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 Psalmo sesto [= Ps. 129]

Iddio, nel profondo ad te gridai

   che se' lo scampo della vita mia

   2exaude l'oratione e i preghi omai.

Intendan tuoi orecchi e aprin via

   alla mia voce che pregha humilmente,

   non mi lassar in questa pena ria.

3Se observrai le iniquità nocente,

   Signor, chi sosterrà pena condegna

   qual meritrebbe dipartir dolente?

4Ma perché in te clementia e perdon regna

   e per la legge tua che de leggieri

   da te sostenni ciò che vuoi che venghna

|130r| fidò<s>si l'alma in parole vertieri

   di lui lo qual sostenne, e la sperança

   5solo in Dio puose e tucti i suoi pensieri.

6Dal dì che nasce l'uomo e sua stança

   fine all'ultima nocte Israel sancto

   speri in Iddio che li drà possança

7che di misericordia in lui è tanto

   che n'à parte ciascuno, e copiosa

   redenption si ve' socto 'l suo amanto.

8Et esso com potentia gloriosa

   ricompera d'Israel tucti quanti

   da ogna iniquità sua vitiosa,

et noi tucti cavrà de' nostri pianti

menandoci quin u' son dolci canti.

Gloria al Padre e al Figliuol si canti

sempre in eterno sença mai restare

et a Spirito lor sancto de' sancti

in secula de' seculi gridare

loda con amen per ben confermare.


|130v| Psalmo septimo [= Ps. 142]

Exaude Iddio l'oration devota

   co' tuoi orecchi li preghi miei tanti

   con verità e giustitia tua nota,

2et non intrare in giudicio coi fanti

   perché nel tuo conspecto nul vivente

   iustificar si potrebbe co' sancti.

3Lo mio nimico à si miee forçe spente

   perseguitando l'alma ch'è mia vita

   humiliò in terra che è presente

allogòmi in obscuro come a chi è escita

   4l'alma, e sta in me lo spirto trangosciato

   el cuor turbato mi dà gran ferita.

5De' dì antichi mi son ricordato

   et di tucte tuoe opre io pensava

   et penserò di ciò ch'ài tu creato.

6Le man miee iuncte inverso te ledava(?)

   et l'anima più arida trovai

   che terra, la quale acqua non bagnava.

|131r| 7Presto m'exaudi, Signor, perché sai

   lo mio biçogno, e vedimi manchare

   lo spirto mio s'aiuto non drai;

la faccia tua da me non rivoltare

   perché simil sarei coi descendenti

   nel lago quando si vanno annegare.

8La tua misericordia fa' non stenti

   ma fa' ch'io loda tosto da mactina

   perch'esser mia sperança in me lo senti;

manifesta la via con tua doctrina

   per la qual vada sì ch'io non offendi

   perch'a te dirissai l'alma tapina.

9Toglie me da' nimici, ché comprehendi

   ch'a te io fuggio che se' mio Iddio.

   10Insegna che in voler tuo tempo espendi(?)

in terra ricta lo spirito pio

   mi guiderà, e per tuo nome sancto

   in equità drai vita e buon disio,

et di tribulation l'anima tanto

   |131v| 12cavrai che tucti gl'inimici miei

   con pietà schaccerai e drai lor pianto,

disperderai li tribulanti rei

   che molèstanmi l'alma per uccidere

   perché tuo servo senpre esser vorrei

però contrito e tribulato stridere

qui voglio acciò che in ciel vi possa ridere.

Gloria sia al Padre del superno regno

et al Figliuol co·llo Spirito sancto

sì come senpre si cantò tal canto

così in eterno sia come io insegno

in secula de' seculi honor degno. - Amen.

Qui scripsit scribat senper cum Domino vivat.

Vivat in celis Iordanis nomine felix.


[Dopo spazio bianco di circa una riga, in fondo e a fine carta 131v, altra mano quattrocentesca (post 1438), scrive nota di possesso del codice; nota molto sbiadita, forse erasa; tratti grafici affini alla precedente scrittura del copista Giordano, ma non identici; confronta Q e G maiuscole nella medesima carta, d, r:]

Questo libro è de' poveri Jhesuati ha-
bitanti a Sancto Giusto a le Mura fuori
de la porta a Pinti in(?) Firençe.


   ASMN I.C.102 E 149Gaude felix parens Hyspania (ant. vespri s. Domenico)   finis  

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