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Niccolò da Prato ■ frate domenicano, provinciale, cardinale ■ - † Avignone 1.IV.1321 - | |||
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convento San Domenico di Prato, 1282 |
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testimonianze documentarie su fra Niccolò ♦ ricorsi in ..\remigio2\8450.htm con relativi links |
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aggiornamenti bibliografici |
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Emilio Panella OP Firenze, maggio 2011 e... successivi aggiornamenti! |
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Francesco da Prato |
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Lapo da Prato |
█ Letteratura di base su Niccolò da Prato
SOPMÆ [= Scriptores Ordinis Praedicatorum Medii Aevi] IV (1993) 211-212.
Primi e ineludibili strumenti di consultazione:
«Dominican history newsletter» (Instit. Historicum OP, Romae) 1 (1992) ss.
«Archivum Fratrum Praedicatorum», Roma (Istituto storico domenicano) e relativa biblioteca presso il medesimo Istituto.
<V. Fineschi>, Supplemento alla Vita del cardinale Niccolò da Prato religioso domenicano, Lucca 1758, xx-64, mm 140 x 190: BiblDom IV.2.1, già IV.i.1, già IV.334; BNF, Magl. 1162-1. "stampata in Livorno l’anno 1757" del frontespizio in corpo minore intende la Vita scritta dal canonico Bandini, che Fineschi anonimamente emenda e integra (non due edizioni 1757 e 1758!: Di Agresti, Sviluppi 65 n. 35; già Masetti, Monumenta I,245n); l’A. si svela nella Protesta pp. v-vj; trascrive dai diplomi del conv. di Prato andati perduti (non esiste il fondo San Domenico di Prato in ASF, Dipl.). Mia copia parziale, miei contenitori, voce "Prato". B. Orsi, Il S. Domenico di Prato. Notizie e documenti, Prato 1977. E. Neri Lusanna, Un ciclo di affreschi domenicano e l'attività tarda di Pietro di Miniato, «Arte cristiana» fasc. 710 (1985) 301-14
27.III.2017. Angelo Maria Bandini religioso, bibliotecario e collezionista d'arte, oltre che canonico, erudito e bibliofilo: n. Firenze 25.IX.1726, † Fiesole 1803. "Via Bandini", variante in Via Vecchia Fiesolana: ci sono stato più volte!
■ AA. VV., Niccolò da Prato e i frati Predicatori tra Roma e Avignone, «Memorie domenicane» 44 (2013) pp. 608.
■ Omonimo: fra Niccolò dei Bolsinghi da Prato OP († 1380 ca.), di ceppo consortile rifugiatosi in Pisa, maestro in teologia, dalla carriera eminentemente professorale (Pisa, Biblioteca Cateriniana 78, f. 34r). AA. VV., Niccolò da Prato..., pp. 45-46.
█ Prato, convento San Domenico 1282, anno di formale istituzione.
MOPH III, 214/28 (1281): «Concedimus prov. Romanae unam domum ponendam in Prato». MOPH XX, IX n. 4; 62/4-7 (1282): «Ponimus conventum apud Pratum»; ib. 77/33 (1287): «Curam conventus Pratensis committimus fr. Riculdo lectori». AGOP XIV lib. GGG, I, f. 288r (a. 1281).
Prato allora in diocesi di Pistoia, nel 1653 sede vescovile unita a Pistoia (la pieve Santo Stefano diventa Duomo), separata dal 1954. In cronologia stile fiorentino. In prov. Firenze fino agli anni 1980, poi provincia in proprio.
Cronica fratrum Sancte Marie Novelle de Florentia, Arch. dell'omonimo convento I.A.1, n° 44, n° 78, n° 97, n° 98, n° 109 (decessi tutti anteriori al 1289-80, tempo d'avvio della cronaca), accoglie coerentemente frati di origini pratesi. A quel tempo, Prato faceva parte del territorio (predicatio) del convento fiorentino; non lo sarà più dopo il 1282, quando Prato avrà un suo convento formale, e una sua propria predicatio, ovvero territorio di competenza conventuale. E pertanto, con perfetta coerenza con la tipologia della cronica fratrum, quella fiorentina omette decesso e biografia di fra Niccolò da Prato, deceduto un quarantennio dopo la formale istituzione del convento pratese.
Raffaele di Francesco da Monte Morello OP († 24.IX.1550 72enne, Cronica fratrum Sancte Marie Novelle..., n° 868). Tra le sue interpolazioni (cf. ORLANDI, Necr. vol. I, LII-LV) anche Cronica... n° 196; di fatto giunta scritta in calce di f. 15r, in parte evanita, qua e là d'incerta lettura (da rimettere in nota, in una riedizione critica, non nel testo!), messa in relazione a fr. Orlandus de Levaldinis de Prato di n° 117.
«Frater Nicolaus de Levaldinis de Prato, nepos fratris Orlandi supra nominati. Vir < . . . egre>gius doctrina et prudentia(?) ita ut a papa Benedicto XI diu in curia < . . .>tus, tandem episcopus spoletanus et mox cardinalis hostiensis electus est. Qui postea suis patrimoniis ordinavit fieri conventus pratensis ac monasterium ad< . .> conventus nostri; et id egit in Avinione dum in curia pontificis esset. Obiit anno Domini Mcccxxij penultima augusti» (Cronica... n° 196).
Di nessun valore testimoniale, pertanto, il cognome de Levaldinis qui trasmesso. In tempi tardivi era ricorrente la consuetudine di ricongiungere frati eminenti a nobili famiglie. Fra Niccolò sarebbe morto «anno Domini Mcccxxij penultima augusti» (= 30.VIII.1322), quando il capitolo generale Firenze 1321 aveva già inserito il nome del card. Niccolò tra i "suffragia pro defunctis" (MOPH IV, 136 rr. 3-6).
█ Fra Niccolò da Prato lettore in Santa Maria sopra Minerva di Roma nel 1295-96.
Capitolo provinciale, Siena 1295: «Assignamus lectores...: in conventu Sancte Marie super Minervam fr. Nicholaus Pratensis» (MOPH XX, 121 rr. 14-15).
■ Nell'Index fratrum degli atti capitolari, viene censito il nostro Niccolò sotto il nome "Nicolaus Albertini de Prato" (MOPH XX, 387b); e così nell'indice generale dell'autorevole «Archivum Fratrum Praedicatorum» 51 (1981) p. 298a. Ma in nessun ricorso citato compare il patronimico "Albertini" riferito a Niccolò; mentre è attestato come patronimico di Fenzio, figlio di Gente sorella di Niccolò. Albertino dunque è il nome del marito di Gente, ovvero del cognato di Niccolò.
█ Capitolo provinciale, Viterbo 1296.
Unica testimonianza circa i nomi dei definitori eletti dall’assemblea capitolare è relativa al capitolo provinciale Viterbo 1296: provinciale fr. Giovanni da Poli, definitori ffrr. Trasmondo da Orvieto priore di Viterbo, Niccolò da Prato, Iacopo priore di Spoleto, Rainone da Viterbo:
«Lettera di fr. Giovanni de Polo, priore provinciale nella provincia Romana..., e di fr. Trasmondo priore di Viterbo, e di fr. Niccolò da Prato, e di fr. Iacomo priore di Spoleto, e di fr. Ragnone da Viterbo, definitori del capitolo di detta provincia celebrato a Viterbo, diretta al priore, sottopriore e a tutti e frati del covneto di Siena dell'ordine di San Domenico...» (ASS, Spoglio Contratti dell’Arch. S. Domenico B 56 [XVII s.], ff. 95v-96r: lettera del provinciale fr. Giovanni, Viterbo 13.IX.[1296]; pergamena originale irreperibile).
Cf. E.P., Nuova cronologia remigiana, AFP 60 (1990) 255.
█ Priore provinciale dei domenicani della provincia Romana, sett. 1297 - sett. 1299.
Capitolo provinciale, Perugia 1297: «Facimus predicatores generales: fr. Nicolaum priorem provincialem, fr. Aldebrandinum de Clusio...» (MOPH XX, 127 rr. 11-12).
Il monastero di San Iacopo a Ripoli (Firenze) riscuote da «fr. Nicolao de Prato priore provinciali fratrum Predicatorum Romane provincie, executore testamenti et ultime voluntatis olim bone memorie reverendi patris domini Ugonis ostiensis episcopi cardinalis», 300 fiorini d'oro da lascito testamentario del card. Ugo de Billom O.P.; e s'impegna a passare annualmente 12 fiorini a sostegno delle spese dei capitoli provinciali della provincia Romana (ASF, Dipl. S. Maria Novella 31.V.1298).
█ Pisa, 28 settembre <1298>: lettera di Niccolò da Prato, provinciale, a Ruggeri dei Bondelmonti abate di Vallombrosa, al quale Niccolò raccomanda un suo fratello (innominato):
«Reverendo patri et domino R(ogerio) abbati Vallis Umbrose frater Nicolaus de Prato, prior provincialis licet indignus ordinis fratrum Predicatorum Romane provincie, salutem ac pro<mp>tam ad vestra obsequia voluntatem.
Benefitia propensiora que vestra dignatio fratri meo - nulla meritorum precedentium ratione - voluit exhibere, idcirco quanto debeo gratiarum actione non prosequor, quia et totus vester sum et omnem gratiam excedit munerum magnitudo. Sane prudentiam vestram nolo latere quod sicut in ostensa vestre paternitatis benivolentia summe congaudeo, ita ne pondus offitii quod vires eius excedit eundem opprimat pertimesco. Quare dominationem vestram rogo omni affectione qua possum quatinus taliter ipsum informare monere ac iuvare dignetur ut Deus gloriam et vos in suis operibus laudem consequi valeatis, unum firmiter cognoscentes quod de sua promotione parum gauderem si non plus de vestra providentia quam de ipsius probitate confiderem. Opus igitur vestrum vobis recomendo. Ego vester sum nec habeo quod offeram nisi vestra. Ipse autem Deus, qui est omnis gratie retributor, michi concedat ut circa vos operibus ostendere possim quod mente plenissima concupisco. Diu valeat vestra paternitas.
Datum Pisis iiij kalendas octobris» (ASF, Dipl. Badia di Passignano 28.IX.1310; a tergo della pergamena, la medesima mano del testo della lettera scrive il nome del destinatario: «Venerabili patri domino Rogerio, Dei gratia abbati Vallis Umbrose»).
Nuova cronologia remigiana, AFP 60 (1990) 201-02. SOPMÆ IV, 211 n° 183: 3123.40. «Arch. Fr. Praed.» 1934, 136. AA. VV., Niccolò da Prato..., p. 48, penultimo §, circa fonte dove si parla di un possibile fratello.
█ Vescovo di Spoleto 1.VII.1299, cardinale del titolo ostiense 18.XII.1303.
C. EUBEL, Hierarchia... I, 13, 461. SOPMÆ IV, 211.
Capitolo provinciale, Pistoia settembre 1299: «Ista sunt suffragia pro vivis: .... Pro venerabili patre domino N[icholao] cardinali nostro q. s. III m. [= quilibet sacerdos III missas]» (MOPH XX, 134 rr. 10, 13).
█ Legazione fiorentina febbraio-giugno 1304. Ascendenze “ghibelline”(?) e relazioni familiari di fra Niccolò da Prato.
DINO COMPAGNI, Cronica [redaz. 1310-12], a cura di G. Luzzatto, Torino 1968. Il terzo libro della Cronica inizia:
«Nostro Signore Iddio, il quale a tutte le cose provede, volendo ristorare il mondo di buono pastore, provide alla necessità de’ cristiani. Perché chiamato fu nella sedia di san Piero papa Benedetto, nato di Trevigi, frate Predicatore e priore generale, uomo di pochi parenti e di picciolo sangue, constante e onesto, discreto e santo».
Il tono tradisce il personale fervore di guelfo bianco che era Dino; il quale aggiunge subito che, creato cardinale fr. Niccolò da Prato - «di piccioli parenti ma di progenie ghibellina» - «molto si rallegrorono i Ghibellini e’ Bianchi; e tanto procurorono che papa Benedetto il mandò paciaro in Toscana».
Le ascendenze “ghibelline” di Niccolò da Prato hanno a loro favore fragilissimi indizi; forse niente più che quest’affermazione del Compagni (parallela a quella di Villani IX, 69, 13-14, e Albertino Mussato) e quanto gli si rimproverava in Firenze: di lavorare al rientro dei guelfì bianchi, che in più occasioni si erano coalizzati con ghibellini estromessi da lunga data per forzare le porte della città. A inizio Trecento “ghibellino” aveva un evidente uso strumentale e poteva valere poco più che “partito avverso”.
Quanto alla famiglia di fra Niccolò non sappiamo nulla delle sue ascendenze dirette; ghibellino fu un suo «avunculus» (zio per parte di madre), Chiericone di mr Iacopo dei Bolsinghi (V. Fineschi, Supplemento alla vita del cardinale Niccolò da Prato religioso domenicano, Lucca 1758 - stampato anonimamente in Livorno 1757 - p. 15; in BiblDom IV.2.1, già IV.i.1, già IV.334).
Di Niccolò conosciamo un innominato fratello menzionato nella lettera all'abate di Vallombrosa, 28.IX.1298, sopra riportata; la sorella Gente, il cognato Albertino da Prato, e quattro figli di costoro: Stefano, Iacopo, Fenzio e Simona (Fineschi, Supplemento 4-11, 46-47, 56-57; HC I, 171 nn. 7-8; DBI I, 692-93; il nome di Simona in MOPH XX, 214/23, a. 1318).
Firenze 12.IX.1314: «Guccius Melanensis de Prato procurator reverende domine domine Gentis, uxoris olim Albertini de Prato et sororis carnalis venerabilis patris et domini domini Nicolai divina providentia ostiensis et velletrensis episcopi cardinalis, et Stephani filii dictorum Albertini et domine Gentis, ut de procura patet publico instrumento scripto manu Accursi de Prato condam Ubaldini notarii die primo mensis iulii proxime preteriti [= 1.VII.1314], procuratorio nomine pro eis confessus fuit se babuisse et recepisse et habuit et recepit ibidem et in presenti a Benghio Cini d. Iacobi de Bardis illos ducentos florenos auri quos recipere et habere debebat ab eo ex causa cambii et per licteras Cini factoris dicti Benghi et etiam per licteras d. Raynerii patriensis archiepiscopi filii olim Iacobi de Prato, de quibus se pro eis a dicto Benghio vocavit bene pacatum etc.» (ASF, Notar. antecos. 2964, già B 1950, f. 151r).
■ Per Ranieri del fu Iacopo da Prato, arcivescovo di Patrasso, cf. G. FEDALTO, La chiesa latina in oriente, vol. II Hierarchia latina orientalis, Verona 1976, 191.
Una lettera di Gente alle autorità di Prato, non datata, è edita da G. GIANI in «Archivio Storico Pratese» 1 (1916) 168.
I nomi di famiglia o casato attribuiti di volta in volta a Niccolò (Ubertini, Albertini, Alberti, Martini, Levaldini) sono frutto di confusione e di tardiva elaborazione; «de Albertinis» è testimoniato per messer Fenzio di Albertino a metà XIV secolo in diplomi imperiali (Fineschi, Supplemento 6-11), da interpretare come formazione del nome gentilizio sul patronimico, e da costui (detto «d. Fentius q. Albertini» - ovvero "messer Fenzio figlio del fu Albertino" - nel testamento del cardinale) trasferito indebitamente a Niccolò. Il documento qui sopra trascritto dimostra che Fenzio era nipote di Niccolò per parte della sorella Gente, e che Albertino (senza titolo alcuno) non era che il nome del cognato del cardinale.
Cf. E.P., Dal bene comune al bene del comune, MD 16 (1985) 4, 10-14, 74n, 87, 119n; idem, Firenze (Nerbini) 2014, pp. 27-32, ss, 285b.
█ Niccolò da Prato, uomo prevalentemente di governo e d’esperienza curiale.
Nessuna testimonianza che Niccolò abbia studiato a Parigi o lasciato degli scritti, come si tramanda nelle biografie del cardinale; soltanto lettere legate al governo e alle relazioni diplomatiche (SOPMÆ IV, 211-212).
E.P., Dal bene comune al bene del comune, MD 16 (1985) 17 e n. 37:
Chi legge il De bono pacis (1304) (ma anche il De bono comuni, 1301-1302) di Remigio dei Girolami OP può difficilmente sottrarsi alla tentazione di confrontarli con la Transiturus e soprattutto con la Rex pacificus di Benedetto XI. La collazione, beninteso, non prova nessuna interdipendenza testuale, né scopre tracce per ipotizzare un concorso di Remigio alla stesura delle lettere papali concernenti la legazione fiorentina. Ma non è del tutto inverosimile pensare che Benedetto, affidata l’impresa diplomatica a Niccolò da Prato, uomo prevalentemente di governo e d’esperienza curiale, abbia parimenti usufruito e della conoscenza di Remigio per le intricate cose fiorentine e della sua consulenza teologica. Del resto, morto fr. Matteo d’Acquasparta OFM (29 ottobre 1302), la curia non eccelleva per uomini d’una qualche statura culturale; e il papato di Benedetto - fuori della matrice delle potenti famiglie romane - porta evidentissime testimonianze del sostegno (ricambiato con privilegi e promozioni) dell’ordine domenicano.
■ Di Niccolò non abbiamo
testimonianze d'una qualche carriera spiccatamente professionale o di studio se non del lettorato in Santa Maria sopra Minerva di Roma nel 1295-96 (MOPH XX, 121) e del patrocinio a uomini di lettere durante il periodo avignonese: G. BILLANOVICH, Dal Livio di Raterio al Livio del Petrarca, «Italia medioevale e umanistica» 2 (1959) 135-41, 154-56; Tra Dante e Petrarca, ib. 8 (1965) 1-44.■ «Archivum Fratrum Praedicatorum» 33 (1963) p. 255: il cardinale ostiense nella lista di pergamene di Santa Maria in Gradi di Viterbo, anni 1309-1312.
█ Atti della legazione fiorentina.
Consigli della repubblica fiorentina, ed. B. Barbadoro, Bologna 1921, 1930, I, 138 ss (17.III.1304,…): molti atti della legazione fiorentina del card. Niccolò da Prato OP.
Firenze 2.IV.1304: «(…) Actum in camera ipsius d. cardinalis, presentibus testibus fratre Dominico priore conventus fratrum Sancti Dominici de Prato, fr. Niccolao de Publica de eodem conventu, et fr. Iacobo de Ficulis de conventu urbevetano fratrum Predicatorum, et ser Lapo Raynerii not. priorum» (Consigli... I, 143).
29.V.1304 «(…) Actum in camera ipsius d. cardinalis, presentibus testibus fratre Pace Florentino, fr. Phylippo Pratensi et fr. Iacopo de Ficullis de ordine Predicatorum et aliis» (I, 150).
█ Aprile 1304: Niccolò autorizza il convento fiorentino di Santa Maria Novella a riscuotere da usure e furti.
Firenze 15 aprile 1304, tempo della legazione fiorentina: «Lictera domini Nicholai episcopi ostiensis et velletrensis cardinalis et legati, quomodo possumus recipere de incertis usque ad quantitatem mille aureorum». Il cardinal Niccolò da Prato concede al priore e convento di Santa Maria Novella «ut de usuris, rapinis et aliis male acquisitis, dummodo hii quibus horum restitutio fieri debeatur omnino sciri vel inveniri non possint, usque ad summam mille florenorum aurei recipere libere valeatis et ea vestris necessitatibus applicare, ita quod hii qui vobis premissa contulerint [correggi contuerint di Nuova cronologia..., p. 243], ad aliam restitutionem faciendam de ipsis sic vobis collatis minime teneantur» (ASF, Dipl. SMN 15.IV.1304).
La registrazione delle riscossioni (da 1304 a 1337) è conservata in ASF, Dipl. SMN 15.X.1337, dall’ultima - e unica - data esplicita (item 29) relativa al priorato di fr. Francesco d’Arrigo dì Spirito, febbr. 1337 - febbr. 1339 (Necr. II, 522a, 523a; ASF, S. Domenico del Maglio 10.III.1337/8).
Quattro entrate procurate e registrate da Remigio dei Girolami (Per lo studio di fra Remigio dei Girolami († 1319), Pistoia (MD 10) 1979, 223-224; Nuova cronologia remigiana, AFP 60 (1990) 242-245).
█ Firenze 28.IV.1304. Lettera del card. Niccolò alla badessa e monache di Santa Caterina al Vetriciaio; concede indulgenza di 100 giorni a chi visita la chiesa.
«Frater Nicolaus, permissione divina ostiensis et velletrensis episcopus, apostolice sedis legatus...
Cupientes itaque ut ecclesia religiosarum dominarum dilectarum nobis in Christo . . abbatise et monasterii Sancte Katharine in Vetriciario prope Florentiam, ordinis sancti Augustini, congruis honoribus frequentetur, universtitatem vestram rogamus et hortamur in Domino in remissionem vobis peccaminum iniungentes quatinus ad ecclesiam ipsam imploraturi a Domino vestrorum veniam delictorum in humilitatis spiritu accedatis. Nos enim omnibus vere penitentibus et confessis, qui ad eandem ecclesiam in singulis beate Marie Virginis, sancte Katharine, sancti Nicholai ac dominica Palmarum... accesserint, annuatim... centum dies de iniunctis sibi penitentiis, auctoritate qua fungimur misericorditer relaxamus.
In cuius testimonium presentes litteras fieri fecimus et nostri sigilli munimine roborari.
Datum Florentie iiij kalendas maii, indictione secunda, pontificatus domini Benedicti pape xj anno primo» (Archivio del Capitolo del Duomo di Firenze, Pergam. 1020 (1303 G) cassa 25).
Tale monastero risiedeva allora nel popolo di Santa Lucia. «In populo Sancte Lucie Omnium Sanctorum, prope flumen Mugnonis, in infrascriptis domibus in quibus morantur domine que vocantur de Sancta Catarina» (Archivio del Capitolo del Duomo..., Pergam. 189 (1299 D) cassa 22). «... monasterii Sancte Katerine positi iusta muros civitatis Florentie» (ib., Pergam. 802 (1332 A) cassa 20: 27.II.1332/3).
█ Aprile 1304: Dante Alighieri e fra L. (= Lapo da Prato OP?) messaggero del cardinal Niccolò.
Dante Alighieri, Ep. I, 8: «Sane, cum per sancte religionis virum fratrem L. civilitatis persuasorem et pacis premoniti atque requisiti sumus instanter pro vobis, quemadmodum et ipse vestre littere continebant, ut ab omni guerrarum insultu cessaremus et usu, et nos ipsos in paternas manus vestras exhiberemus in totum, nos filii devotissimi vobis et pacis amatores et iusti, exuti iam gladiis, arbitrio vestro spontanea et sincera voluntate subimus, ceu relatu prefati vestri nuntii fratris L. narrabitur, et per publica instrumenta solempniter celebrata liquebit».
Dante Alighieri, Opere minori, a c. di AA.VV., Milano-Napoli (Ricciardi) 1979, II, 522 n. I: «marzo-aprile 1304»; II, 525 n. 8: «virum fratrem L.: un personaggio, domenicano?, che non è mai stato identificato». M. Pastore Stocchi, Epistole, ED II, 703-10. G. Petrocchi, Vita di Dante, Bari 1984, 94-96; «lettera sicuramente databile alla metà dell’aprile del 1304» (p. 95); «Niccolò da Prato manda con lettere un confratello presso il Consiglio bianco» (ib., "confratello" anonimo). F. Bruni, La città divisa. Le parti e il bene comune da Dante a Guicciardini, Bologna 2003, 53 ss, 56-57 ("un frate L."). E. Brilli, Firenze e il profeta. Dante fra teologia e politica, Roma (Carocci editore) 2012.
Chi è il frate, messaggero del legato papale Niccolò da Prato OP presso il conte di Romena (Aghinolfo?), Dante Alighieri e consiglio di parte bianca fuorusciti?
«Sarebbe, a questo punto, estremamente tentante ipotizzare un nome per quel frate non meglio identificato che, stando alla testimonianza della lettera di Dante, già citata, avrebbe coadiuvato nella missione Niccolò da Prato. Remigio vicino a Benedetto XI, Remigio di famiglia di parte bianca, Remigio impegnato nello sforzo di ideologizzare una pace che è un compromesso, potrebbe essere il nome sconosciuto. Ipotesi tentante che non sopravvalutiamo, ma che riteniamo di proporre per la prima volta come la più naturale nel contesto politico culturale del momento» (M.C. De Matteis, La teologia politica comunale di Remigio de’ Girolami, Bologna 1977, CXXII-CXXIII).
Una proposta d’identificazione esce dal campo della pura possibilità e diventa verosimile se soddisfa congiuntamente due condizioni: a) che il nome del frate cominci con la lettera L; b) che il frate si muova nella cerchia del cardinal Niccolò, del cui messaggio - orale e scritto - è soltanto latore.
Fra Lapo da Prato OP (il suo nome non compare in "Enciplopedia Dantesca"): studente di logica nuova in Pistoia 1291, lettore in Prato 1299, visitatore 1301 dei conventi romani e di Viterbo Tivoli Anagni, predicatore generale 1303; assolti dalla carica i predicatori generali istituiti dal capitolo provinciale Todi 1301 in poi, Lapo viene rinominato predicatore generale nel 1305; definitore al capitolo generale Parigi 1306. Morto il cardinal Giovanni Boccamazza 10.VIII.1309, fr. Lapo sollecita dall’esecutore testamentario card. Niccolò da Prato soluzione del lascito a favore del monastero domenicano San Sisto di Roma. Negli anni 1308-12 Lapo è procuratore dell’ordine. Definitore ai capitoli generali Saragozza 1309 e Carcassona 1312, priore provinciale 1313-18 ca., vicario della provincia 1318, definitore al capitolo generale Rouen 1320. Il card. Niccolò lo nomina esecutore nel proprio testamento del 1.III.1321 («fr. Lapus Cerlichi de Prato»).
Cf. Nuova cronologia remigiana, AFP 60 (1990) 221-222. AA. VV., Niccolò da Prato e i frati Predicatori tra Roma e Avignone, «Memorie domenicane» 44 (2013) 595b.
█ Dopo il 12 maggio e verosimilmente prima del 21 giugno 1304, durante la legazione fiorentina del cardinal Niccolò da Prato, il domenicano fiorentino Remigio dei Girolami compone il De bono pacis.
Nuova cronologia remigiana, AFP 60 (1990) 225, 229.
█ Avignone, gennaio 1309.
Eletto il 5.VI.1305, papa Clemente V riceve in Bordeaux, di cui era arcivescovo, la delegazione d’elezione il 24.VII.1305. Sulla strada per Lione, dove viene incoronato il 14.XI.1305, sosta nel monastero domenicano di Prouille il 2-3 ottobre insieme col cardinale Pietro Rodriguez Ispano (MOPH XXIV, 28). Soggiorna in Cluny, Nevers, Bourges, Bordeaux (un anno); da marzo 1309 definitivamente in Avignone, dove in un primo tempo viene ospitato nel convento dei frati Predicatori. Sulla via per Avignone, in gennaio 1309 aveva fatto una seconda sosta nel monastero di Prouille, presente il cardinal Niccolò da Prato (MOPH XXIV, 28).
Nuova cronologia remigiana, AFP 60 (1990) 232.
█ Avignone: il cardinal Niccolò chiede a papa Clemente V (1305-1314) e ottiene che il lettore del sacro palazzo sia un frate domenicano.
«Octavus cardinalis ordinis. Frater Nicolaus de Prato Romane provincie in sua pueritia Dominum secutus fuit in ordine conscientia sincerus, moribus venustus, humilis, quietus, pacificus et aliis prerogativis quam plurimum ornatus. Claruit nichilominus scientia mangna, lector existens apud Minervam in romana curia. Postea factus est procurator ordinis in curia pape, postmodum prior provintialis in sua Romana provintia» (Cronica fratrum Sancti Dominici de Perusio, Perugia, Bibl. Comunale Augusta 1141 (xiv-xvi), ff. 4v-5r). «Pro ordine vero suo fuit ut pugil fortis et constans, ipsum subllimando; nam sua procuratione sollicita, a papa Clemente memorato inpetravit quod in sacro palatio esset doctor frater Predicator, quod a tempore fratris Alberti de Alamania nullus deinceps fratrum nostrorum legere seu docere valuit in antedicto sacro palacio» (ibidem, f. 5v).
Nella terminologia degli ordini mendicanti conventus curiae, lector curiae, studens curiae ecc., stanno per convento, lettore del convento ecc. della città dove risiede la curia romana. Dal tempo d’Alberto Magno al papato avignonese di Clemente V nessun frate Predicatore insegnò nello studio della curia papale (Cr Pg 4v-5r, 5v; cf. MD 1987, 402-03).
E.P., Il “lector romanae curiae” nelle cronache conventuali domenicane del XIII-XIV secolo, AA. VV., Vocabulaire des écoles et des méthodes d'enseignement au moyen âge (Actes du colloque Rome oct. 1989), Turnhout 1992, 130-39. Nuova cronologia remigiana, AFP 60 (1990) 239-240.
█ Fra Paolo di Gualduccio dei Pilastri da Firenze (OP 1271, † 1314), familiare del cardinal Niccolò dopo il trasferimento della curia papale ad Avignone.
Cronica fratrum Sancte Marie Novelle de Florentia, Arch. dell'omonimo convento I.A.1, f. 18r n° 213: «Frater Paulus filius olim Gualducii de Pilastris, sacerdos et bonus predicator. Fuit vite solide et religionis çelator, et amicis affabilis. Fuit supprior in conventu florentino in adolescentia sua, et magister novitiorum longo tempore. Fuit prior in conventu florentino et pluries ibidem supprior, et prior in conventu pisano et aretino, eugubino et pratensi; et aliquando fuit provincialis capituli diffinitor, et vicarius totius provincie per capitulum generale in Romana provincia. Fuit dudum in aula venerabilis patris domini Nicolai, ostiensis episcopi, in familiarem et capellanum. Tandem sublimatus [28.III.1314] ad cathedram patriarchatus gradensis ecclesie et inthroniçatus ibidem, vixit post hec diebus xv vel circa. Vixit in ordine annis xliiijor et menses aliquos».
Priori di Santa Maria Novella di Firenze 1221-1325, MD 17 (1986) pp. 260-263, 263 n. 22 .