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Islàm e mondo moderno,

«Vita sociale» 28 (1971) 85-94.

Testo di conferenza tenuta al Centro di Studi Teologici, nella biblioteca di San Domenico di Pistoia, 11 dicembre 1970, aperta al pubblico. Vivace il dibattito seguìto all'esposizione. Introduzione sintetica al problema della religione nel cuore dei fenomeni socio-culturali del Terzo Mondo. "Vangelo e Terzo Mondo" era titolata la sezione del periodico domenicano «Vita sociale» avviata dalla redazione proprio in questo primo numero del 1971, con forte e consapevole motivazione: anno 28/n° 144, genn.-febbr. 1971, pp. 69-106, vedi introduzione pp. 69-71.

Dicembre 2006! Si dicevano e si discutevano là in Pistoia, inizio anni '70, cose che sarebbe utile ancor oggi sentir dire dai grandi mezzi di comunicazione!

  sommario
 

Premesse metodologiche

1 unità e diversità
2 religione e comunità socio-politica
3 sistema completo ed autonomo
I

Risveglio dei paesi musulmani e origine del modernismo islamico

1 All'origine della Rinascita
2 Tentativi e temi di riforma "ab intra"
3 Paesi musulmani nel periodo postbellico
II

L'islam di fronte al mondo di oggi

1 Alla riscoperta dell'Islàm primitivo e autentico
2 Etica coranica e mondo moderno
3 Secolarizzazione
4 Ummah e Stato moderno
5 Sottosviluppo e socialismo islamico
 

Conclusione

 ë

Jamshed Albert Gill  OP  (2012)

Premesse metodologiche

Un occidentale che si volge allo studio dell'Islàm è immediatamente ed inconsapevolmente irretito in un quadro culturale di referenze che vizia inizialmente l'onestà scientifica  -  più precisamente, la validità logica della metodologia di lavoro  -  della ricerca ed eventuale valutazione del fenomeno Islàm. Siamo ancora vittime di un retaggio culturale tendenzialmente unilaterale nei riguardi dell'Islàm; parte per ragioni storico-emotive (scontro militare tra Islàm nascente ed "Europa cristiana"), parte per ragioni di documentazione: le nostre conoscenze dell'Islàm sono per lo più il prodotto di approcci polemici (si ricordino le numerose «Cribratio Alcorani» del Medioevo cristiano e la stessa «Contra Gentes» di S. Tommaso d'Aquino) o di volgarizzazioni di seconda e terza mano.

Penso, quindi, che la serietà dello studio sull'Islàm sia condizionata dallo sforzo di verificare costantemente le condizioni della nostra metodologia di studio; di ricostruire cioè mentalmente il quadro storico, spirituale, ideologico in cui l'Islàm sorse e si sviluppò come fenomeno nuovo ed originario.

Ritengo perciò opportuno premettere alcune considerazioni introduttive, necessarie per situare l'Islàm entro i contorni e specificità proprie.


BIBLIOGRAFIA INTRODUTTIVA:

P. RONDOT, L'Islam et les Musulmans d'aujourd'hui, 2 voll. Paris, Ed. de l'Orante.

J. JOMIER O. P., Introduction à l'Islam actuel, Paris, Ed. du Cerf.

L. GARDET, Conoscere l'Islam, Catania, Ed. Paoline, 1961.

L. GARDET, L'Islam, Religion et Communauté, Paris, Desclée de Brouwer 1967.

H. A. R., Les tendances modernes de l'Islam, Paris, Maisonneuve 1948. MUHAMMAD IQBAL, Reconstruction of Religious Thought in Islam, Lahore.
W. C. SMITH, L'Islam dans le monde moderne, Paris, Payot 1962.

AZIZ AHMAD, An intellectual history of Islam in India, Edinburgh 1969.


1. Unità e diversità dei paesi musulmani

Il mondo musulmano, nel suo insieme, offre un complesso intreccio di affinità e diversità in cui giuoca il rapporto delle molteplici realtà islamiche, ora in un movimento integrativo ora in uno antitetico.

Ecco, per esempio, i quattro principali raggruppamenti etnico-geografici che coprono praticamente tutta la popolazione musulmana (quasi 500 milioni):

gruppo a) arabo [aggiungi: a2) sudsahariano]; b) turco-persiano; c) indo-pakistano; d) indonesiano.

I relativi paesi cadono tutti (eccetto l'Indonesia) in quella che è chiamata la «fascia secca della terra» con condizioni climatiche e strutture economico-sociali molto affini: siccità, agricoltura, pastorizia, nomadismo e semi-nomadismo, tribalismo e semi-tribalismo; sussistenza di strutture di latifondismo feudale, clientelismo e paternalismo: basi di una psico-sociologia fondamentalmente unificata. Si aggiunga il fatto che tutti i sopraddetti paesi hanno subìto l'esperienza del colonialismo e che oggi si trovano tutti nel raggio dei paesi cosiddetti del Terzo Mondo. La medesima religione forgia a fondo l'unità e uniformità dei popoli musulmani, religione con espressioni  -  o prolungamenti -  marcatamente socializzanti e unificanti: pubblica osservanza dei precetti coranici (preghiera rituale, digiuno del Ramadàn, dovere della «zakàt »...); senso della «fratellanza islamica»; coscienza  -  a volte orgoglio  -  d'esser musulmani. Le letterature islamiche offrono un altro esempio di unificazione culturale prodotta dall'unica fede islamica: il Corano, e letteratura fiorita intorno al Corano, è per lo più il lievito delle diverse letterature (a volte lingue) dei paesi islamizzati; perfino modelli linguistici, forme di poesia, stili di composizione si ripetono e si ritrovano nelle diverse letterature islamiche (si pensi, per esempio, alla forma lirica del ghazal ricorrente, in moduli pressoché immutati, in arabo, turco, persiano e urdu).

Dall'altra parte, esistono fattori di profonde diversità e divisioni all'interno del mondo musulmano: diversità di razze; rivalità e lotte per la supremazia politica (arabi, turchi...), culturale (arabi, persiani...), per la leadership della rinascita islamica (Egitto, Pakistan...); attitudini contrastanti dei paesi musulmani verso l'Europa e l'Occidente in genere (Turchia, Egitto, Arabia Saudita).

2. Islàm: religione e comunità socio-politica

L'Islàm si presenta come un sistema completo, non soltanto una "religione" ma una comunità sociale e politica. Medina è il modello perfetto di una comunità islamica: non solo una "chiesa" di credenti (appunto i muslimìn) ma una polis militare e politica. Muhammad è nello stesso tempo e a pari diritti capo religioso, militare e politico. Il Corano legifera, con sufficiente unitarietà ed organicità, in tutti i settori in cui una comunità  -  ad un livello elementare di socializzazione  -  si esprime costruendosi ed organizzandosi; il Corano così insegna, oltre ai doveri strettamente religiosi, strategia militare, ingegneria edile, economia politica... (Si noti, en passant, come il musulmano trovi estremamente difficile da comprendere  ­ e da usare nei suoi giudizi  -  la distinzione, per esempio, tra Cristianesimo e Stati occidentali...).

Ne segue che problemi che hanno un particolare "status logicus" in un contesto culturale occidentale a civilizzazione cristiana, ne acquistano uno specificamente distinto quando visti ed affrontati nel quadro referenziale dell'Islàm. Si pensi, per esempio, a quale riformulazione metodologica dovrebbe esser sottoposto un problema quale "rapporto Stato/Religione" una volta che sia trasportato da un contesto di forme aconfessionali e secolarizzate degli stati europei ad un contesto islamico. Ammesso pure che il fenomeno della secolarizzazione o laicizzazione sia possibile  -  o stia di fatto verificandosi  ­  nei paesi musulmani, esso non può esser valutato ed interpretato, nel suo farsi come nei valori che involve, se non dall'interno della visione integrante della comunità di fede e di società (Ummah) che è l'Islàm. Ogni frettoloso confronto con un processo di secolarizzazione in terra cristiana sarebbe un grossolano errore di metodologia comparativa che svierebbe dalla comprensione di tale fenomeno nella specificità della peculiare struttura che presenta il mondo dell'Islàm. Il medesimo discorso vale per altri binomi antitetici, come sacro-profano, individuo-società, pubblico-privato...

3. Islàm: sistema completo ed autonomo in sé

Intendo con ciò riferirmi alla caratteristica dei sistemi, filosofici o religiosi che siano, con pretesa di abbracciare ed interpretare coerentemente la realtà nel suo insieme. L'Islàm, sotto questo aspetto, è capace di dare significazione a nozioni, credenze, strutture, eventi dall'interno stesso di sé e rimanendo all'interno del sistema stesso. Così nozioni etiche, religiose, filosofiche, teologiche che sembrerebbero tradire profonde somiglianze o connessioni con la loro controparte in area culturale greco-romana a lievitazione cristiana, sono invece fondamentalmente diverse, o perché nate in una esperienza storico-geografica diversa o perché prendenti posto in un contesto ideologico diverso (mondo arabo-semitico). Bisogna quindi guardarsi dal dare senso occidentale o cristiano (e dall'interpretare o proporre soluzioni nella medesima linea) a fatti culturali o a valori etico-religiosi che, pur offrendo apparenze di "casa nostra", sono incastonati nel mosaico complesso ed autonomo del tutto che è l'Islàm.

Parte I
Risveglio dei paesi musulmani e origine del modernismo islamico

I.1 All'origine della Rinascita del mondo musulmano

Tutti conoscono l'exploit delle tribù arabe all'inizio del VII secolo dietro la parola galvanizzante del Profeta del deserto. A meno di novant'anni dalla morte di Muhammad, l'Islàm aveva realizzato una prodigiosa espansione che andava dalle coste nord-occidentali dell'Africa alla valle dell'Indo (anno 710 invasione del Sindh). Ma dal secolo XIII in poi l'Islàm cade in una lunga fase di stasi che si trasforma ben presto in una squallida decadenza.

Nella prima metà del secolo scorso si hanno sintomi di un risveglio islamico. Iniziatore ed anima di tale "Rinascimento" è Jalàl ud-Dìn Afghani, uomo di genio, infaticabile corriere dell'Islàm, scuotitore di coscienze e di folle. Ecco, sommariamente, come Afghani analizza  -  ma è una presa di coscienza sofferta  -  la situazione del mondo musulmano del suo tempo:

a) fatto: l'Islàm, già conquistatore e reggitore di un immenso impero­civilizzazione (dal Marocco all'India), è ora in un vergognoso stato di prostrazione; decadenza politica (tutti i paesi musulmani colonizzati), economica (tra i paesi più poveri del mondo), culturale (i grandi uomini musulmani finiscono con Ibn-Rushd, l'Averroè dei latini), nessun nuovo contributo alle scienze dopo il medioevo...

b) perché?: Allah ha promesso vittoria, ricchezza e potenza ai «credenti» (muslimìn), la «migliore delle nazioni»; l'infedeltà alla shari'at (legge coranica), la deviazione dall'Islàm primitivo sono la causa della generale decadenza dei popoli musulmani.

c) soluzione: ritornare alle origini, rifare la fedeltà al Corano, liberare l'Islàm dalle incrostazioni e depositi della polvere dei secoli per ricostituirlo nella sua purezza originaria.

I.2  Tentativi e temi di riforma "ab intra"

L'attività e il pensiero di Jalàl ud-Dìn Afghani dettero inizio a focolai di rinnovamento sparsi in tutto il mondo islamico; famosi i centri di cultura islamica come al-Azhar (Egitto, con Muhammad 'Abdou e Rashid Rida) e Alighar (India, con Sir Sayyed Ahmad Khan).

Ecco, appena accennati, i temi dibattuti dai pensatori musulmani e che costituiscono come il canovaccio di un «Modernismo islamico». La soluzione proposta a questi problemi sarà più o meno innovatrice, più o meno avanguardista dando luogo ad una vasta gamma di posizioni  -  o di colorazioni  ­  del Razionalismo e Modernismo islamico:

- ristrutturazione dei principi dell'esegesi coranica;

- ripensamento dei «loci theologici» e delle classiche tesi di teologia islamica (cfr. Tawhìd di Muhammad 'Abdou);

- integrazione degli sviluppi delle scienze "occidentali" moderne (spesso dette «an-islamiche» o addirittura «cristiane» da autori musulmani): filosofia, scienze empiriche..., con eventuali riflessi sulla revivificazione delle scienze islamiche;

- ricostituzione di una storiografia critica islamica e conseguente riformulazione dei giudizi sul rapporto Islàm-storia, Islàm-Cristianesimo, Paesi musulmani-mondo moderno, Islàm-Sufismo...

- reinterpretazione del testo coranico e delle sue fonti, dell'origine e natura dell'Islàm primitivo, con l'ausilio della critica e metodologia moderna;

- problema del rapporto scienza e fede riproposto in termini nuovi;

- preferenza data al dinamismo autonomo e creativo dell'uomo contro la tendenza rinunciataria e fatalista della classica tesi teologica dell' Asciarismo (M. Iqbàl);

- presa di coscienza dell'unità dei popoli islamici (movimento del califfato, panislamismo...);

- reinterpretazione, e confronto col mondo moderno, dell'etica coranica;

- il posto della donna nella società islamica (Sir Sayyed favorisce l'istituzione di scuole per le donne); revisione della legislazione familiare e matrimoniale;

- concezione moderna dello Stato (modello occidentale) confrontata con l'ideale della polis coranica (Medina);

- promozione della coscienza nazionalistica e di movimenti indipendentistici; lotta contro il colonialismo e governanti stranieri.

I.3  Paesi musulmani nel periodo postbellico

Alle guerre mondiali i musulmani partecipano per lo più a fianco dei padroni occupanti con promessa dell'indipendenza. La conclusione della prima guerra mondiale non risparmia delusioni ai musulmani. Lo sfacelo dell'impero Ottomano semina costernazione in tutto il mondo islamico. Ma non è tutto: Mustafa Kemàl abolisce in nome di una Repubblica Turca a concezione "occidentale e laica", il Sultanato e il Califfato (1922-1923). Lo sgomento invade il mondo musulmano e lo divide in due: a) i tradizionalisti che operano per la ricostituzione di una unità islamica secondo il modello dell'ummah coranica e l'esperienza storica del califfato; tentativo viziato da una concezione astorica della fede e dal rimpianto romantico degli antichi splendori del califfato: un mondo  -  ed una visione delle cose  -  ormai tramontato per sempre; b) i nazionalisti che operano per la creazione di unità politiche autonome ed indipendenti; alternativa che si dimostra storicamente valida. Il mondo musulmano subisce, politicamente, un riassetto radicale e si presenta alla scena politica del mondo di oggi con un volto nuovo: è il sorgere e costituirsi autonomo dei diversi Stati musulmani dietro la spinta di una energia nuova ed insospettata: il nazionalismo. Ogni paese islamico è invaso da una ondata culturale che scuote ed energetizza il vecchio tronco islamico: è la riscoperta ed orgogliosa presa di coscienza delle realtà etniche e culturali preislamiche che forgiano l'unità culturale e sociale delle singole comunità nazionali dei musulmani. E nel giro di due decenni tutti i paesi musulmani ottengono l'indipendenza e si costituiscoon in altrettanti Stati indipendenti.

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