Iddio, nel profondo ad te gridai
che se' lo scampo della vita mia
2exaude l'oratione e i preghi omai.
Intendan tuoi orecchi e aprin via
alla mia voce che pregha humilmente,
non mi lassar in questa pena ria.
3Se observrai le iniquità nocente,
Signor, chi sosterrà pena condegna
qual meritrebbe dipartir dolente?
4Ma perché in te clementia e perdon regna
e per la legge tua che de leggieri
da te sostenni ciò che vuoi che venghna
|130r| fidò<s>si l'alma in parole vertieri
di lui lo qual sostenne, e la sperança
5solo in Dio puose e tucti i suoi pensieri.
6Dal dì che nasce l'uomo e sua stança
fine all'ultima nocte Israel sancto
speri in Iddio che li drà possança
7che di misericordia in lui è tanto
che n'à parte ciascuno, e copiosa
redenption si ve' socto 'l suo amanto.
8Et esso com potentia gloriosa
ricompera d'Israel tucti quanti
da ogna iniquità sua vitiosa,
et noi tucti cavrà de' nostri pianti
menandoci quin u' son dolci canti.
Gloria al Padre e al Figliuol si canti
sempre in eterno sença mai restare
et a Spirito lor sancto de' sancti
in secula de' seculi gridare
loda con amen per ben confermare.
|130v| Psalmo septimo [= Ps. 142]
Exaude Iddio l'oration devota
co' tuoi orecchi li preghi miei tanti
con verità e giustitia tua nota,
2et non intrare in giudicio coi fanti
perché nel tuo conspecto nul vivente
iustificar si potrebbe co' sancti.
3Lo mio nimico à si miee forçe spente
perseguitando l'alma ch'è mia vita
humiliò in terra che è presente
allogòmi in obscuro come a chi è escita
4l'alma, e sta in me lo spirto trangosciato
el cuor turbato mi dà gran ferita.
5De' dì antichi mi son ricordato
et di tucte tuoe opre io pensava
et penserò di ciò ch'ài tu creato.
6Le man miee iuncte inverso te ledava(?)
et l'anima più arida trovai
che terra, la quale acqua non bagnava.
|131r| 7Presto m'exaudi, Signor, perché sai
lo mio biçogno, e vedimi manchare
lo spirto mio s'aiuto non drai;
la faccia tua da me non rivoltare
perché simil sarei coi descendenti
nel lago quando si vanno annegare.
8La tua misericordia fa' non stenti
ma fa' ch'io loda tosto da mactina
perch'esser mia sperança in me lo senti;
manifesta la via con tua doctrina
per la qual vada sì ch'io non offendi
perch'a te dirissai l'alma tapina.
9Toglie me da' nimici, ché comprehendi
ch'a te io fuggio che se' mio Iddio.
10Insegna che in voler tuo tempo espendi(?)
in terra ricta lo spirito pio
mi guiderà, e per tuo nome sancto
in equità drai vita e buon disio,
et di tribulation l'anima tanto
|131v| 12cavrai che tucti gl'inimici miei
con pietà schaccerai e drai lor pianto,
disperderai li tribulanti rei
che molèstanmi l'alma per uccidere
perché tuo servo senpre esser vorrei
però contrito e tribulato stridere
qui voglio acciò che in ciel vi possa ridere.
Gloria sia al Padre del superno regno
et al Figliuol co·llo Spirito sancto
sì come senpre si cantò tal canto
così in eterno sia come io insegno
in secula de' seculi honor degno. - Amen.
Qui scripsit scribat senper cum Domino vivat.
Vivat in celis Iordanis nomine felix.
[Dopo spazio bianco di circa una riga, in fondo e a fine carta 131v, altra mano quattrocentesca (post 1438), scrive nota di possesso del codice; nota molto sbiadita, forse erasa; tratti grafici affini alla precedente scrittura del copista Giordano, ma non identici; confronta Q e G maiuscole nella medesima carta, d, r:]
Questo libro è de' poveri Jhesuati ha-
bitanti a
Sancto
Giusto a le
Mura
fuori
de
la porta a Pinti in(?) Firençe.