È una giornata splendida e siamo tutti sulla spiaggia a prendere il sole, io sono stesa sul telo, direttamente a terra perché adoro stare a contatto con la sabbia bollente. I raggi del sole mi riscaldano dappertutto. Che bello finalmente un po’ di riposo dopo la fatica dell’esame.
“Voglio godermi questa settimana di relax, perché dalla prossima sotto di nuovo a studiare come una matta per preparare l’esame di Marketing”.
“Perché rinchiudersi, studieremo qui, ci porteremo i libri e mentre prendiamo il sole ripetiamo che ne dici?”
“No, Erica, non se ne parla proprio, non ci riesco a studiare sotto il sole, perderei solo tempo, il mare è mare, già mi rimbambisce così, figurarsi se studio anche sotto il sole, no, mi farò non più di un’ora al giorno di mare e dopo a casa a studiare.”
Al mare non ci rinuncio per niente al mondo. Con questo caldo, devo rinfrescarmi e fare una nuotata, altrimenti divento intrattabile. Mi rilassa stare un po’ senza pensare a nulla e sentire l’infrangersi delle onde sulla riva.
In questo periodo è spettacolare il colore dell’acqua perché è ancora incontaminata. C’è frastuono, la musica latino-americana dello stabilimento a fianco si unisce al juke-box. Sono le sedici e inizia l’ora di acqua-gym alla quale partecipiamo sempre tutti insieme.
“Manu, non vieni? Sei sempre la prima a prepararti e a costringerci a seguirti, e oggi?”
“No, Erica, lo sai che non c’è bisogno di pregarmi più di tanto, ma oggi non ne ho voglia, sono davvero stanca, voglio rilassarmi un po’, casomai vi raggiungo fra poco”.
Resto un po’ a chiacchierare con Francesco, Alessandro e alcune altre ragazze. Una lieve brezza rende gradevoli i raggi del sole che scottano fugacemente la pelle.
Sono rapita da un piacevole dormiveglia, ogni tanto vengo svegliata da schizzi d’acqua o sabbia alzata da bimbi che giocano ma subito ricado addormentata, non riesco a tenere gli occhi aperti.
"Manu, vieni a giocare a racchettoni?"
"Francesco, davvero non ne ho voglia, non vi preoccupate andate voi, io resto a fare la guardia alla nostra roba".
"Non ti preoccupare resto io con te, almeno ti faccio compagnia".
"Grazie del pensiero Alessandro, ma ho proprio voglia di schiacciare un pisolino, non mi va di parlare".
Sto lì lì per prender sonno, quando sento degli schizzi di acqua sulla schiena. “Dormigliona svegliati, chi dorme non piglia pesci, lo dici sempre anche tu!”
“Nicu, che sorpresa, è da un po’ che non ci si vede, come stai?”
“Bene, grazie, non potrei stare meglio, davvero e questo è soprattutto merito tuo. A proposito, ti presento Anda, la mia ragazza, è venuta a trovarmi, e se riuscirò a trovarle un lavoro resterà anche lei”. I suoi occhi brillano dalla gioia.
“Ciao Anda, piacere di conoscerti”.
Lei mi dà la mano e mi sorride in modo spontaneo.
“Scusala ma non parla affatto l’italiano, ci vorrà un po’ di tempo anche per lei”.
È una ragazza magrolina, non molto alta, ha i capelli castani e gli occhi marroni che lasciano trasparire un carattere molto dolce e trasparente.
“Il lavoro come procede Nicu?”
“A gonfie vele, Stefano è gentile con me e ogni giorno che passa mi dà incarichi sempre più importanti, mi sento molto gratificato, anche se è impegnativo, non pensavo fosse così dura”.
“Non lamentarti, era forse meglio prima? È sempre così, dobbiamo in ogni caso lamentarci, è nella natura umana, non ci sta mai bene niente. Non lavoriamo e ci sentiamo inutili e frustrati, lavoriamo e ci stanchiamo troppo, ci vorrebbe una via di mezzo; comunque accontentiamoci così, di quello che abbiamo”.
Intanto penso a Stefano e al modo in cui si sta comportando con Nicu, è cambiato in così breve tempo, me lo aveva promesso e ci sta riuscendo egregiamente.
“E’ vero, hai ragione, delle volte lo dimentico. Sai, sono tornato ieri dal mio paese, sono stato due settimane. Che gioia, ho rivisto tutte le persone a me care, era da molto che non le riabbracciavo e mia madre si è rimessa perfettamente”.
“Che bella notizia. Bene, sento che il tuo italiano è quasi perfetto, hai fatto molti progressi”.
Anda dalla prima impressione mi sembra una brava ragazza, e fanno una bella coppia.
“Scusaci, ma ora dobbiamo andare, si è fatto tardi, una sera di queste passiamo così stiamo un po’ insieme e facciamo una lunga chiacchierata”.
“Quando volete, mi farebbe molto piacere”.
“Ok, allora ci si vede presto, ciao”.
Il telefono squilla ma non ho voglia di rispondere, tanto è sicuramente Stefano che vuole chiedermi se può passare, o se mi va di uscire, no, non mi va, si sta così bene.
Sul bagno asciuga si sta a meraviglia, il caldo diventa quasi impercettibile.
Mi sveglio di soprassalto perché ho freddo ma ho troppo sonno e continuo a dormire.
Ogni tanto vengo svegliata di soprassalto dai fastidiosi granelli di sabbia scaraventati dal vento su di me.
Ho la pelle d’oca. Il sole è completamente offuscato dalle nubi, il cielo è carico come se volesse piovere, il mare si è alzato e le onde quasi ricoprono gli scogli. Nel giro di un'ora il tempo è cambiato in maniera tale che sembra essere un'altra giornata. Solo quei mattacchioni sono in acqua, brrr, voglio ridere quando usciranno, ho freddo io per loro. Mi copro con l'asciugamano, mi giro dall'altro lato e ricado addormentata, ancora si sta bene, la sabbia è bollente sotto il mio pancino, non riesco a tenere gli occhi aperti.
Nel sogno sento delle grida, un gran trambusto, delle voci che gridano "aiuto".
Ci metto un po’ a realizzare pensando che sia un brutto sogno, ma quando mi sollevo vedo la spiaggia in subbuglio. Due bambini chiedono aiuto, sono in alto mare, la corrente li ha trascinati al largo, il mare è molto mosso. Non è un sogno.
Corro e mi addentro nel mare.
"Francesco cos'è successo?" Lui mi guarda atterrito e, senza un attimo d'esitazione inizia a correre fino a quando l'acqua lo ricopre, e allora inizia a nuotare senza tregua.
Le onde sono altissime, i due bambini non si vedono più, solo qualcosa di rosso viene risucchiato dalle onde per riemergere poco dopo, forse è il loro costumino, l'unica cosa che si riesce a percepire nel mare che ormai sembra una sabbia mobile, completamente marrone. Oddio, non vedo più nemmeno Francesco, tutto sembra essere inghiottito dall'abisso vorticoso senza pietà. Mi guardo intorno per cercare conforto da qualcuno, faccio in un secondo mille pensieri. Buttarmi anch'io sarebbe inutile. Partono le moto d'acqua per il salvataggio e i bagnini iniziano a nuotare a più non posso.
Francesco, che angelo, non si è fermato neanche un attimo a pensare, sta rischiando la propria vita.
"Che sciocco, ti rendi conto, davvero si è gettato in acqua senza avere nemmeno il brevetto da bagnino, ma chi glielo ha fatto fare?"
Lì per lì non penso alle cattiverie che dice Alessandro, il mio pensiero è rivolto solo a Francesco, alla sua incolumità.
La gente grida, i volti sono atterriti. Nessuno di noi parla, ci guardiamo solo con tanta speranza per un cuore così nobile, che non ha esitato nemmeno un attimo, si è gettato in acqua senza pensare alle conseguenze.
I genitori dei due bambini non si reggono, piangono, gridano, scappano in acqua, ma vengono sorretti da alcuni uomini.
“Dio, aiutami, ti prego, salva il mio piccolo, non portarmelo via così, non puoi lasciare che venga inghiottito dall’ acqua, ho tanto bisogno di lui, e lui della sua mamma, già ne ho persa una di creatura, non posso perdere anche lui”.
Il pianto di questa mamma è straziante, fa fatica a respirare e intanto grida di salvare suo figlio.
“Antonio, resisti mamma, non ti arrendere che presto tornerai da me, ti salveranno, ce la faranno”.
E’ sorretta da un uomo, sicuramente è il marito il quale cerca di farla sedere e di calmarla, la fa bere e le passa un panno bagnato sulla fronte. Ma lei si rialza di scatto e corre disperata verso il mare, nel frattempo una donna sviene, cade a terra come morta.
E’ la mamma dell’altro bambino. Accorre un po’ di gente che subito viene fatta allontanare da un uomo che arriva gridando di lasciarlo passare: “sono un medico, state lontani, fatela respirare”.
Poco dopo arriva un altro medico con una valigetta in mano che inizia a cacciare una serie di strumenti, ma il primo accorso già aveva fatto riprendere la donna.
Anche un uomo si getta in mare, è il padre del bambino più piccolo, ma a metà strada si ferma, conscio che non potrà fare molto per la sua creatura arrivando esanime.
Non si vede molto così a distanza. Ognuno dice la sua.
Per molte persone, i due bimbi sono già annegati e forse anche Francesco.
M’illudo che non sia così, non è così che può finire.
Abbasso la testa, queste cose mi sconvolgono, non voglio guardare.
"Ma chi glielo ha fatto fare, neanche fossero stati suoi fratelli, non lo capisco proprio, rischiare la vita così", non aspetto neanche che finisca: "certo, inutilmente, tu non l'avresti fatto nemmeno per tua madre vero?" Non do neanche il tempo di rispondere ad Ale che inizio a correre verso la riva, non si riesce a vedere un gran ché. La gente è accalcata davanti a me, ma guardano tutti verso giù, in attesa di qualche evento miracoloso.
L'atmosfera è resa più minacciosa dai lampi e dai tuoni. Sono ancora intontita dal sonno e per il fatto di essere stata svegliata di soprassalto che mi sembra tutto un brutto sogno.
Non riesco a vedere nulla senza occhiali, non posso chiedere ai miei amici perché sono tutti in acqua ma le grida di disperazione e i gemiti sembrano far capire che non ci sia più nulla da fare.
Ormai è da molto che i due bambini sono in acqua senza saper nuotare e in preda al panico.
La signora che poco prima era svenuta grida: “aiuto, aiutatemi, come faccio, mio figlio soffre anche di cuore non sopravviverà se non fate tutto il possibile, per favore”, grida e piange nello stesso tempo e quasi le manca l’aria. Mi avvicino perché tempo che svenga una seconda volta ma vengo anticipata dal marito in lacrime che accorre prontamente e la sorregge.
Intorno la gente è rassegnata al peggio.
All’improvviso si vede Francesco con uno dei bambini nuotare verso la riva. L’altro è sulla scialuppa di salvataggio con due bagnini anche loro accorsi prontamente.
Prima ancora che i due bambini arrivino sulla spiaggia, vengono letteralmente travolti dalla gente impaurita e incuriosita.
I medici e i genitori accorrono verso di loro.
Entrambi hanno perso conoscenza, non reagiscono, sembrano morti.
Alcuni commentano: “sono morti, poverini, che brutta fine, per fare una nuotata”, altri dicono “Poveri genitori come faranno a sopravvivere ad un simile dolore”.
Povero Francesco, tutto il suo coraggio non è servito a salvare le due creature.
La mamma del bambino malato di cuore è in ginocchio accanto a lui, gli tiene la manina, lo bacia, cerca di scuoterlo per farlo riprendere, ma niente da fare. Intanto il medico gli controlla il battito cardiaco, gli fa la respirazione bocca a bocca, ma ancora nulla. L’altro bambino, riportato a riva da Francesco, d’improvviso inizia a tossire.
Apre gli occhi e sembra stupito di vedere tanta gente intorno, appare scioccato.
I genitori lo abbracciano prontamente lo sollevano, lo stringono al petto con una tale irruenza. Hanno rischiato di perderlo per sempre, e dopo con occhi pieni di lacrime e di gratitudine vanno verso il salvatore del piccolo: "ti saremo grati per tutta la vita, hai salvato la nostra creatura, come ringraziarti, ti saremo debitori per sempre".
Le sirene dell’ambulanza suonano all’impazzata, anche il bambino ancora a terra che il medico cerca di far riprendere in ogni modo viene messo su una barella e portato in ospedale.
Rimango immobile ad aspettare i miei amici, ancora sgomenta per ciò che è accaduto e incredula per il grande coraggio di Francesco.
Non tutti si sarebbero gettati senza pensarci, non tutti avrebbero rischiato la vita.
"Hai visto sono stati salvati da un ragazzo che si è subito buttato in mare".
"Sicuramente era il fratello o un parente stretto, dato che è troppo giovane per essere il padre".
"Beh, chiunque sia ha coraggio da vendere, perché rischiava veramente di annegare insieme a quelle due povere creature". Così le persone commentano immaginando nemmeno lontanamente che Francesco era completamente sconosciuto ai due bambini.
Mentre guardo Francesco che ha avuto un cuore così nobile, non posso fare a meno di pensare a cosa avrebbe fatto Stefano, trovandosi in questa stessa situazione. Ecco, un’altra volta. Non so perché, ma sempre più spesso mi capita di pensare a lui.
Nel frattempo da lontano si sente l'elica di un elicottero, caspita è stato velocissimo, ma per fortuna non serve più. L'elicottero fa due giri, vola bassissimo, mi sembra di essere nel far west. Alza una polvere densissima che si mescola con i pungenti granelli della sabbia alzata dal vento causato dal vorticoso turbine delle sue eliche.
Uno dei bagnini sbandiera un fazzoletto bianco con la mano destra e lo agita, l'elicottero dopo un paio di minuti ascende in cielo e sparisce fra le nuvole come un'aquila che, non avendo trovato alcuna preda risale verso le vette del cielo.
Ancora non ho il coraggio di avvicinarmi, sono immobile, inerme, ho voglia di correre e di abbracciare Francesco, ma è accerchiato da tanta di quella gente che riesce a mala pena a respirare.
Vedendo sfollare un po’ di gente, vado verso di lui, verso l'eroe che, con umiltà afferma: "chiunque altro l’ avrebbe fatto, non ho fatto nulla di eccezionale".
Che animo nobile, e pensare che l'ho sempre snobbato e criticato, giudicato e deriso, che verme che sono stata.
Angela gli è vicino, e, una volta che il medico lo ha visitato e dichiarato fuori pericolo, lo fa sollevare e gli intima di venire a casa, ha bisogno di riposo.
Lui dice di voler stare tranquillo e di voler tornare a casa sua. “Neanche per sogno, verrai da noi, non mi va di saperti solo" controbatte Angela quasi come un ordine.
“Chissà che cosa ne è dell’altro bambino”.
“Ora chiamiamo in ospedale e ci sapranno dire qualcosa”.
Nel frattempo arriva un bagnino e ci dà la conferma che anche l’altro bambino è salvo, resterà qualche giorno in ospedale sotto osservazione, ma il peggio è passato.
Tutti quanti possiamo tirare un respiro di sollievo, “Francy, si è sfiorata la tragedia grazie a te”.