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Epistola IV

Epistola ad patriarcham ierosolimitanum et ad alios fratres Predicatores

Lettera al patriarca di Gerusalemme e ad altri frati Predicatori

originale latino

volgarizzamento (2010) di EP

Sed certe, dum melius recogito, tu non es melior nec dignior sancto Clemente[1], quem et permisit in mare proici et mandavit etiam suis discipulis quod aliquibus temporibus dimitteretur ibi. Sit igitur corpus tuum in mari acconensi quousque Deo placuerit; sit tamen alter Clemens corpus clementis et pii hominis; sit et nobis quasi anchora et spes recuperandi loci. Sic igitur "tristitia nostra nobis in gaudium vertitur" dum invenimus illud esse nobis materiam gaudii et honoris, quod timebamus esse causam tristitie et meroris.

Ma a ben riflettere, tu di certo non sei né migliore né più rispettabile di san Clemente, il quale lasciò che lo gettassero in mare, e dette ordine ai suoi discepoli di lasciarlo li per qualche tempo. Resti dunque il tuo corpo nel mare di Acri finché Dio vorrà; ma sia un secondo Clemente il corpo d'un uomo clemente e pio; e sia per noi un'àncora, e una speranza di recuperare il luogo. "La nostra tristezza pertanto muta in gioia" [cf. Giovanni 16,20], quando constatiamo che per noi è diventata materia di gioia e di onore quel che credevamo ragione di tristezza e di mestizia.

Gaude igitur, pater pauperum, frater Nicolae, patriarcha iherosolimitane! Gaudete, fratres, qui cum eo ivistis! Gaude et tu, «magne pater sancte Dominice»! Gaudeat et ordo fratrum Predicatorum, qui ex merito sancte obedientie tale ensenium[2] mittit ad celum, unum talem patriarcham cum triginta fratribus simul et semel!

Gioisci dunque, padre dei poveri, fra Nicola, patriarca di Gerusalemme! Gioite fratelli, che con lui vi siete congedati! Gioisci anche tu, «grande padre san Domenico»! Gioisca anche l'ordine dei frati Predicatori, che per merito della santa obbedienza invia al cielo un tal dono, un tale patriarca insieme con trenta frati, tutti insieme!

Vere credo quod fratres nostri letati sunt vehementer in celo quando tot et tales hospites susceperunt. Ymmo «non estis hopites et advene sed estis cives sanctorum et domestici Dei etcetera». Felix illa processio a qua nec fratres Minores fuerunt exclusi! Audivi enim quod circa horam mortis, aliqui  - nescio qui - ex karissimis nostris fratribus Minoribus in domo nostra se recluserunt vobiscum, et etiam vobiscum pariter sunt occisi. Gaudete fratres in Domino semper!

Credo davvero che i nostri fratelli in cielo si siano grandemente rallegrati quando hanno accolto tanti e tali ospiti. Voi anzi, «non siete ospiti né stranieri, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, eccetera» [Efesini 2,19]. Felice processione, dalla quale neppure i frati Minori furono esclusi! Ho sentito dire infatti che circa l'ora della morte alcuni dei carissimi nostri fratelli Minori - non so chi -  si rifugiarono presso di voi nel nostro convento, e con voi furono parimenti uccisi. Gioite sempre, fratelli, nel Signore!

Ego tamen tristis et merens incedo quia inter tristes et miseros remansi miser. Et dum de eterno gaudio volo aliquid cogitare, statim resorbeor tristitia solita et subito commuto cor et verba, et dolore torqueor. «Heu michi, quia natus sum videre contritionem populi mei!». |264v| Heu michi, quia video tantam deiectionem fidei christiane!

Avanzo triste e piangente [cf. Giobbe 30,28], rimasto come sono triste fra i tristi e misero fra i miseri. E quando medito sulla gioia eterna, vengo subito riassorbito dalla consueta tristezza, muto all'improvviso cuore e parole, e mi sento torturato dal dolore [cf. Giobbe 9,27]. «Ohimè, sono nato per vedere lo strazio del mio popolo!» [I Maccabei 2,7]. |264v| Vedo, oimè, tanta umiliazione della fede cristiana!

Ubi est Tripolis?, ubi est Accon? Ubi sunt ecclesie christianorum que ibi erant?, ubi reliquie sanctorum?, ubi religiosi et religiose que Dominum «laudabant quasi astra matutina»? Ubi est «multitudo populi» christiani qui ibi erant? Certe religiosi et bellicosi occisi sunt, puerí reservati ut efficiantur sarraceni; et femine matrone, sanctimoniales et virgines date sunt sarracenis concubine et sclave ut ex eis sarracenorum populus augeatur!

Dov'è Tripoli, dov'è Acri? Dove sono le chiese dei cristiani che erano li?, dove le reliquie dei santi?, dove i religiosi e le religiose che «in coro cantavano il Signore come astri del mattino» [Giobbe 38,7]? Dov'è la «moltitudine del popolo» [Luca 1,10] cristiano che era li? Certo, i religiosi e militari sono stati uccisi, i fanciulli reclutati perché diventino musulmani; le signore sposate, le monache e le vergini concesse in concubine e schiave ai musulmani perché crescesse il popolo dei musulmani!

Vos autem de vobis dicite michi, fratres: qua hora fuistis occisi? et quid dixistis quando venerunt super vos inimici fidei christiane? Audivi enim quod feria sexta, hora tertia, occisi fuistis[3]. Audivi enim quod de mane celebrastis et communicastis omnes, et convenit ad vos magna multitudo virorum et mulierum ac parvulorum. Audivi a religiosa domina et fide digna, que capta fuit a sarracenis et presens erat quando fuistis occisi, quod quando intraverunt(?) ad vos sarraceni, vos altis vocibus canebatis «Veni, creator Spiritus». Et certe digne! Si enim digne cantatur «Veni, creator Spiritus» quando unus recipitur ad ordinem Predicatorum, valde |R292| conveniens erat quod cantaretur quando tot fratres Predicatores recipiebantur ad ordines angelorum!

Ma ditemi di voi, fratelli! A che ora foste uccisi? che cosa diceste quando vennero a sopraffarvi i nemici della fede cristiana? Ho sentito dire che foste uccisi in giorno di venerdì, ore 9. Mi han detto che la mattina avete celebrato la messa, vi siete tutti comunicati, e da voi era venuta moltissima gente, uomini donne bambini. Da una religiosa degna di fede, catturata poi dai musulmani e lì presente quando foste uccisi, ho saputo che quando entrarono i musulmani, voi stavate cantando ad alta voce «Viení, o Spirito creatore». Decorosamente! Se infatti si canta con decoro «Viení, o Spirito creatore» quando uno prende l'abito dell'ordine dei Predicatori, ottimo cantarlo quando tanti frati Predicatori venivano accolti negli ordini degli angeli!

Dum igitur sic cantaretis, occiderunt vos. Et postea non sunt audita nova de vobis.

Dicite michi, fratres: de quo cantastis missas? Puto quia de Domina nostra vel de Cruce. «Salve sancta Parens, salve mater ecclesia», que tot et tales filios peperisti cum tanto gemito et tanto dolore! «Tristitia vestra versa est in gaudium». Nos autem qui relinquimur, qui residui sumus, pressuram et tristitiam sustinemus.

E vi uccisero, mentre così cantavate. Poi, nessuna notizia di voi.

Ditemi, fratelli, quale messa cantavate? Quella di Nostra Signora, o quella della Croce - presumo. «Ti saluto, o madre santa, ti saluto, o madre chiesa»: tanti e tali figli hai generato con tanto gemito e tanto dolore! «La vostra tristezza si è mutata in gioia» [Giovanni 16,20]. Noi, al contrario, lasciati in vita, resti sopravvissuti, sosteniamo sopraffazione e angoscia.

«Nos autem gloriari oportet»[4], cantabant cum fiducia fratres mei. Certe vos gloriari oportet in cruce. Ego vero usque ad horam istam me torquere et tributari vehemens sentio ad pedes crucis. Vos cantatis «Gloria in excelsis Deo»; sed ego rispondere possum quod in terra non est pax sed tribulatio multa, etiam hominibus bone voluntatis. Sed procedatis in missa vestra, ut placet. Et vos firmare oportet, quia iam intraverunt sarraceni civitatem et occidebant christianos, cum cantabatis missam!

«Noi dobbiamo gloriarci», cantavano con speranza i miei fratelli. Certo, voi dovete gloriarvi nella croce. Ma fin'ora io mi sento fortemente torturato e tribolato ai piedi della croce. Voi cantate «Gloria a Dio nell'alto dei cieli»; ma io potrei rispondere che in terra non c'è pace, bensì molti patimenti, anche per uomini di buona volontà. Andate pure avanti con la vostra messa, se vi piace! Noi invece dobbiamo fermarci: in città erano già entrati i musulmani e uccidevano i cristiani, mentre voi cantavate la messa!

Et postquam complevistis missam, venerunt ad vos sarraceni, qui iam cruenti erant de cruore occisorum, |265r| et vos refertos et inebriatos invenerunt sanctissimo sanguine Vivificatoris, quem «qui digne biberit etc., si mortuus fuerit, vivet».

Ite, missa est, ite in pace!

A fine messa si presentarono da voi i musulmani, già insanguinati del sangue degli uccisi. |265r| Vi trovarono ricolmi e ebbri del santissimo sangue del Vivificatore: «chi ne berrà degnamente, anche se morto vivrà».

La messa è finita, andate in pace!

Ego vero merore remaneo, et sanguis vester remanebit effusus et corpora inhumata. «Terra, ne operias sanguinem» fratrum meorum qui effusus est, «neque inveniat in te locum latendi clamor meus(?)». Et ego satis clamo et vociferor, et non est qui respondeat. Peto et non accipio; et tamen non videtur michi quia male petam nisi pro tanto solum quia non accipio. «Numquid contra hominem disputatio mea est ut merito non debeam contristari? Et ego quando recordatus fuero, pertinesco, et concutit carnem meam tremor».

Resto triste, io. Il vostro sangue rimarrà sparso, i vostri corpi insepolti. «Non ricoprire, o terra, il sangue» dei miei fratelli che è stato sparso, «e il mio grido non trovi dove celarsi dentro di te» [Giobbe 16,19]. Io grido e urlo, e nessuno mi  risponde [cf. Giobbe 19,7]. Chiedo e non ottengo; e non mi sembra di chiedere male [cf. Iacopo 4,3] per il solo fatto che non ottengo! «Protesto forse contro un uomo e non dovrei giustamente rattristarmi? Quando ci ripenso, ne sono sconvolto, e la mia carne è scossa da un brivido» [Giobbe 21,4.6].

O fratres ...

 

[1] Papa negli anni 88-97, secondo recenti cronologie. Festa liturgica 23 nov., giorno della sua legenda in Iacopo da Varazze OP († 1298), Legenda aurea, che racconta i fatti qui menzionati.

[2] ensenium: verosimile degradazione del medievale exenium, ovvero dono. Cf. Uguccione [† 1210], Derivationes II, 1303 § X 4.
Poco pri
ma: «magne pater sancte Domìnice» è antifona dei vespri nell'ottava della festa di san Domenico.

[3] Acri 18.V.1291: nel 1291 il 18 maggio cadeva di venerdì (Pasqua 22 aprile).

[4] Introito della messa della Croce; cf. Galati 6,14. E così molti altri brani o suggestioni lessicali da testi liturgici in tutto il brano.


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