J.A. Weisheipl  O.P

Friar Thomas d'Aquino,
New York 1983

 

recensione, «Memorie domenicane» 18 (1987) 401-03 

 

... Urbe Veteri è Orvieto, non Viterbo!

 

Campania | Torrell

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James A. WEISHEIPL [1923-1984], Friar Thomas d'Aquino. His life, thought and works. The Catholic University of America Press, Washington 1983, pp. XII-487.

È la ristampa della prima edizione 1974. Ma a pp. 465-87 l'autore (deceduto prematuramente in dicembre 1984) ha aggiunto importanti Corrigenda and Addenda con rinvio a pagina e rigo del testo; qui un asterisco al margine avverte di ricorrere ai relativi corrigenda di fine volume. Sistema che economizza sulla stampa ma che risulta laborioso al lettore, tanto più che le note, anziché a piè di pagina, erano state composte a parte, pp. 411-47. La mancata rielaborazione del testo lascia talvolta imbarazzato il lettore, tra testo primitivo e corrigenda dispersi in più luoghi, su taluni problemi importanti; così, ad esempio, la sezione Viterbo with Clement IV (1267-68) (pp. 230-39) del testo perpetua un'insostenibile permanenza di Tommaso in Viterbo che i corrigenda non riescono redazionalmente a riequilibrare.

È certamente il lavoro più attendibile e aggiornato su biografia e opere di Tommaso, che stacca di gran lunga i precedenti tentativi di sintesi; «l'une des plus intéressantes publications qui ait marqué le centenaire de 1974» (L.-L. Bataillon in « Revue de sc. phil. et théol.» 1980, 111).

Note di lettura (i numeri rinviano alle pagine)

3, 327-28, 465: Indipendentemente e anteriormente alle testimonianze di Guglielmo da Tocco, Bernardo di Guido, Tolomeo da Lucca sull'età di Tommaso, Remigio dei Girolami asserisce che al tempo della morte Tommaso «aveva prevenuto di uno il cinquantesimo anno»: Uno quinum morteque denum prevenit annum. La testimonianza è contenuta nel ritmo Per contra dictus, che sembra esser stato composto in occasione stessa della morte di Tommaso. Esso comunque è certamente anteriore al 1314-15, anni di trascrizione del codice che lo trasmette (cf. Note di biografia..., in «Arch. Fr. Praed.» 1984, 264-66; per la datazione del codice «Memorie domenicane» 1979, 20-21, 29). Il fatto che Remigio fosse stato uditore di Tommaso, verosimilmente durante il secondo insegnamento parigino del maestro («Mem. dom.» 1979, 191-192; 1983, 37 n. 96), corrobora la testimonianza del frate fiorentino, che nel caso in questione concorda con Guglielmo da Tocco.

103, 373, 420 n. 70: Il codice fiorentino contenente i due principia di Tommaso è Bibl. Naz. di Firenze, Conv. soppr. G. 4.936 (non G 4.36). E si noti che i due testi di Tommaso sono raccolti sotto la rubrica Prologi super totam bibliam seu sacram scripturam, o Sermones prologales super totam bibliam seu sacram scripturam seu super librum Sententiarum come nella formulazione della tabula di fine codice (cf. «Mem. dom.» 1980, 636).

149: Non «Giovanni Campano da Novara» ma «Campano da Novara»: cf. A. PARAVICINI BAGLIANI, Un matematico nella corte papale del secolo XIII: Campano da Novara († 1296), in «Rivista di storia della chiesa in Italia» 27 (1973) 98-129.

159-163: L'applicazione al caso Tommaso dell'esatto significato di «lector curiae» (prescindendo dal problema controverso dello studium generale) nella terminologia degli ordini mendicanti è più che convincente. È opportuno semmai ritornare sulla testimonianza della Cronica di San Domenico d'Orvieto, su cui avevano attirato l'attenzione R. Creytens e R. Loenertz («Arch. Fr. Praed.» 1942, 54, 94-95). Difficile sostenere che fr. Giovanni di Matteo detto Caccia, autore della Cronica d'Orvieto, sia anche autore di quella del convento domenicano di Perugia («Arch. Fr. Praed.» 1942, 94; 1947, 294); mentre è evidente che il cronista d'Orvieto ha avuto sotto mano la Cronica di Perugia e ne ha trascritto lunghi brani dalla sezione dei cardinali domenicani e dei maestri dell'ordine, talvolta con qualche modifica redazionale, spesso con aggiornamenti cronologici. La Cronica perugina è anteriore a quella orvietana, e per critica interna si può stabilire che il primo cronista, cui è dovuta la maggior parte della sezione trecentesca della Cronica, lavora tra il 1327 e 1331; più d'un quindicennio prima del lavoro di Giovanni di Matteo alla Cronica d'Orvieto. Ora l'importante testimonianza sui lettori della curia non è originale del cronista d'Orvieto ma di quello perugino, da cui Giovanni di Matteo attinge.

Cronica di Perugia, Bibl. Comun. di Perugia ms 1141, ff. 4v-6r:

«Octavus cardinalis ordinis.

Frater Nicolaus de Prato Romane provincie in sua pueritia Dominum secutus fuit in ordine conscientia sincerus, moribus venustus, humilis quietus pacificus et aliis prerogativis quam plurimun ornatus. Claruit nichilominus scientia mangna, lector existens apud Minervam in romana curia (ff. 4v-5r). «Pro suo vero ordine fuit ut pugil fortis et constans ipsum subllimando; nam sua procuratione sollicita a papa Clemente memorato [scil. quinto] inpetravit quod in sacro palatio esset doctor frater Predicator, quod a tempore fratris Alberti de Alamania nullus deinceps fratrum nostrorum legere seu docere valuit in antedicto sacro palatio» (f. 5v).

Cronica d'Orvieto, Arch. Gener. OP, XIV. 28, pp. 30-31:

«Nonus cardinalis.

Frater Nicholaus de Prato Romane provincie, octavus cardinalis ordinis Predicatorum. Fuit in suo ordine conscientia sincerus, moribus venustus et aliis prerogativis quam plurimun ornatus. Qui et claruit scientia mangna, lector existens apud Sanctam Mariam super Minervam in romana curia (...). Qui pro ordine suo fuit ut pugil fortis et constans ipsum sullimando; nam sua procuratione sollicita a papa Clemente memorato impetravit quod in sacro palatio esset magister et doctor frater Predicator, quod a tempore fratris Alberti de Alamania nullus deinceps fratrum nostrorum legere seu docere valuit in antedicto sacro palatio» (p. 30; cf. ed. A.M. Viel - P.M. Girardin, Roma -Viterbo 1907, 39-40).

La Cronica perugina ha la sequenza dei cardinali: VII Nicolaus Trivisinus, VIII Nicolaus de Prato, IX Guilielmus Anglicus, X Thomas Anglicus (ff. 3v-6r). Quella d'Orvieto: VII Nicholaus Trevisinus, VIII Guilielmus Anglicus, IX Nicholaus de Prato, X Gualterus Anglicus, XI Thomas Anglicus (pp. 28-32; ed. pp. 37-42). Giovanni di Matteo Caccia rimedia all'omissione del cronista perugino, che ignora il cardinale Gualtieri Anglico (da Winterbourne, † 1305), ma tradisce esitazione nel riordinare la sequenza: dopo aver trascritto VII Nicholaus Trevesinus (pp. 28-29; ed. pp. 37-39) trascrive IX Nicholaus de Prato (pp. 30-31; ed. pp. 39-41), poi torna indietro e trascrive la breve notizia, di sole tre righe, di VIII Guilielmus Anglicus nel margine inferiore di p. 28 (ed. p. 39). Scrive sì «Nonus cardinalis» nella rubrica per Niccolò da Prato ma dimentica di riadattare il testo, che conserva «octavus cardinalis» del modello perugino. La testimonianza che da Alberto Magno a Guglielmo di Pietro da Godin (papato di Avignone) nessun domenicano aveva insegnato nello studio della curia romana non è del cronista orvietano ma di quello perugino, che scrive tra 1327 e 1331. Tommaso d'Aquino, Ambrogio dei Sansedoni, Iacopo di Ranuccio da Perugia, Niccolò di Brunaccio da Perugia, Remigio dei Girolami ecc., o furono proposti o di fatto insegnarono nello studio del convento domenicano della città dove risiedeva la curia romana, non nello studio della curia romana (sacro palazzo, si dirà dal periodo avignonese). La diversa terminologia del cronista perugino tra periodo avignonese e quello anteriore sta a favore della sua attendibilità. Niccolò da Prato fu lettore «apud Minervam in romana curia», cioè nel convento della Minerva quando la curia papale risiedeva in Roma; nel 1295-97 secondo gli Atti dei capitoli provinciali (MOPH XX, 121). Fr. Iacopo di Ranuccio († 1286) «fuit... lector... romanus in Sancta Sabina tempore quo curia erat in Urbe» (Cronica di Perugia f. 29v). Fr. Niccolò di Brunaccio († 1322) «fuit lector... romanus apud Sanctam Sabinam tempore quo papa erat in Urbe» (ib. f. 37v).

232: «Friar Conrad of Sessa testified that he had known Thomas for a long time and had talked freely with him in Viterbo, as well as in Naples and Rome»; che riassume la deposizione di Corrado: «dixit quod cognovit et vidit eum facientem predictam vitam et conversatus fuit cum eo pluribus annis Neapoli, Rome et in Urbe Veteri tempore felicis recordationis domini Urbani pape» (Proc. canoniz. n. 47). Urbe Veteri è Orvieto, non Viterbo! Lo scambio toponimico deve aver generato all'autore Weisheipl qualche perplessità tra le due città a proposito delle residenze tomasiane in territorio italiano (cf. pp. 230, 232, 352 agli anni 1267 e 1268, ecc.). E non per incertezza del "luogo" ma per perplessità toponimica, visto che in Urbe Veteri viede tradotto in Viterbo (p. 232). Ripetiamolo: in Urbeveteri, de Urbeveteri, Urbevetanus, è Orvieto non Viterbo!

294: «Priory of Santa Maria Novella, founded in 1219»: la prima comunità domenicana era sì in Firenze nel 1219, ma non in Santa Maria Novella, che fu concessa ai frati dal cardinal Ugolino due anni dopo: Arch. di Stato di Firenze, Dipl. S. Maria Novella 12.X1.1221.

361: «Thomas's last reference to Methaphysics Lambda as Book XI in I-II, q. 111, a. 5». L'ed. Leonina ha «in XII Metaphys.» nella Summa I-II, 111, 5 ad 1.

467: Il lemma 67.13-14 bequest: intercession va corretto 64.13-14.

486: Il contributo di L. Boyle cui si fa riferimento è: Thomas Aquinas and the Duchess of Brabant, in «Proceedings of the Patristic, Mediaeval and Renaissance Conference» 8 (1983) 25-35, che verosimilmente Weisheipl non poté vedere pubblicato. Margherita di Constantinopoli non è «daughter of king Louis IX of France» né contessa delle Fiandre «from 1244 to February 1286», ma figlia di Baldovino IX e contessa delle Fiandre dal 1245 al 1278; morì nel 1280. Così nell'articolo di Boyle.

EMILIO PANELLA, o.p.


■ Più rigoroso e aggiornato strumento bio-bibliografico: J.-P. Torrell, Initiation à saint Thomas d'Aquin, Fribourg-Paris 1993; 2e éd., Fribourg-Paris 2002. Pg. IX-X: «J. A. Weisheipl , Friar Thomas d'Aquino - bien que sa première édition ait déjà vingt ans et que, malgré de nombreuses corrections, la deuxième édition contienne encore beaucoup d'inexactitudes»; in p. 588b, lista di relative citazioni.

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finis!