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De subiecto theologie

Il soggetto della teologia

originale latino

volgarizzamento (2007) di EP

<2. quid proprie significetur nomine subiecti et quot modis accipiatur, ed. rr. 33-99>

<2. "soggetto" che significa?, e in quanti modi lo s'intende?>

Dicendum ergo quod subiectum[1], quamvis et adiective et substantive accipi possit, tamen quomodocumque accipiatur  -  quia etiam in scientia potest accipi adiective, puta quando dicitur |91rb| genus subiectum, licet ibi possit esse constructio appositiva  -  de primo et proprio suo significato gramatice loquendo idem sonat quod “subtus iactum”. Unde sic dividitur contra “super iactum”. Sed per attributionem ad istum primum significatum, subiectum accipitur multis modis etiam ab ipsis philosophis. Et ad presens possumus dicere quod accipitur octo vel novem modis.

Diciamo che soggetto lo si può intendere in senso aggettivale e sostantivale; e anche nella scienza lo si può prendere come  aggettivo, come quando ad esempio diciamo che il genere è soggetto, sebbene qui potrebbe trattarsi di costruzione aggiuntiva o supplementare. Tuttavia, comunque lo si voglia intendere, l'originario ed esatto significato di soggetto in grammatica è "sotto posto". E in questo senso si distingue per contrasto da "sovra posto".  Ma anche nel contesto di questo significato, la parola soggetto ha molti approcci, anche presso gli stessi filosofi. Diciamo ora che possiamo intenderlo in otto o nove modi.

Uno modo accipitur subiectum in situ, et sic subiectum dividitur contra “super positum”, iuxta illud Levit. 1[,7.8] «Subicient in altari ignem, membra que cesa sunt desuper ordinantes».

Primo modo, significato di soggetto in rapporto al luogo. Qui soggetto si distingue per contrasto da "sovra posto". Levitico 1,7.8: «Porranno brace ardente sotto l'altare <e metteranno legna sul fuoco>, e sopra vi disporranno le membra tagliate».

Secundo modo accipitur subiectum in statu, et sic subiectum dividitur contra rectorem vel gubernatorem, sive rector vocetur rex sive imperator sive preses sive prefectus sive episcopus sive abbas sive alio nomine, iuxta illud Hester 13[,2] «Volui clementia et bonitate gubernare subiectos»[2].

Secondo modo, significato di soggetto in rapporto al ruolo pubblico. Qui soggetto si distingue per contrasto da rettore o governante, o comunque lo si chiami: rettore, re, imperatore, presidente, prefetto, vescovo, abate, o qualsiasi altra denominazione. Ester 3,13b (= 13,2 della Vulgata latina): «Con clemenza e bontà ho voluto governare i sudditi».

Tertio modo accipitur subiectum in bonitate, et sic subiectum dividitur contra melius, sive sit bonum pertinens ad animam sive ad corpus sive ad res exteriores. Unde Eph. 5[,21] «Subiecti invicem in timore Christi», in quantum scilicet ex humilitate quilibet debet reputare alium meliorem quam se, iuxta illud Philip. 2[,3] «Superiores invicem arbitrantes». Et in predictis modis subiectum accipitur adiective.

Terzo modo, significato di soggetto in contesto di bontà. Qui soggetto si distingue per contrasto da "meglio", che si tratti d'un bene dell'anima o del corpo o di realtà esterne. Efesini 5,21: «Siate sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo», a motivo cioè d'un'umiltà che ti fa ritenere gli altri superiori a te stesso, come si legge nella lettera ai Filippesi 2,3: «Ciascuno di voi consideri gli altri superiori a se stesso». In tale contesto soggetto è usato come aggettivo.

Quarto modo accipitur subiectum in propositione, et sic subiectum dividitur contra predicatum, iuxta illud Philosophi in libro Predicamentorum «Quando alterum de altero predicatur ut de subiecto, quecumque de eo quod predicatur dicuntur, etiam de subiecto dicuntur».

Quarto modo, significato di soggetto in contesto di asserzione linguistica. Qui soggetto si distingue per contrasto da predicato, secondo quanto dice Aristotele, Categorie c. 3 (1b 10-12): «Quando un termine vien predicato di un altro in funzione di soggetto, tutto quanto si dice del predicato lo si dice parimenti anche del soggetto».

Quinto modo accipitur subiectum in transmutatione, et sic subiectum dividitur contra contrarios terminos, sicut probat Philosophus in I Phisicorum: quod principia sunt contraria, et tertium oportet esse subiectum. Et hic etiam subiectum potest teneri adiective.

Quinto modo, significato di soggetto in contesto del divenire delle cose. Qui soggetto si distingue contro i termini contrari, come prova Aristotele, Fisica I, 6-7 (190a 12 - 191a 17): che cioè i princìpi sono contrari, ma perché il divenire sia possibile è necessario un terzo princìpio che faccia loro da soggetto o da sostrato. E anche qui soggetto è usato come aggettivo.

Sexto modo accipitur subiectum in consideratione vel entitate vel comparatione, et tunc est idem quod res; et sic dividitur contra rationem, iuxta illud Philosophi in V Ethicorum «Virtus et iustitia est quidem subiecto idem, esse autem non idem», idest sunt idem re sed differunt |91ra| ratione.

 Sesto modo, significato di soggetto in quanto termine di considerazione o in quanto essenza o comparazione, e in questo senso equivale a cosa; e lo si distingue pertanto contro ragione, secondo quanto dice Aristotele, Etica nicomachea V, 3 (1130a 11-12): «Virtù e giustizia sono identiche quanto a soggetto, però non è identico il loro essere», ossia identiche nella fattualità, differenti |91ra| in termini di rapporti.

Septimo modo accipitur subiectum in inherentia, et sic subiectum dividitur contra formam inherentem. Forma autem inherens est duplex, scilicet substantialis: et subiectum quod dividitur contra hanc est idem quod materia, iuxta illud Philosophi in I De generatione «Est autem yle maxime quidem proprium subiectum», et in I Posteriorum dicit quod scientie mathematice non sunt de aliquo subiecto idest de aliqua materia, scilicet quia abstrahunt ab ipsa. Alia autem forma inherens est accidentalis; et sic subiectum est illud quod informatur accidente, iuxta illud Porfirii «Accidens est quod adest et abest preter subiecti corruptionem»[3].

Settimo modo, significato di soggetto in rapporto all'inerenza o complementarità. Qui soggetto si distingue per contrasto dalla forma inerente. Questa è duplice, sostanziale e accidentale.  Per contrasto dalla forma sostanziale, il soggetto è identico alla materia, a detta d'Aristotele, Della generazione e corruzione I, 4 (320a 2-3): «La materia è più d'ogni altra cosa soggetto precipuo (d'ogni generazione e corruzione)»; e nei Secondi analitici I, 13 (79a 7-10) dice che le scienze matematiche non si applicano ad un qualche singolo soggetto o materia, ché anzi astraggono da essa. L'altra forma inerente è quella accidentale, e in rapporto ad essa il soggetto è ciò su cui prende forma l'accidente, come dice Porfirio (ca. 233-305 d.C.), Isagoge 12,24-25: «L'accidente è ciò che può esserci o no, senza implicare distruzione del soggetto».

Octavo vel nono modo accipitur subiectum in scientia, et sic subiectum dividitur contra passionem que probatur de subiecto et medium per quod probatur; quamquam istud nomen sortiri videatur in scientia ex eo quod subicitur passioni tamquam forme accidentali inherenti, et etiam tamquam predicato, iuxta illud Philosophi in libro I Posteriorum «Una est scientia que est unius generis subiecti, partes et passiones eius considerans».

Ottavo o nono modo, significato di soggetto in rapporto alla scienza. Qui soggetto si distingue per contrasto dall'effetto subìto dal soggetto e dal temine medio della dimostrazione; sebbene tale denominazione (di soggetto) sembra darsi nella scienza perché termine delle affezioni dovute alla forma accidentale inerente, nonché al predicato, secondo quanto dice Aristotele, Secondi analitici I, 28 (87a 38-39): «Una scienza è unica quando tratta un solo genere di soggetto, e ne considera componenti e affezioni».

Et sic ad presens loquimur de subiecto huius scientie, quod et materia scientie dicitur, circa quam scilicet scientia in sua actione versatur, quia «actio est secundum quam in illud quod subicitur agere dicimur», ut dicit auctor Sex principiorum[4]. Et sic loquendo dicimus quod huius scientie subiectum est Deus absolute, quod quidem ad presens ex quadruplici parte potest monstrari.

E in tal senso parliamo qui di soggetto di questa scienza, detto anche materia della scienza perché intorno ad essa versa la scienza nel suo farsi; infatti «azione equivale a ciò che operiamo circa una particolare materia», dice l'anonimo autore del Libro dei sei princìpi II, 16. E in questi termini diciamo che il soggetto di questa scienza è Dio in senso assoluto; cosa che illustreremo da quattro punti di vista.


[1] Con inversione dell'ordine della divisione e talune leggere varianti al testo, il brano della distinzione dei significati di subiectum si ritrova in REMIGIO DEI GIROLAMI, Extractio questionum per alphabetum (Utrum virtus humana sit in potentia vel essentia anime sicut in subiecto): BNF, Conv. soppr. G 3.465, f. 135ra-b. Cf. Uguccione, Derivationes II, 589 § 18: «subiicio... idest subtus iacere».

[2] bonitate ] lenitate Vulg.; citazione contratta. Hester 10,4 - 16,24, è sezione della sola recensione greca del libro di Hester, che san Girolamo traducendo in latino collocò alla fine del testo ebraico. Hester 13, 2 della Vulgata lo si ritrova in Hester 3,13b, nelle traduzioni dalle lingue originali della bibbia.

[3] PORFIRIO, Isagoge § De accidenti. Traduzione di Boezio: «Accidens est quod adest et abest praeter subiecti corruptionem» (AL I/6-7, p. 20; ed. a c. di G. Girgenti, Milano 1995, 152 [SMN-Campo 61.4]). Cf. BOEZIO, In Porphyrii Isagogen V § De accidenti (PL 64, 132 C).

[4] Liber sex principiorum II, 16: «Actio vero est secundum quam in id quod subicitur agere dicimur» (AL I/6-7, p. 38). Erroneamente attribuito al Porretanus = Gilbert de la Porrée († 1154), il Liber è d'anonimo del XII secolo: AL I/6-7, Praefatio pp. XXXIX-LV.


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