del guelfo-angioino Remigio. D'accordo per il remotissimo e corrotto Giovanni XII (955-964). Ma che cosa si vuole insinuare nel caso di Pietro Iuliani Ispano, Giovanni XXI (1276-77)? soltanto che mori il 20 maggio 1277 sotto il crollo del soffitto della sua abitazione in Viterbo? o anche la sua scarsa simpatia per il nuovo corso teologico aristotelico-tomistico? Due esimii cronografi domenicani (il Chronicon di Martino era praticamente il manuale di storia ecclesiastica del tempo) non celano il prevalente pregiudizio:

Martino Polono OP († 1278)

Tolomeo dei Fiadoni da Lucca OP († 1327)

Et cum sibi vite spacium in plurimos annos extendi crederet et hoc eciam coram aliis assereret, subito cum camera nova, quam pro se Viterbii circa palacium construxerat, solus corruit et inter ligna et lapides collisus sexto die post casum, sacramentis omnibus ecclesiasticis perceptis, expiravit (Chronicon, ed. L. Weiland, «Monum. Germ. Hist., Script.» 22 (1872) p. 443). Hic exosos habuit religiosos, propter quam causam percussit eum Dominus, quia domus sua ruit super eum; ex quo quasi semivivus relictus ad modicum tempus moritur Viterbii, ubi creatus fuerat (Annales (1303-06); ed. B. Schmeidler, Berlin 1955, 184-85, redazione A)

Come sì vede, l'interpretazione dei testi remigiani - specie dei sermoni - non soffre letture corrive. Ne dipende il significato dell'opera del frate fiorentino e la comprensione del suo ruolo ecclesiale e politico. E nel caso dei sermoni bisognerà scovare le tecniche compositive, le fonti lessicografiche e i residui semantici per fissare il movimento del testo e le intenzioni dissimulate.

12. Fonti lessicografiche

Soffermiamoci sull'area linguistica dell'antroponimia e fonti lessicografiche. Scontate le Etimologie d'Isidoro da Siviglia, non ci si imbatte invece nell'uso diretto del Liber interpretationis hebraicorum nominum di san Girolamo. Ma bisogna dire che, specie per l'onomastica biblica, l'opera di Girolamo è raggiunta tramite e la Glossa biblica interlineare e il De interpretatione hebraicorum nominum (di Stefano Langton?) e opere affini che fiorirono dal Langton († 1228) in poi. Ho riscontrato le numerose derivationes dei nomi biblici nel De interpretatione hebraicorum nominum che segue il testo biblico in BL, Conv. soppr. 619 (XIII-XIV, provenienza SMN). Senza dimenticare che la Legenda aurea del Varazze introduce le legende svelando il mysterium del nome del santo. Ma come ausilio lessicografico sistematico, Remigio si serve di due ben noti glossari medievali: l'Elementarium doctrine rudimentum di Papia il Lombardo (XI sec.) - glosarium o semplicemente Papias in Remigio - e le Derivationes (1190 ca.) d'Uguccione da Pisa - semplicemente Hug(uiccio) in Remigio.

PAPIAS, Vocabulista, ed. Venetiis 1496: senza paginazione, da consultare secondo le voci. Uso l'esemplare presso BNF. Cf. G. CREMASCOLI, Ricerche sul lessicogralo Papia, «Aevum» 43 (1969) 31-55. PAPIAE, Elementarium, ed. V. DE ANGELIS, Milano 1977 ss. Per Papia in Remigio cf. Contra falsos 2, 2; 37, 9-11; c. 93, f. 193vb; c. 96, f. 195ra.

Si noti la scrittura ortus (= hortus/orto) perché «sicut Papias dicit, ab orior dicitur, quia semper ibi aliquid oritur» (cod. C, f. 193ra). «Circa primum nota quod secundum Papiam ortus dicitur ab oriendo quia semper ibi aliquid oritur. Nam cum alia terra semel in anno ferat aliquid, ortus numquam sine fructu est. Sic beati sunt semper in ortu et fructu fruitionis divine, iuxta illud Ysa. 60 "Gloria Domini super te orta est"» (cod. D, f. 87r, mg. inf., B). Molto simile in Summa Britonis [1250-70], ed. L.W. Daly and B.A. Daly, Padova 1975, II, 509. Ingiustificata dunque la correzione in hortus: GRABMANN, Frà Remigio 368 (cc. 88-90).

C. RIESSNER, Die «Magnae Derivationes» des Uguccione da Pisa, Roma 1965 (con solo esempi illustrativi). G. CREMASCOLI, Uguccione da Pisa: saggio bibliografico, «Aevum» 42 (1968) 123-68. Ho riscontrato le citazioni delle Derivationes d'Uguccione nell'esemplare (XIII-XIV sec.) di BL, Plut. XXVII sin. 5 (vedi ora edizione: Uguccione da Pisa, Derivationes, ed. E. Cecchini, Firenze 2004). Cf. Contra falsos c. 76, f. 186ra: «Silva a Silen quod est silentium... ». Altri lemmi: «Superbus, quasi super se iens» (cod. G, f. 266ra); «Deus... a diligo... (cod. G, f. 253rb) vel a do das... » (f. 253va).

Papia (XI sec.)

Uguccione (1190 ca.)

Guillelmus Brito OFM (1250-70)

Remigio

Papa... a pape.
Pape
interiectio est admirantis.
PAPE, interiectio admirantis; unde papa, idest admirabilis; Alii dicunt quod papula [seu papilla] dicitur a pape, quod est interiectio admirantis; quando enim quis primo videt papulam, quasi admirans dicit "quid hoc est?" vel consimile (Summa Britonis sive... Expositiones vocabulorum biblie, ed. L.W. Daly and B.A. Daly, Padova 1975, II, 523). Papa autem dicitur a "pape" quod est interiectio admirantis (cod. G, f. 348rb; cod. D, f. 99r, mg. d., B).

Uguccione da Pisa [1210], Derivationes, ed. E. Cecchini, Firenze 2004, II, 898 P17: «PAPE, interiectio admirantis; unde papa, idest admirabilis; quod autem dicitur papa quasi pater patrum, ethimologia est; et hinc hic et hec papalis -le et hic papatus -tus. Item a pape et hec Papia -e, admirabilis civitas... ». Dante, Inf. VII, 1: «Papè Satàn, papè Satàn, aleppe!».

http://www.treccani.it/enciclopedia/pape_(Enciclopedia-Dantesca)/

Talvolta i due lessicografi, Papia e Uguccione, sono messi a confronto: «Postulet a ‘posco' vocatur secundum Huguiccionem, licet Papias aliter dicat, idest frequenter poscat perseveranter» (cod. G, f. 300va).

13. Mysteria negli antroponimi

Ma la ricerca delle fonti letterarie non deve tacere il residuo non spiegabile altrimenti che come personale elaborazione lessicografica di Remigio, specie nell'antroponimia fiorentina del suo tempo. Di fatto una considerevole quantità di derivationes non trovano riscontro nelle fonti suddette; mentre il contesto compositivo tradisce il bisogno dell'autore di crearsi strumenti significativi, anche a costo di prevaricare la scienza etimologica e l'omogeneità del sistema generale dei segni. C'è della contaminazione, talvolta del bizzarro, spesso del giocoso. Dopotutto non era lo stesso Papia a introdurre agli stratagemmi della derivatio? Tre tipi base di derivatio: «littera et sensu; littera et non sensu; sensu et non littera» (PAPIAS, Vocabutista, voce ‘Derivatio').

Il legato papale cardinale Napoleone Orsini: Neapuleo. «Potest dici a ‘neos' quod est novum et ‘purus' et ‘leo'». Ma può esser detto anche da ‘poliens novem' (nea = novem: PAPIA): «idest sex sextus civitatis, et comitatenses, et vicinos, et etiam clericos...» (cod. D, f. 51va). C'è tutta la dimensione politica della legazione di Napoleone Orsini: la città di Firenze nelle unità amministrative urbane dei sei sestieri, il contado, i comuni confinanti sia toscani che della Romagna papale, il problema degli schieramenti del clero (Cronol. remigiana «1309, dic. 26»). L'immediatezza semantica dell'antroponimia fiorentina del '200 invita alla libertà delle significazioni, a spese - si diceva - della storia delle parole. Nomi d'origine germanica, franca, longobarda sono piegati o a etimi latini o a evocazioni prossime alla fonetica fiorentina. Robertus - Roberto d'Angiò - è «quasi robur tenens, fortis re et nomine  (Sermoni XII). Vieri: «Uerio vel Verio vel Oliverio... ; sive accipiatur nomen integrum, idest Oliverius ab oleo, sive accipiatur nomen detruncatum sicut profertur quasi ‘via rea'». Certo Vieri è ipocoristico di Olivieri (O. BRATTÖ, Nuovi studi di antroponimia... op. cit., pp. 215-16). Ma la ‘via rea'? Vieri di Consiglio de Circulis è tornato «ad punctum a quo incepit», visto che «vita hominis est circularis» (Cronol. remigiana « 1313, dic. 12»). Nel corso delle peregrinazioni non s'imbocca, talvolta, la «via rea»? Conosceva Remigio i sospetti d'omicidio che pesavano su Vieri e il processo che ne segui? (cf. M.R. FRANCO, La beata Umiliana de' Cerchi nella Firenze dugentesca, Roma 1977, 75-77). L'ipocoristico per aferesi Manno (da nomi in -mannus, Alamanno...) è contaminato con l'ebraico «manna quid est hoc?» dopo che ci si è spianato il terreno con un'interessante discussione flessioni e generi grammaticali degli antroponimi (Sermoni LXXI). E come non ricondurre Lottus al biblico Loth? (Cronol. remigiana «1295, nov. 22»; O. BRATTÖ, Studi... pp. 36, 127, 153).

Nell'ultimo sermone ai priori della città (fine 1318, inizio 1319) il vecchio Remigio, ormai prossimo alla morte, intrattiene gli ospiti in un laborioso e bizzarro giuoco linguistico sui loro nomi. Ma non si perde per strada. La rete è tirata da un unico capo che mira pertinacemente ad un unico intento: la sovvenzione economica per la costruzione della domus presso la schola di Santa Maria Novella. Ecco i nomi dei sette ufficiali di governo come tramandatici dal cronista Marchionne di Coppo Stefani:

Rosso d'Aldobrandino

Cinozzo de' Raffacani

Alberto di Cione

Borguccio di Borgo

Ghisello di Fiamma

Giovanni di Albizzo: priori

Zanobi di Lapo Arnolfi, gonfaloniere di giustizia (Cronol. remigiana «fine 1318, inizio 1319»).

E ora il brano del sermone ‘Ad priores civitatis, V': Precurre prior in domum tuam. Eccli. 32[,15]:

De Ultra Arnum enim vocatur Rubeus. Sed quid? Rubeus est ignis, qui velocissime movetur et significar amorem ordinatum, et rubeus est florenus aureus. Rubeus ergo secundum nomen suum velocissime movebitur ad subveniendum de fiorenis aureis.

De Sancto Petro Scradii Cinoççus largus erit ad dandum de comuni pro domo comunis de ceno dempso, idest de pecunia, iuxta illud Abac. 2[,61: «Usquequo aggravat contra se dempsum lutum?». ‘Cina' enim interpretatur possidens et significar largum, quia avarus nichil possidet, iuxta illud Ieronimi in Prologo biblie: «Antique dictum est: avaro tam deest quod habet quam quod non habet»; et ‘cenon' interpretatur comune, et ‘cenum' idest lutum. Ut sic dicatur Cinoççus quasi Cenoççus.

De Burgo Bertus. ‘Berthan' enim interpretatur ‘fons altus' quia scilicet erit fons ad dandum non solum aquam sed etiam arenam et calcem et lapides et ligna et ferrum.

De Sancto Pancratio Burguccius paratissimus erit de burgis natus et in burgo nostro ad faciendum burguccium nostrum pro bono comunis. Domus enim illa erit quasi quidam burguccius, quia in illa inferius erit domus pro sacerdote et domus pro familia, et superius erit scola pro fratriibus. Inferius autem et superius simul erit domus pro comuni et civibus, qui etiam cum hiis simul poterunt habere domum scole magno tempore anni, / quando scilicet non legetur, et etiam quando legetur si esset necessitas.

De Porta Domus Ghisellus dicit secundurn vulgare: «Ego sello ghiro», idest glirem qui - ut dicit Ysidorus lib. XII - tota hyeme dormit et ex sopno impi<n>guatur; unde et dicitur a gliscere quod est crescere; ut scilicct si quis talis esset inter nos eum pungam excitatum ad pinguiter providendum.

De Porta Sancti Petri Iohannes, qui interpretatur ‘in quo gratia', paratus erit ad faciendum gratiam; et iuvabit nos Giovanni secundurn vulgare nostrum.

Vexillifer iustitie Çenobius a ‘çona' sit dictus, ut merito conveniat ei illud Eccli. 45[,9]: «Circumcinxit illum çona iustitie». Iustitia enim vocatur çona propter multa, ut diffuse dicitur in sermone de beato Çenobio; ut scilicet ipse esset vexillifer omnium aliorum sex ad subveniendum, et sic essent septem subventores quasi septem angeli, de quibus dicitur Apoc. 5[= 15,6] quod erant «precincti circa pectora çonis aureis».

Vel dic quod nullum officium virtuose exercetur sine ordinato amore. Et ideo Deus ad hoc inducit in verbo proposito quia amor ordinatus facit ordinate currere et facit ordinatam unionem et facit ordinatam comunionem.

Vel dicatur supra de Ghisello quod ‘sellum' interpretatur pacificus, quasi dicat: «Ego sum gliris ad pinguiter et pacifice providendum, et pie et amicabiliter», quia - sicut dicit Plinius lib. VIII - glires sotios amant et insigni pietate genitores suos in senectute nutriunt et eis alimenta sollicite administrant.

Vel dicatur supra ‘Albertus' idest ‘altus fons', altus idest situ et virtuositate; vel al idest alens, ber idest fons vel puteus, thus idest incensum scilicet «ardens in igne» per amorem, Eccli. 50 [,9], «redolens» per bonam[?], ibidem [Eccli. 50, 8], et Deo sacrificatum per bonam elemosinam; dicitur enim a ‘theos' quod est ‘Deus', secundum Huguiccionem (cod. G, ff. 355v-356v, marg., mano B).

Annoto soltanto gli elementi rintracciabili nelle fonti lessicografiche di Remigio:

Cinoççus

cinaei: possidentes (GIROLAMO, Liber interpretationis bebraicorum nominum: CC, Lat. LXXII, 63 r. 4).

cenon: comune (PAPIAS, Vocabulista, voce ‘caenon')

cenum: lutum (PAPIAS, Vocabulista, voce ‘coenum')

dempsum lutum [= fiorini!]. Altrove lo stesso Remigio: «Et ideo dicitur Abac. 2 "Ve ei qui multiplicat non sua. Usquequo aggravat contra se densum lutum?"... Densum lutum, Glosa: eleganter multiplicate divitiae luto comparantur» (De via paradisi VII, cod. C, f. 321va). «Eleganter multiplicate divitiae luto comparantur» (Glossa interl. in Abac. 2, 6; cf. GIROLAMO, In Abac. 2,6: CC, Lat. LXXVI/A, 60 rr. 230-32). La metafora «lutum-avaritia» si ritrova in Distinctiones, voce Aper § .

(Al)bertus

berthan: fons altus (De interpretatione nominum bebraicorum in BL, Conv. soppr. 619, ad vocem; manca in GIROLAMO, Liber interpretationis...).

theos-Deus (HUGUICCIO, Derivationes, in BL, Plut. XXVII sin. 5, ad voces).

Ghisellus

glires: a gliscere quod est crescere (ISIDORO, Etym. XII, 3, 6: PL 82, 441; PAPIAS, Vocabulista voce ‘Gliris').

Iohannes: in quo gratia (GIROLAMO, PAPIAS, De interpretatione...); ma ‘Giovanni-giovare' (iuvabit!) è gioco vernacolare.

Non ci si lasci, comunque, sfuggire l'ampio residuo semantico non risolvibile nei prestiti letterari.

Nel sermone in morte di Carlo d'Acaia († 1315) figlio di Filippo principe di Taranto, si rincorre sulla falsariga del nome Carolus la linea dinastica della casa di Francia giù giù fino ai carolingi. E la pretesa del riallaccio a Carlo Magno non era affatto estranea alle intenzioni degli Angioini che ripristinarono il nome dinastico di Carlo. Remigio, abbiamo visto, non nutre simpatie per l'imperatore Fredericus, frigidus e curvus. Ma Carolus? «Carlo idest carum habeo eum» (Cronol. remigiana «1315, ag. 29»). L'interpretatio nominum è il recettacolo di giudizi - simpatie, se si vuole - di vasta portata storica. Ma qui notiamo soltanto che infrante sono e la fisiologia delle parole e lo stesso sistema dei segni. Il significato volgare ha prevaricato i segni latini: Carum habeo eum = Car l'ho!

14. Grafologia e fonetismi

E in questo contesto annotiamo le non rare osservazioni di Remigio in fatto di lingua. Tracce di fenomeni grafologici e fonetici devono esser parzialmente scomparse sotto lo stilus dell'amanuense. Perche, altrimenti, tanta fluttuazione di scrittura in iurisdictio quando se ne è voluta fissare l'etimologia? (Contra falsos 37, 8-11). Altrove l'interesse dell'autore è direttamente documentabile. Sulla scorta di Papia, ortus è scelto contro hortus (vedi sopra). Nelle Postille super Cantica si dice: «nota quod debet dici fragrantia per r, idest redolentia; unde verbum flagrantia facit ardorem, sed fragrantia designat odorem» (BL 516, f. 223rb). Nel sermone Litera occidit per la Decollazione di san Giovanni Battista (tutto di mano B) s'insinua - se non vado errato - una distinzione tra i e y (si veda in Papia la simbologia della lettera Y!):

Ac non talis beatus Iohannes martir, cuius nomen incipit a iota, in quo tota proprietas litere maxime pendere videtur; unde ‘ydiota' vocatur illiteratus, divisus a iota (cod. D, f. 280r; marg. destro).

Ma poi non si riscontra nessuna regolarità di scrittura oppositiva tra i e y.

Nel medesimo sermone, al di là della mistica delle lettere, c'è invece un'annotazione di pretta fonetica regionale, la palatizzazione della l nell'alto Lazio: «Viterbienses dicunt juna et moìno pro luna et molino» (cod. D, f. 280r; marg. destro).

Ritrovo questo passo di Remigio citato (senza nome dell'autore) in G. ROHLFS, Grammatica storica della lingua italiana. Fonetica, Torino 1966, § 159, p. 216; si rimanda a «Studi Romanzi» 4 [ma 5], 321: vedi in Bibliografia remigiana sotto MAGNANELLI. Per il sermone Litera occidit vedi Append. II-f.

Altrove, caso di assimilazione consonantica con scempiamento e d'assimilazione consonantica progressiva in «volgare corrotto»:

Unde et victores, in signum quod cum palmis manuum fecerunt ictus et pugnam, palmam reportant in manibus; et vulgo dicitur «ipse redit co la palla in mano»: et est vulgare corruptum, idest con la palma (Dom. in Ramis Palmarum, II; cod. G, f. 106rb).

Se il fenomeno descritto da Remigio in palla non è una falsa etimologia dissimulata da spiegazione fonetica, avremmo un caso di assimilazione progressiva della liquida da nesso lm, che non si riscontra in G. ROHLFS, Grammatica storica... Fonetica, § 241, p. 340. Per utili confronti vedi il confratello e lettore sostituto di Remigio, fra GIORDANO DA PISA, Quaresimale fiorentino 1305-1306, ed. C. Delcorno, Firenze 1974.

il labirinto dei segreti15. Divertissement ed enigmistica

Uno studio meticoloso sulle fonti letterarie e lessicografiche (e delle immagini familiari a Remigio) potrebbe restituire senso a molti testi sibillini del frate fiorentino. Penso in particolare ai Ritmi, nei quali Remigio indulge al divertissement e fors'anche all'indovinello. Niente d'indecoroso, neppure per uno scolastico. Dopotutto nella ecclesia di Remigio non è ospitata anche l'ars ludicra? (Contra falsos e. 97: ed. in Append. I-a); anzi perfino il riso (Ridebit in die novissimo. Prov. 31, terzo sermone su san Zanobi, D 1.937, ff. 403rb-404va)? Ma si tratta di fissare il genere letterario. Ad esempio, il famoso e molto riprodotto ritmo su Tommaso d'Aquino Per contra dictus (cf. SALVADORI-FEDERICI 53; MANDONNET, Date de naissance 664; testo e traduzione italiana in SALVATORE 25, riprodotti in TAURISANO, Discepoli 63) è proprio un testo di ‘innografia medievale' o non piuttosto di letteratura enigmistica? Il ritmo inizia:

Per contra dictus

Thomas bisso sine fictus

virgineo flore

candens fidei nitore.

Che cosa significa?

Nell'Elementarium di Papia si apprende che ci sono più tipi d'etimologie, meglio di derivationes nominum. Uno di questi è «ex contrario, ut lutum a lavando dum lutum non sit mundum» (PAPIAS, Vocabulista, ed. Veneffis 1496, voce ‘Etymologia'). Ora Tomas è abyssus vel geminus; Thomas è comprehensibilis altitudo; abyssus è profunditas aquarum impenetrabilis; mentre byssus è genus lini candidissimi (PAPIAS, ib. alle rispettive voci.; anche in GIROLAMO, Liber interpretationis bebraicorum nominum: «Thomas abyssus vel geminus» (CC, Series lat. LXXII, 138 r. 10, e 149 rr. 6-7). E il medesimo Remgio: «<Thomas> interpretatur abissus, que videlicet habet et fundi occultationem et aquarum habundantiam» (cod. D, f. 17ra).

Dunque: Thomas, che è da abyssus, è detto invece per derivazione «ex contrario» cioè da bisso sine [a] ( = abisso). Di qui il candore!

Combinazione d'immagini e bisticcio lessicale non del tutto originali, se capita di leggere in ALANO DA LILLE (†1203), Liber in distinctionibus alla voce ‘Abyssus': «Profunditas aquarum dicitur abyssus, quasi sine bysso, idest sine candore» (PL 210, 689 D). O più articolatamente nella compilazione lessicografica di Guillelmo il Bretone (1250-70):  «vel dicitur ab a, quod est sine, et bissus, quod est genus lini candidissimi, quasi sine bisso, idest sine candore, et est feminini generis» (Expositiones vocabulorum biblie [1250-70], ed. L.W. Daly and B.A. Daly, Padova 1975, I, 6).

Più sotto si ha:

preque dicatorum

que coronaque culmen honorum

spiritus et vino

gaudens est ortus Aquino

utque carens quino

sensu speculans aquilino.

Se preque dicatorum è una tmesi ben nota a chi studiava nella facoltà delle Arti e sta per et Predicatorum [ordinis], l'utque carens quino giuoca a nascondino. La soluzione sta nello sciogliere la contaminazione semantica tra referenza e lemma di ‘aqua' - un artificio da enigma. La città di Aquinus - aveva detto altrove Remigio - «ab abundantia aquarum sic vocatur» (Sermoni LX). Aquae è detta la sapienza delle scritture:

Item [secundo modo Deus] videtur per scripturam. Sed hec visio est sicut umbra in aqua, nam scriptura dicitur aqua, iuxta illud Eccli. 15[,3]: «Aque sapientie salutaris potabit illum». Secundum illum modum viderunt eum magni doctores et theologi, ut Beda, Origenes, Augustinus et Ieronimus, et frater Thomas de Aquino (cod. G, f. 159va).

Dunque: Tommaso nato da Aquino - città da aqua - ha sondato con occhio aquilino le aque, vale a dire la sapienza delle scritture sacre. Utque carens quino:

A[quino] carens ‘quino' + que = Aque!

Teologia in enigma?

Ma dopotutto, la soluzione è proprio la giusta? Gli enigmi - si sa - è più facile proporli che scioglierli.

Cf. P. DONATI SERVII, De arte grammatica, ed. H. Keil, Grammatici latini IV, Hildesheim 1961; soprattutto il lib. III (Barbarismus) su metaplasmi, schemi, tropi... In particolare, per la tmesi: «Tmesis est unius compositi aut simplicis verbi sectio, una dictione vel pluribus interiectis, ut ‘septem subiecta trioni' pro septemtrioni, et ‘saxo cere comminuit brum'... » [= cerebrum] (De arte grammatica III, 6; ed. Keil IV, 401 rr. 14-16). Definizione di enigma: «Aenigma est obscura sententia per occultam similitudinem rerum» (III, 6; ed. Keil IV, 402 rr. 5-6). Per il posto di Donato nella facoltà delle Arti (sec. XIII-XIV) cf. P. GLORIEUX, La faculté 20.

F. Salvatore interpreta (e sorvola il gioco linguistico): «E godendo lieto per il vino dello Spirito, nacque in Aquino, / e quasi astraendo dai cinque sensi, egli scruta con senso aquilino» (SALVATORE 25).

Il ritmo continua: «uno quinum / morteque denum prevenit annum» (SALVADORI-FEDERICI 53). Passo ben conosciuto perché discusso tra le fonti utili a fissare l'età di Tommaso d'Aquino nell'anno di morte e dunque la data di nascita. Cf. MANDONNET, Date de naissance pp. 657. 664. F. PELSTER, La giovinezza di S. Tommaso d'Aquino. Studio critico delle fonti, «La Civiltà cattolica» 74/I (1923) 394-95. BAČIC 30. Tolta l'incertezza circa la conoscenza diretta che Remigio ebbe di Tommaso d'Aquino (v. infra Append. II-b), la testimonianza acquista ben altro valore.

 
finis

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