Tre voci
di poesia |
Aleph Editrice 2000 |
Copyleft © Emilioweb settembre 2004 |
MARIA DEL DUEMILA
Il passante gli chiese:
"Scultore, che nome le daresti?".
E lui rispose:
Prima di dirti il nome
vorrei raccontarti come
nacque dal marmo l'idea:
dolce come una preghiera era
lo scalpello che pur spezzava
in scaglie il sasso duro
di materia".
Il passante con parole sognanti:
"Vedo bene il candido profilo nell'aria
sembra vela sul turchino del mare, ma..."
"Ma... cosa?" riprese l'artista:
"Ho letto sacre parole dove ella è chiamata
rosa profumata d'amore, arca dell'alleanza
tra gli uomini e Dio, torre di paradiso,
e per chi come il signore non ha nemmeno
un giaciglio su cui posare il capo,
è chiamata casa d'oro.
E ancora mi hanno detto che è sorella
delle creature e che ha nel volto
sembianze di gente povera
di ogni razza e di ogni continente.
Non so perché proprio a te racconto
che ho cercato la verità nei rosari
che mia madre recitava per me,
figlio che da tempo non sa cosa
sia l'aratro che soffoca di ruggine.
Ma spero di tornare con i miei fratelli,
quando finalmente il fico sterile,
sull'orlo del dirupo,
ci ridarà frutti colmi di miele,
a mietere la ricchezza del grano
con i popoli della terra
affinché sorga un nuovo giorno:
un giorno senza fame.
Credo che l'alfabeto ebraico
porti alle soglie ardenti
del giubileo,
l'alleluia della donna
che sconfisse il diavolo
per noi,
uomini del duemila
e che infinita come la nostra
è la sua inquietudine".
Ed uno tra la gente:
"A guardare bene la madonna
ha il volto sereno e affaticato
delle nostre donne al lavoro
dei campi, ma il suo bambino
sorride!"
L'artista:
"Desidererei tanto che quel sorriso
fosse per gli afflitti una goccia
di gioia; la speranza che torna
chiara come un ciottolo di fiume
bagnato di luna".
Intanto s'ode un brusio
che culla parole di nenia.
Qualcuno si ferma,
la guarda, accenna il segno di croce
e salutando con l'ave loda
per i fanciulli e le donne,
per le case, le piazze,
l'asfalto e le macchine
del nostro paese.
Ora che la sera scende
e spezza le catene
che la luce intreccia,
tutti tacciono pensosi
e assomigliano
le cose terrene a quelle celesti.
Lo scultore esclama:
"Dimenticavo, qualcuno aveva
chiesto il suo nome:
"è Maria".
Vorrei, nella solitudine
crepuscolare,
condurti ad est
dove sorge stupendo il giorno,
come fosse luce che per sempre dura,
e parlarti d'Amore.
Ma i tuoi piedi già alzano
da lontani sentieri,
polvere di stelle.
Resto a guardare
la terra nelle tue orme
dove la luna pietosa
getta il chiarore del cielo.
Mio non è il tuo amore
che sorge ogni mattino
come fosse la prima alba del mondo.
Miei non sono i genitori
che già vagano nel buio della notte
tra i ricordi leggeri d'infanzia.
Miei non sono i figli
che il fato lancia
come frecce d'arco nel domani.
Miei non sono gli anni che furono
né quelli che ancora verranno.
Mio è solo l'attimo di questo abbraccio,
amore mio.
LE NOTTI SUI TETTI
Sopra i tetti,
nella notte, qualche stella
si scalda al fumo grigio
dei comignoli
mentre l'onda volubile
della tramontana
pettina il telaio azzurro
da strali di nubi,
benché la neve
già senta alle spalle.
Uno strillo di rondine
assetato d'azzurro
mi ha portato la tua voce
fresca come il vento marino
e colma di pace
come il sole nascente
tra i muri del parco.
Il tuo ricordo dolcissimo,
padre,
ha baciato il cuore bambino
dipanando il labirinto di rovi
con frutti profumati di cielo.
VITA DA GATTI
E si mangiava
nello stesso piatto
del gatto di casa
lavato con l'acqua
di cottura della pasta
e usato l'indomani.
Con lui nelle lunghe
e gelate giornate
d'inverno
si ascoltava il rumore
della pioggia al riparo
dei cornicioni;
si rincorrevano le impronte
dei passeri sulla neve
per poi asciugarsi
davanti al camino
profumato di cenere
d'acero stagionato.
Nelle notti estive
ci si specchiava nella luna
e sognando l'amore
si seguiva nel buio
la luce dei desideri.
In pace,
si riposava stesi al sole
ad un passo dalla lucertola
sul muro del recinto,
per rincorrere, subito dopo
destati da un leggero
frullo d'ali,
il maggiolino ramato
fino al prato del colle
scompigliando nella corsa
le corolle rosate
delle pratoline.
Poveri di tutto
e da tutto liberi
noi e i gatti
amici.
LUNA NASCENTE
Vorrei costruire
col filo leggero
dei tuoi pensieri
la rotta di volo
delle rondini brune
in corsa verso cieli esotici,
il laccio dell'aquilone
tra le mani del bimbo,
la scia di borracina
degli aeri in viaggio
verso isole deserte.
Vorrei ancora,
con i pensieri innamorati
intrecciare un nido
dove sostare, con te,
dopo l'ansia del giorno,
a rimirare di notte
il groviglio delle stelle
corteggiare la luna nascente.
PER TELETHON
LA TUA MANO NELLA MIA
La tua mano stanca
lascia cadere sogni leggeri,
colmi d'emozioni gelose
d'immenso,
ed io li raccolgo per te
come fossero fragili
fiori di prato perché
ne avrai bisogno per lottare.
Al riparo del sole, poní
i tuoi pensieri di speranza
ed io scruto la penombra
per percepirli con altri sensi,
affinché venuti alla luce
possano farti comprendere
la tua forza.
I tuoi passi misurati guidano i miei
talvolta frettolosi,
verso sentieri lastricati d'oro.
Quando ti sembrerà di essere giunto,
al di là del possibile,
dove la paura t'assale vestita del vuoto
dammi la mano e stringi la mia
così insieme potremo costruire
un mondo d'amore
da vivere toccando
al di là di ogni muro
un caldo abbraccio.
SE TI FERMASSI
Caro, se solo ti fermassi,
congedandoti a sera
dal giorno faticoso,
ad abbracciarmi,
per un attimo
non sentiresti
il travaglio del lavoro
ma potresti ascoltare
il canto dell'amore
sprigionarsi
dall'emozione azzurra
dei nostri cuori uniti
e dal pianto caldo
delle stelle
sul mondo.
NOTTE DI MEZZ'AUTUNNO
Se questa notte di mezz'autunno
non piovesse,
potrei cercare il filo
dei miei pensieri al chiarore delle stelle,
potrei ascoltare
il silenzio fecondo
del firmamento
senza il timore
che il vento stenda
un sipario
di nuvole minacciose
sul celeste desiderio
di pace.
IL GIOCO DELLE TRACCE
Vorrei raggiungere
gli esseri più piccoli,
i pianeti e le stelle
infinitamente lontani,
percepire ciò che
i miei sensi
non riescono
ad afferrare
solo per giocare alla scoperta
delle tracce
seguendo le orme d'ombra
lasciate dall'onda
sonora e luminosa
della fiaba.
SE LA NOTTE
Se la notte
è più lunga del sonno
si può pensare
senza fretta
lasciando tutto
al vento buio
dell'ombra
angosciata
da mille addii.
E speri che
il cielo
non accenda
le stelle
in questa notte
più lunga del sonno.
Soli tu e lei,
persi
nella fantasia
del risveglio.
Non so se la tua gioia
è ancora intatta,
se i tuoi pensieri
sono liberi dai dolori
che hanno tormentato
i giorni con la fatica del vivere.
Anche per te
la vita non è stata
una scala di vetro
ma chissà se il tuo cuore
è rimasto bambino.
Non importano gli anni passati
perché hai nei capelli di platino
la freschezza gaia degli innocenti
a cui tutto è chiesto e nulla è dato
e nei tuoi occhi scuri
la clemenza di chi vede nei figli
l'armonia del gioco
che canta al mattino.
SE IL SEME NON MUORE
Se il seme non muore
non rinasce nella spiga.
Ma dal campo è lontanissimo
il chiarore della luna.
Il chicco si spinge
in una palude d'argento
e getta radici dove lo sguardo
con mani d'ebano non giunge.
L'oblìo costruisce fiori di nebbia.
Poi se all'improvviso
una macchia verde si alza,
come la speranza nel cuore,
è la vita che torna.
L'UOMO è COME UN ALBERO
L'uomo è come il tronco
dell'albero
che la tempesta tormenta
e non spezza;
è come la scorza
che scava strade
per le formiche in fila
alla ricerca di cibo e di luce;
è come foglie cadute
che morirono ai primi freddi
nell'attesa di nuovi germogli;
è come i fiori al vento:
aquiloni in fuga innamorati delle stelle;
è come i rami legnosi
infiniti bracci
dipinti d'azzurro;
è come un groviglio
frastagliato di radici
che la terra raccoglie e culla
nell'ombra umida di rugiada.
L'uomo è come un albero
che pensa l'universo.