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Quel che la cronaca conventuale non dice

SANTA MARIA NOVELLA 1280-1330

 ■  frati non perseveranti nell'ordine  ■

MD 18 (1987) pp. 264-89

fr. Ilario di Fino da Signa

CP Orvieto 1310 assegna sedici studenti al convento fiorentino, tra i quali «Ylarium Florentinum» (MOPH XX, 179/7-8), e quello di Roma 1332 assegna sei frati al convento di San Gimignano, tra i quali «Ylarius Florentinus» (MOPH XX, 276/17). San Gimignano 6.V.1333: Costanza del fu Corso di Domenichello da San Gimignano dona «fr. Iohanni condam d. Coppi de Sancto Geminiano» OP, ricevente a nome del monastero Santa Caterina in Siena, terre site nella curia di San Gimignano. «Actum in Sancto Geminiano in sacristia dictorum fratrum Predicatorum coram honestis et religiosis viris fr. Iohanne Fridiani de Pisis priore dictorum fratrum, fr. Ranerio olim Nerocci de Useppis de Sancto Geminiano et fr. Ylario olim Fini de Signa dicti ordinis Predicatorum, ser Ugolino rectore ecclesie Sancti Mathei et ser Bartholo rectore ecclesie Sancti Donati de Sancto Geminiano testibus» (ASF, Domenicani di S. Gimignano 6.V.1333).

Felice incastro documentario sull’uso dei toponimi: «Florentinus» dei CP sta per «predicazione fiorentina», mentre il notaio sangimignanese dà il luogo d’origine. San Gimignano apparteneva alla predicazione senese prima che nel 1329-30 vi fosse istituito un convento: «fratri Dionigio de Sancto Ieminiano de ordine fratrum Predicatorum et senensis conventus» (ASF, SMN  12.II.1291/2). Nessun Ilario è registrato da Cr SMN.

fr. Lotto di Moscheruolo da Firenze

Firenze, borgo San Lorenzo, in casa del fu Durante degli Anchioni, 7.IX.1295. Fr. Cinzio da Roma priore di SMN e altri commissari testamentari fanno l’inventario dei beni del fu Durante di Fendo degli Anchioni. Tra i testi: «frate Lotto Moscheruoli de Florentia ordinis fratrum SMN» (ASF, Notar. antecos. 13363, ff. 60v-62v).

fr. Lotto di Pertino

CP Rieti 1305 assegna studenti in logica nuova al convento di Prato i frati: «Ravingnanum Lucanum, Clarum de Tebaldis [Cr SMN  n° 208], Ubertum de Barberino [n° 287], Symonem Cornachini [n° 260], Iohannem Lottini [n° 246] et Lot Pertini, omnes de Florentia» (MOPH XX, 156).

Circa i fr. Lotto del convento fiorentino la documentazione solleva qualche problema:
1) fr. Lotto da Castelfiorentino, tra i frati capitolari di Città di Castello maggio 1274: «fr. Loth de Castro Florentino» (ASL, Dipl. S. Romano 11.V.1274), ignorato sotto questo nome da Cr SMN;
2) fr. Lotto da Sommaia (1266-1295, n° 154);
3
) fr. Lotto da Settimello (1285-1331, n° 265);
4) fr. Lotto di Pacino (1303-1348, n° 360);
5) fr. Lotto di mr Ottavante dei Rigaletti (1310-1348, n° 348; nell’edizione di Necr. I, 73 si corregga «annis XXXVII» in «annis XXXVIII»).

I grafemi Lot, Loth, che si alternano con Lottus e Loctus, non hanno alcun valore distintivo di persone, essendo semplici iperetimologismi; i due grafemi li si ritrovano per la medesima persona.

Patronimici, toponimi e date croniche distinguono le persone, ma non adeguatamente in tutti i casi. Lotto di Moscheruolo è sufficientemente distinto da tutti gli altri Lotto (il «de Florentia» sotto la penna del notaio può significare soltanto città d’origine non predicazione fiorentina). Lotto di Pertino è detto «de Florentia» negli Atti dei capitoli provinciali, dove il toponimo denota primariamente predicazione fiorentina; poiché nel 1305 è ancora studente, lo si può ragionevolmente distinguere dai concorrenti di cui ignoriamo il patronimico: Lotto da Castelfiorentino frate già nel 1274, Lotto da Sommaia frate dal 1266, Lotto da Settimello frate dal 1285. Castelfiorentino in Val d’Elsa era territorio della diocesi e repubblica fiorentina e ha dato altri frati al convento fiorentino registrati dalla Cronaca.

Tra i sermoni commemorativi «de mortuis» del fiorentino fr. Remigio dei Girolami ve n’è uno in morte di fr. Lotto, senz’altra specificazione onomastica, di cui si dice che a suo tempo era stato coniugato ed era entrato in religione dopo la morte della moglie. Il sermone è di quelli aggiunti al margine dallo stesso autore, dopo che il codice era stato trascritto tra fine novembre 1314 e agosto 1315, e che per lo più risultano databili fra trascrizione del codice e 1319, anno di morte di Remigio. Non si può tuttavia escludere che qualche sermone, composto anteriormente alla trascrizione del codice e sfuggito all’inserimento nella complessa sezione de diversis materiis del sermonario (cf. MD 1980, 634-43, 643 n. 20.13 sermone per fr. Lotto), fosse stato successivamente trascritto dall’autore stesso ai margini delle carte. Quale fr. Lotto è commemorato? Esclusi i Lotto deceduti dopo il 1319 (morte di Remigio), e supposto si tratti d’un Lotto del convento fiorentino (cosa probabile ma non formalmente testimoniata dal sermone), non resta che orientarsi per fr. Lotto da Sommaia registrato dalla Cronaca (Note di biografia..., AFP 1984, 255-56). Costui, morto nel 1295 secondo la Cr SMN  n° 154, appare vivente in una pergamena del 1299, in linea di principio documento di pari autorità: Boninsegna detto Segna del fu Castellano vende «fratribus Dominicho de Rimaldellis ordinis Predicatorum nunc subpriore... et Lotto de Sommaria dicti ordinis sindico, ut asseruit, fratrum dicti capituli et conventus», un terreno già nel popolo San Paolo «et hodie, ut asserunt dicti fratres, in populo SMN» (ASF, SMN  8.X.1299). La sequenza dei decessi e registrazioni in cui è inserito l’articolo biografico di Lotto da Sommaia (Necr. I, 16-17) e il controllo sulle relative carte del codice originale di Cr SMN non rivelano indizi di registrazione trasferita o differita, più esposta a errori di data cronica. Bisognerà allora sospettare un lapsus sotto la penna del notaio nel doc. 8 ottobre 1299. Non un lapsus nelle date croniche perché concordanti: «anno 1299, indictione tertiadecima, die octavo mensis octobris». Dunque un lapsus onomastico: «da Sommaia» (piviere San Donato a Calenzano) in luogo di «da Settimello» (piviere San Martino a Sesto)? oppure «fr. Lotto» da Sommaia in luogo di «fr. Gabriele» da Sommaia (1298-1348, n° 362)? Un errore non inverosimile quando il notaio sia confrontato con molti antroponimi. Nella lista capitolare 23.XI.1304 (19) si troverà documentato un palese errore di contaminazione onomastica: «fr. Bonfantini Pennini» è un mostro. Nel medesimo convento vivono «fr. Sinibaldus Pennini» e «fr. Bonfantinus Florentinus», che così compaiono tre giorni prima nella lista 20.XI.1304 (29 e 41); nel doc. del 21.XI il notaio o scambia i prenomi, «Bonfantini» in luogo di «Sinibaldi», oppure da un «fr. Bonfantini Florentini, fr. Sinibaldi Pennini» della cedola passa per omissione a trascrivere nel protocollo «fr. Bonfantini Pennini» (né mancano cadenze omeoteleutiche per indurre all’omissione di copia).

Quanto ai fr. Lotto non registrati da Cr SMN, almeno due mancano all’appello del cronista conventuale.

fr. Michele da Firenze

CP Lucca 1288 nomina «fr. Michael Florentinus» cursore sentenziario a Firenze (MOPH XX, 84), quello di Roma 1292 lo nomina lettore a Todi (ib. 106). CP Anagni 1293: «Pro eo quod inventum est fr. Michaelem Florentinum se intromisisse de licentia fr. Gentilis, denuntiamus eum secundum litteras venerabilis patris magistri ordinis voce privatum» (ib. 113). Gentile degli Stefaneschi da Roma aveva conseguito la licenza in teologia a Parigi nel 1292-93 senza il mandato del maestro dell’ordine Stefano da Besançon, cosicché CG 1293 lo priva del grado accademico. L’anno successivo Gentile fa atto d’ubbidienza e rimette nelle mani del maestro dell’ordine il sigillum magisterii. CG 1296 accoglie la sottomissione e reintegra Gentile nel magistero in teologia. In maggio 1296 Gentile è nominato vescovo di Catania (MOPH III, 296, 282; XXII, 94, 130, 184; SOPMÆ II, 21).

Un fr. Michele Fiorentino è in Viterbo 1319 (AFP 1963, 254); la data invita a ricongiungere questo Michele col Michele Fiorentino studente in filosofia a Perugia 1310, lettore in arti a Pistoia 1311, baccelliere a Pistoia 1318 (MOPH XX, 178, 182, 207); persona da ricondurre sotto i nomi dei ffrr. Michele di Salimbene (1303-22, n° 226) e Michele di Feo (1317-72, n° 472). Mentre nessun Michele della Cronaca vive nell’ultimo ventennio del Duecento. In un atto di restituzione d’usure del 30.III.1289 compaiono tra i testi: «fr. Pace de Logri et fr. Michael (?) d. Lapi de conventu fratrum SMN (ASF, Notar. antecos. 996, f. 31r); ma Michael è lettura incerta.

fr. Nanno da Firenze

CP Siena 1295 assegna studente in filosofia naturale al convento di Perugia «fr. Nannum Florentinum» (MOPH XX, 122), sconosciuto alla Cronaca.

fr. Niccolò di Iacopo dei Sigoli

CP Lucca 1288 assegna ad Orvieto «fr. Nicholaus Sciguli» (MOPH XX, 88), e al medesimo convento CP Spoleto 1291 assegna studente in filosofia naturale «fr. Nicholaum Figuli» [= Siguli] (ib. 100). Tra i capitolari di San Domenico in Camporegio di Siena febbraio 1308: «fr. Niccolò di Sigolo», come interpreta l’inventarista settecentesco (ASS, Spoglio de’ Contratti dell’Arcbivio di S. Domenico di Siena B 55, pp. 1-2: 6.II.1307/8); «fr. Nicholai Singoli» trascrive in latino uno spoglio d’inizio di questo secolo (APR, II.g.1.1: sotto la data 6.II.1307; originale oggi irreperibile nel diplomatico di ASS).

Di fr. Iacopo del fu mr Michele dei Sigoli (1277-1300) Cr SMN  n° 174 dice: «se et duos suos filios ad ordinem et pro ordine instructos moribus et scientia, et duas suas filias in monasterio dominarum de Ripolis Dei obsequio dedicans, exemplum mire abiectionis temporalium prebuit» (Necr. I, 21 omette temporalium). Registrato è fr. Giovanni di mr Iacopo (1278-1331) non fr. Niccolò; nello scrivere di fr. Giovanni nel 1331 Cr SMN  n° 264 ricorda: «simul cum patre ordinem ingressus», ma tace del fratello. Fr. Giovanni è tra i frati capitolari 10.V.1311 (26), 3.VII.1311 (31), 30.XII.1321 (42).

Iacopo del fu mr Michele era stato sì armato cavaliere, come si ricava dalla stessa Cr SMN  n° 174 («florens aliquandiu faustu militie secularis...»), ma non per questo i Sigoli sono magnati, come sembra ritenere Davidsohn III, 248 (rubrica «Conversioni religiose dei magnati»); essi non compaiono nelle liste dei magnati. Nelle denunce dei danni subìti dai guelfi nel periodo ghibellino, «d. Lapus Sigoli» denuncia (1269) danni in tre case nel popolo Santa Felicita stimate rispettivamente lire 100, 200 e 300 (Liber extimationis, ed. O. Brattö, Göteborg 1956, 62); «d. Lapus condam d. Michaelis Siguli iudex» è teste 22.IV.1267 in una compera di terreni fatta dalle monache di San Iacopo a Ripoli (Fineschi 59). Iacopo e Lapo potrebbero essere la medesima persona (cf. Davidsohn VII, 74), visto che Lapo è forma ipocoristica di Iacopo.

fr. Pace di Gualterone da Firenze

Nei seguenti documenti la data topica è sempre Firenze.

26.I.1282: «fratris Pacis» tra i capitolari 26.I.1282 (5).  febbr.-marzo 1288: «fr. Pace Florentino» teste negli atti concernenti le provvisioni comunali per la costruzione della nuova piazza di SMN (ASF, SMN  2.II.1287, con atti nei giorni successivi; 3.III.1287).  16.X.1290: «fr. Pace de ordine fratrum Predicatorum» teste in negozio legale di Cecca vedova d’Ugolino del Giunta (ASF, Notar. antecos. 4111, f. 84r).

30.VIII.1291. Testamento di mr Consiglio del fu Olivieri dei Cerchi. La restituzione delle usure è affidata a fr. Pace Fiorentino OP, il quale, insieme con fr. Iacopo dei Sigoli, è anche teste (ASF, Cerchi 30.VIII.1291: fondo diplomatico rilegato in volumi, qui vol. I, n. 21; cf. Dossier 206-07, dove si corregga l’onomastica degli eredi di mr Consiglio; essi sono: Giovanni, Iacopo, Vieri, Bindaccio e Michele). 

1.III.1299: «fr. Pace Gualteronis» teste nella sagrestia di SMN (ASL, Dipl. S. Romano 1.III.1299; cf. MD 1986, 275). 

20.X.1299: sostituisce fr. Guarnieri dei Vecchietti nell’esecuzione dell’ultima volontà di Cambio da Quorla (ASF, SMN 30.X. 1299: pergamena registrata nell’Inventario n° 64 di ASF ma non più reperibile; cf. Necr. I, 275; testamento di Cambio in ASF, SMN  18.VII.1295).

23.IX.1303: «fr. Pace Florentinus condam Gualteronis ordinis Predicatorum» esecutore testamentario di Neri del fu Piero di Guardi del popolo San Pancrazio, con licenza di fr. Ubertino degli Ardinghi vicario del priore, destina il lascito di lire 25 f.p. a un pranzo annuale per i frati nel giorno della festa di san Pietro Martire; «ita tamen quod dictum prandium in alium diem non possit transferri et non possit vendi vel alienari, et dicta pecunia in alium usum non possit deputari. Et si secus fieret, tunc et in eo casu dicti fratres careant dicto prandio, et decrevit quod dieta pecunia detur conventui fratrum Minorum de Florentia pro uno prandio faciendo in festo Pentecostes» (ASF, SMN  23.IX.1303).

17.I.1304: «fr. Pace Gualteronis» teste nella donazione al convento domenicano d’un terreno presso l’orto di SMN fatta da Tuccia vedova di Neri di Aliotto degli Ubriachi (ASF, SMN  17.I.1303).  29.V.1304: «fr. Pace Florentino» teste con altri frati domenicani in un atto del legato papale in Firenze fr. Niccolò da Prato (Consigli della repubblica fiorentina, ed. B. Barbadoro, I, Bologna 1921, 150). 

11.XI.1304: «fr. Pace Florentino» teste nell’atto in cui il vescovo fiorentino Lottieri della Tosa autorizza il convento domenicano a riportare sotto la propria diretta amministrazione i beni immobili del convento da tempo amministrati dai frati dell’ordine della Penitenza (ASF, SMN  11.XI.1304; cf. Dossier 264).

9.I.1305: «fr. Pace Gualteronis» teste nell’atto di procura di Guardina del fu Guardi di Rustichino, vedova di mr Cardinale dei Tornaquinci, e di Dina Ricca Ghilla, sorelle figlie del fu Piero di Guardi di Rustichino, per ricuperare crediti di Piero di Guardi (ASF, Notar. antecos. 3141, f. 6r: 9.I.1304).

29.VII.1307: fr. Pace di Gualterone, in presenza di fr. Pietro d’Orvieto priore provinciale e di fr. Giovanni dei Tornaquinci priore di SMN, esegue volontà testamentaria di Neri del fu Piero di Guardi provvedendo, dai frutti d’un podere sito nel popolo di SMN, a una pietanza ai frati nel giorno di san Pietro Martire (ASF, SMN  29.VII.1307). 

23.X.1307, 8.III.1308, 1.V.1308: teste in transazioni del monastero San Iacopo a Ripoli (ASF, CRS, S. Iacopo a Ripoli 1, nn. 78, 75, 79).

Fr. Pace muore prima del 18.IV.1319, come si ricava dagli atti concernenti la volontà testamentaria di Guardina del fu Guardi di Rustichino vedova di mr Cardinale dei Tornaquinci: ASF, CRS, 102 n° 105, ff. 12r-15r:

a) 16.IV.1325. Guardina aveva donato tutti i suoi beni, pervenutile dall’eredità di Neri di Piero di Guardi, a «fr. Paci Gualteronis ordinis Predicatorum de Florentia» per i «pauperes Christi», la cui distribuzione doveva esser fatta dopo la morte della testatrice a discrezione del medesimo fr. Pace, del priore dei frati Predicatori, del guardiano dei frati Minori, di Bartolomeo del fu Ugo di Aldobrandino dell’ordine della Penitenza e di Ghita figlia di Guardina e del fu mr Cardinale dei Tornaquinci, come da pubblico istrumento 17.II.1303/4. Il 18.IV.1319 fr. Angelo da Tivoli priore di SMN e detta Ghita, «non obstante quod dictus fr. Pace debitum humane carnis exsolverit» e gli altri commissari non potevano per motivi diversi soprintendere all’esecuzione, col consenso di Guardina «declaraverunt fore pauperes Christi fratres Predicatores de dicto conventu Florentie ecclesie SMN», e assegnano pertanto al medesimo convento metà per indiviso d’un podere con case, già di proprietà di Neri di Piero di Guardi, sito nel popolo SMN e confinante col muro dell’orto del convento, misurante 70 staiora a corda [= m2 36.750], e 200 fiorini d’oro destinati a una cappella al titolo di santa Caterina vergine e martire da costruire «iuxta corum et super cimiterio eorum ecclesie... iuxta plateam veterem». Oggi (16.IV.1325), morta Guardina or sono due mesi, il priore fr. Niccolò [da Signa] e Ghita procedono a talune vendite della suddetta donazione per ricavare i 200 fiorini d’oro destinati alla costruzione della cappella (ff. 12r-13v).

b) 3.VIII.1325. Poiché nel luogo destinato alla cappella di Santa Caterina «capella per alium sit constructa ita quod inibi non potest alia capella construi», fr. Niccolò priore e Ghita, vedova di Branca degli Scali, destinano i 200 fiorini d’oro «in constructione muri anterioris ecclesie SMN ex latere platee nove dicti loci, dummodo... adsignetur et deputetur eidem domine Ghite... domus dicti Pieri». La somma è depositata presso Cante e Iacopo figli del fu Branca degli Scali (ib. ff. 13v-14v).

c) 23.VIII.1325. Fr. Taddeo di Compagno, «procurator operis ecclesie SSMN de Florentia» confessa d’aver ricevuto da Iacopo e Cante degli Scali 20 fiorini d’oro da impiegare «in anteriori facie dicte ecclesie ex latere platee nove», quale quota dei 200 fiorini d’oro (ib. f. 14v).

d) 23.XI.1325. Fr. Taddeo di Compagno confessa d’aver ricevuto dai medesimi di cui sopra 40 fiorini d’oro quale quota dei 200 fiorini (ib. f. 15r).

ASMN I.A.3 Liber recordationum novus, tramite mediazione di fr. Giovanni degl’Infangati, riassume il contenuto di questi atti (Necr. II, 424-25). L’Orlandi scrive: «Da una Pergamena sappiamo che Fr. Pace di Gualterone il 19 aprile 1319 era già morto» (Necr. I, 276); e in nota 6: «ASF, Pergamene di S. Maria Novella 17 febbr. 1303 (st. com. 1304), aggiunta in data 19 apr. 1319». Nessuna pergamena sotto tale data si troverà nel diplomatico ASF, SMN, né è registrata nell’Inventario ottocentesco. Una ricerca tra i fondi del convento fiorentino ha permesso di rintracciare il documento; esso è ASF, CRS, 102 n° 105, ff. 12r‑15r.

Fr. Pace è ignorato da Cr SMN; l’editore lo inserisce con asterisco in Necr. I, 275-76. Se la morte di fr. Pace fosse di poco anteriore al 18.IV.1319 cadrebbe in quelle carte di Cr SMN  ff. 19v-21r in cui è constatabile un perturbamento redazionale tra decesso e trascrizione (cf. MD 1979, 187-89).

fr. Riccardo di Alberto da Firenze

10.X.1301. «Fr. Riccardus de ordine Predicatorum, qui vocari consuevit Carduccius, filius condam Alberti de populo Sancti Stefani ad Pontem, sanus mente et corpore codicillando inter cetera legavit Maruccio fratri suo libras 60 et soldos 16 f.p. et 6 florenos aureos bonos et legales, quos idem Maruccius habuit et habet in guardia a fratre Riccardo predicto, prout ipsi fr. Riccardus et Maruccius dixerunt. Que omnia et alia in dictis codicillis scripta dictus fr. Riccardus codicillator valere voluit et iussit iure codicillorum vel cuiuslibet alterius ultime voluntatis qua magis valere possint, omnes alios codicillos et ultimam voluntatem actenus ab eo conditos et conditam et maxime testamentum scriptum manu mei Renaldi notarii ( ? ? ) cassando et irritando et hos et hanc solummodo valere voluit et iussit. Acta fuerunt hec omnia Florentie apud SMN presentibus vocatis et a dicto codicillatore rogatis testibus fratribus Riccoldo, Beliotto, Romeo, Mazetto, Stefano, Filippo et Iohanne de ordine Predicatorum. Ego Renaldus Iacobi de Signa... notarius» (ASF, SMN  10.X.1301).

21.VII.1302, Chiostro della chiesa Santo Stefano a Ponte. «Carduccius qui vocatur fr. Riccardus condam Alberti populi Sancti Stefani ad Pontem» fa testamento. Lega s. 20 f.p. alla chiesa Santo Stefano; l. 60 f.p. a suo fratello Maruccio con la condizione che Maruccio passi annualmente al testatore per le sue necessità vita natural durante 2 fiorini d’oro; che se venisse meno alla condizione, la medesima somma con la medesima condizione è destinata a mr Ottavante [suo figlio è fr. Lotto: Cr SMN  n° 348] e Banco [suo figlio è fr. Simone: n° 298], fratelli figli di mr Guidalotto dei Rigaletti; «iure institutionis» lega a Bice sua sorella, vita natural durante, i frutti di 70 fiorini d’oro «sive unius petie terre posite in districtu Prati loco dicto Colonata, quam terram dictus d. Ottavante concessit dicto Carduccio pro dictis 70 florenis auri», con la condizione che Bice passi annualmente al testatore per le sue necessità 2 fiorini d’oro. Tra gli altri legati: «Item fratri Riccoldo de ordine Predicatorum civitatis Florentie l. 10 f.p.». «Item in omnibus aliis bonis suis, solutis dictis legatis et post mortem dicte domine Bicis, instituit sibi heredes capitaneos sive rectores qui pro tempore fuerint Sotietatis de Laudis beate Marie Novelle de Florentia» con obbligo di pagare una pietanza annuale ai frati di SMN nel giorno «de beato corpore domini nostri Iesu Christi» (ASF, SMN  21.VII.1302; cf. Fineschi 333-34).

Cr SMN conosce fr. Riccardo «de Baraghaza» converso (1292-1334, n° 279; in Necr. I, 49 si corregga Laraghaza in Baraghaza), fr. Ricciardo o Riccardo di Bettino dei Benucci (1319-50, n° 406) e fr. Riccardo di Buti dei Tedaldi (1340-63, n° 450). Il fr. Riccardo della lista capitolare 23.XI.1304 (45), non tra i frati capitolari ma tra una serie (nn. 42-46) di conversi, va identificato con fr. Riccardo da Bargaza. Il fr. Riccardo tra i capitolari 3.VII.1311 (2) potrebb’essere fr. Riccardo d’Alberto, se nelle liste capitolari di SMN non si danno riscontri certi di frati conversi tra i capitolari del convento. Di fr. Riccardo d’Alberto in Necr. I, 310 n. 12 si dice: «non sembra che fosse frate domenicano, ma forse si considerava come affiliato all’Ordine: una specie di terziario». Il primo documento è formale: non «de ordine Penitentie» ma «de ordine Predicatorum», identica qualifica usata per i frati testimoni.

fr. Zanobi di Ricco degli Albizzi da Firenze (ritrovamenti archivistici 1996): importantissimo caso, perché attiva sistematico dibattito decretalistico su apostasia, espulsione, transizione ad altro ordine, e implicanze di responsabilità di governo!

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