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 La Chiesa in stato di missione,

«Missioni domenicane» 40/8-9 (1966) 1-6.

ë

stesso testo pubblicato anche da «Il Rosario» 1966, pp. 200-03

ripubblicato per iniziativa di p. E. Zabatta OP in «Domenicani», nov.-dic. 2012, n. 5, pp. 182-185

l contabili dell'efficacità della grazia di Dio e i computisti della espansione del Regno di Dio sulla terra han di già dato l'allarme. Da poco che s'è dato fiato alla tromba dell'ecumenismo, del dialogo coi non-cristiani ed i non-credenti, della libertà religiosa, la conversione dei protestanti al cattolicesimo (vedi Anglicani) e degli infedeli al cristianesimo ha registrato un brutto calo! Statistiche alla mano. Le prove son là, schiaccianti, irrefutabili, inoppugnabili, d'un'evidenza aritmetica...

Il fatto è che la Chiesa del Concilio, prima di rimisurarsi col mondo, ha interrogato se stessa per riconoscersi e ritrovarsi nella sua pienezza evangelica, al di là e nonostante «le macchie e le rughe» (Ef. 5,27). E lì, a quel livello di confronto con se stessa, ha riconosciuto la verità della sua nissionie. Ritornare sulle orme del Cristo e annunciare agli uomini, tra le angustie e le tribolazioni del secolo presente, nella nudità e nella debolezza della parola, la morte e la resurrezione di Gesù fino a che egli non ritorni. è tutta qui la verità della missione della Chiesa nel mondo.

La Chiesa riconquista l'autenticità evangelica della sua missione. Ma è spinta nel medesimo tempo ad uscire dallo "stato di cristianità"; da una situazione cioè in cui la Chiesa, stabilitasi e chiusasi in una determinata comunità umana, ne assume e ne assorbe le istituzioni e le funzioni temporali (da quelle economiche a quelle politiche), tutto subordinando e mettendo al servizio della sua missione. è la confusione dello spirituale e del temporale. Nell'ipotesi storica del sopravvento dello spirituale, si ha la "Cristianità", in cui ogni potere fa capo ed emana dall'autorità religiosa. è la supremazia della Chiesa. Ma è la fine della missione. O - se ne sopravvive un resticciuolo - vivacchia all'insegna del trionfali:smo, della conquista, della crociata. Dove il colonialismo dei "re cattolicissimi" spiana la via con la legge del "requerimiento" al battesimo degli lndios, e le vittorie militari sulla flotta ottomana sono "trionfi della fede".

La Chiesa che esce dallo "stato di cristianità" si fa immediatamente missionaria, perché quando il cristianesimo non è più "cristianità"  è issofatto missione. La storia dell'espansione missionaria è una prova di fatto sorprendente di questa verità.

La Chiesa del Concilio si dichiara per essenza missionaria. Ed esce, di colpo, dallo "stato di cristianità". è la fine - come è stato detto ­ della "èra costantiniana" della Chiesa. Questa rimette nelle mani di Cesare ciò che è di Cesare. «La Chiesa non desidera affatto intromettersi nella direzione della società terrena» (Decreto sull'attività missionaria della Chiesa, n. 12; 7 dic. 1965). Altrove è affermata con estrema chiarezza l'autonomia dei due ordini di realtà e ristabilita la specificità dell'azione apostolica della Chiesa (Costituzione sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, n. 76; Costituzione sulla Chiesa..., n. 36).

Ecco allora, in tutta la sua pienezza ed in tutta la sua fedeltà evangelica, la missione della Chiesa nel mondo, come la concepisce e la definisce il Vaticano Il: la missione è

«azione per la quale la Chiesa, in adesione all'ordine di Cristo e sotto l'influsso della grazia e della carità dello Spirito Santo, si fa pienamente ed attualmernte presente a tutti gli uomini e popoli, per condurli con l'esempio della vita, con la predicazione, con i sacramenti e con i mezzi della grazia, alla fede e alla pace di Cristo, rendendo loro facile e sicura la possibilità di partecipare in pieno al mistero di Cristo» (Decreto sull'attività missionaria della Chiesa, n. 5).

Scopo unico dell'attività missionaria della Chiesa è «costituire tutto il genere umano nell'unico Popolo di Dio, riunirlo nell'unico Corpo di Cristo, edificarlo nell'unico Tempio dello Spirito Santo» (ibid. n. 7). è realizzare, in fondo, il piano di salvezza degli uomini che Dio ha concepito fin dall'inizio dei tempi (ibid., n. 2). è la missione stessa del Figlio e dello Spirito  Santo che si prolunga e si attua attraverso la missione della Chiesa. Questa annuncia agli uomini il Cristo e si costruisce in Corpo di Cristo in parole e segni, in opere e carismi suscitati dallo Spirito (ibid., n. 3-4).

Così l'attività integrale della Chiesa - esercitata e partecipata a tutti i suoi membri - intesa a comunicare agli uomini la redenzione di Cristo e a stabilire il Regno di Dio sulla terra, è appunto la missione (Decreto sull'apostolato dei laici, n. 2).

Per questo - per la necessità stessa del Corpo di Cristo di crescere e svilupparsi - la Chiesa «è per sua natura missionaria» (Decreto sull'attività missionaria della Chiesa, n. 2). è  la Legge della sua vita - crescita e sviluppo - che fa missione.

E come in un corpo vivente così nella Chiesa ciascuna delle sue membra, nella funzione propria che le spetta, fa opera di missione per la legge stessa di vita. Costruzione di un sol Corpo, attività di più membra nella pluralità delle mansioni.

«Unità di missione, malteplicità di ministeri» (Decreto sull'apostolato dei laici, n. 2).

La Chiesa in stato di missione mette in opera tutte le funzioni dei suoi membri, e secondo i diversi livelli ministeriali. L'attività profetica (annuncio e testimonianza del vangelo), sacerdotale (celebrazione dei misteri della salvezza nella liturgia della Chiesa), regale (assunzione e consacrazione delle realtà temporali nella costruziorne nel Regna di Dio) entrano in atto nella molteplicità e diversità delle funzioni ministeriali al livello:

a) istituzionale: potere di giurisdizione e di sacerdozio nella gradualità del sacerdozio gerarchico (ordine sacro) e di quello dei fedeli (carattere battesimale e cresimale};

b) spirituale: irradiazione salvifica e santificante camune a tutti i battezzati in forza dell'azione della grazia di Dio;

c) carismatico: significazioni salvifiche e avvenimenti misterici suscitati nella Chiesa del Cristo dalla libertà dello Spirito.

è la totalità della Chiesa in azione. E cioè in stato di missione. Essa si costruisce nella malteplicità dei ministeri per esprimersi nell'unità della missione. «Tutto quanta il corpo, infatti, riconnesso e compaginato per ogni congiuntura e legame, secondo l'attività propria di ciascuno dei orgarni cresce e si autocostruisce nella carità» (Ef. 4,16).

Da questa stessa realtà di vita che la spinge a raggiungere la «statura perfetta del Cristo» - cioè a parsi come missionaria - la Chiesa trova i criteri di verità della sua missione.

«Poiché questa missione contimua, sviluppando nel corso della storia la missione del Cristo..., è necessario che la Chiesa... segua la stessa strada segnata da Cristo, la strada cioè della povertà, dell'obbedienza, del servizio e del sacrificio di se stesso fino alla morte, da cui poi risorgendo uscì vincitore» (Decreto sull'attività missionaria della Chiesa, n. 5).

Fedeltà al principio dell'incarnazione per cui la Chiesa - come il Cristo -  si rende presente e vicina al mondo del suo tempo per pronunciare agli uomini una Parola intelligibile (lbid., n. 10; 22).

Abbandono d'agni appoggio temporale dei potenti e d'ogni trionfalismo terreno per ridonare alla parola della salvezza la libertà della sua povertà e l'efficacia della sua debolezza (ibid., n. 12).

Rispetto alla libertà del non-credente, in un atteggiamento apostolico inteso non ad affastellar circostanze (anche a titolo di condizioni) che forzino la conversione, ma a creare un decondiziomamento che assicuri al non-credente la libertà dell'accettazione del Cristo. Quello è proselitismo. Questo è annuncio della verità che libera. E cioè missione.

La dimensione missionaria definisce lo stato della Chiesa tra la Pasqua e la Parusìa (l'ultimo ritorno) del Signore. Il periodo che corre tra la risurrezione di Gesù ed il suo ritorno alla fine del mondo, è il tempo della Chiesa in missione (ibid., n. 9). E' l'"ora" della predicazione evangelica e dell'attività apostolica. «Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli, battezzandoli... ed insegnando loro...»  (Mtt. 28,19).

Il vangelo dev'esser predicato a tutti i popoli ed a tutte le nazioni. La realizzazione della missione della Chiesa è la condiziorne del ritorno ultimo di Gesù. Essa prepara e fa il tempo delle «ultime cose».

La speranza appella con ansia alla venuta definitiva del Signore: «Vieni!» (Apoc. 2,17). Ma la misura della speranza del cristiano è il tempo della missione. «Prima (del ritorno di Gesù e della fine del mondo) bisogna che il vangelo sia predicato a tutte le genti» (Mrc. 13,10).

Emilio Panella OP


 


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