I domenicani
su “Marxismo ed evangelizzazione”
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«Vita sociale» 40 (1983) 147-50.

1 Ginevra febbr. 1983 4 missione
2 marxismo oggi 5 documento finale
3 confronto ë  
 

# Contributo da inserire tra i temi progettati e svolti in quel numero di «Vita sociale»:

■ IN DIALOGO

CHITI V., L'alternativa politica del PCI, pp. 121-125

■ «CRONACHE»

CARNEMOLLA  P. A., Marx: cent'anni dopo, pp. 126-130

BARTOLOMEI  M., O.P. - CAPRARA  V., O.P., Congresso del PCI. La prospettiva politica dell'alternativa comunista, pp. 131-141

MARAVIGLIA  M., Nord-Sud: armi-fame. Il convegno di “Testimonianze”, pp. 142-146

PANELLA  E., O.P., I Domenicani su “Marxismo ed Evangelizzazione”, pp. 147-150

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Ginevra 1-3 febbraio 1983

Fase postmarxista della cultura occidentale? Crisi del modello stesso di “progresso” su cui si son venute costruendo storia e strutture di molti paesi dal secondo dopoguerra ad oggi? La malattia oscura che sembra ineluttabilmente minare il nostro “progresso” non denuncia il collasso sia del modo di produzione capitalistico sia del marxismo, che del capitalismo è analisi critica?

Ecco gli estremi della riflessione su marxismo ed evangelizzazione di dieci esperti domenicani convocati dai superiori dell’ordine in preparazione al prossimo capitolo generale (agosto-sett. Roma 1983). Estremi, a dire il vero, più fiutati che proclamati; più odore d’una nuova stagione che compiacenza di un’analisi compiuta. Il convegno di studio mirava a fornire un documento su marxismo e impegno per la giustizia sociale quale componente essenziale (ma non esclusiva) dell’evangelizzazione. Documento destinato a raggiungere il dossier di preparazione al prossimo capitolo generale dell’ordine domenicano. Rispondeva, di fatto, a un’ordinazione del capitolo generale di Quezon City (Filippine) del 1977:

«Demandiamo al maestro dell’ordine di convocare esperti dell’ordine ai fini di condurre una ricerca, filosofica e teologica, dei problemi e implicanze del marxismo in rapporto alla fede cristiana. Cresce di giorno in giorno l’importanza del marxismo, il quale - d’altronde - subisce interpretazioni molto diverse. Di fatto (taluni) cristiani lo assumono sempre più come strumento d’analisi delle situazioni, specie nel settore delle questioni sociali» (n° 108).

Opinione generale era che tale convegno di studi avrebbe dovuto tenersi vent’anni fa! Ma i sistematici ritardi delle istituzioni ecclesiastiche non disarmano la pazienza cattolica.

Dieci partecipanti di nove paesi: un irlandese, due belgi, un francese proveniente dal Congo-Brazzaville, uno spagnolo, uno svizzero, un costaricano, un polacco, un jugoslavo, un italiano.

Programma delle tre giornate di studio:

I - Identificazione del marxismo di oggi.

1. Diagnostica: la situazione in quattro paesi a governo marxista: Polonia, Jugoslavia, Congo-Brazzaville, Nicaragua. Esperienze di tali paesi a livello della dottrina e della prassi politica.

2. Che cos’è il marxismo nel suo contenuto, come dottrina e come movimento storico? Carattere non uniforme. Prospettive del dopomarxismo.

II - Punti nevralgici di confronto col marxísmo.

1. Ateismo: centrale o periferico al marxismo?

2. Marxismo come filosofia politica: marxismo e stato, marxismo e persona umana, marxismo e diritti dell’uomo.

3. Marxismo e trasformazione della società verso assetti sociali più giusti. Vie e metodi del cambiamento. Rivoluzione e violenza. Ruolo del partito. Problema dell’efficacia.

4. La “critica della società capitalistica”. Quale il valore dell’analisi marxista? Suo carattere “scientifico”?

5. Sono dissociabili le diverse componenti del marxismo?

III - Missione dell’ordine domenicano a confronto col marxismo.

1. Natura dell’impegno nel temporale.

2. Prassi cristiana e messianismo marxísta.

3. L’integrazione della dottrina sociale della chiesa.

4. La formazione di laici responsabili.

Ricco il sopralluogo documentario delle situazioni regionali, serrato il confronto, disparato il giudizio. Da una parte la tendenza a ricomporre il marxismo nella sua globalità di sistema ideologico e pratico dove tutto tiene, dove ogni elemento implica necessariamente l’altro. La detemporalizzazione genera sistema. Qualcosa come “o prendi o lasci, o tutto o niente”. Il modello sovietico e le dolorose esperienze dei paesi del patto di Varsavia ne sono la controprova.

Dall’altra un approccio storico punta a individuare alterne funzioni ed evoluzioni degli elementi dell’analisi marxiana che animano o ispirano formazioni sociali diverse e in trasformazione, operanti in contesti politici ed economici diversi: dall’America Latina ai partiti comunisti nei paesi occidentali a capitalismo avanzato, vedi caso italiano (il relatore italiano ha riferito sulle implicanze teoriche e politiche elaborate dal PCI a partire dal dossier della polemica PCI-PCUS seguita ai fatti polacchi di dicembre 1981). Strumenti di analisi che abilitano all’índividuazione dei processi economici produttivi d’ingiustizia (a livello nazionale così come internazionale): elaborazioni di progetti politici e prassi sociale che, assumendo come dati irrinunciabili i frutti positivi della democraza borghese, li ímmette in un processo di trasformazione radicale dell’assetto capitalistico di produzione; forze sociali e movimenti storici che di fatto si battono per la liberazione da secolari vincoli di povertà e di sfruttamento: tali elementi e realtà non lasciano indifferente il credente che vuol dar contenuto storico ed efficacia sociale ad un’evangelizzazione capace d’assumere nel proprio atto la promozione integrale dell’uomo e delle comunità umane.

Il marxismo morente perché il capitalismo è alla vigilia del collasso? La lezione della storia sembra suggerire valutazioni opposte: le cicliche crisi dell’economia capitalistica si risolvono in rinnovati e più agguerrití riassetti di quest’ultimo; tecnologie sempre più sofisticate e investimenti in ricerca scientifica lo rilanciano in ulteriori cicli d’espansione sottraendolo alla pressione delle classi lavoratrici e riafforzandone dunque il peso sociale. E perché allora - fu fatto osservare - si sbandiera ancora lo spauracchio del marxismo e del comunismo per gettare nel discredito pubblico e nell’emarginazione (civile ed ecclesiastica) chi si batte per il cambiamento delle strutture di proprietà e dei rapporti di produzione? Il rappresentante costaricano illustrava ampiamente questa pratica, in America centrale, mirante a dissuadere i cattolici latino-americani dalla lotta di liberazione. Una tattica - a quanto pare - straordinariamente efficace. È veramente il moribondo a far paura? Non sono insignificanti neppure le modeste vicende d’una rivista quale «Vita Sociale». Con lettera del 9 luglio 1975 le autorità della provincia Romana dei domenicani ne comunicavano alla redazione la soppressione perché «ispirandosi più alla metodologia marxista che alla interpretazione crístiana della vita e della storia, non assolveva il suo compito istituzionale di “lettura teologica dei segni dei tempi”». La mediazione del superiore generale dell’ordine ne impedì la soppressione. L’operazione fu condotta senza rumori. Ma il lettore che scorresse la seconda pagina di copertina dall’ultimo numero del 1975 al primo del 1982 annotando entrate/uscite nel corpo redazionale, e ricostruisse i cicli culturali dei contenuti della rivista, verrebbe a saperne molto di più di quanto la domestica discrezione non riuscisse a dissimulare.

Il documento finale

Il documento finale del convegno di Ginevra testimonia l’impasse del tentativo di convenire su punti qualificanti. Non rende certo giustizia alla ricchezza e vivacità del dibattito, ma definisce semmai i termini decantati delle convergenze raggiunte. Tralascio la parte della relazione che illustra natura, scopi e grandi linee della riflessione delle giornate di studio; trascrivo invece (traducendole dall’originale francese) le Quelques propositions che gli esperti sottopongono all’attenzione del prossimo capitolo generale dell’ordine, a tutti i confratelli ed eventualmente alla comunità cristiana. Proposizioni conclusive «modeste» - fu espressamente dichiarato - non perché misura d’una virtù bensì perché limite dell’esiguo consenso possibile.

1. Come predicatori [del vangelo] miriamo a decifrare le condizioni storiche dell’evangelizzazíone, e sappiamo che questa implica la promozione e la crescita di tutto l’uomo. Viviamo in un mondo in cui il marxismo è di fatto presente e ha qualcosa da dire.

Siamo partiti da situazioni ed esperienze diverse: il che si è ripercosso nei nostri approcci globali, nelle analisi, valutazioni, prospettive...

2. Il marxismo dottrinario e dommatico è incompatibile col vangelo, come lo è del resto con la scienza.

3. Il marxismo si presenta quale realtà molto complessa. Al termine del nostro incontro abbiamo constatato di aver abbordato, di fatto, tale realtà a tre livelli (sistema globale, strumento di analisi, movimenti storici), senza poter distinguere sempre ed esattamente a quale livello ci si situava.

4. Siamo dell’avviso che, se vogliamo operare per un cambiamento sociale verso la costruzione d’una società più giusta, non possiamo ignorare taluni elementi d’analisi marxísta che permettono di capire il porsi e il trasmettersi delle strutture d’ingiustizia.

5. Riprendendo le parole di padre Arrupe nella lettera (1981) ai provinciali gesuiti dell’America Latina, riteniamo che sia possibile «adottare, in vista d’una nostra analisi della società, un certo numero di punti di vista metodologici, più o meno di matrice marxista, a condizione di non attribuir loro un carattere esclusivo: ad esempio l’attenzione ai fattori economici, alle strutture di proprietà, agli interessi economici che muovono questo o quel gruppo; la sensibilità allo sfruttamento di cui sono vittima intere classi (e aggiungiamo: interi paesi); l’attenzione al ruolo che svolge la lotta di classe nella storia (almeno in quella di molte società); l’attenzione alle ideologie che servono da copertura a interessi, perfino a ingiustizie» (n° 5).

6. La nostra valutazione di fede della realtà va condotta non in astratto ma all’interno del processo storico d’una data regione. È necessario esercitare sempre un giudizio critico, grazie alla mediazione di un’analisi sul piano delle scienze storiche, sociali, economiche ecc.

7. Constatati nell’ordine situazioni e approcci differenti, bisogna promuovere analisi con gruppi regionali di ricerca e di prassi, ma programmando scambi periodici (ogni tre anni, ad esempio) su scala mondiale.

8. È necessario stabilire uno stretto legame tra questo lavoro di esperti e quello dei promotori dell’ordine nel settore di Iustitia et Pax.



finis

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