«Arte della memoria locale» (1595) | |||
Bibliografia: I, II | |||
Criteri di trascrizione | |||
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A. Del Riccio, Arte della memoria locale, Florence, Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze [désormais: BNCF], ms. Naz. II, I, 13 (ex. Magl. Cl. V, 9).
_____, Istoria delle Pietre, Florence, Biblioteca Riccardiana, Ricc. 230.
_____, Libro di Pietre et Agricoltura, Modène, Biblioteca Estense, ms. Campori 624γ B. 2. 9.
_____, Agricoltura Sperimentale, Florence, BNCF, ms. Giovanni Targioni-Tozzetti 56, vol. I-III.
_____, Agricoltura Sperimentale, Modène, Biblioteca Estense, ms. It. 400, H 3-5, vol. II.
_____, Agricoltura Sperimentale, Florence, Biblioteca Universitaria di Medicina, Ospedale di Careggi-Firenze, ms. R 210.2.
_____,Trattato di Agricoltura (miscellanea), Florence, BNCF, Nuovi Acquisti, ms. n° 1072.
_____, Agricoltura Teorica, Florence, BNCF, ms Giovanni Targioni-Tozzetti 56, vol. III.
G. Targioni-Tozzetti, Notizie de’ progressi delle scienze fisiche in Toscana durante il regno del serenissimo Granduca Ferdinando I, Florence, BNCF, Targioni-Tozzetti 189, vol. I-X.
Carte Strozziane, Florence, Archivio Storico di Firenze, V, serie 1254.
Cronica fratrum Sancte Marie Novelle de Florentia, Florence, Archivio del Convento di Santa Maria Novella, I. A. 1., vol. I (1225-1666), f. 93v.
Liber consiliorum A (1565-1710), Florence, Archivio del Convento Santa Maria Novella, I. A. 7, f. 12v: (13.IV.1569): «Eodem praeterea consilio voluerunt ad evitanda scandala et murmurationes secularium ne de cętero fr. Augustinus de Riccio missas celebret sed cum aliis fratribus comunicet quando fit generalis communio, et hoc propter magnam prolixitatem qua uti consuevit in prolatione verborum consecrationis quae sane res praeter quod irreverentiam tanto sacramento infert admirationem ac fastidium generat oculis videntium» = "Nel medesimo consiglio conventuale <i padri consiliari> decisero, ad evitare imbarazzi e mormorazioni dei secolari, che per l'avvenire fra Agostino del Riccio non celebri più le messe (pubbliche), ma si comunichi insieme con gli altri frati nei giorni della comunione generale. Questo a motivo dell'estrema prolissità che gli è solita nel pronunciare le parole della consacrazione eucaristica. Oltreché risultare irriverente per il sacramento eucaristico, la cosa induce sconcerto e fastidio nei presenti").
Liber vestitionum et professionum (1556-1713), Florence, Biblioteca Moreniana, Conv. Soppr. Ms. Palagi 78, f. 8v.G. Negri, Istoria degli scrittori fiorentini, Ferrara, Forni Editore, 1722, p. 7.
G. Targioni-Tozzetti, Relazione d’alcuni viaggi fatti in diverse parti della Toscana (…), Firenze, nella Stamp. Imperiale, 1751, vol. I, passim.
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M. A. Lastri, L’Osservatore fiorentino sugli edifizj della sua patria, Firenze, Gaspero Ricci, 1821, vol. III, p. 60.
V. F. Marchese, Memorie dei più insigni pittori, scultori e architetti domenicani, Firenze, Alcide Parenti, 1845, vol. I, pp. 372-373.
G. Molini, Operette bibliografiche del cav. Giuseppe Molini: con alcune lettere di distinti personaggi, Firenze, M. Cellini, 1858, p. 100.
A. Targioni-Tozzetti, Cenni storici sulla introduzione di varie piante nell' agricoltura ed orticoltura Toscana, Firenze, [s.e.], 1896, pp. 115, 217, 222.
E. Kris, Der Stil «Rustique» die Verwendung des Naturabgusses bei Wenzel Jamnitzer und Bernard Palissy, dans «Jahrbuch der Kunsthistorischen Sammlungen in Wien», I (1926), pp. 137-208.
E. Battisti, L’antirinascimento, Milano, Feltrinelli, 1962, pp. 429 (n. 19), 450 (n. 49), 451 (n. 55), 493-494.
P. O. Kristeller, Iter Italicum, London-Leiden, The Warburg Institute, E. J. Brill, 1963, p. 375.
L. Berti, Il principe dello Studiolo, Firenze, EDAM, 1967, pp. 236-238.
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E. Olita, Giardino e orti del complesso monastico fiorentino di Santa Maria Novella negli scritti inediti del domenicano Agostino del Riccio (1542-1598), Università degli studi di Firenze, Facoltà di architettura, Tesi di laurea in Tutela e Recupero del Patrimonio Storico-Architettonico, Anno Accademico 1997-98.
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H. Brunon, L’orizzonte enciclopedico: la catalogazione del sapere nel "giardino di memoria" di Agostino Del Riccio”, in Il giardino e la memoria del mondo, a cura di G. Baldan Zenoni-Politeo e A. Pietrogrande, Firenze, Olschki, 2002, pp. 59-75.
Koji Kuwakino, Ut sapiens architectus: giardino, teatro, città come schemi mnemonici nell’età moderna (XVI-XVII secolo), Università degli Studi di Pisa, Facoltà di Lettere e Filosofia, Tesi di dottorato in Storia delle arte visive e dello spettacolo, Anno accademico 2006-2007.
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Il Rinascimento italiano e l’Europa. Produzione e tecniche, a cura di Ph. Braunstein e M. Fantoni, Vicenza, Angelo Colla Editore, vol. III, pp. 269-272.
Agostino del Riccio, Arte della memoria locale:
Firenze, B.N.C., Ms. Naz. II, I, 13 – (Ex Magliab.
Cl. V, 9)
Nella presente trascrizione:
- sono stati seguiti, con alcune varianti, i criteri editoriali dell’Istoria delle pietre (1597) di Agostino del Riccio, pubblicata nel 1996 a cura di R. Gnoli e A. Sironi (Torino, Allemani, 1996), nonché quelli adoperati da D. Heikamp nella trascrizione di «Del giardino di Re» (capitolo contenuto nel terzo volume manoscritto del trattato Agricoltura sperimentale di Agostino del Riccio, B.N.C.F., Targioni-Tozzetti 56, vol. III, ff. 42v-93r) in Il giardino storico italiano, Atti del Convegno di Studi, ottobre 1978, a cura di G. Ragionieri, Firenze, Olschki ed., 1981, pp. 59-123.
- si distingue u da v
- si impiegano le maiuscole secondo le regole odierne; si è fatto uso delle maiuscole di rispetto in certi casi come nel titolo con cui viene indicata la Vergine: Maria sempre Vergine, Avvocata Nostra
- si riuniscono e si separano i vocaboli secondo il costume vigente anche se si sono rispettate certe grafie alternative in casi come a la / alla
- si è ritenuto opportuno suddividere il testo in paragrafi anche se il manoscritto è tutto di seguito
- L’uso delle virgolette, capoversi e corsivi è stato di volta in volta dettato da esigenze di chiarezza e di intelligibilità
- per l’omogeneità del testo, i numeri espressi in cifre nel manoscritto sono stati riportati in lettere; terzo per 3°; duodecimo per XII°
- si sciolgono le abbreviazioni indicandole, nei casi dubbi, mediante il segno ( ) : mem(ori)a
- si inseriscono le integrazioni assolutamente sicure con ‹› : ‹m›appamondo
- i raddoppiamenti fonosintattici – frequenti nei dialetti toscani dopo le parole e, a, da, che, se, sì, ma, infra (eddi, avvoi, davvoi, cheppaiono, sevvoi, sicchiedea, maddirò, travvoi) – sono stati indicati con il segno diacritico seguente: a.mme per amme; a.vvoi per avvoi; a.ffatica per affatica
- si rispetta l’uso alternativo del q (alcuno e alquno; quando e cuando)
- si è scelto di non sopprimere la forma lunga di i finale (esempij; exercitij)
- si riduce alla norma moderna l’uso dell’h nelle voci del verbo avere; hanno per anno; hai per ai
- si mantengono invece il carattere variabile di h iniziale (ora e hora) e i segni h (anche nei gruppi ph, th, ch come triumphale, thesoro, stancho), k (come in Karlo), x (come in extremo), y (come in ydioma)
- non si adottano le grafie moderne per le velari sorda e sonora (si mantiene quindi la h per ca, co, cu e per ga, go, gu)
- si mantiene l’alternarsi delle grafie originali per c e g palatali (agevole e agievole; ciascuno e cascuno)
- si è scelto di non mantenere la j semivocalica iniziale (Iacinta per Jacinta; Ierusalemme per Jerusalemme)
- si introducono in funzione diacritica alcuni apostrofi e accenti
- si mantiene la copula et anche in rappresentanza della nota tironiana 7 (in et il t serviva solo a distinguere la congiunzione dalla terza pers. sing. dell’ind. pres. di essere)
- per quanto riguarda la questione delle doppie, si adotta un criterio conservativo che rispetti l’alternanza di consonante geminata e semplice come in abbraciare e abraciare, accattare e acattare, addolcire e adolcire
- si conservano le grafie latineggianti perché anch’esse contribuiscono al carattere letterario di una pagina
- si rispettano la combinazione ti e ci più vocale (come in gratia, precioso) e l’esistenza di coppie come giustizia-giustezza, tristizia-tristezza, spazio-spazzo, vizio-vezzo e stravizio-stravizzo, in ciascuna delle quali il primo termine essendo dotto, il secondo popolare, l’uso alternativo conferma la probabilità che, scrivendo diligentia e non diligenza, lo scrittore volesse effettivamente ricorrere ad un semilatinismo
- il numero di foglio viene indicato con una cifra fra parentesi quadre: [f. 7v]
- la lacuna materiale, verificatasi per una deteriorazione successiva alla scrittura, viene indicata mediante il segno [ ], con indicazione del numero presunto di lettere mancanti : [***]apo. Se la lacuna è dovuta a rasure, si inserisce r: [rrr]
- i dubbi di lettura vengono segnalati con (?)