... Quolibet I,7 |
... Questione quodlibetale I,7 |
originale latino |
volgarizzamento (2008) di EP |
⌂ (...◄ - Utrum in angelo sit idem suppositum et natura) |
(... - Supposito e natura sono una stessa cosa nell'angelo?) |
Aliis autem videtur quod omne suppositum in quantum huiusmodi in genere substantie est idem re cum natura, quia substantia prima cum sit maxime substantia nullo modo de suo principali significato comprehendit aliquod accidens, cum substantia de sui natura sit prior omni accidente, secundum Philosophum in VII Methaphisice[8]. |
Altri ritengono che ogni supposito in quanto tale nel genere sostanza è medesima cosa che natura; la sostanza prima infatti, in quanto massimamente sostanza, in nessun modo include nel proprio significato principale un qualche accidente, essendo la sostanza per sua natura anteriore a ogni accidente, secondo Aristotele, Metafisica libro VII. |
Et preterea cum predicatur homo de Sorte oportet quod homo sit idem re cum Sorte, cum sit predicatio essentialis. |
Inoltre, se diciamo "Socrate è uomo", ne segue che uomo è medesima cosa che Socrate, visto che si tratta di un'attribuzione essenziale. |
Ad que videtur dicendum quod licet suppositum sive prima substantia ex suo principali significato non includat aliquod accidens, tamen ex consequenti includit in habentibus materiam. Licet enim suppositum tale substantialiter consistat ex hac materia et hac forma sicut concretum specificum consistit ex materia et forma, tamen forma materialis non habet quod sit hec nisi in quantum recipitur in hac materia, nec materia habet quod sit hec nisi in quantum subsistat quantitati, nec materia habet quod subsistat quantitati nisi in quantum compositum in esse subsistit. Non enim est inconveniens quod aliquid sit prius simpliciter et tamen sit posterius quantum ad hoc, puta quantum ad divisibilitatem numeralem. |
Si potrebbe rispondere: certamente il supposito, o prima sostanza, di suo non comporta nessun accidente; lo comporta invece quale effetto consequenziale nelle realtà composte di materia. Vero è che un particolare supposito consiste di questa materia e di questa forma, allo stesso modo che una data realtà consiste di materia e di forma. Tuttavia la forma materiale non può essere "questa forma" se non in quanto ricevuta in "questa materia"; né la materia può essere "questa materia" se non in quanto sostrato della dimensione; né a sua volta la materia può essere sostrato della dimensione se non perché il supposito sussiste in essere. Non è sconveniente che una cosa sia anteriore in senso assoluto, e tuttavia in un dato caso sussegua, ad esempio nella divisibilità numerale. |
Ad aliud dicendum quod quando homo predicatur de Sorte, Sortes accipitur ibi prout accipitur sine principiis accidentalibus sine quibus non est individuatio, quamvis materia et forma sint principalis causa individuationis; per idem enim habet res esse et unum esse prout unum convertitur |77rb| cum ente, sed non prout unum est principium numeri. Nec tamen est ibi predicatio equalis de equali, quia Sor<tes> et homo differunt ratione, sicut homo et animal, in quantum eandem rem unum significat indistincte et aliud distincte. Si enim homo predicaretur de Sorte et Platone secundum quod accipiuntur cum principiis individuationis, sequeretur quod Sor<tes> et Plato simpliciter essent idem, quod falsum est. |
Risposta all'altra obiezione. Quando "uomo" è predicato o asserito di Socrate, qui Socrate è inteso senza le proprietà accidentali, senza le quali non è individua persona, sebbene materia e forma siano elementi principali della individualità. Una realtà infatti ha esistensa e unità d'essere per il fatto che |77rb| uno ed ente sono convertibili, non perché uno sia principio numerico. Nel nostro caso poi non si tratta di asserto tra due termini perfettamente eguali: Socrate e uomo infatti sono differenti nozioni, al pari di uomo e animale, visto che la medesima cosa il primo la significa indistintamente e il secondo distintamente. Se uomo lo si predicasse di Socrate e di Platone con tutte le loro proprietà individuali, ne seguirebbe che Socrate e Platone sarebbero un'unica persona. Il che è falso. |
Et quamvis ita dictum sit, nichilominus assignatur differentia quantum ad predictam ydemptitatem realem inter suppositum materiale et immateriale de quo est questio. Dupliciter[9] enim aliquod accipitur ut accidens preter rationem rei. Uno modo quia non cadit in diffinitione significante essentiam rei, sed tamen est designativum vel determinativum alterius essentialium principiorum; sicut rationale accidit animali preter diffinitionem eius existens, et tamen est determinativum essentie animalis; unde fit essentiale homini et de ratione eius existens. Alio modo accidit aliquid alicui: nec est in eius diffinitione nec determinativum alicuius essentialium principiorum; sicut albedo accidit homini. |
Detto questo, si dà tuttavia differenza circa la predetta identità reale tra supposito materiale e immateriale, termini della questione. Quel che sopravviene come accidente oltre la realtà essenziale, lo si può intendere in due modi. Primo, quando non ricade nella definizione della realtà essenziale, ma nello stesso tempo designa e determina l'alterità dei princìpi essenziali; ad esempio, razionale sopravviene all'animale (o vivente irrazionale) oltre la sua definizione, ma è determinativo dell'essenza dell'animale, cosicché subentra quale elemento essenziale dell'uomo e della sua entità propria. In un secondo modo l'accidente sopravviene ad altro: quando è né parte della definizione né determinativo di alcun componente dei princìpi essenziali; così come la bianchezza sopravviene all'essere umano. |
Hiis igitur que sunt composita ex materia et forma accidit aliquid preter rationem speciei existens utroque modo. Cum enim de ratione speciei humane sit quod componatur ex anima et corpore, determinatio corporis et anime est preter rationem speciei; et accidit homini in quantum est homo quod sit ex hac anima et hoc corpore; sed hoc con(tingi)t per se huic homini saltem ex consequenti, de cuius ratione esset si diffiniretur quod esset ex hac anima et hoc corpore, sicut de ratione hominis comunis est quod sit ex anima et corpore. Accidunt etiam compositis ex materia et forma preter rationem speciei multa alia que non sunt determinativa essentialium principiorum. |
Alle realtà dunque composte di materia e forma sopravviene alcunché oltre la nozione di specie, e che esiste in entrambi i modi sopraddetti. Proprio della specie umana è la composizione di anima e corpo; ma la determinazione del corpo e dell'anima è oltre la nozione di specie; e per l'essere umano in quanto tale, si dà che sia composto di "questa" anima e di "questo" corpo. Cosa che in senso assoluto accade a "questo" uomo almeno per effetto consequenziale; la cui nozione sarebbe - se dovessimo definirla - d'esser composta di questa anima e di questo corpo, così come la nozione di uomo indeterminato è d'esser composto di anima e corpo. Anche alle realtà composte di materia e forma, oltre alla nozione di specie, sopravvengono molte altre cose che risultano determinanti dei princìpi essenziali. |
Angelis autem accidunt quidem aliqua preter rationem speciei que non sunt determinativa essentialium principiorum; non tamen accidunt eis aliqua que sint determinativa essentie speciei, sicut accidit in compositis ex materia |77va| et forma, quia ipsa natura speciei non individuatur per materiam sed per se ipsam, ex hoc scilicet quod talis forma non est nata recipi in aliqua materia. Unde per se ipsam non est multiplicabilis neque predicabilis de pluribus. |
Agli angeli, oltre alla nozione di specie, sopravvengono alcune cose che non risultano determinanti dei princìpi essenziali. Non sopravvengono tuttavia agli angeli cose che siano determinanti dell'essenza della specie, come invece accade alle realtà composte di materia |77va| e forma, perché la stessa natura di specie non è individualizzata dalla materia ma da se stessa, per il fatto che questa determinata forma non è predisposta per un'altra materia. Essa pertanto non la si può, di suo, moltiplicare né predicare di più soggetti. |
Et sic propter istam differentiam in angelo quodammodo, respectu scilicet compositorum ex materia et forma, idem videtur esse suppositum et natura, prout scilicet suppositum dicitur a subsistendo, quia ipsa natura in angelo subsistit. Sed tamen[10] quia natura angeli non est suum esse in quo subsistit, accidit ei aliquid preter rationem speciei, scilicet ipsum esse, necnon et alia quedam que attribuuntur supposito et non nature; propter quod suppositum in eo non est omnino idem cum natura, secundum quod suppositum dicitur a substando. |
E a motivo di tale differenza nell'angelo in qualche modo, ossia rispetto ai composti di materia e forma, identico sembra essere supposito e natura, in quanto cioè supposito è detto da sussistere, visto che la stessa natura nell'angelo sussiste. Poiché tuttavia la natura dell'angelo non è identica al proprio essere nel quale sussiste, gli sopravviene l'essere, nonché altre realtà attribuite al supposito e non alla natura. E dunque il supposito nell'angelo non è in nessun modo medesima cosa con la natura, in quanto supposito è detto da sostrato. |
Ad argumentum igitur dicendum quod quamvis essentia in compositis ex materia et forma sit indistincta et comunis pluribus, tamen in angelo ex eo ipso distincta est quod in alio non recipitur. Et similiter licet esse non sit materia neque materiale in angelo, et essentia etiam angeli possit intelligi sine accidentibus, tamen et esse et quedam accidentia sunt de ratione suppositi in angelo que non sunt de ratione nature eius. Et propter hoc non est omnino idem suppositum eius et natura. |
Risposta all'argomento a sostegno del sì. Nelle realtà composte di materia e forma l'essenza è indistinta e comune a più cose; tuttavia nell'angelo, proprio in quanto tale, è distinta e non è recepibile in altro soggetto. Parimenti, sebbene l'essere non sia né materia né materiale nell'angelo, e l'essenza dell'angelo possa intendersi senza accidenti, tuttavia sia l'essere che talune proprietà accidentali appartengono al supposito nell'angelo, e non alla sua natura. Cosicché in lui non è affatto medesima cosa supposito e natura. |
[8]
«Aliis autem videtur...»: cf. ENRICO DA GAND, Quodl. IV, 4 (ed. Venetiis
1613, ff. 143v-144v); GOFFREDO DA FONTAINES, Quodl. VII, 5 (ed. «Les Philos.
Belges» t. IlI, 287-336, in particolare p. 306 e pp. 308-09). Cf. J.F.
WIPPEL, Metaphysical thought of Godfrey of Fontaines, Washington 1981, 227
ss.
ARIST., Metaph. VII, l (1028a 32-33); VII, 13 (l038b 26-29); Florilège l,
159:
«Substantia prior est accidente, natura, tempore et definitione».
[9]
Il brano «Dupliciter enim... neque predicabilis
de pluribus»
(ed. stampa pp. 93-94 rr. 95-117): prestito letterale
da TOMM., Quodl. II, a. 4 ad 1.
«saltem ex consequenti»
(ed. stampa p. 94 rr. 107-08): intervento di Remigio nella citazione da
Tommaso.
«Angelis»
(ed. stampa p. 94 r. 112): Tommaso ha «Substantiis vero immaterialibus creatis».
«sicut accidit in compositis ex materia et forma»
(ed. stampa p. 94 rr. 114-15): intervento di
Remigio nella
citazione da Tommaso.
[10] L'ultimo periodo «Sed tamen... a substando» (ed. stampa p. 94 rr. 121-25) riprende, con leggero riadattamento, l'ultimo periodo di TOMM., Quodl. II, a. 4 ad 1. Per la distinzione tra subsistere e substare vedi BOEZIO, De duabus naturis et una persona in Christo c. 3 (PL 64, 1344 B). Nota l'esegesi - diversa, mi sembra, da quella di Remigio e Bernardo da Trilla - che del medesimo articolo quodlibetale di Tommaso fa ERVEO NÉDELLEC, Quodl. IlI, a. 6 (Utrum in creaturis suppositum et natura sint idem re): «Secunda opinio est quod natura differt a supposito quia suppositum includit actum essendi non autem natura, ita quod suppositum se habet ad naturam per additionem actus essendi. Contra hoc arguo sic, quia aut suppositum addit esse supra naturam ita quod suppositum dicat compositum ex actu essendi et natura, aut ita quod suppositum dicat naturam coniunctam ipsi esse non autem compositum ex utroque. [...] Si autem ponatur secundo modo, quod suppositum dicat non compositum ex natura et esse sed naturam coniunctam ipsi esse, tunc suppositum predicabitur de natura et e converso; nam natura coniuncta ipsi esse est natura et e converso. Nec est ista opinio fratris Thome, ut quidam volunt dicere, et hoc patet ex suo XIo quolibet [Quodl. II, a. 4] ubi querit an suppositum et natura differant in angelis» (ed. Venetiis 1513, f. 76ra-b).