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    Iacopo di Gino da Calenzano

■  frate domenicano, dal 1305 monaco benedettino  ■

 

 

Tema dei frati imperseveranti. Caso ben documentato: il domenicano fra Iacopo di Gino di Benvenuto da Calenzano, sul binario della più assoluta legalità. Eppure non rimuove il sospetto che tale legalità validasse un esercizio compromissorio del potere ecclesiastico; legalità assicurata all’individuo quasi   funzionale alla degradazione dell’istituzione. Ottenuta licenza dal provinciale Iacopo da Pistoia OP (28.VI.1305) di passare ai benedettini di San Godenzo in Alpi (in diocesi di Fiesole: cf. Crocevia della fede. Sei itinerari fiesolani verso il Terzo Millennio, Edizioni Fruska, Stia (Ar), p. 11), il 10.VII.1305 Iacopo emette nuova professione nella chiesa Santa Lucia sul Prato di Firenze nelle mani dell’abate Piero. Se l’autorizzazione a passare ad altro ordine tace sulle motivazioni e vien incontro con linguaggio cancelleresco all’«instantiam qua ordinem alium intrare petebat», nell’atto di professare tra i benedettini Iacopo è in cerca d’una pace superiore («querens maiorem pacem») e della salvezza della propria anima («pro salute sue anime»). Ma il giorno stesso della nuova professione, 10.VII.1305, l’abate autorizza l’ormai dom Iacopo a vivere fuori monastero con ampio spazio d’autonomia e ad accettare benefici ecclesiastici. Iacopo non perde tempo. Il 13.II.1306 sollecita di persona benefici dal vescovo fiorentino Lottieri della Tosa. In autunno 1308 gli vien concesso il beneficio di Santa Maria tra le due Marine, nel piviere San Donato a Calenzano, certi come si è che parrocchia e suoi diritti «per ipsum dompnum Iacobum et suos conservabuntur et, dante Domino, augebuntur». Il notaio ser Giovanni di Gino da Calenzano - dunque fratello di Iacopo - o roga gli atti o vi compare in qualità di testimone. Non appena al vescovo Lottieri succede sul finire del 1309 Antonio dell’Orso, Iacopo presenta in febbraio 1310 al nuovo vescovo fiorentino il dossier documentario per metterlo al corrente del proprio stato giuridico e dei diritti acquisiti («ad docendum et ostendendum de iure suo»). Antonio, quando vescovo di Fiesole 1301-1309, nelle costituzioni diocesane del 1306 aveva dettato severe norme contro la pratica d’investire della rettorìa e relativi benefici di chiese diocesane i religiosi viventi fuori del chiostro.

Cf. R. Trexler, Synodal Law in Florence and Fiesole, 1306-1318, Città del Vaticano (Studi e Testi 268) 1971, pp. 184-185. L’esibizione del dossier documentario di Iacopo da Calenzano, comprovante la legalità del suo stato e suoi diritti, risponde a quanto stabilito dalle medesime costituzioni fiesolane del 1306 (ib. pp. 211-212), che Antonio rinnoverà come vescovo fiorentino nelle costituzioni del 1310 (p. 276).

■ Il tutto da: E. P., Quel che la cronaca conventuale non dice. Santa Maria Novella 1280-1330, «Memorie domenicane» 18 (1987) pp. 241-242, 275-281.

Emilio Panella OP

 San Domenico di Fiesole, maggio 2017

 

 

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■ Calenzano (pr. Firenze), allora in diocesi fiorentina; era territorio della predicazione del convento domenicano di Prato?, convento formale dal 1282. MOPH III, 214/28 (1281): «Concedimus prov. Romanae unam domum ponendam in Prato». MOPH XX, IX n. 4; 62/4-7 (1282): «Ponimus conventum apud Pratum». Ma Cronica di SMNovella registra ben quattro frati originari di Sommaia (nn. 154, 338, 362, 409: estremi cronologici 1295-1353), territorio del piviere San Donato a Calenzano (M. Giusti - P. Guidi, Rationes decimarum Italiae. Tuscia, Città del Vat. (Studi e testi 58, 98) 1932-42, I, 354b; II, 404b). La medesima Cronica n° 44, n° 78, n° 97, n° 98, n° 109 (decessi tutti anteriori al 1289-80, tempo d'avvio della cronaca), accoglie coerentemente frati di origini pratesi. A quel tempo, Prato faceva parte del territorio (predicatio) del convento fiorentino; non lo sarà più dopo il 1282, quando Prato avrà un suo convento formale, e una sua propria predicatio, ovvero territorio di competenza conventuale.

«Ego Iohannes Gini de Calenzano Florentinus, publicus imperiali auctoritate notarius...» roga e sottoscrive l'atto 10.VII.1305. Gli elementi antroponimici lo fanno di certo fratello di fra Iacopo; che pertanto doveva essere filius del convento fiorentino, non di quello pratese.


  Firenze, Santa Maria Novella, 3 aprile 1291

Chiostro di SMNovella, 3.IV.1291. Niccolò, camerario e notaio di papa Niccolò IV, trasmette al convento SMNovella lettera papale Orvieto 28.III.1291 che ordina d’affidare a Barduccio dei Canigiani e a Maso di messer Gianni dei Ridolfi mercanti fiorentini le suppellettili di messer Stefano dei Colonna, già rettore di Romagna, fatte depositare nel convento domenicano di Firenze da B(onifacio) arcivescovo di Ravenna. Il sottopriore fra Ranieri detto il Greco, a nome proprio e del priore (innominato) del convento, allora assente, s’impegna. «Acta sunt hec omnia in claustro ecclesie SMNovelle ordinis fratrum Predicatorum, presentibus testibus fratre Filippo Iud., fratre Iacobo filio domini Gregotii de Podio Veteri, fratre Bartolomeo Romano de Frainpanensibus, fratre Iacobo de Calenzano, fratribus dicte ecclesie» (Arch. di Stato di Firenze, Notar. antecos. 4111, f. 89r-v).

  Settembre 1291: fra Iacopo nominato insegnante di logica antica a Prato

Capitolo provinciale di Spoleto, convocato (MOPH XX, 96/8-9) nella festa dell'Esaltazione della Croce, 14 settembre 1291: «frater Iacobus de Calenzano» viene nominato lettore di logica vetus e dei tractatus nel convento di Prato; otto gli studenti assegnati a tale corso scolastico (MOPH XX, 101-102).

Libri di testo dei corsi di logica antica (logica vetus): Isagoge di Porfirio, Divisioni e Topici di Boezio, Categorie e Interpretazione di Aristotele, Trattati ovvero Summule logicales (1230 ca.) di Pietro di Spagna.

Se nel 1291 fra Iacopo è nominato insegnante di prima filosofia, la sua entrata in religione dovrà risalire almeno a una decina d'anni prima.

  Settembre 1293: assegnato studente in teologia a Napoli

Capitolo provinciale di Anagni 1293, convocato per l'8 settembre (MOPH XX, 109/20): assegna «fratrem Iacobum de Chalenzano» studente in teologia al convento napoletano (MOPH XX, 112/29-30).

  1299: lettore delle Sentenze in Pistoia

Capitolo provinciale di Pistoia 1299 (incerto il tempo di reale celebrazione, tra giugno e settembre): «frater Iacobus de Kalenzano» nominato lettore delle Sentenze di Pietro Lombardo nello studio di teologia in Pistoia (MOPH XX, 132/10).

  Firenze, 21 febbraio 1303

Firenze 21.II.1303: fra Manno d’Arezzo OP, a titolo di commissario testamentario dell’aretino Piero del fu Piero, rivendica da Tignoso dei Macci il versamento di 400 fiorini d’oro dovuti al defunto Piero ma contestati da Guiduccio del fu Pagno. La lite, affidata al giudice messer Baldo da Uglione, è determinata a favore di Guiduccio. Tra i testi: «fratre Iacobo de Calenzano ordinis Predicatorum» (Arch. di Stato di Firenze, Notar. antecos. 3140, f. 94r-v: 21.II.1302/3).

Su fra Manno il capitolo provinciale Viterbo 1296: «Item fratrem Mannum Aretinum, pro eo quod litteras ad vicarium missas pro sua repositione Aretii indebite procuravit, usque ad biennium nisi in sui accusatione omni voce privamus, iniungentes eidem quod usque ad festum Natalis Domini semel in qualibet septimana in pane et aqua ieiunet, et infra dictum terminum qualibet septimana psalterium ex integro dicat» (MOPH XX, 125/13-17).

█  Firenze, 17 febbraio 1310: Iacopo presenta al vescovo fiorentino gli atti del suo stato legale, 1305-1308

Dal Liber causarum (1310-1318) di Arch. della Curia Vescovile di Fiesole, XIV.III.A.13, ff. 3r-5r. Trascrizione integrale, salvo il protocollo di taluni atti dato in sommario. In settembre 1983 consultai il documento originale, e ne feci fare fotocopia.

|3r| [Firenze, 17.II.1310]. In Christi nomine, amen. Anno Domini ab incarnatione millesimo trecentesimo nono, indictione octava, die XVII februarii. Constitutus coram venerabili patre domino Antonio, Dei gratia episcopo florentino, donpnus Iacobus infrascriptus ad docendum et ostendendum de iure suo produxit et induxit coram dicto domino episcopo infrascripta istrumenta et licteras, quarum tenor talis est.

[Firenze, chiesa SMNovella, 29.VI.1305]. Actum Florentie in ecclesia Sancte Marie Novelle fratrum ordinis Predicatorum, presentibus testibus rogatis et vocatis presbitero Bartholo ecclesie Sancte Lucie Omnium Sanctorum cappellano, ser Guilielmo notario filio ser Iohannis de Castro Florentino populi Sancti Laurentii de Florentia, qui etiam rogatus fuit de infrascriptis omnibus publicum conficere istrumentum, et Nerio filio Benzi medici, populi Sancti Petri Maioris.

Pateat omnibus evidenter per presens publicum istrumentum quod religiosus vir frater Iacobus, filius Gini Benvenuti de Calençano de ordine fratrum Predicatorum, cum habitu ipsius ordinis in ecclesia Sancte Marie Novelle personaliter constitutus in presentia mei Iohannis notarii et testium predictorum infrascriptas licteras infrascripte licentie, quam prius instanter petierat a suo priore provinciali eiusdem ordinis sibi ab eodem priore concesse, tunc ibidem sibi fratri Iacobo ex parte dicti sui prioris provincialis presentatas et oblatas et ipsam licentiam transseundi ad alium ordinem sibi concessam in ipsis licteris comprehensam humiliter recepit et acceptavit; quarum licterarum et licentie tenor talis est:

[Firenze, 28.VI.1305] Universis presentes licteras inspecturis, frater Iacobus Pistoriensis, fratrum ordinis Predicatorum in Romana provincia prior provincialìs indignus, salutem et heternorum affluentiam gaudiorum.

Fratris Iacobi de Calenzano ordinis nostri professi adtendens instantiam qua ordinem alium intrare petebat, ipsi dedi et do licentiam ad sancti Benedicti ordinem transeundi. Ad huiusmodi vero propositum exequendum assingno sibi trium mensium spatium a data presentium computandum. Verum, si infra pretaxatum terminum ipsum ordinem intrare neglexerit, aut postquam intraverit ante professionem rite in ordine factam rite exire contigerit, omnem iurisdictionem et potestatem quam in ipsum nunc habeo, tam ex emisso professionis in ordine nostro voto quam ex privilegiis nobis ab apostolica sede concessis, michi reservo et successoribus meis quod, si infra terminum superius positum predictum ordinem ipsum intrare non posse contigeret, ut eidem dictum ordinem intrandi possit vel possint terminum elongare secundum formam presentium licterarum superius datam, priori suppriori lectori conventus fratrum Predicatorum conventus florentini qui nunc sunt vel qui sunt futuri pro tempore, et fratri Ubertino Ardinghi eiusdem ordinis vel alteri eorum presentium auctoritate commicto. In cuius rei testimonium sigillum nostrum duxi presentibus apponendum. Datum Florentie anno Domini millesimo trecentesimo quinto, quarto kalendas iulii.

Sigillum autem predictum erat de cera rubea, tergo ipsarum licterarum appositum. In cuius sigilli impressione erant duo tabernacula, in uno quorum erant ymagines beatorum Petri et Pauli cum cruce in medio, in altero vero tabernaculo erat ymago cuiusdam fratris genuflexi sursum respicientis. In ipsius vero sigilli circumscriptione erant hec lictere: S(igillum) prioris provincialis fratrum Predicatorum Romane provincie[1].

[Firenze, chiesa Santa Lucia sul Prato, 10.VII.1305] Item postea eodem anno et indictione, die sabbati decimo iulii. Actum in ecclesia Sancte Lucie Omnium Sanctorum Florentie, presentibus testibus rogatis et vocatis dompno Bartholo abbate abbatie Sancti Cassiani de Monte Scalario, presbitero Bartholo cappellano dicte ecclesie Sancte Lucie et ser Guilielmo ser Iohannis suprascripto notario, qui de infrascriptis omnibus rogatus fuit presens publicum conficere instrumentum.

|3v| Per presens publicum instrumentum sit omnibus manifestum quod religiosus vir frater Iacobus de Calenzano ordinis Predicatorum suprascriptus, cum habitu et tonsura dicti ordinis Predicatorum, constitutus et genuflexus in presentia reverendi viri dompni Petri abbatis abbatie Sancti Gaudencii ad pedes Alpium fesulane dyocesis, de licentia sibi fratri Iacobo data et concessa a venerabili patre domino fratre Iacobo Pistoriensi ordinis Predicatorum in Romana provincia priore provinciali transeundi ad ordinem beati Benedicti, ut de ipsa licentia plenius constat in licteris suprascriptis, ipsius prioris provincialis munimine roboratis, querens maiorem pacem, exponens quod monachari volebat in ordine beati Benedicti pro salute sue anime, in manibus et monasterio dicti domini abbatis et se in monachum dicti domini abbatis et dicti sui monasterii recipi humiliter supplicans, asserens etiam se ipsum habere notitiam regule monachalis et beati Benedicti et eam profiteri volens, ipsi domino abbati, presenti et recipienti ut infra, obtulit se in monachum et in fratrem suum et dicti monasterii et professus fuit expresse coram altari beate Lucie predicte in perpetuum regulam beati Benedicti et observantiam dicte regule et ordinis monachalis, promictens ipsi domino abbati, recipienti ut infra, obedientiam et castitatem et alia que continentur in regula supradicta. Qui dominus abbas dictam professionem pro se et suis successoribus et dicto monasterio, admisit et ipsum recepit ad osculum pacis in monachum et fratrem suum et dicti monasterii Sancti Guadencii.

Ego Iohannes Gini de Calenzano Florentinus, publicus imperiali auctoritate notarius et ordinarius iudex, predicta omnia coram me acta rogatus publice scripsi.

[10.VII.1305, medesimi luogo e testi]. Reverendus vir dompnus Petrus, abbas monasterii Sancti Gaudencii ad pedes Alpium fesulane dyocesis, propter guerrarum discrimina nunc vigentia in partibus dicti monasterii sui concessit et dedit discreto viro dompno Iacobo de Calenzano monacho suo, ibidem presenti et humiliter petenti et recipienti, licentiam separandi se a dicto monasterio suo et manendi extra ipsum suum monasterium et studendi in scolis et morandi ubicumque et quantumcumque voluerit idem dompnus Iacobus, etiam sine cuculla et capa dum tamen cum caputio et guascappo, in loco honesto et honeste vivendo. Item concessit et dedit eidem dompno Iacobo, presenti et recipienti, licentiam acceptandi et recipiendi beneficia ecclesiastica unum et plura, cum cura et sine cura animarum, etiam si dignitas vel personatus existat, quot et quotiens ad ea electus vel institutus seu presentatus canonice fuerit vel ea seu eorum aliquod canonice fuerint sibi collata.

Ego Iohannes Gini de Calenzano Florentinus, publicus imperiali auctoritate notarius et ordinarius iudex, predicta coram me acta rogatus publice scripsi.

|4r| [13.II.1306] Lottherius, Dei et apostolice sedis gratia episcopus florentinus, dilecto filio religioso viro dompno Iacobo monacho, nato Gini de Calenzano florentine dyocesis, salutem in Domino.

Tue probitatis et devotionis merita nos inducunt ut tibi specialem gratiam facientes, personam tuam nostri favoris presidio prosequamur. Nuper siquidem pro parte tua nobis extitit humiliter supplicatum ut, cum nullum beneficium ecclesiasticum obtineres, tibi recipiendi et habendi quodcumque tibi conferretur vel habere posses legiptime in civitate vel dyocesi florentina licentiam concedere dingnaremus. Nos igitur huiusmodi supplicationibus annuentes et volentes te, tuorum meritorum obtentu, favore prosequi gratioso, tibi ut quodcumque beneficium ecclesiasticum cum cura vel sine cura, etiam si dignitas vel personatus existat, in nostra civitate vel dyocesi tibi canonice conferatur, vel quod obtinere poteris, licentiam presentium tenore concedimus et liberam facultatem, ac tecum super hiis misericorditer dispensamus. In cuius rei testimonium presentes licteras fieri fecimus et nostri sigilli munimine roborari. Datum ad Plebem Veterem, die tertiadecima februarii, anno Domini millesimo trecentesimo quinto, indictione quarta.

Produxit etiam dictus dompnus Iacobus duas licteras, unam prioris provincialis et alteram dompni Petri abbatis Sancti Guade<n>cii, quarum tenores sunt infra strumenta publica superius adnotata.

[Pieve San Donato a Calenzano, 27.X.1308] Item aliud strumentum quomodo fuit facta compromissio per capitulum plebis Sancti Donati de Calenzano in presbiterum Trinciam, rectorem ecclesie Sancte Marie Nepotecose, super resolutione ecclesie Sancte Marie inter duas Marinas tunc vacantis per morten presbiteri Michaelis, cuius tenor sic incipit: In Dei nomine, amen. Anno millesimo trecentesimo octavo, indictione septima, die XXVII ottobris. Actum apud plebem Sancti Donati de Calenzano, presentibus testibus ser Iohanne Gini notario de Calenzano et Iohanne Baldi etc.

[Firenze, 2.XI.1308] Item postea eisdem anno et indictione, die secundo mensis novembris. Actum Florentie, presentibus testibus ser Iohanne Gini de Calenzano, Vanni Mini populi Sancte Marie Nepotecose et Francisco Lapi de Adimaribus ad hec vocatis et rogatis.

Presbiter Trincia commissarius suprascriptus, vigore suprascripte commissionis inrevocabilis et donationis sibi facte et omni modo et iure quibus melius potuit, commisit presbitero Salinbeni rectori ecclesie Sancte Lucie de Massa Pagana florentine dyocesis quod vadat et immictat et inducat in corporalem possessionem et tenutam supradicte ecclesie Sancte Marie inter duas Marinas et eius omnium bonorum et iurium discretum virum dompnum Iacobum condam Gini de Calenzano, cui supradictam ecclesiam Sancte Marie inter duas Marinas, vigore commissionis potestatis et auctoritatis predicte sibi concesse a capitulo et canonicis dicte plebis, legyptime contulit; et etiam omnia et singula faciat que de iure et consuetudine viderit et congnoverit expedire, constituens ipsum presbiterum Salinbene suum executorem ad omnia et singula supradicta.

Ego Thomas filius olim ser Arrigi Bonaiuncte Mazzi de Capalle, imperiali auctoritate iudex ordinarius et notarius, predicta omnia coram me acta rogatus publicavi et scripsi.

|4v| [Firenze, chiesa cattedrale, 20.X.1308]. Actum in ecclesia cathedrali florentina, presentibus ad hec rogatis et vocatis testibus reverendis viris dominis Thedicio de Vicedominis archipresbitero et Symone canonico et presbitero Albonecto cappellano dicte cathedralis ecclesie et aliis.

Cum ecclesia Sante Marie inter duas Marinas, plebatus plebis Sancti Donati de Calenzano florentine dyocesis, vacet ad presens per mortem presbiteri Michaelis olim rectoris ipsius ecclesie, cuius quidem collatio et institutio dum vacat ad capitulum plebis de Calenzano de antiqua et paciffice diutius consuetudine observata pertinet pleno iure, et capitulum dicte plebis confidet ad plenum de legalitate et discretione et puritate discreti viri presbiteri Trincie rectoris ecclesie Sancte Marie Nepotecose de Florentia, commiserint et donaverint irrevocabiliter eidem presbitero Trincie ius quod ad eos spectat conferendi ecclesiam sepedictam vacantem et etiam confirmandi illum cui dictam ecclesiam et eius iura duxerit conferendum, ut de commissione et donatione huismodi plenius constat in scriptura publice facta manu ser Thome ser Arrigi de Capalle notarii, presbiter Trincia commissarius supradictus, nolens ipsam ecclesiam Sancte Marie vacantem propter longam vacationem pati in temporalibus vel in spiritualibus lesionem, ac confidens de discretione puritate ac scientia discreti viri dompni Iacobi filii quondam Gini de Calenzano et quod per ipsum dompnum Iacobum et suos ipsa ecclesia Sancte Marie inter duas Marinas et eius iura conservabuntur et, dante Domino, augebuntur, vigore commissionis et inrrevocabilis donationis predicte et auctoritatis et potestatis ac balie sibi concesse in hac parte a capitulo dicte plebis, Christi nomine invocato ad laudem et reverentiam Dei omnipotentis et beate Marie semper virginis et omnium sanctorum et sanctarum Dei et ad honorem capituli predicti et ad consolationem parrochianorum dicte ecclesie nunc vacantis et ipsius ecclesie ac suorum iurium incrementum, supradictam ecclesiam Sancte Marie inter duas Marinas et eius iura omnia et pertinentias inrevocabiliter contulit dompno Iacobo supradicto presenti et recipienti et acceptanti, ac ipsam collationem confirmando ipsum dompnum Iacobum de eadem ecclesia et suis iuribus per librum quem habebat in manibus et pacis obsculum sollempniter investivit. De quibus omnibus voluerunt et rogaverunt predicti presbiter Trincia et dompnus Iacobus per me fieri presens publicum instrumentum.

Ego Iohannes Gini de Calenzano Florentinus, publicus imperiali auctoritate notarius et ordinarius iudex, predicta coram me acta rogatus publice scripsi.

[Santa Maria tra le due Marine, 3.XI.1308]. Per presens publicum istrumentum sit omnibus manifestum quod presbiter Salinbene, cappellanus perpetuus plebis Sancti Donati de Calenzano, vigore commissionis sibi facte a presbitero Trincia rectore ecclesie Sancte Marie Nepotecose de Florentia et <com>promissario capituli dicte plebis, ad quod collatio ecclesie Sancte Marie inter duas Marinas - manualis dicte plebis - quando vacat de iure et antiqua consuetudine dignoscitur pertinere, discretum virum dompnum Iacobum condam Gini de Calenzano, cui collata est canonice dicta ecclesia Sancte Marie inter duas Marinas, induxit in corporalem tenutam et possessionem iamdicte ecclesie Sancte Marie inter duas Marinas et eius rectorem et |5r| suorum iurium et pertinentiarum omnium temporalium et spiritualium, ponendo in manibus ipsius dompni Iacobi pannos altaris et libros dicte ecclesie et funem campane et vectes et claves hostiorum dicte ecelesie et domorum ipsius ecclesie ipsi ecclesie contiguarum, et immictens in gremium et in manibus dicti dompni Iacobi glebas terre[2] dicte ecclesie contigue et vinee. In qua quidem possessione idem dompnus Iacobus stetit quantum sibi placuit paciffice et quiete.

Actum apud dictam ecclesiam Sancte Marie, presentibus testibus ser Iohanne Gini notario, Goccio Vengne et Manecto Bini de Calenzano ad hoc habitis et vocatis.

Ego Phylippus filius Casini Locteringhi florentinus civis, imperiali auctoritate iudex atque notarius, predictis omnibus dum agerentur interfui et ea rogatus scripsi et hic idcirco publicavi.

[Pieve San Donato a Calenzano, 3.XI.1308]. Pateat omnibus evidenter per presens publicum instrumentum quod discretus vir prebister Albizus, canonicus plebis Sancti Donati de Calenzano, collationem factam de ecclesia Sancte Marie inter duas Marinas plebatus dicte plebis et suorum iurium et pertinentiarum discreto viro dompno Iacobo filio quondam Gini de Calenzano per presbiterum Trinciam, rectorem ecclesie Sancte Marie Nepotecose florentine, compromissarium ad hoc specialiter deputatum a capitulo dicte plebis, ad quod collatio dicte ecclesie Sancte Marie de antiqua consetudine quando vacat dingnoscitur pertinere, et omnia et singula per ipsum presbiterum Trinciam facta vigore dicte commissionis, ex certa scientia et non per errorem ratificavit et approbavit etc.

Actum apud plebem supradictam, presentibus ser Iohanne Gini notario, presbitero Pace canonico plebis de Legri et Becto Vincte testibus ad hoc habitis et vocatis.

Ego Phylippus filius Casini Locteringi florentinus civis, imperiali auctoritate iudex atque notarius, predictis omnibus interfui et ea rogatus publice scripsi.

  Capitolo generale dei frati domenicani, Montpellier 1316

Capitolo generale Montpellier 1316

originale latino

traduz. ital. di E.P.

«Cum facilitas licentie apostatis et aliis fratribus ad alium ordinem transeundi vergat in nostri ordinis et regularis observancie notabile detrimentum, prioribus provincialibus ac eorum vicariis inhibemus quod huiusmodi licencias sine causa evidenti et necessaria ac maturo consilio non concedant. Ad monachos autem nigros nullatenus licentiam sine diffinitorum suorum capitulorum provincialium consilio et assensu» (MOPH IV, 90/12-17; cf. ib. 181/21-25).

I facili permessi concessi ad apostati[3] ed ad altri frati di passare ad altro ordine religioso tornano a grave danno del nostro Ordine e dell'osservanza regolare. Proibiamo pertanto che priori provinciali e loro vicari concedano siffatti permessi senza palesi e stringenti ragioni, e senza ponderato giudizio. Nessuna licenza inoltre di passare all'Ordine dei monaci d'abito nero senza il parere e consenso dei definitori dei propri capitoli provinciali.

Chi erano allora nella dizione corrente i monaci nigri? Vedi «Dizionario degli istituti di perfezione» 1 (1974) 1302a: «ordo monachorum nigrorum», entro la voce "Benedettini"; ib. 6 (1980) 15b: "monaci bianchi", denominazione popolare per indicare in particolare Cistercensi e Calmaldolesi.

http://www.araldicavaticana.com/dizonario_di_abiti_e_stoffe_eccl.htm

   

[1] Cf. G.C. Bascapè, Iconografia dei sigilli e degli stemmi dei domenicani, «Memorie domenicane» 81 (1964) 70.

[2] glebas terre = i terreni.

[3] apostati = "apostati ab Ordine", ovvero religiosi che abbandonano l'Ordine senza debita licenza.


 


    frati imperseveranti!

finis!


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