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Solidarietà nel dissimile
Nota di lettura al Forum,

 «Vita sociale» 53 (1996) 115-117.

   
 

Presentazione dell'edizione a stampa delle relazioni ed interventi al Forum; per richiesta dell'allora direttore di «Vita sociale» p. Vincenzo Caprara OP, promotore del Forum.

1 sospetti del laico 3 in principio era il molteplice e il diverso
2 può lo Stato amministrare solidarietà col dissimile? 4 impacci del dialogo traslocato in sala di "Public Relations"
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Né un editoriale né un'introduzione. Neppure una guida alla lettura. Il testo stampato serba cadenze e lessico colloquiali del Forum originale, cui ogni lettore può affidarsi senza riverenze. Piuttosto una nota di reazione, che attinge ad umori antichi della tradizione di "Vita sociale".

1. «Da laico ho antenne abbastanza sensibili per evitare che strategie di colonizzazione culturale o religiosa vengano mimetizzate da strategie solidaristiche» (Morisi, p. 157). E tuttavia la più robusta articolazione delle ragioni della solidarietà viene proposta laicalmente dalla prima relazione di lavoro (Chiodi, pp. 118-29). Che non preclude di suo la strada alla "socializzazione della solidarietà", ossia alla recezione normativa entro l'operatività dello Stato in specifici settori e circostanze (Compagnoni, pp. 129-34); ma ne fa intravedere i rischi laddove la si volesse forzare quasi per omogenea e necessaria progressione dall'area etica dei valori, o del costume, all'identificazione legislativa delle formazioni politiche; oppure si presumesse meccanico il risultato inverso, che legislazione solidale generi amministratore solidale. Consapevolezza dunque dei trapassi intermedi tra la "volontà buona" e le ipoteche fatte valere dal cittadino "che paga le tasse" e delega tramite elezione i suoi rappresentanti a legiferare e amministrare.

Cautela diffusamente percepita lungo i successivi contributi di riflessione dovuti ad altre voci del Forum. Benché provenienti da esperienze diverse, appellano con ricorrente convinzione ai processi formativi come a luoghi privilegiati dove maturare e sostenere la cultura della solidarietà (Taglianini, Marmo, Magnier, Liscia ecc.). E che, per altri percorsi mentali e di vita, sembrano confermare l'intuizione di partenza: si costruiscono le possibilità sociali della solidarietà solo riconoscendo e salvaguardando la differenza. Antecedentemente alla possibilità politica dello Stato solidale, anzi sua condizione sine qua non.

2. Perché l'urgenza di piegare lo Stato a politiche di solidarietà potrebbe bruciare il valore della dissimiglianza o nell'efficienza amministrativa del "welfare state" o nei processi legislativi validanti l'impiego di risorse; perfino simularlo tra le ragioni forti che pastorizzano i consensi e decantano le maggioranze. Riasserendo, al termine di percorsi tortuosi, "il consenso dei simili sul simile": quasi unica prassi conosciuta e praticabile sia della codificazione statuale che dell'operatività politica.

Tutto più frustrante dell'insinuazione del filologo semita: che ''forestiero" e "straniero" potessero consensualmente definirsi all'interno della geografia mentale di "correligionario" e "coetnico". Appartenenza stabilita sull'etnia religiosa. Non del nostro villaggio, se vuoi in diaspora, ma sempre dei nostri! Dove in principio anche Dio è dei nostri. Che restituirebbe di nuovo le ragioni della misericordia alla condivisione dell'uguaglianza. E che raffredda la nostra commozione all'apologo del rabbino (Caprara, pp. 139-43). Per costui lo stato di peregrinanza poteva esser controparte polare della dissimilitudine dai goîm. Questi sì inconciliabilmente "altri". Al pari dei kafûr per i musulmani in statuto islamico. Al pari degli infideles in statuto di cristianità medievale, o di sue reviviscenze moderne.

3. Non che l'istanza di fede debba irrimediabilmente subentrare ex post (mutuo la tecnicità dal prof. Morisi) rispetto alle determinazioni primarie, diciamo pure zoologiche, dell'animale-uomo e sue correlazioni ambientali. È che nel Forum l'istanza di fede fa la comparsa in parallelo alla riflessione laica, ad essa sopravveniente. Potenzialmente in competizione. Non la incrocia dunque nell'atto genetico del dialogo che feconda i processi conoscitivi d'entrambi i dialoganti. Oppure la si ritrova digià proprietà della legge codificata, convinti come si è che l'esercizio della legge produca e riproduca valori (quello della solidarietà o qualsiasi altro delle "virtù politiche") tra le mani dell'amministratore pubblico. Cosicché da una parte il linguaggio religioso esalta la propria solitudine nella proclamazione di sé anziché assumere la materia del dibattito; dall'altra il linguaggio laico si premunisce contro l'abbraccio espropriante (non senza il cortese tributo al lessico degli ospiti, "uomini di buona volontà").

Eppure sia una teologia della creazione che una teologia dell'incarnazione potevano all'impronta riconoscere valenza dialogica alla solidarietà costituita sul dissimile; resa alle sue originali strutture, umane e materiali; inseguita e promossa nelle sue storiche proiezioni di normatività pubblica. Senza tentazione alcuna né d'appropriarsene né di ritingerla. Parole e parabole di Gesù sono attraversate da una sola domanda: "chi è il prossimo?". Dal samaritano alla cananea, la risposta è sempre il dissimile. Incluso il dissimile "interno", come Zaccheo o l'innominata peccatrice. Né la conversione dal peccato reintroduce surrettiziamente l'assimilazione, perché ci si converte unicamente a Dio non a un sistema religioso. A quel medesimo Dio che in principio creò il molteplice e il diverso.

4. Impacci di chi, come "Vita sociale", si ripensa e tenta nuove strade?

Il Forum (in verità più tavola rotonda che piazza, più interlocutori scelti che passeggiatori avventizi di città) appare un laboratorio congruo a sperimentare dialogo ed elaborare bozze di pubblicistica (sebbene il travaso dall'oralità del Forum alla pagina stampata continui a sfidare le abilità redazionali della Direzione/Segreteria). A patto che si accetti l'area del precario e dell'imprevisto, il dialogo vivo per l'appunto, come luogo reale dell'elaborazione. Su una o al massimo due relazioni di lavoro. Che gettino sul tavolo materia di dibattito. Delimitata nei confini, aperta nella formulazione e negli sviluppi. Consensi e dissensi scoperti e articolati nell'atto reale del confronto. L'onestà "tecnica" del Forum garantisce l'identità del dialogante. Non più premunito, l'uno contro l'altro, per schivare l'espropriazione. Semmai entrambi consapevoli del reciproco arricchimento. Fors'anche compiaciuti di ritrovarsi entrambi un po' modificati.

Simulare il dialogo - la quaestio disputata! - riversando sul tavolo testi pre-scritti moltiplica monologhi dissociati e infecondi. All'occorrenza propizia gradevoli ironie: che idiosincrasie confessionali (religiose o laiche) asseriscano in competizione le proprie identità anche laddove l'esercizio del dialogo fa esplodere la sorpresa della condivisione.

Emilio Panella OP

Firenze 7 settembre 1996


FORUM

LA SOLIDARIETÀ COME PRINCIPIO
E I SUOI COSTI
Firenze, S. Maria Novella 27 gennaio 1996

testo integrale in «Vita sociale» 53 (1996) 118-84.

 

PARTECIPANTI AL FORUM

  BRANCALE M.   giornalista
  CAPRARA Vincenzo.   Direttore della rivista
  CHIODI G.   Docente di Filosofia del Diritto, Facoltà di Giurisprudenza, Univ. di Napoli
  CHIOZZI P.   Docente di Antropologia, Facoltà di Magistero, Univ. di Firenze
   CIACCI M.   Docente di Sociologia, Facoltà di Economia, Univ. di Firenze
  COMPAGNONI F.   Docente di Morale, Facoltà di Scienze Sociali, Pont. Univ. S. Tommaso d'Aquino, Roma
  GIASANTI A.   Docente di Sociologia del Diritto, Facoltà di Scienze Politiche, Univ. di Messina
  LISCIA D.   Docente di Storia dell' Arte, Facoltà di Lettere e Filosofia, Univ. di Firenze
  MAGNIER A.   Docente di Sociologia Urbana, Facoltà di Scienze Politiche, Univ. di Firenze
  MARMO C.   Incaricato alla formazione presso il Centro Studi CISL
  MORISI M.   Docente di Scienza dell'Amministrazione,
Facoltà di Scienze Politiche, Univ. di Firenze
  PERBELLINI R.   Sacerdote, Direttore regionale della Fondazione della CEI "Migrantes"
  TAGLIANINI S.   Docente nelle scuole medie superiori,
volontaria nell'Associazione Arcobaleno
       

 

il periodico "Vita sociale" soppresso dal capitolo provinciale 1997 dei domemicani del centro Italia

 

finis

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